LA MIA PRIMA ASSEMBLEA SCOLASTICA
Me la ricordo
bene, era il 16 marzo 1978. E’ passato tanto tempo ma la prima assemblea
“politica” a scuola è ancora un ricordo speciale.
All’epoca ero un
adolescente brufoloso che frequentava il liceo dai Salesiani, scuola molto
compassata altro che i turbolenti licei statali di Milano pieni di scioperi,
occupazioni, assemblee e dibattiti, lì non volava una mosca. Quella mattina
però, durante una lezione di latino, si udì un rumoroso trambusto nei corridoi.
Gli studenti
dell’ultimo anno, i “grandi”, erano usciti dalle loro aule e gridavano di
recarsi nel salone centrale per una assemblea.
Una assemblea!
In sei anni che ero di Salesiani non c’era MAI stata una assemblea, queste
sciocchezze potevano accadere solo nelle scuole pubbliche, non certo dai preti
dove vigevano decoro e timor di Dio.
Il professore di
latino uscì irritato dall’aula, certo per redarguire i facinorosi, Noi
studentelli eravamo attoniti. Era finalmente scoppiata la rivoluzione? Dopo due
minuti il professore rientrò sbiancato in volto e disse di recarci subito nel
salone con gli altri. Che stava succedendo?
L’aula magna era
zeppa così di studenti, c’eravamo tutti. Don Zanichetti il preside non avendo
il microfono ci intimò di fare silenzio, doveva dire una cosa importante.
Quella mattina
le famigerate Brigate Rosse, il gruppo terroristico che allora spadroneggiava
in Italia, aveva rapito Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana.
Aldo Moro
rapito! Era una bomba! Fatte le debite proporzioni, era come se oggi terroristi
islamici rapissero Berlusconi o Grillo. I preti invitavano alla calma ma era
chiaro anche a noi ragazzini che l’Italia era sull’orlo della guerra civile
contro un nemico invisibile ma spietato.
E’ difficile far
capire ai giovani d’oggi l’angoscia e il turbamento che invase tutti dopo
questa notizia. Oggi la situazione generale è molto più tranquilla, la politica
certo può diventare importante (vedi le ultime elezioni) ma resta comunque una
parte della vita. Negli anni ’70, i famosi “Anni di Piombo”, non era così, la
politica colorava tutto. Tutto.
Musica, vestiti,
libri, lavoro, amori, vacanze etc dovevano essere sempre filtrati dalle domande
“Ma a che serve politicamente? Che messaggio vuoi inviare? Da che parte stai?”.
Un giovane di oggi si mette a ridere nel sentire queste domande ma ai tempi il
privato era veramente diventato politico e non si scappava.
Ricordo una
pressione incredibile. Qualche anno dopo iniziò il cosiddetto “riflusso” in cui
ci si voleva solo divertire e “politico” divenne una parolaccia (per esempio
adesso alle elezioni molti si guardano bene dal presentarsi come politici di
professione, se ne fanno un vanto di questo).
Torniamo al
marzo 1978, mille anni fa. I 55 giorni che durò il rapimento di Moro li ricordo ancora come un
incubo nazionale. C’era Polizia dappertutto e io stesso venni perquisito più
volte mentre mi recavo a scuola. Cosa c’è nello zaino? Libri, solo libri. Di
solito la Polizia con noi studenti era bonaria ma in quei giorni tenevano tutti
le mitragliette in mano e il muso era cattivo.
Anni di Piombo.
Come andò a
finire? Moro alla fine venne ucciso e il 9 maggio il suo corpo ritrovato nel
bagagliaio di una Renault. E quel giorno dai Salesiani ci fu la seconda
assemblea e decidemmo tutti di scendere in piazza.
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