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lunedì 26 giugno 2017

NON HAI FATTO UN CAZZO TUTTO IL GIORNO E SEI STANCO?
“Dai, muoviti.”
“Un attimo, dopo parto.”
“Cos’è quella faccia? Sbrigati, su su che ci sono un sacco di cose da fare.”
“Lo so, ci sono anche gli arretrati di ieri.”
“Appunto. Sbrigati, non perdiamo queste ore che son le migliori della giornata. Alzati.”
“Un momento e poi mi alzo.”
“Non hai riposato abbastanza ieri? E’ tutto il giorno che non fai niente.”
“Forse è la malattia che ho.”
“Macché malattia! La realtà è che sei pigro!”
“No, non sono pigro, lo sai che ho fatto tante cose.”
“Non hai fatto un cazzo tutto il giorno e sei stanco? Mi stai prendendo in giro? Alzati, adesso basta. Dai, che dopo farà troppo caldo.”
“Oddio anche il caldo… Lasciatemi qui.”
“Non cercare altre scuse! E non pensare nemmeno che ti rompo i coglioni, dovresti ringraziare il cielo che esiste una persona come me che ti sprona.”
“Perché non riesco a far capire come mi sento? Come posso fare?”
“Hai finito di piangerti addosso? Alzati.”

UN BACIO DI CUSCINO

“Sono stanca, stanca. Non ce la faccio più.”
”Cosa c’è, dimmi.”
“Ma non hai notato la valanga di casini che mi è arrivata addosso? Tutto sulle mie spalle, sono 1000 problemi e non so se ce la farò. Veramente, questa volta non lo so. Sono esausta ma già, tu sei il solito insensibile ed egoista!”
“Ti riferisci al problema cui mi accennavi oggi? Ne sono arrivati altri?”
“Ma mi prendi in giro? Ci sono anche i lavori da fare in casa e quell’altro problema relativo a mia madre, ci mancava solo lei. E poi la maestra del bambino mi vuole parlare, chissà cosa vuole dirmi. Mioddio tutti insieme! Corro a destra e sinistra ma non basta mai.”
“Ci vado a parlare io con la maestra. E non ti preoccupare per quelli della casa, ci penserò io. Per gli altri sai che dove posso ti darò una mano, volentieri.”
“Veramente lo farai? Io mi sento sola davanti a tutto questo.”
“No, non sei sola, noi due siamo insieme. Siamo uno. Sarà banale dirlo ma sei la donna della mia vita e ti amo.”
“Anch’io tanto.”
“Coniglietto mio, ti voglio bene. Vieni qui. La mia felicità è legata alla tua lo sai, te l’ho già detto tante volte. Siamo legati.”
“Sì, ma mi sento tanto stanca, stanca. Me lo fai un massaggino?”
“Certo coniglietto mio. Vieni qui e rilassati.”
“Ho fatto un sogno così brutto stanotte. Mi inseguivano, mi volevano fare male e non sapevo dove scappare. E’ stato orribile.”
“E’ tutto finito ora. Non ti può succedere più niente, ci sono io.”
“Ho sofferto così tanto nella vita. Quanto male mi hanno fatto.”
“E’ passato, tutto passato, ora devi solo riposarti serena.”
“Dimmi che non mi lascerai, che non mi abbandonerai. Non voglio più soffrire.”
“Tesoro, certo. Dai vieni qui adesso. Ti voglio proteggere.”
“Grazie. Ti dispiace se mi addormento?”
“Riposati, lasciati andare.”
UN PICCOLO MISTERO

Perché le donne, quando arredano un bagno, mettono sempre candele e candeline?

domenica 18 giugno 2017

- Daphne: Osgood, voglio essere leale con te: non possiamo sposarci affatto.
- Osgood: Perché no?
- Daphne: Beh... in primo luogo io non sono una bionda naturale...
- Osgood: Non m'importa.
- Daphne: ... e fumo, fumo come un turco...
- Osgood: Non m'interessa.
- Daphne: Ho un passato burrascoso: per più di tre anni ho vissuto con un sassofonista.
- Osgood: Ti perdono.
- Daphne: Non potrò avere mai bambini...
- Osgood: Ne adotteremo un po'.
- Daphne: Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!
- Osgood: Beh, nessuno è perfetto.
(Come sdoganare con leggerezza l'omosessualità. Che stile!)

sabato 17 giugno 2017

JUS SOLI E JUS SANGUINIS

“Buongiorno signora, come mai è venuta qui in Tribunale?”
“Sono qui per chiedere permesso di soggiorno per me. Io mio marito veniamo da Albania e abbiamo due figli piccoli, di 5 e 3 anni.”
“Come mai non vedo suo marito?”
“E’ rimasto in Albania dove fa muratore. Viene in Italia ogni tanto, poi gli scade visto e torna indietro. Io invece sto fissa da mia sorella. E’ cinque anni che facciamo così.”
“Perché questa scelta di vita?”
“Io amo Italia e volevo i miei figli nascessero qui. Da bambina vedevo le luci di costa italiana e sognavo.”
“Insomma, voleva per i suoi figli un futuro italiano.”
“Sì. Ho fatto viaggio in nave incinta di 8 mesi e 15 giorni.”
“…Lei ha rischiato, signora. Poteva finire male.”
“Lo so. Ho raggiunto mia sorella ad Arezzo appena in tempo. Ma mio figlio è nato in Italia e sarà italiano, come l’altro.”
“Non proprio signora. In Italia vige lo jus sanguinis, come quasi in tutto il resto del mondo.”
“E cos’è?”
“E’ una frase latina, letteralmente significa Diritto di Sangue. Vuol dire che per la legge il bambino prende la cittadinanza dei genitori. I suoi figli saranno albanesi perché voi genitori siete albanesi.”
“Ma non parlano albanese, vanno all’asilo e parlano solo italiano. Non sono mai andati in Albania! Non saranno mai italiani?”
“Potranno fare la richiesta di cittadinanza italiana a 18 anni ma non è automatica. A meno che non passi la legge sullo jus soli per cui adesso stanno litigando in parlamento.”
“Cos’è?”
“E’ una legge per cui chi nasce, cresce e studia in Italia, anche se ha genitori stranieri acquisisce la cittadinanza italiana. Gli stranieri sono quasi il 10% in Italia e questo dello jus soli - jus sanguinis è diventata una questione importante, basta andare nelle scuole per capirlo subito.”
“I miei figli si sentono italiani.”
“Signora, non le nascondo che il problema della cittadinanza è molto delicato, anche solo per il fatto che é collegato a tante altre leggi. E’ complicato e ci vorrebbe serenità nell’affrontarlo. Ma purtroppo la politica ci si è messa di mezzo e il dibattito è diventato subito caldissimo.”
“Nostra famiglia è brava ma per tanti italiani albanese vuol dire criminale.”
“Immagino, ma non riguarda solo gli albanesi. Per parlare di questo argomento ci vuole innanzitutto delicatezza e questo clima da stadio non va bene. Non va bene. Non stiamo parlando solo di una legge, stiamo parlando di bambini. Loro sono il nostro futuro.”
“Speriamo pensano bene.”

“Speriamo. I bambini sono il nostro futuro, è nel nostro interesse fare una buona legge.”

venerdì 16 giugno 2017

Ieri sera sono uscito con degli amici per bere qualcosa, fare quattro chiacchiere, dire due scemenze. Il solito insomma.  Ed esci un po’, basta fare l’orso!
Però sarà il caldo africano, l’intruglio che ho bevuto, l’età, la malattia, il fatto che non ci sono più abituato e che kz ne so, ma questa notte sono stato malino assai. Per passare il tempo nelle lunghe ore notturne ho pensato allora ad adattare questa vecchia canzone dei Muppet in italiano, così non pensavo alla mia povera pancina….
Dai, che tutto serve e ti passa la paura! Oi oi oi che dolor…


LATTE E LIMONE

Ha unito latte e limone nel medesimo bicchiere
Ha unito latte e limone e dopo me l’ha fatto bere…
Ha unito latte e limone, maledetto cameriere
Ha unito latte e limone e dopo me l’ha fatto bere!

Infermiere, mi fa male la pancina…
Infermiere, mi ci vuol la medicina!
Infermiere, mi fa male la pancina…
Infermiere, mi ci vuol la medicina!

Ha unito latte e limone e dopo me l’ha fatto bere
Ha unito latte e limone nel medesimo bicchiere
Ha unito latte e limone l’ho dovuto anche pagare
Ha unito latte e limone… mi vien da  vomitare

Dottore, mi scusi per l’orario
Dottore, le pago l’onorario!
Dottore, mi aiuti per favore…
Dottore, son qui tutto un dolore!

Allora, vediamo questo caso disperato…
Ha unito latte e limone e dopo l’ha dovuto bere?
Terribile miscela che ha dovuto ingurgitare questa sera ‘sto ragazzo all’happy hour
Terribile, terribile terribile……



giovedì 15 giugno 2017

BRUTTO COME IL DEMONIO

“Che meraviglia. Ma che bella la campagna toscana. Sei fortunata a vivere qui.”
“Ti confesso un segreto. Quando ho comperato casa mi sono innamorata subito di questa strada. Ci sono scorci meravigliosi.”        
“Hai ragione, ogni tanto vedo delle persone che si fermano a scattare foto al panorama. E’ bellissimo.”
”Dicono che il paesaggio qui intorno a Siena sia uno dei più belli d’Italia. Casa mia è proprio dietro quella curva. Cinque minuti e ci siamo.”
“Ma… FRENA FRENA FRENA! FRENAAA!!!!!! C’è un cinghiale in mezzo alla strada!”
“Oddio, l’ho preso?”
“No, sei stata brava. Ti sarai fermata a pochi centimetri dalla pancia, sei riuscita ad evitare l’impatto per un soffio. Ma…ma è enorme! Questo cinghiale è grande come un pony, non pensavo fossero così grossi.”
“Una volta erano più piccini, poi si sono imbastarditi con quelli della Slovenia e adesso arrivano anche a 200 chili. Secondo te vuol caricare la macchina? Io sto ferma per sicurezza.”
“Si sta guardando intorno, per un attimo mi ha pure guardato negli occhi.”
“Non guardarlo, può interpretarlo come un gesto di sfida. Non mostrare i denti. Rimani immobile.”
“Come in Jurassic Park!”
“Magari io non ironizzerei. Tanti anni fa una ragazza è morta.”
“Beh, siamo al sicuro in macchina, no?”
“Lei ERA in macchina. Il cinghiale ha spinto la macchina fuori strada, in un burrone. Poverina”
“Incredibile che queste cose succedano ancora in Italia.”
“Non facciamolo arrabbiare. Io spengo la macchina, la strada è sua.”
“E’ la prima volta che ne vedo uno dal vivo. Sai una cosa? E’ veramente brutto.”
“Adesso capisci perché nel medioevo il diavolo era raffigurato con la faccia del cinghiale. Fa paura ma noi qui in Toscana ci siamo abituati a vederli. La mia collega di lavoro si lamentava sempre che nel suo giardino si era installata una famiglia di cinghiali.”
“Ahah il cinghiale da guardia!”
“Mica tanto divertente, non poteva nemmeno più uscire in giardino. La mamma aveva fatto i cuccioli ed era molto aggressiva. Alla fine ha dovuto chiamare dei cacciatori che li hanno eliminati. Quattro carcasse si sono portati via, una l’hanno regalata a lei che l’ha messa a tocchi nel congelatore. Tutto di nascosto ovviamente.”
“Perché?”
“La caccia in quel periodo era vietata.”
“Neanche per legittima difesa? Uno si potrà ben difendere, no?”
“Vallo a spiegare. Sono leggi firmate da chi sta in città che non si rende conto delle nostre difficoltà in campagna. Guarda per esempio questo: siamo in una zona abitata eppure scorrazza pericoloso. E se incappa in un bambino? Ma non facciamo polemiche va, che non è il momento. Ci sono sin troppe armi in giro.”
“Starà cercando cibo. Guarda, il cinghialone è entrato trotterellando in quel giardino. Se ne è andato, puoi ripartire.”
“Poveretti. Aspetta che li avviso col clacson. Ci dobbiamo difendere.”
“Che storia. Sai cosa pensavo? E così… e così anche questo Paradiso è abitato dai diavoli.”





mercoledì 14 giugno 2017

DUE CHIACCHIERE CON IL KARMA

“Uè, finalmente ti ho trovato. Volevo proprio chiederti una cosa.”
“Carissimo, dimmi pure. La tua costanza nel cercarmi va premiata.”
“Senti, ma ce l’hai con me?”
“Io? No, non più che tutti gli altri. Ammetto però che il tuo caso era delicato. Come mai questa domanda?”
“E allora perché mi hai punito con questa malattia?”
“Quale malattia? Ne ho qui tante in saccoccia, non ricordo.”
“La sclerosi multipla, caro il mio smemoratello. Lo sai che è tra le cinque malattie del mondo che fanno più paura? Si può sapere cosa ti avevo fatto per essere punito così?”
“Ah sì, ora ricordo. Guarda che c‘è di peggio. Hihihi è solo il karma che ti sei costruito.”
“Io? Io?”
“Certo, ricevi ciò che hai iniziato. Semplice.”
“Non dire stupidate per favore. Per favore. Io combatto ogni giorno.”
“Ricordi quando studiando l’esame di Fisiologica all’università hai saltato il paragrafo sulla sclerosi multipla pensando “Questo non me lo chiederà mai”?”
“Certo. Ricordo anche che presi 29, mi andò piuttosto bene.”
“Non proprio. Il karma le annota queste cose. E quella volta che hai parcheggiato nel posto disabili?”
“Ma avevo 21 anni! Ero in ritardo per il concerto dei Talkin’ Heads!”
“E quella bugia che hai detto a 17 anni?”
“Ah, quella…Tu stai cercando di farmi sentire in colpa ma io non ci sto!”
“Karma, ragazzo mio. E’ il destino che ti sei costruito, caro il mio maramaldo.”
“Sai che mi è venuto un dubbio?”
”Quale?”
“Non è che come karma sei un poco stronzo?”
“Piano con le parole. Tu non guardi il lato positivo.”
“Ah perché, esiste?”
“Pensa solo al tuo carattere quanto si è modificato con la malattia. Pensa solo come la pensavi 20 anni fa e a come trattavi la gente. La malattia ti ha cambiato.”
“Questo sicuramente.”
“Sei più forte ora. E considera anche le persone che hai incontrato in questo nuovo percorso. Persone vere, mica come le altre. Non le avresti mai incontrate se non c’era la malattia. E un uccellino mi ha detto che da poco tra loro hai trovato l’amore, quello vero.”
“Sì, anche in questo hai ragione.”
“Come vedi non tutto il male viene per nuocere.”
“Ma il muro doveva essere così alto? Non c’era proprio un altro modo che questo dolore?”
“Uffa, no. E guarda che ci avevamo provato, ma avevi la testa dura. Dai, fatti una risata!”
“Quando ne avrò voglia, adesso no. C’è troppa sofferenza.”
“E non stare sempre così incazzato!”




HAI MAI CHIESTO L’ELEMOSINA?

“Ti rendi conto di ciò che hai fatto?”
“Perché? Cosa ho fatto?”
“Hai dato l’elemosina a quel mendicante.”
“Ah, te ne sei accorto? Pensavo di essere stato più veloce.”
“Ma sei matto? Non sai che c’è un mercato nero di sfruttamento incredibile dietro a queste persone?”
“E’ che sono stato mosso a compassione e volevo far qualcosa. Ah, se avessi tanti soldi e una grande sciarpa per scaldare tutti loro.”
“Ma che discorsi fai? E’ proprio quello su cui fanno leva gli sfruttatori. Lasciali perdere. Avvisiamo i Vigili piuttosto.”
“Penso che nel mio caso sia un po’ diverso. A me ricordano un episodio di tanti anni fa.”
“Quale?”
“Senti, tu hai mai chiesto l’elemosina?”
“Per carità, vado a lavorare piuttosto, mi spacco il culo ma chiedere la carità mai.”
“A me invece è capitato. Avevo 19 anni, stavo girando l’Italia e una sera rimasi senza soldi. Non conoscevo nessuno e avevo fame. Allora misi il cappello vuoto in terra, presi la chitarra e cantai per la strada qualche canzone. Ne sapevo a decine. Solo che durò poco.”
“Arrivarono le guardie?”
“No no, me ne andai da solo perché provai una vergogna profondissima. Non ho mai sentito, né prima né dopo, un senso di vergogna così forte. Ancora oggi non capisco da dove arrivasse una tale intensità. Ricordo che quella sera andai a dormire senza mangiare.”
“Non lo sapevo. Ma questo cosa c’entra con l’elemosina di oggi?”
“Quando vedo i mendicanti mi si stringe il cuore e per un attimo, solo per un attimo, riprovo quella vergogna. Solo che io avevo una scelta, andare a dormire senza mangiare, ero giovane e presto avrei raggiunto degli amici. Loro meno, sono stranieri in terra straniera.”
“Non crederlo, anche loro hanno i loro appoggi, non sono così isolati.”
“Forse è come dici tu, non risolve niente e so che non sei d’accordo. Quasi nessuno lo è ma quando intravedo il loro sguardo io provo una pietà profonda.”



lunedì 12 giugno 2017


UN CORVO SUL FILO

Come un corvo sul filo
Come un bimbo cattivo
Ho cercato la mia libertà
Come un ape su un fiore
Come un genitore
Ho deciso il momento migliore
E se sono stato scortese con te
Senza un motivo
Senza un perché
E se sono stato scortese con te
Ti assicuro che non ce l’avevo con te
Come un uomo stonato
Un attore ubriaco
Non sapevo bene che fare
Come un corvo sul filo
Un bambino cattivo
Ho cercato la mia libertà
E se sono stato….

(la mia versione italiana di una canzone che amo molto)

UNA LEZIONE IMPARATA DA UN BAMBINO

Tanti anni fa mi arrivò in terapia un bambino biondo sui 10 anni. Mi sembra si chiamasse Davide ma non ne sono sicuro, sono passati tanti anni.
Quello che ricordo bene però era come fosse in grande crisi, gli era appena morto il padre ed era distrutto. Gli era mancata la terra sotto i piedi. Non se ne faceva una ragione, aveva continui incubi la notte, non parlava più con nessuno, a scuola era una continua scena muta.

Lo accolsi con tutta la delicatezza possibile. Mentre la madre mi spiegava blablabla la situazione lui restava in sala d’aspetto seduto a guardare per terra. Finalmente la madre uscì dallo studio ed entrò Davide.
In questi casi le regole di intervento sono piuttosto semplici. Silenzio. Rispetto. Evitare commenti da “pacca sula spalla”, invasivi o diretti. Non provare insomma a “tirarlo su” (questo in genere vale con tutti i depressi) anche se l’han mandato da te per questo. Il risultato sarebbe fasullo.

Il bambino non piangeva neanche (brutto segno). Si limitava a guardare il pavimento. Dopo un po’ mi presentai e chiesi se era disposto a farmi qualche disegno. All’inizio era titubante, poi quando capì che non li avrei mostrati a sua madre divenne un fiume in piena e mi riempì una intera cartelletta. Aveva proprio bisogno di esprimersi, in quella famiglia il dolore era troppo congelato.

Una disegno tra i tanti mi rimase impresso. Erano i tempi della morte per Aids di Freddie Mercury, la potente voce dei Queen. Morte relativamente giovane, proprio come il papà del bambino.
Davide disegnò una storia in cui un dottore comunicava a Freddie Mercury che era malato e purtroppo sarebbe morto presto. Al che Freddie, dopo averlo ascoltato, pensava “allora ho poco tempo, devo scrivere ora le mie canzoni più belle”. Guardai la storia e mi commossi. Quel bambino era salvo, suo padre gli aveva trasmesso la cosa più importante, come trasformare una tragedia in una speranza, come reagire.

Davide, chissà dove sei e cosa fai adesso. Che dolcezza quando penso a te.

venerdì 9 giugno 2017

IGIENE PERSONALE
Anni fa, all’emergere delle prime stanchezze, ebbi una idea gegnale: un tubone tipo Risonanza Magnetica ma per farsi la doccia. Uno si infilava sdraiato a occhi chiusi e bzzzzz il tubone lo insaponava tutto e poi lo docciava automaticamente, sfregandolo tipo autolavaggio ma con spazzoline delicate di ermellino dell’Himalaya. Faceva tutto lui, io non mi muovevo (cosa in cui modestamente sono bravo). Poi arrivava un vento caldo, una sbruffatina di borotalco, del profumo e alè in 10 minuti ti trovavi bello e pulito. Poi bzzzz il tubone si metteva in piedi, si apriva la porticina ed uscivi figo per il mondo.
Lo so che in Giappone esistono già ma io lo volevo orizzontale, economico e da mettere in casa. Cercai finanziatori ma come spesso accadde alle idee troppo rivoluzionarie rimase lettera morta.
Eppure mi sarebbe servito. Cavoli, se l’avrei usato. Ci pensi che bello, in pochi minuti e senza fatica ti lavi.
Perché è innegabile: con l’avanzare della malattia si rinuncia a tante cose e a malincuore anche il proprio standard igienico si adegua. D’inverno ancora ancora ma d’estate col caldo è ‘na traggedia.
Fare il bagno è improponibile (uscire dalla vasca è un’impresa), docce diradate e meno accurate, bagni con tanti maniglioni, farsi la barba ogni morte di vescovo, il bidet è troppo basso, lavaggi a volte parziali, arrangiarsi… Diciamo che pur non volendolo ho imparato a risparmiare acqua.
Se poi uno vive da solo e nessuno lo aiuta te lo raccomando, la trascuratezza incombe. Ho proprio bisogno di lavarmi? In fondo oggi mica devo uscire di casa.
Non se ne scrive, non se ne parla ma ho il sospetto che il problema vada forte. Chissà gli altri come lo risolvono.
E pensare che una volta ero così schizzinoso…

PS: stamane mi sono fatto una bella doccia, sm tiè !

giovedì 8 giugno 2017

MONEY

Soldi, il mio Dio
Giù le mani da ciò che è mio
Soldi, chi li ha
Non ne dà a chi non li ha
Sesso ai tropici, lusso in macchina
Penso che mi farò una riga

Soldi, il mio tesssoro
e una sedia a rotelle d’oro
Soldi, Satana
Che corrompe a fondo l’anima
Ma se chiedi un aumento in busta paga
Ti manderanno via, via, via….

(italian version)


mercoledì 7 giugno 2017

UNA GIORNATA AL MARE

Mi piacerebbe lanciare un sondaggio adatto al periodo estivo: “quanti di noi malatini hanno rinunciato, anche se a malincuore al mare?”. Dite la verità. Alla spiaggia, gli ombrelloni e quelle cose lì.

Io sono uno di quelli che ci avevano messo una pietra sopra. Troppa fatica, troppo caldo, troppa sabbia e mettiamoci anche la vergogna di farsi vedere in spiaggia così malmesso. Con l’aggravarsi delle mie condizioni e il ricorrere sempre più spesso alla sedia a rotelle ormai da anni ci avevo rinunciato. Mi organizzavo in altro modo, manco mi ricordo l’ultima volta che mi ero tuffato nell’acqua salata.
Era diventato un bel ricordo, uno dei tanti, come il rumore delle onde prima di addormentarsi.

Ma questo inverno successe un fatto nuovo: mi fidanzai. E con una ragazza che, pur malata come me, è un noto trattore e alle cose non vuole rinunciare. Simona, sto parlando di te, dove sarei adesso non lo so, mi rendo conto che la malattia mi aveva inscatolato.
E invece 1000 telefonate, prenotare l’albergo adatto, sopralluoghi nel Lido per appurare se è attrezzato, manovre meticolose, controlli vari. Tutto si può fare se si è in due e c’è la volontà politica. Come meta avevamo optato per la Liguria che ha una lunga tradizione di accoglienza. Il Lido prescelto aveva anche una JOB a disposizione dei clienti disabili (una sorta di sedia a rotelle con le ruotone che riesce a muoversi pure sulla sabbia).

Sole, mare, sabbia. “Ecco arrivati, questi sono i vostri lettini e l’ombrellone”. Il rumore dei bambini che giocavano a palla me l’ero proprio scordato. Che bello ritrovarli. Seduto sulla sdraio osservavo le ragazze seminude passeggiare davanti a me e pensavo “son in spiaggia! Sono ancora qui!”.
Lo so che può fare sorridere ma mi sembrava tutto nuovo. Eppure da ragazzo passavo mesi sotto il sole. Pensavo che ormai fosse tutto finito.

E sappiamo bene che cento cose possono andare storte in una giornata del genere. Le elenco a caso: la sabbia rovente, lo spalmarsi di crema solare più volte perché sei bianco mozzarella, dipendere dal bagnino per spostarsi, imparare in fretta a usare la JOB, fare pipì nella bottiglietta in mezzo agli ombrelloni con aria innocente, tuffarsi nell’acqua fredda del mare. “Vado eh? Mi tuffo mi tuffo!”, e ho scoperto che ho dovuto reimparare a nuotare e stare a galla.

E nel pomeriggio tornare in albergo, farsi una doccia, prepararsi per la sera. “Dove andiamo a mangiare?” (siamo stati fortunati, il ristorantino era ottimo). E tornare cotti –letteralmente- nella stanza e crollare a letto.
Ma prima di andare a dormire mi sono trascinato sino alla finestra della camera per vedere il porto di notte.
Che pace, che silenzio. Grazie, amore mio che dormi.






BALLERO

Non mi ricordo più chi ha postato per primo questo breve video tipicamente anni ’70, ma chiunque sia lo ringrazio. Avrò visto questa gara di danza sulle note trascinanti di “Ballero” dei War tante volte e confesso di non essere ancora arrivato ad una decisione, sono affascinato e in imbarazzo.
Non saprei propri chi scegliere. Mi sembrano tutti bravi questi ballerini.

(min 0.24) A parte il fatto per esempio che in certi momenti io cammino così, ma questi sono riusciti a trasformare un handicap in un passo di danza. Che fighi.
(min 0.34) Ma forse il vincitore sarà questa coppia, lui ha nel corpo un senso del ritmo meraviglioso.
(min 0.50) E questo, il Tony Manero dei poveri?
(min 1.02) Oppure il ras del quartiere?
(min 1.18) O forse il migliore è lo snodato?
(min 1.26) Auguri per le tue ginocchia spettacolari, spero ti reggano. Ah, se riuscissi ad alzarmi così in fretta!
(min 1.34 ) E chi è, Tiramolla?
(min 1.44) Questa coppa è la più elegante di tutte
(min 1.50) Per par condicio, la meno elegante
(min 2.20) O vincerà lei che ha inventato nuovi passi?
(min 2.45) Lei col minimo sforzo ottiene un figurone
(min 2.50) Guarda come si coordinano bene… Meritano
(min 3.00) E che dire del vestito di lei? “Ne avevo uno così”, dice il mio amore. Ah, come avrei voluto vederti J

And the winner is…non lo so, datemi una mano. Una musica e tanti modi diversi per viverla. L’importante è la fantasia, sentirla dentro. E vai!
“Ballero, Paquita che ballero!”




UNA MORTE DIGNITOSA
Grande scandalo ha destato in Italia una recente sentenza della Cassazione che auspicava per Totò Riina, ormai da più di ventanni in carcere duro, il diritto ad una “morte dignitosa”. Sembrava aprirsi per il feroce boss siciliano uno spiraglio per uscire dal carcere ma la società civile italiana si è subito sollevata: mandante delle uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino, 18 ergastoli, autore di omicidi anche di bambini eseguiti personalmente tramite strangolamento, una fedina penale orribile, tutti si sono ribellati all’idea di un Totò “u curtu” libero anche se in fin di vita.
Ma come stanno veramente le cose? Quali prospettive si aprono? Avendo lavorato molti anni nel settore del Tribunale che si occupa dei detenuti (il Tribunale di Sorveglianza) forse potevo capirci qualcosa e dire la mia.
La Cassazione, il tribunale di “punta” in Italia, per quanto ho letto ha nella sua sentenza invitato i giudici di Bologna a riesaminare la situazione di Riina dicendo cose forse ovvie: che ogni persona ha diritto alla sua dignità, che bisogna motivare meglio la permanenza in carcere con la sua salute cagionevole (84 anni, un recente infarto, due neoplasie etc), di attrezzare il carcere a tutte le necessità mediche, che bisogna dimostrare la attualità della sua pericolosità dopo tanti anni di detenzione etc. Sia ben chiaro, la Cassazione NON ha detto che Riina deve essere scarcerato, ha solo rinviato e invitato il Tribunale che lo gestisce a motivare meglio le sue ragioni.
Come spesso mi è capitato di vedere, la sentenza della Cassazione offre amplissimi margini di interpretazione, dando come si suol dire un colpo al cerchio e uno alla botte. Lo stesso concetto di “morte dignitosa” per esempio non è nettissimo se il carcere offre in concreto tutte le garanzie sanitarie. Sarà facile dimostrare che in casa sua Totò sarebbe curato peggio. Naturalmente il suo Avvocato lancerà fuoco e fiamme ma il suo cliente non uscirà domani dal carcere di Parma dove sta in isolamento, controllato a vista 24 ore su 24 (per inciso questo salvò Riina quando due anni fa gli venne un infarto, l’intervento fu rapidissimo).
Faccio un profezia: Riina resterà dentro e come Provenzano morirà in carcere. Il fatto è che per gli italiani, e non con tutti i torti visto quello che ha fatto, Totò Riina rappresenta il male assoluto, l’incarnazione del demonio, il diavolo. Questa fama se l’è creata con le sue azioni lui stesso, lo precede e lo seguirà anche dopo morto, resterà il prestigioso “capo dei capi”. Il suo nome è diventato più importante di lui, Avvocato, e finché avrà “quel” nome sarà impossibile trattarlo come tutti gli altri.
COME UNA GIRAFFA

Come una giraffa quando si china per bere
Incerta sulle lunghe zampe
Guardandosi nervosa intorno
Temendo che il leone ne approfitti

Così sono io quando parlo d’amore
Cauto e senza particolari entusiasmi.
Lettrice, lettore, ti capisco
Sto suscitando le tue perplessità

Per te è innegabile: l’amore è una potenza,
e grande sarà la tua ricompensa, perché esiti?
E’ un sacro fuoco da alimentare, non da spegnere!
E stai attento che nell’attesa il tempo passa!

Hai ragione ma nel passato il sole ha bruciato
E la povera giraffa ne ha sofferto,
E purtroppo nemmeno sa rinunciare
Non potrebbe vivere senza amore

Mi sono guardato allo specchio
Sì, correrò ancora questa avventura
Oggi sento speranza e desiderio, sfida accettata.
Come una giraffa, mi avvicino all’acqua.



martedì 6 giugno 2017

NELLA MENTE DI UN TERRORISTA

“Sono dei pazzi.”
“Come fai a dirlo?”
“Luca, ma sei fuori? E’ evidente. Solo persone profondamente squilibrate possono andare in giro a uccidere degli innocenti, non sei d’accordo?”
”Non molto, può essere rassicurante pensarla così ma ti assicuro che non è vero. E’ stata una scoperta confermata ormai da tutti gli studi del settore: il terrorista non è un pazzo.”
“Come? Non sono pazzoidi?”
“No, il terrorista anzi è una persona qualunque, che si camuffa tra la gente normale e pianifica con cura le sue azioni, sempre molto disciplinata. Nel suo intimo immagina se stesso come un salvatore della società, un martire nobile, un puro che combatte l’ingiustizia sino all’estremo sacrificio, ma nulla trapela. Anzi, ti dirò di più.”
“Dimmi.”
“Si è visto che sono i loro stessi capi a scartare persone con problemi mentali. Sul campo si dimostrano inaffidabili e non ci si può contare. Se proprio vuoi semplificare immagina i terroristi come delle spie o soldati molto particolari, pronti a sacrificarsi per la causa tipo i kamikaze giapponesi.”
“Ma i soldati non sono assassini.”
“Difatti questi ragazzi, perché si tratta quasi sempre di giovani maschi anche se si è visto che non mancano le donne, sono in genere molto influenzabili e allevati sin da piccoli. Ricordo un documentario in cui un uomo portava alcuni ragazzini in un obitorio e mostrava i cadaveri di soldati morti in battaglia dicendo “vedete, questo è morto con una smorfia di dolore perché sa che lo attende l’Inferno, quest’altro invece è sereno e lo aspetta il Paradiso.” E i ragazzini lo ascoltavano senza fiatare. Venivano condizionati.”
“Allora ne deduco che sono persone povere culturalmente e poco istruite.”
“Non tutti, ce n’è qualcuno anche di benestante e istruito. Anche qui non ci sono regole precise.”
“Beh, un dato comune esiste, ammettilo. Sono tutti mussulmani. Io oramai quando vedo un capo fasciato mi sale il nazismo.”
“Ti sei già dimenticato delle BR? Il terrorista fa parte di un gruppo che persegue un fine politico usando la paura. La religione non c’entra niente.”
“Se è come dici tu allora non si può riconoscere un terrorista. Ho ancora più paura, sono in mezzo a noi.”
“Che discorso delicato, come ti muovi sbagli. Non volevo arrivare a questo. Anche perché secondo me un terrorista si può riconoscere.”
“E come?”
“Come psicologo ti posso dire che ha una sua psicologia molto particolare, ben riconoscibile. Non sempre facile da vedere, anche perché lui è abituato a dissimulare bene, però gratta gratta la trovi.”
“Di cosa si tratta?”
“Il terrorista innanzitutto dentro è molto manicheo, estremista. Divide il mondo in due, i buonissimi (di cui fa parte) e gli altri, che non considera nemmeno esseri umani e che quindi può far soffrire, come i nazisti con gli ebrei.”
“Terribile.”
“Manca ogni forma di dubbio e senso critico, si esegue ciò che ordina il leader, che ha un valore sacro. Il compromesso è inesistente. Se si riesce a dimostrare il collegamento tra una personalità del genere e un “cattivo maestro” è fatta, abbiamo individuato un potenziale terrorista. Perché qualcosa di fondamentale è mancato nella loro istruzione ed è il senso critico, l’abitudine al dialogo, il valore della diversità, la possibilità di contestare o anche solo chiedere “perché”. Solo così si eviteranno le trappole del fanatismo. In molte scuole tra mille problemi già lo fanno.”
“Bello ma troppo lungo. Qualcosa di più immediato?”
“Beh, ti posso dire che personalmente c’è un aspetto che mi fa trillare un campanellino d’allarme.”
“Quale? Dimmelo che magari qualcosa userò pure io.”
“Quando sento discorsi sulla purezza e sento elogiare l’assoluto… mi risuona sempre qualcosa dentro.”
“La purezza non è bella?”
“Per carità lo è ma solo quando è mitigata dall’umanità, dal rispetto dell’altro, dal contesto. E’ un discorso facile da fraintendere ma invocare la purezza spesso diventa il pretesto per qualcosa di terribile, di innaturale, capace di farti commettere in suo nome qualsivoglia atrocità.”
“Quindi?”
“Attenti alla purezza, da qualunque parte provenga. Spesso sotto di lei si nasconde il fanatismo e un odio profondo.”

“Ma perché ci odiano così tanto?”