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mercoledì 7 marzo 2018


LA 50ENNE

Colpito da una febbre intensa, ho passato alcuni giorni a letto. I vicini passavano a trovarmi per vedere come stavo e tra loro notavo spesso Yrina, una donna sui 50anni. Come si evince dal nome, la bionda Yrina non è italiana e nei discorsi talvolta infila il paese natale, la Polonia.

E’ giunta in Italia negli anni ‘80, all’epoca di Solidarnosc (quando la Polonia attraversò una seria crisi politica) e come si suol dire lungo il tempo si è sistemata. Ha trovato un buon lavoro e imparato la lingua senza problemi. Un felice esempio di integrazione.
L’altro ieri abbiamo parlottato a lungo e voi conoscete il carattere del vostro affezionatissimo. Le persone mi incuriosiscono e c’era un lato di Yrina che volevo indagare (sì, non mi faccio mai i cazzi miei) (ma ero malato e mi son perdonato da solo).

Mentre la ascoltavo parlare di sé infatti intuivo che Yrina è un tipo di donna che sto incontrando sempre più spesso nella mia vita: la 50enne magari con un vivace passato alle spalle, che non si è mai sposata e oggi vive felicemente da sola, con tanti gatti e il televisore in camera.

Una volta donne così venivano definite con una sfumatura dispregiativa “zitelle”, oggi però non vale più, è diventato proprio il contrario: la loro non è stata una rinuncia, anzi è una scelta consapevole, occasioni ne avrebbero avute. Sono tante e il fenomeno è in aumento. Magari qualcuna si riconosce anche.

Quando con tutta la delicatezza di cui sono capace le ho chiesto se non sentiva la mancanza di un compagno o di una famiglia (Dio, quanto sono borghese), Yrina ha dapprima sgranato gli occhi e poi risposto gentilmente che tiene troppo alla sua libertà. Le è costata tanto e non tornerebbe indietro.

E l’altro sesso? Qualcuna delle sue amiche ha chiuso proprio il libro. Altre sono aiutate dalla tecnologia se vogliono relazioni estemporanee. Altre, come ha confessato la stessa Yrina, tengono in piedi una relazione ma per carità ognuno stia a casa sua.

Parlando con lei mi era sempre più chiaro un sospetto, che mi coinvolge in quanto uomo. Donne come Yrina, indipendenti, autonome e liete di esserlo, rappresentano in fondo la sostanziale sconfitta del mondo maschile. “Sposare” un uomo decisamente non ha più l’attrattiva di una volta, quando il matrimonio era l’unico modo che aveva una donna per emanciparsi dalla famiglia.
Del resto oggi perché “sposarsi”? Bambini se ne fanno sempre meno, l’autonomia lavorativa consente l’indipendenza economica e abitativa, in tal modo non bisogna rendere conto a nessuno e poi viversi tranquille la propria vita. E l’amore? Può esprimersi in tante altre forme e spesso la libertà è preferibile ad un legame a volte disperante (troppi uomini in passato ne hanno approfittato).

Domani è l’8 marzo, festa della donna. Ci voleva una donna per farmi capire cosa può voler dire emancipazione.




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