Visualizzazioni totali

venerdì 27 aprile 2018


NON HAI ANCORA CAPITO?

“Prof, non mi faccia incazzare! Ha capito?”
“Perché usi questo tono? Non c’è bisogno.”
“NON MI FACCIA INCAZZARE, PROF!”
“Senti, è semplice. Tu dovevi studiare e non hai studiato. Per questo ti meriti l’insufficienza.”
“Mi metta 6! Lei non ha ancora capito chi comanda qui. Mi metta 6! In ginocchio!”
“Ma sei matto?”
“IN GINOCCHIO, PEZZO DI MERDA!”
“Ma tu fai tutto questo casino per un 6? Rischi una sospensione, magari una bocciatura per un miserabile 6?”
“Metta 6!! Non ha ancora capito chi comanda? Mi dia il registro!”
“Ma punta all’8, al 9, al 10, ragazzo mio! Vuoi rimanere un tipo da 6? Ragazzi, lo dico anche alla tua classe e a quelli che stanno registrando tutto col cellulare, puntate in alto! Non vi accontentate della sufficienza nella vita, puntate al 10! Vuoi che ti metto 10?”
“Certo.”
“E io ti metterò 10 sul registro, basta chiederlo. Anzi, ti dirò di più, ho un’idea. Da ora in avanti facciamo così: se qualcuno vuole fumare ha il permesso: spinello libero. Basta che alzate la mano e dite: Prof, voglio andare in cortile a fumarmi uno spinello e lei intanto sul registro metta 10. Sei d’accordo? Lo vuoi il 10?”
“Sì.”
“Bravo, così dopo sarai un tipo da 10. E potrai andare in giro a dire che studiare è inutile, tanto tu hai preso lo stesso 10. E se qualcuno ti rompe le balle tu rispondi che alla scuola hai detto no. Sei capace di dire no?”
“N…cazzo è ‘sta roba?”
“Ragazzi, non va bene la sufficienza, diventate dei veri duri, i criminali non restano a metà. Fregatevene delle leggi, di tutto il Codice Penale.”
“Vaffanculo il Codice Penale.”
“Va bene, vaffanculo il Codice Penale. E se qualcuno un domani farò uno sgarro a te o alla tua famiglia allora non andare dalla Polizia, mi raccomando, fatti giustizia da solo.”
“E certo.”
“Se lo farai, massimo rispetto da parte mia. E anche quando starai male non andare in Ospedale, curati da solo. E non mandate mai i vostri figli a scuola, tanto è inutile, che imparino a leggere da soli.”
“La scuola non conta un cazzo.”
“Giusto, tanto vale dare 10 a tutti. Se farete da soli queste cose massimo rispetto da parte mia. E il rispetto è la prima cosa. Altrimenti sapete cosa potete sembrare?”
“No.”
“Dei quaquaraqua, gente da poco, che vuol far parte di un gruppo senza rispettarne le regole, che si accontenta della sufficienza. Volete uscire dalla scuola col massimo dei voti senza studiare? Va bene, chi vuole il 10 alzi la mano che metto il voto sul registro. Forza, chi vuole il 10 alzi la mano, così è meglio per voi.”




L’ELEFANTE SULLA TESTA

“Vedi tutta quella gente per strada?”
“Certo, vedo operai, bambini, massaie, persone di tutti i tipi.”
“Non vedi niente di strano?”
“No, perché? La classica folla che si incontra in un giorno normale.”
“Guarda bene. Ognuno di loro porta sulla testa qualcosa.”
“Ah sì, hai ragione. Ognuno ha qualcosa. Adesso lo vedo bene, ma di cosa si tratta?”
“C’è chi è nato per la felicità, chi per la gloria e chi si deve accontentare. Ognuno di loro ha un destino e una storia da raccontare. Ci sono corone d’oro e corone di spine. Guarda quella ragazza giovane, come porta spensierata il suo cappello di paglia. E quell’uomo dalla faccia cupa, deve trasportare pensieri particolari. E quel bambino? Come è leggero il suo bagaglio.”
“E quello che cammina tutto storto con la stampella?”
“Ah quello, le prime volte che l’ho notato pensavo fosse scappato da un circo. E’ raro vederli in giro.”
“Vederli chi? E’ da solo.”
“Sei matto? Non vedi che cammina tutto storto perché ha un elefante sulla testa?”
“Ah sì ora lo vedo, un elefante quasi invisibile. Camminerei storto anch’io. Ma perché lo fa?”
“Non l’ha capito ancora nessuno da dove arriva l’elefante, c’è chi dice che è nato così, chi per un virus misterioso, ci sono tante teorie. Ma un giorno ho parlato con lui e una cosa ho capito.”
“Cosa?”
“Che non è stata colpa sua. Eppure tutti i giorni quell’uomo è stato condannato ad una fatica terribile, che noi possiamo solo immaginare.”
“Non capisco. Sta sudando. Quell’elefante deve pesare molto.”
“Sì, molto.”



giovedì 26 aprile 2018

LA SUA MIGLIORE AMICA

Si sa che in natura la solidarietà femminile non esiste, a parte una lodevole eccezione chiamata "la sua migliore amica".
Con lei la donna che vi interessa raggiunge una intimità che l'uomo di turno non riesce neppure a immaginare. Con lei parla di tutto, ma proprio di tutto; la sua migliore amica sa addirittura un mese prima quando vi lascerete mentre tu sei ancora nel mondo dei balocchi.
Qualcuno cerca di superare l’ostacolo facendosela amica la sua grande amica. Ma state accorti, è un gioco pericoloso, si consiglia soprattutto agli inizi di tenere un profilo basso.
(dal “Manuale dei Giovani Marmotti”, ultima edizione)



mercoledì 25 aprile 2018


SE MAOMETTO NON VA ALLA MONTAGNA

“…sarà la montagna ad andare da Maometto.”
“La tua fede, Abdel, smuove proprio le montagne, è il caso di dirlo.”
“Questo è il vostro problema, Luca. Sai cosa pensiamo di voi occidentali?”
“No ma è interessante, volevo chiedertelo. Noi sotto sotto vi riteniamo tutti un po’fanatici. Ma invece voi che opinione avete di noi?”
“Che siete degli infedeli, che non credete veramente in Dio. Che le cerimonie religiose da voi sono solo un pretesto per far festa, mangiare e bere. Un filo ipocriti. Da bambino credevo che i cristiani fossero tutti così.”
“Non è mica un peccato, da noi c’è libertà di scelta.”
“E invece lo è un peccato, ed è molto grave. Dio il misericordioso perdona tutto ma….”
“Ma….”
“Dio perdona tutti i peccati, tutti, tranne uno, quello di non credere in Dio.”
“Mi dispiace deluderti, Abdel, ma io è dall’età di 19 anni che non credo più a niente.”
“Cosa? Non credi in Dio?”
“No, in compenso spero in molte cose.”
“Luca, ma stai dicendo sul serio o stai scherzando? Incredibile.”
“No Abdel, qui da noi una persona può essere al contempo atea e anche una brava persona. Noi separiamo le due cose.”
“Ho capito, me l’avevano detto ma non ci credevo. Adesso capisco mio zio che quando gli ho detto che venivo in Italia aveva paura, paura che la mia fede si sciogliesse nella vostra cultura.”
“Tuo zio è un uomo molto religioso Abdel, c’è da capirlo. Ma in Europa noi separiamo in genere la religione dal resto. Non è mai una bella cosa per noi ad esempio vedere potere religioso e potere politico andare a braccetto, sono due cose ben distinte.”
“In questo caso il Corano ci insegna ad avere pazienza, sarà la vostra montagna a venire verso Dio.”
“Vedremo alla fine chi andrà verso chi. Magari ci incontreremo a mezza strada. Anche noi abbiamo pazienza e siamo sicuri che prima o poi un punto di contatto lo troveremo e ci sarà integrazione. E parlare tranquillamente come facciamo noi due adesso è un primo passo.”
“Allah benedica i portatori di pace.”
“Così sia."



lunedì 23 aprile 2018


A NOTTE FONDA

Nel buio della notte qualcosa mi tocca. Mi sveglio e resto fermo, è la mia gattina che in silenzio mi lecca la mano con la sua lingua ruvidina. Ogni tanto lo fa.

Va avanti tranquilla per qualche minuto, è il suo modo per dimostrarmi affetto. Io intanto continuo a tenere gli occhi chiusi, sorrido e penso che è bello sentirsi amati.



domenica 22 aprile 2018


E’ IL CIELO CHE TI MANDA!

Maledizione a me e alla mia mania di appoggiare i tappi senza stringere.
La bottiglia di aranciata non solo è caduta per terra ma si è pure aperta e ha allagato mezzo pavimento.

Maledizione! Maledizione! Proprio oggi che sono da solo in casa e mi sento pure una chiavica. E certo, vuol fare il figo lui, Vivere da solo anche se ha la sclerosi multipla, tanto ce la faccio benissimo da me, w l’autonomia! Che coglione.

Bene e adesso questo casino come lo pulisco? Io odio queste cose e l’aranciata è pure appiccicosa. Sarà ancora più difficoltoso camminare nei prossimi giorni. Dovrei essere già sulla sedia a rotelle secondo il neurologo e ogni passo per andare in cucina a prendere lo Scottex è una mazzata.

Con la mano buona lo strappo a pezzi e butto la carta sul pavimento per assorbire. Che casino, che casino. Come farò a pulire bene tutto?
Proprio in quel momento qualcuno suona il campanello,

“Ciao Luca,, sono Miranda la vicina. Sono venuta a dar da mangiare alla gattina.”
Dio ti ringrazio. “Miranda, è il cielo che ti manda! Entra entra, è successo un casino.”
“Cosa hai combinato, giovane? Cosa c’è per terra?”
“Aranciata, ha allagato tutto.”
“Ho capito, tu mettiti sul letto e lascia fare alla vecchia Miranda. Prima di tutto tiriamo via la carta…ma hai consumato tutto lo Scottex!”
“Eh non sapevo cosa fare. Se ce l’avevo usavo la segatura.”
“Macché macché, lascia fare a me. Si vede proprio che sei un uomo. Prima lo straccio….poi il mocio…e alla fine il disinfettante. E’ tutto a posto ora, non alzarti dal letto finché non si è asciugato bene bene tutto.”
“Grazie Miranda, hai fatto in 10 minuti qualcosa che io ci impiegavo due ore. Grazie veramente.”
“Ma figurati, e se hai bisogno mi raccomando chiama la Miranda!”

E’ vero quello che dicevano, penso mentre sono ancora sdraiato a letto, nelle difficoltà gli dei mettono sempre una goccia di miele. Molto dolce e il pavimento è bello lucido.

(nella foto Miranda quando era una tusa sgarzolina, bellina eh?)




sabato 21 aprile 2018


IL BRAVO PISCOLOGO

Rileggendo un vecchio testo universitario, tra le tante cose che avevo dimenticato ho ritrovato questo identikit dello psicologo e delle sue “doti personali” e della sua necessaria “strutturazione psichica”, con il dettagliato elenco delle attitudini richieste.

Identikit di cui mi ero completamente dimenticato (mi son laureato nel millennio scorso) ma già all’epoca accanto ad ogni “qualità” avevo messo un segno come per le figurine dei calciatori (celo o manca).
Allora, secondo questo utile volumetto –e chissà se è cambiato qualcosa- chi avesse ambizione di diventare psicologo doveva possedere e/o coltivare determinate caratteristiche:

ALTO LIVELLO DI INTELLIGENZA (vabbè, questo vale per tutti i professionisti)
ETA’ NON TROPPO GIOVANE (questo viene da sola)
BUON ADATTAMENTO SOCIALE (son sempre stato un po’ orso, va bene lo stesso?)
INTERESSE VERSO I PROBLEMI DEGLI ALTRI (se non facevo lo psicologo ero un ficcanaso da paura)
RICCHEZZA DI VITA INTERIORE (non mi faccio solo i film, ci metto pure la colonna sonora e i sottotitoli, sempre che per ricchezza si intenda anche “creatività”)
CARATTERE PREVALENTEMENTE INTROVERSO (ho già detto della mia orsitudine?)
CAPACITA’ DI SAPER ASCOLTARE (questa ce l’ho, han sempre detto che sono un buon ascoltatore)
CAPACITA’ DI ISPIRARE FIDUCIA (ahia, comunque faccio del mio peggio)
RISERVATEZZA (mio padre lavorava in banca e qualcosa mi ha trasmesso)
SPIRITO CRITICO (sviluppatissimo, al limite del masochismo)
CORDIALITA’ (cuorcontento il ciel l’aiuta, basta fare il musone, fai finta di essere un professionista)
SENSIBILITA’ (fin troppa, avrei voluto essere più spartano in certi momenti)  

A queste caratteristiche secondo la mia esperienza personale bisogna aggiungere almeno un sufficiente LIVELLO DEONTOLOGICO di correttezza morale (è un lavoro delicato, in cui si ha a che fare con fragilità, facile approfittarsene) e una conoscenza approfondita del LINGUAGGIO DEL CORPO (moltissimo passa da canali non verbali, forse le cose più importanti).

Insomma, se anche tu ti riconosci in questo profilo allora non esitare, vieni a fare lo psicologo!




venerdì 20 aprile 2018

OH CAVOLO, E' VERO
"Sono un sognatore di giorno e un pensatore di notte", insomma è un casino per me.
Forse vorreste tirarmi su, in questo caso per favore ditemi qualche parola gentile. Se la gentilezza fa crescere di più le piante e aiuta le mucche a produrre più latte, immaginate quello che può fare al mio cuore 
E anche al vostro. Siete persone splendide.


giovedì 19 aprile 2018

UNA STORIA ITALIANA

Ci fu un tempo in cui il Partito Comunista propose a tutti i partiti della giungla italica di governare insieme pensando solo al bene del paese. Il partito Socialista aderì subito al programma e poco dopo pure la Democrazia Cristiana si dichiarò d’accordo. Per uscire dalla crisi ci voleva un governo di cooperazione nazionale e unitario, in cui ognuno lavorasse in letizia per il benessere comune.

Non un semplice pentapartito o una coalizione precaria ma proprio un parlamento unito e compatto come un sol uomo, in cui anche il Partito Socialdemocratico e quello Liberale, malgrado la loro percentuale, tenessero pari dignità. Non c’era più bisogno di mandati esplorativi e tutte le votazioni erano per acclamazione. Ogni 3 mesi si insediava un nuovo capo del governo, e al cambio bastava una semplice stretta di mano

E alla fine pure tutti i partitini della estrema sinistra extraparlamentare (Psiup e via scendendo) e della destra pura e dura del MSI aderirono al progetto. In tutto il paese le immagini di Kennedy, Papa Giovanni e LVI sembra abbiano pianto di gioia e dato la loro benedizione. Come botto finale entrarono a far parte della compagnia pure i Radicali (i “radiculi” come li chiamava un mio amico).

Circolano ancora le foto di una cena conviviale in cui tra brindisi e torte c’erano proprio tutti e con la faccia allegra: Andreotti, Fanfani, Spadolini, Berlinguer, Pannella, Capanna, Craxi, Ilona Staller, Almirante, Cariglia, Malagodi, Rumor, Moro, Natta, Pertini, Cossiga… tutti insomma, a dimostrare che il paese era compatto e proteso verso il futuro.

L’economia ripartì e presto l’Italia divenne una potenza mondiale. Io ero giovane, non potevo ancora votare, ma me la ricordo bene l’atmosfera di euforia che regnava in quei giorni degli anni '70. Bastava accendere la radio ed era tutto un tripudio di pace, amore e fraternità. Al grido di “volemose bene” tutti gli italiani, ma proprio tutti, cercavano di dare il loro contributo per migliorare la società e rendere la nostra Italia sempre più bella.

Gli stessi mafiosi, da sempre gente che stava ad osservare per poi lavorare nell’ombra, esprimevano la loro commozione e qualcuno si lasciava andare ad una lacrimuccia. “Anche noi uomini di panza teniamo un cuore”. E i bambini come me, che da sempre avevano ascoltato notizie catastrofiche al TG1, capivano finalmente che la politica era una cosa importante e valida.

Forse è stato per questa ritrovata armonia che tutti gli anni ’70 sono stati per l’Italia un periodo di pace sociale e prosperità. Una età dell’oro che in molti rimpiangono ancora oggi e in cui vorrebbero ritornare. “Anni di diamante” in cui ritornare forse è impossibile, ma è bello pensare che ci sono stati.

Poi mi sono svegliato. “Wow!” mi sono detto. Ho concluso che non c’era molto tabacco in quello che avevo fumato ieri sera. Sempre così, uno si addormenta pieno di speranze e belle parole e poi... e poi la dura realtà si impegna a distruggere i sogni.




mercoledì 18 aprile 2018


UNA STORIA DI VICHINGHI

Tu mi chiedi cosa fare quando niente sembra andare per il verso giusto. La tua domanda mi ricorda una storia che raccontava mio nonno per spaventare noi bambini.

Una storia che inizia molto ma veramente molto tempo fa, forse più di mille anni. Un ragazzo che pescava tranquillo intravide nel mare una nave avvicinarsi veloce a questa nostra isola e corse subito ad avvisare il villaggio che si precipitò a vedere. Qualcuno capì: erano una…due…tre navi di vichinghi, i temuti pirati del nord. Stavano remando velocissimi, entro poco sarebbero sbarcati. Uomini brutali e saccheggiatori, noti per la loro ferocia.

Venne dato l’allarme soffiando dentro una grande conchiglia e tutti si rifugiarono nell’entroterra, in certe caverne segretissime. Cosa mai potevano volere i vichinghi dalla nostra isoletta? Noi anche allora eravamo umili pescatori, senza tesori.
Solo il ragazzo che li aveva avvistati, di nome Tamir, rimase nascosto tra i cespugli a vedere cosa succedeva. Dopo poche settimane Tamir si rifece vivo con una storia incredibile, che attraverso i secoli era arrivata a mio nonno.

I vichinghi appena sbarcati si erano subito diretti verso il nostro villaggio di capanne, incendiandole tutte. Il ragazzo era rimasto molto impressionato dalla loro visione mentre scendevano dalle navi, disse che non aveva ma visto corpi così perfetti. Le loro intenzioni bellicose erano evidenti, saccheggiare, uccidere, stuprare e andarsene.

Questa volta però rimasero delusi. Il nostro villaggio era veramente povero. Non avevamo né barche, solo zattere, né reti e nemmeno una campana, ci arrangiavamo con la grande conchiglia. I normanni esplorarono tutta la nostra isoletta come un branco di lupi affamati ma senza trovare nulla. Del resto a parte qualche gallina e uccelli selvatici non c’era nulla da trovare.

I normanni decisero allora di tornare indietro solo che c’era un problema. Era calato improvvisamente il vento ed era iniziata la bonaccia, un periodo che poteva durare anche mesi. Non soffiava un alito di vento. Una loro nave si era incagliata e le lunghe navi dei vichinghi avevano bisogno del vento per ripartire.

I giorni passavano e non succedeva nulla. Le preghiere dei vichinghi intorno al fuoco non ottenevano effetto, le vele rimanevano morte, gli dei si erano dimenticati di loro. La sabbia cadeva dalle loro mani dritta per terra. Non c’era vento ma una calma mortale.
Fu allora che rivolsero le loro preghiere al Dio della Guerra perché mandasse il vento. Ma questo Dio voleva da loro qualcosa, voleva sangue.

Fu così che Tamir vide con i suoi occhi questi guerrieri tagliarsi con le loro lame sino a quando sgorgava il sangue. Erano sulla spiaggia e invocavano il Dio urlando al cielo, offrendo le loro ferite.
Ma anche così il vento non arrivava, il caldo afoso faceva impazzire. Di più, il loro Dio voleva di più.

Allora organizzarono tornei e si scagliavano urlando uno contro l’altro, dandosi gran colpi con le loro mazze e asce. Il sangue sgorgava colorando la sabbia, il ragazzo li guardava da lontano terrorizzato. Nulla fermava la loro furia, sembravano diavoli urlanti non esseri umani.
E solo quando tutti furono feriti, ma proprio tutti, allora il vento riprese debolmente a soffiare. Prima solo un refolo, presto riprese a soffiare forte. I vichinghi ripresero subito il mare. Con l’aiuto del vento e delle onde disincagliarono la nave e partirono. Qualcuno era senza più un occhio, molti avevano ferite orribili. Partirono e non tornarono mai più.

Ci sono dei che non ti abbandonano e ti vogliono vivo, concludeva mio nonno con i suoi occhi saggi, ma non ti vogliono in pace.
                                                                       
(American Gods)



martedì 17 aprile 2018


IL MOMENTO DELLA NOSTALGIA

Ah la gioventù, che non torna più.

Quando ho comperato questa compilation ero talmente ingenuo che non ho colto il doppio senso del titolo, penso ai tempi di essere stato l’unico. Ricordo che mi dava addirittura fastidio il disegno della sgallettata nella copertina del cd.

E’ un paradosso ma a volte mi capita di provare nostalgia per quel mio candore. Chissà dov’è finito.



lunedì 16 aprile 2018


PENSIERI SPARSI DI UNA NOTTE INSONNE

La notte è breve per chi dorme
Dicono “a volte vinci, a volte impari”, ma allora cosa ho imparato?
Sì lo ammetto, avevo sbagliato ancora
Come faccio a riconoscere se il gatto è triste?
E’ lecito essere felici se questo comporta l’infelicità di qualcuno?
Ciao donne della mia vita, stanotte siete venute tutte a trovarmi
Ho sognato la Fata Smemorina, ha detto che posso cancellare un brutto ricordo a scelta
Chi sono le persone che fanno il tifo per me?
Nei film americani gli psicologi sono tutti gnocchi
Dio per sopravvivere ha donato all’essere umano un grande potere, la cattiveria
Da bambino non sopportavo il solletico
Era tanto buono, diranno al mio funerale, troppo buono
Il rumore dell’acqua che gira nel lavandino per qualche oscuro motivo mi affascina
Mi piace al mattino respirare la nebbia
La solitudine del Portiere durante la partita di pallone la conosco bene
“Chi la tira la va a prendere!”, regola di democrazia insegnata ai bambini
Come è difficile conservare la propria dignità quando si è innamorati
Non andare nelle acque stagnanti, nemmeno quando ti senti strano
L’Italia è un paese meraviglioso ma i giovani scappano, non me lo spiego
Domani è lunedì, devo pensare a cosa fare
Perché state litigando?
Sarà possibile fermare questa guerra?
Mi riguarderà?



sabato 14 aprile 2018




PEZZI DI VETRO

Non sono un grande fan dei cantautori, però questa canzone di De Gregori è veramente bella

“…Insieme visitate la notte che dicono è due anime
E un letto e un tetto di capanna utile e dolce
Come ombrello teso tra la terra e il cielo
Lui ti offre la sua ultima carta
Il suo ultimo prezioso tentativo di stupire
Quando dice "È quattro giorni che ti amo
Ti prego, non andare via. Non lasciarmi ferito"
E non hai capito ancora come mai
Gli hai lasciato in un minuto tutto quel che hai
Però stai bene dove stai.”


venerdì 13 aprile 2018

UN PICCOLO TEST

Ho trovato questa immagine nella pagina di un collega, che evoca una situazione che capita spesso. Voi cosa rispondereste?
(Non c'è risposta giusta o sbagliata, ognuno fa caso a sé)



UN UOMO

Vi voglio raccontare di un uomo con una gran barba che ho visto ieri. Lo incrocio raramente. Da quel che so è un uomo che vaga senza sapere bene dove andare. Ma non per questo mi sembra perduto, ha dentro di sé molta pazienza e fiducia, glielo leggo negli occhi. Cammina con povere scarpe sulla strada e sulla neve sentendo il freddo, si vede che gli piace.

Quei pochi che lo vedono noto che forse disprezzano le povere vesti e l’aspetto trasandato ma lo rispettano in qualche oscura maniera. Sempre gli chiedono se ha bisogno d’aiuto e lui risponde educatamente no. I bambini smettono di giocare e tacciono quando passa lui col bastone.

Tutti si chiedono da quale montagna provenga e in quale deserto stia andando. Anche i più scettici elogiano la sua schiena diritta e il suo sguardo umile e non rassegnato. Si intuisce un futuro per lui, pieno di angeli e animali, di stelle e giustizia.

Un giorno mi han detto che l’uomo accese la sua lampada e con la luce tutto nacque a nuova vita. L’ambiente prese forma, fiorì negli aspetti vicini e lontani, “visibili e invisibili” come dice la Bibbia. L’uomo scoprì che c’era un intero mondo da esplorare, non solo una strada da percorrere.

“L’universo si rivelò un posto meraviglioso, la neve si sciolse e diventò un ruscello fresco. Quanto spazio. L’aria smise di essere fosca e divenne chiara. Ora il mondo mi indicava una via, ora sapevo dove andare.”

A poco a poco ieri lo vidi andare via camminando, finché divenne un piccolo puntino e scomparve. Ripresi la mia solita vita e le mie occupazioni. Questa notte però mi sono svegliato di colpo. Stavo facendo un sogno che non ricordavo più,  solo che era pieno di angeli e animali, stelle e giustizia.



mercoledì 11 aprile 2018


LA STELLINA CADENTE

“Allora Luca, parliamo un po’ di arte, come va il cielo stellato che ti avevo dipinto sul soffitto? Stai prendendo la tintarella di luna?”
“E’ meraviglioso Laura. Hai fatto proprio un buon lavoro. Piace non solo a me ma anche a tutti quelli che vengono a trovarmi.”
“Sono contenta. Tanto.”
“Anzi, guarda, io ho escogitato un test.”
“Racconta, Luca.”
“Quando qualcuno entra in casa non gli dico niente del firmamento sul soffitto. Poi mentre chiacchierano si accorgono che sul soffitto c’è qualcosa, sentono una presenza nuova. Allora alzano gli occhi e si accorgono del cielo ed è bellissimo guardare il loro volto incantato. Qualcuno rimane un paio di minuti ad osservare in silenzio.”
“Lo immagino. Questa emozione nel nostro lavoro l’abbiamo studiata bene, è lo Stupore. In genere è preziosa ma sottovalutata, forse perché talmente rara da essere misteriosa. Gli americani la chiamano Effetto Wow! E so che pagano fior di soldi per averla.”
“Mi sa che devi recarti in America Laura, lì avresti un futuro come pittrice.”
“Ci penserò, ci penserò veramente. Qui in Italia per sbarcare il lunario a volte ho dovuto fare pure l’imbianchina.”
“Che spreco.”
“Cosa non si fa per la pagnotta. Comunque mi confermi che è tutto a posto.”
“Beh, un problema ci sarebbe…”
“Oddio, quale?”
“La mattina trovo sul pavimento sempre stelline e lunine che sono cadute durante la notte. Non so perché si sono staccate.”
“Mmmm probabilmente visto lo sfondo glitter non hanno aderito bene sui brillantini. Potevano mettere dell’adesivo migliore. Mi raccomando, raccoglile che un giorno vengo e le riattacco con un po’ di colla.”
“Perfetto, così avrò nuove costellazioni da guardare. Molte però non so quanto siano riutilizzabili. La gatta non solo ci gioca ma le mastica pure. Boh.”
“Forse le stelline hanno un buon sapore!”
“Non potresti prendere un blister nuovo di stelline adesive prima di tornare da me? Così attacchiamo pure quelle.”
“Sei avido di stelle.”
“Sììììììì!”