LA 50ENNE
Colpito da una
febbre intensa, ho passato alcuni giorni a letto. I vicini passavano a trovarmi
per vedere come stavo e tra loro notavo spesso Yrina, una donna sui 50anni.
Come si evince dal nome, la bionda Yrina non è italiana e nei discorsi talvolta
infila il paese natale, la Polonia.
E’ giunta in
Italia negli anni ‘80, all’epoca di Solidarnosc (quando la Polonia attraversò
una seria crisi politica) e come si suol dire lungo il tempo si è sistemata. Ha
trovato un buon lavoro e imparato la lingua senza problemi. Un felice esempio
di integrazione.
L’altro ieri
abbiamo parlottato a lungo e voi conoscete il carattere del vostro
affezionatissimo. Le persone mi incuriosiscono e c’era un lato di Yrina che
volevo indagare (sì, non mi faccio mai i cazzi miei) (ma ero malato e mi son
perdonato da solo).
Mentre la ascoltavo
parlare di sé infatti intuivo che Yrina è un tipo di donna che sto incontrando
sempre più spesso nella mia vita: la 50enne magari con un vivace passato alle
spalle, che non si è mai sposata e oggi vive felicemente da sola, con tanti
gatti e il televisore in camera.
Una volta donne
così venivano definite con una sfumatura dispregiativa “zitelle”, oggi però non
vale più, è diventato proprio il contrario: la loro non è stata una rinuncia,
anzi è una scelta consapevole, occasioni ne avrebbero avute. Sono tante e il
fenomeno è in aumento. Magari qualcuna si riconosce anche.
Quando con tutta
la delicatezza di cui sono capace le ho chiesto se non sentiva la mancanza di
un compagno o di una famiglia (Dio, quanto sono borghese), Yrina ha dapprima
sgranato gli occhi e poi risposto gentilmente che tiene troppo alla sua libertà.
Le è costata tanto e non tornerebbe indietro.
E l’altro sesso?
Qualcuna delle sue amiche ha chiuso proprio il libro. Altre sono aiutate dalla
tecnologia se vogliono relazioni estemporanee. Altre, come ha confessato la
stessa Yrina, tengono in piedi una relazione ma per carità ognuno stia a casa
sua.
Parlando con lei
mi era sempre più chiaro un sospetto, che mi coinvolge in quanto uomo. Donne
come Yrina, indipendenti, autonome e liete di esserlo, rappresentano in fondo
la sostanziale sconfitta del mondo maschile. “Sposare” un uomo decisamente non
ha più l’attrattiva di una volta, quando il matrimonio era l’unico modo che
aveva una donna per emanciparsi dalla famiglia.
Del resto oggi perché
“sposarsi”? Bambini se ne fanno sempre meno, l’autonomia lavorativa consente l’indipendenza
economica e abitativa, in tal modo non bisogna rendere conto a nessuno e poi viversi
tranquille la propria vita. E l’amore? Può esprimersi in tante altre forme e spesso
la libertà è preferibile ad un legame a volte disperante (troppi uomini in
passato ne hanno approfittato).
Domani è l’8
marzo, festa della donna. Ci voleva una donna per farmi capire cosa può voler dire emancipazione.
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