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domenica 5 febbraio 2023

LA STORIA DEL FRANCIA

Francesco Raboilini detto Il Francia (1449-1517) è stato un pittore di Bologna veramente bravo e protagonista di una storia straordinaria, l'ho scoperta ieri e mi ha dato molto da pensare.

Non era solo pittore, ma anche orafo e medaglista. Insomma, un tipico uomo rinascimentale dal “multiforme ingegno” che non limitava il suo lavoro in un campo. Era assai capace e dipinse autentici capolavori, ancora vivi dopo 500 anni.

Era ben conscio della sua bravura, nella sua superbia pensava anzi che “nessuno lo pareggiasse”. Ai tempi era seguito in tutta Italia e ritenuto un maestro. Era a parere mio anche un appassionato di musica, tema che, accanto ai classici soggetti sacri, ricorre frequentemente nei suoi dipinti.

Ma ecco la storia incredibile che lo riguarda. Nel 1517 il Papa inviò a Bologna in dono l’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, giovane astro emergente, in cui Cecilia, abbandonati a terra gli strumenti musicali terreni e con i santi in secondo piano, rivolge gli occhi al cielo in una esaltazione mistica per ascoltare musica celestiale. Un dipinto quasi rivoluzionario per quei tempi, molto innovativo, che valorizzava il sentimento interno senza ricorrere a simboli mistici.

A quanto racconta il Vasari nelle sue Vite di Pittori, la visione di quel dipinto fu per il Francia un autentico choc: “ma vedendo poi l'opere di Raffaello da Urbino, sgannatosi finalmente di quello errore (la sua superbia), ne abbandonò e l'arte e la vita”. Oggi diremmo che il Francia era entrato in una depressione tale che decise di morire. Aveva capito qualcosa di terribile sulla sua vita guardando quel quadro.

Considerazioni varie: 1.può un’opera d’arte essere così perturbante da condurre alla morte? A quanto pare sì, raro ma succede. Come quelli che si suicidano dopo aver letto “I dolori del giovane Werther” di Goethe o si arruolano in missioni da pazzi dopo visto un film di John Wayne o iniziano con l’eroina per seguire Lou Reed. A volte l’arte è pericolosa quando entra a contatto con soggetti fragili. Si potrebbe razionalizzare e dire che sono casi estremi di Sindrome di Stendhal ma c’è qualcosa in più.

2.A me successe una volta una esperienza simile (ma la mia fa ridere) per cui capisco bene il Francia. Scrissi una canzone d’amore lamentosa e mi pensavo di aver scritto una bella roba. Poi mi capitò di sentire “Sorry, seems to be the hardest world” di Elton John, che trattava gli stessi temi ma a ben altri livelli, e mi resi conto della mia pochezza. Cazzo. Uno choc. Per un anno non scrissi più nulla.

3.tra tutti i peccati, la superbia è insomma uno dei più pericolosi per l’equilibrio mentale di una persona, perché quando sarà sgretolata si rischia di morire dentro. Non mi suona mai bene vedere un superbo, un poco di umiltà farebbe bene allo spirito. Lo so che in questi tempi in cui siamo tutti fighi e l’arroganza è una virtù sono parole al vento ma bisogna dirle.

4.l‘arte vera è perturbante, è rivoluzionaria, dice qualcosa di nuovo sennò diventa una cosa noiosa alla Socialismo Reale, alla Sanremo, alla Harmony. E al contempo deve risultare anche comprensibile e fruibile. In questo equilibrio, che per alcune dannate persone di talento è naturale, sta il vero genio.

5.Raffaello era un genio. Questo talento l’aveva. Come vorrei fare un viaggio per vedere tutti i Raffaello nel mondo.

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