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domenica 8 aprile 2018


IL FILO NASCOSTO

ATTENZIONE SPOILER (si riveleranno particolari sulla trama, non leggete se volete andare a vedere il film)

TRAMA; nella Londra degli anni ’50 Reynolds dirige ad altissimi livelli la sua casa sartoriale. Principesse, ereditiere e stelle vogliono vestire le sue geniali creazioni. Reynolds (interpretato da un Daniel Day-Lewis come si suol dire al top della forma) non è però un uomo facile: un vero artista, dedito solo al suo lavoro e che non ammette distrazioni. “Scapolo impenitente”, per lui le donne sono al massimo amanti occasionali. Alma, che prima di conoscere lui era una cameriera tanto goffa quanto bellina,  è solo l’ultima della serie.

Quando va a vivere da lui come tante altre prima di lei, Cyril -vera padrona di casa e antipaticissima sorella di Reynolds- la mette subito al suo posto trattandola come una servetta.
Solo che Alma non è come tutte le altre: sinceramente affezionata a Reynolds prova e riprova ad entrare nel suo cuore, aspettando l’occasione giusta. E l’occasione giusta arriva: mentre sta cucendo l’abito da sposa di una principessa Reynolds si sente male e Alma lo accudisce con un tale affetto e dedizione che, tra una crisi e l’altra, Reynolds le chiede di sposarla. Alma ce l’ha fatta e Reynolds torna al lavoro più carico di prima.

Il segreto lo si intuisce osservando alcune scene finali: era stata Alma stessa, che aveva lavorato nelle cucine, a raccogliere alcuni funghi velenosi e a cucinarli per lui nella zuppa serale. Non sufficienti per ucciderlo ma abbastanza per farlo stare male, molto male. Ma Reynolds, che non è un uomo stupido e qualcosa aveva intuito, commosso dall’amore di Alma decide di restare comunque con lei.

PERCHE’ NE PARLO QUI: il film (uno splendido film, intendiamoci) mi ha lasciato l’amaro in bocca. Uno dei suoi messaggi mi inquieta molto.

Non so infatti se vi è mai capitato, a me qualche volta in passato è successo. Avevo notato che… talvolta… venivo amato proprio in quanto malato. Mi spiego: più handicappatino mi mostravo, più mi comportavo da bambolotto piagato dal destino crudele più ispiravo pietà e venivo amato. Quelle (sempre più rare ahimè) volte che decidevo con determinazione di far da solo e ce la facevo notavo quasi della contrarietà in chi mi stava intorno. Eppure avrebbero dovuto essere felici dei risultati. E invece no: facce preoccupate, scettiche, quasi arrabbiate (!!!).

Da qui a decidere di adagiarsi, di fare il malatino perenne e costantemente accudito in tutto il passo è breve. “Siamo tanto preoccupati per te”, e in fondo è quello che vogliono loro. Si vede che infonde sicurezza sapere che sono malato, che dove mi hanno lasciato lì mi trovano e non devono stare a preoccuparsi. E’ un discorso delicato, facile essere frainteso. Non vorrei offendere nessuno.

Perché io..mi ribello a questo modo di pensare, a chi mi vorrebbe sempre e comunque dipendente. Non l’ho mai accettato in passato, lo so sono una capa tosta. Se io riesco a vestirmi da solo impiegando certo tanto tempo… se sono in sedia a rotelle ma posso comunque fare qualche passo… perché non me lo fate fare? So bene quando non posso farcela. “Abbiamo paura che cadi e ti fai male.”
E così, combattendo contro il mio corpo ma anche non notando certi sguardi, passo le mie giornate.




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