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domenica 30 ottobre 2016

CHE TIPO DI DOLORE PREFERISCI?

“Hola, segnor Luca! Ma…que pasa alla mano? Que le pasò?”
“Oh ciao Fernando, il mio domestico peruano preferito. Niente di preoccupante per me, è la gattina che con i suoi artiglietti mi ha ferito le dita. Una si deve essere infettata e si è formato il pus intorno all’unghia. Mi fa un male cane.”
“Siente mucho dolor?”
“Sento una pulsazione continua al dito, non posso nemmeno sfiorarlo. Speriamo guarisca presto, questa mano lo sai quanto mi serve. E’ una piccolezza ma incredibile il male che provoca.”
“Ma puede guarir?”
“Certo, mi hanno detto di immergere il dito in acqua tiepida e sale per mezzora e poi spargere sopra la polvere antibiotica. Entro qualche giorno il pus dovrebbe andarsene. Speriamo, non ne posso più. Anzi, mi prepari una scodella con l’acqua tiepida e il sale? Così mentre fai i mestieri, io puccio la mano dentro.”
“….Segnor Luca, nosotros in Perù tenemos un otro rimedio. Mas rapido.”
“Ah sì? E’ vero che tu in Perù facevi il curandero. Ma…più rapido in che senso?”
“Vamos con una aguja caliente en la piel e limpiamos toda la herida. En poco tiempo se hace todo.”
“Alla vecchia maniera quindi, si buca la pelle e si strizza finché esce sangue rosso. Ma poi con cosa disinfetti?”
“Con la mia Agua Florida, l’agua milagrosa que siempre llevo conmigo. Muy special.”  
“Ah sì, me ne avevi parlato, l’acqua di rose la chiamiamo noi . Ma come dici tu è doloroso?”
“Poco tiempo segnor. Usted que tipo de dolor gusta mas? Intenso y rapido o lungo y debil?”
“Ma funziona? Oddio…voglio risolvere questo problema. Dai, facciamolo.”
Fernando si mise subito all’opera. Aveva occhi diversi. Prese un ago dalla scatola per cucire e, mentre lo arroventava  sul fuoco per la piccola operazione, io sistemavo tutto sul tavolo: l’ovatta, il disinfettante, il cerotto.
“E’ pronto a sufrir, segnor?”, disse con l’ago rovente tra le dita.
”Forza Fernando, bucalo!”

Sono stati minuti di dolore intenso. Fernando bucò la pelle e dopo iniziò a strizzare con forza il dito malato, doveva far uscire tutto il pus fino al sangue. Io non guardavo  ma sentivo un dolore pazzesco alla mano, come se me la martellassero. Intanto pensavo alle pellacce che mi avevano preceduto: Dostojevsky davanti al plotone di esecuzione,  mia madre che mi aveva partorito, i gladiatori nell’arena. …Eppure in certi momenti mi sembrava di svenire, gemevo e mordevo ad occhi chiusi il fazzoletto di tela.
Alla fine il sangue iniziò a zampillare rosso vivo. Basta così, basta, non c’è più nulla da togliere. Fernando disinfettò con cura usando l’Agua Florida e poi mise il cerotto. Finito, è tutto finito.
Mi accasciai e tolsi il fazzoletto dalla bocca. Come tutte le volte che un dolore era terminato, provavo un senso di pace triste verso la vita.

Entro sera il dito non mi faceva più male.

sabato 29 ottobre 2016

Dio, nella sua infinita saggezza, aveva stabilito che le nostre sciocchezze fossero transitorie. Poi venne inventato internet
LA FEMMINILIZZAZIONE DEL SAPERE
“E’ dura, amico mio, è dura…”
“Ma cosa, Luca?”
“Il mondo del lavoro. Ormai c’è una concorrenza spietata. Questa gente ci sta togliendo il lavoro!”
“Anche tu ti lamenti degli extracomunitari? In effetti ne arrivano ogni giorno, non si sa più dove metterli.”
“Ma va, quella è una goccia nel mare. E poi di solito è gente che fa i lavori più umili. Io sto parlando delle donne!”
“Le donne?”
“Certo. Quando ho iniziato io a lavorare, tanti anni fa, di donne ce n’erano poche, erano ancora la minoranza. Nei gruppi di supervisione al massimo erano la metà e in Tribunale c’erano solo Giudici maschi.”
“E adesso?”
“E adesso è il contrario. A poco a poco in questi ultimi trentanni ho assistito ad una femminilizzazione del sapere. Ormai in ogni campo le donne son diventate la stragrande maggioranza. Sono pochissimi i settori diciamo così specialistici dove c’è una predominanza maschile, come i chirurghi. Ma… si è già capito che prima o poi son destinati a soccombere. Resistono ma non si sa per quanto.”
“Come Fort Apache!”
“Guarda, se va avanti così istituiranno le Quote Azzurre, altro che le Quote Rosa, è una onda lunga che non si ferma.”
“Eppure, Luca, i ruoli di comando restano ancora privilegio dei maschi.”
“Non ti illudere, in questi anni ho dovuto tante volte ubbidire a dei capi donna e spesso ho eseguito ordini scritti con la loro calligrafia rotonda. Prima o poi occuperanno tutti i posti.”
“E allora i maschi che lavori faranno?”
“Quelli in cui serve la forza bruta, quella fisica. Loro comandano e noi eseguiamo. Sempre che non ci sostituiscano con i robot. Le barzellette in cui la donna aspetta a casa il marito ritardatario col mattarello è roba del passato. Adesso le donne escono, sono già uscite!”
“Bisogna adattarsi. Ma non ho capito, Luca. Per te alla fine è una cosa buona o cattiva.”
“E’ un segno dei tempi, come dici tu inutile opporsi. Di certo però ti posso dire che ho notato un aspetto piacevole.”
“Cosa?”
“Che le donne sono più attente ai dettagli, sono precise, a loro sfugge ben poco. Quando dai qualcosa da fare ad una donna sei sicuro che farà un buon lavoro. E questo accade sempre, anche se hanno la sclerosi multipla come me.”
“Ma proprio non hanno difetti?”
“Oddio, a volte son lunatiche, imprevedibili. Sono nervose e non si capisce bene perché, la stabilità non abita da quelle parti. E poi c’è un loro aspetto che mi fa sempre sorridere per la sua stranezza.”
“Quale?”
“Se due uomini litigano si insultano, magari si menano ma poi finiscono al bar a bersi una birra insieme. Due donne che bisticciano ancora 10 anni dopo si tengono il muso.”
“Che spreco di energia. Ma.. difetti lavorativi?”
“A volte ho notato che non osano, non vanno oltre. A gestire l’esistente sono bravissime ma l’imprevedibile non le attira, non sono temerarie. Sono gli uomini che vanno oltre e si cacciano ne guai!”
“Ahahah, mentre l’uomo andava sulla luna la donna conquistava la terra!”
“Può essere andata così.”
“Però siamo andati sulla luna, dai che a qualcosa siamo serviti pure noi. Andiamo al bar va, ti offro una birra.”
“Andiamo, andiamo a brindare ad un trono perduto.”
LA FEMMINILIZZAZIONE DEL SAPERE
“E’ dura, amico mio, è dura…”
“Ma cosa, Luca?”
“Il mondo del lavoro. Ormai c’è una concorrenza spietata. Questa gente ci sta togliendo il lavoro!”
“Anche tu ti lamenti degli extracomunitari? In effetti ne arrivano ogni giorno, non si sa più dove metterli.”
“Ma va, quella è una goccia nel mare. E poi di solito è gente che fa i lavori più umili. Io sto parlando delle donne!”
“Le donne?”
“Certo. Quando ho iniziato io a lavorare, tanti anni fa, di donne ce n’erano poche, erano ancora la minoranza. Nei gruppi di supervisione al massimo erano la metà e in Tribunale c’erano solo Giudici maschi.”
“E adesso?”
“E adesso è il contrario. A poco a poco in questi ultimi trentanni ho assistito ad una femminilizzazione del sapere. Ormai in ogni campo le donne son diventate la stragrande maggioranza. Sono pochissimi i settori diciamo così specialistici dove c’è una predominanza maschile, come i chirurghi. Ma… si è già capito che prima o poi son destinati a soccombere. Resistono ma non si sa per quanto.”
“Come Fort Apache!”
“Guarda, se va avanti così istituiranno le Quote Azzurre, altro che le Quote Rosa, è una onda lunga che non si ferma.”
“Eppure, Luca, i ruoli di comando restano ancora privilegio dei maschi.”
“Non ti illudere, in questi anni ho dovuto tante volte ubbidire a dei capi donna e spesso ho eseguito ordini scritti con la loro calligrafia rotonda. Prima o poi occuperanno tutti i posti.”
“E allora i maschi che lavori faranno?”
“Quelli in cui serve la forza bruta, quella fisica. Loro comandano e noi eseguiamo. Sempre che non ci sostituiscano con i robot. Le barzellette in cui la donna aspetta a casa il marito ritardatario col mattarello è roba del passato. Adesso le donne escono, sono già uscite!”
“Bisogna adattarsi. Ma non ho capito, Luca. Per te alla fine è una cosa buona o cattiva.”
“E’ un segno dei tempi, come dici tu inutile opporsi. Di certo però ti posso dire che ho notato un aspetto piacevole.”
“Cosa?”
“Che le donne sono più attente ai dettagli, sono precise, a loro sfugge ben poco. Quando dai qualcosa da fare ad una donna sei sicuro che farà un buon lavoro. E questo accade sempre, anche se hanno la sclerosi multipla come me.”
“Ma proprio non hanno difetti?”
“Oddio, a volte son lunatiche, imprevedibili. Sono nervose e non si capisce bene perché, la stabilità non abita da quelle parti. E poi c’è un loro aspetto che mi fa sempre sorridere per la sua stranezza.”
“Quale?”
“Se due uomini litigano si insultano, magari si menano ma poi finiscono al bar a bersi una birra insieme. Due donne che bisticciano ancora 10 anni dopo si tengono il muso.”
“Che spreco di energia. Ma.. difetti lavorativi?”
“A volte ho notato che non osano, non vanno oltre. A gestire l’esistente sono bravissime ma l’imprevedibile non le attira, non sono temerarie. Sono gli uomini che vanno oltre e si cacciano ne guai!”
“Ahahah, mentre l’uomo andava sulla luna la donna conquistava la terra!”
“Può essere andata così.”
“Però siamo andati sulla luna, dai che a qualcosa siamo serviti pure noi. Andiamo al bar va, ti offro una birra.”
“Andiamo, andiamo a brindare ad un trono perduto.”

venerdì 28 ottobre 2016

OISEAUX IN TENSION

Da che mondo è mondo l’uomo ci prova. Sempre e comunque. Un documentario di qualche tempo fa mostrava una ragazza che camminava indifferente per Roma e si calcolavano tutti gli apprezzamenti, dai più gentili ai volgarotti, che la ragazza si sentiva ripetere alle spalle da uomini e giovanotti. Alla fine della giornata erano sempre più di 800 (!!!), e faccio notare che era vestita normalmente senza niente di appariscente.
Insomma, o siete gelosi come irakeni e la tenete segregata in casa ma se la vostra donna va per il mondo tut
ti i giorni riceverà offerte più o meno lecite. Per questo non dovete mai farle dimenticare che è amata di un amore profondo, che non può trovare agli angoli di strada.

Che poi nemmeno tenerla segregata in casa serve ormai. Con facebook, il telefonino o altro si può invadere la privacy domestica di ognuna. “Tutti i giorni, tutti i giorni…”. Ho sentito spessissimo ragazze lamentarsi di irriferibili offerte quotidiane da parte di perfetti sconosciuti, fenomeno che talvolta assume aspetti molto fastidiosi e allontana le donne dai social. Basta una bella foto e il popolo maschile di internet si scatena e i messaggi privati fioccano. Questo succede sempre e in tutto il mondo. So che ciascuna potrebbe raccontare degli episodi.

Ma, e questa per me è stata la novità, il fenomeno riguarda anche il sesso femminile! Pur se in misura ovviamente più modesta e ridotta, anche gli uomini talvolta ricevono offerte e richieste di amicizia da parte di prosperose ragazzotte. A volte farlocche ma altre volte reali. Spesso accompagnate da frasi di esplicito significato (il “sexting”,  fenomeno diffusissimo ahimè tra gli adolescenti di oggi), offerte di appuntamenti o richieste di scambi di foto osè. La richiesta più usuale è quella di vedere il pisello. “Dai, fammi vedere il tuo uccello in tiro!”.
Di solito rispondo con questa foto


















OISEAUX IN TENSION

Da che mondo è mondo l’uomo ci prova. Sempre e comunque. Un documentario di qualche tempo fa mostrava una ragazza che camminava indifferente per Roma e si calcolavano tutti gli apprezzamenti, dai più gentili ai volgarotti, che la ragazza si sentiva ripetere alle spalle da uomini e giovanotti. Alla fine della giornata erano sempre più di 800 (!!!), e faccio notare che era vestita normalmente senza niente di appariscente.
Insomma, o siete gelosi come irakeni e la tenete segregata in casa ma se la vostra donna va per il mondo tut
ti i giorni riceverà offerte più o meno lecite. Per questo non dovete mai farle dimenticare che è amata di un amore profondo, che non può trovare agli angoli di strada.

Che poi nemmeno tenerla segregata in casa serve ormai. Con facebook, il telefonino o altro si può invadere la privacy domestica di ognuna. “Tutti i giorni, tutti i giorni…”. Ho sentito spessissimo ragazze lamentarsi di irriferibili offerte quotidiane da parte di perfetti sconosciuti, fenomeno che talvolta assume aspetti molto fastidiosi e allontana le donne dai social. Basta una bella foto e il popolo maschile di internet si scatena e i messaggi privati fioccano. Questo succede sempre e in tutto il mondo. So che ciascuna potrebbe raccontare degli episodi.

Ma, e questa per me è stata la novità, il fenomeno riguarda anche il sesso femminile! Pur se in misura ovviamente più modesta e ridotta, anche gli uomini talvolta ricevono offerte e richieste di amicizia da parte di prosperose ragazzotte. A volte farlocche ma altre volte reali. Spesso accompagnate da frasi di esplicito significato (il “sexting”,  fenomeno diffusissimo ahimè tra gli adolescenti di oggi), offerte di appuntamenti o richieste di scambi di foto osè. La richiesta più usuale è quella di vedere il pisello. “Dai, fammi vedere il tuo uccello in tiro!”.
Di solito rispondo con questa foto


















martedì 25 ottobre 2016

"Gli onori sono riservati ai potenti, ma le comodità ai più deboli"
(Giulio Cesare)

domenica 23 ottobre 2016

UNA SOLUZIONE SI TROVA
“Allora mia cara, sei pronta per andare a pranzo fuori?”
“Insomma.”
“Dai, un po’ di vita sociale anche per noi sclerati, ce lo meritiamo.”
“Sembra che domani piove.”
“Non ti preoccupare, il parcheggio è proprio dentro il ristorante. Ho già prenotato il posto, ti piacerà. Ho pure fatto benzina!”
“Il fatto è che penso sempre ad una cosa…”
“E cosa?”
“Luca, non sono più la stessa donna che hai conosciuto in ospedale. Adesso.. adesso mi muovo sempre col deambulatore, anche in casa.”
“Io non ho mica fretta. E il ristorante l’ho scelto apposta, senza barriere architettoniche. E’ facile da raggiungere.”
“Ma io non sono mai uscita con quel coso. E inoltre porto il… porto…”
“Non ci pensare, ti vengo a prendere io e se non ti senti bene ti riporto subito indietro.”
“Oh Luca.”
“…Senti, facciamo in questo modo. Anche io ho la sm, ti capisco. Che ne dici se disdico la prenotazione e domani vengo a casa tua?”
“Potremmo ordinare qualcosa, se per te non è un problema.”
“Macchè problema, facciamo smuovere l’economia. Ci sarà un kebabbaro o un pizza express dalle parti tue no?”
“Sì sì, ne conosco un paio.”
“Perfetto allora, vengo io da te. Staremo più tranquilli.”
“Va bene, se le cose stanno così, ti aspetto domani a casa mia.”
“Ridammi l’indirizzo esatto. Dai che ci riusciamo, una soluzione si trova.”

sabato 22 ottobre 2016

PICCOLE TRAGEDIE IN CORPI MUTI
Questa sera ero con l'automobile in riserva sparata. No problem, vado dal mio solito benzinaro e faccio il pieno. Solo che quando sono arrivato da lui.... ho scoperto che ha chiuso per sempre  Non c'era manco più il baracchino, ha chiuso senza avvisare nessuno! 'Na traggedia.
E allora? Non ci arrivo a casa... e qui rischio veramente di restare in mezzo alla strada, e nelle mie condizioni è drammatico. Pensa che ti ripensa....Mi son ricordato di un distributore self service abbastanza vicino, solo che... da anni non faccio più benzina così, la mano buona tiene la stampella e non riesco a tenere anche la pompa.
Essendo però io una testa di quiz (un po' è tollerato ma io esagero) che si riduce all'ultimo momento e si mette in difficoltà da solo non c'era altra soluzione: dovevo andare al Self Service. Speriamo di incontrare qualche anima pia che mi aiuti.
Hai visto come son ridotto? Cazzocazzocazzo. Guidando prudente e piano, per non sprecare neanche una goccia arrivo al Self Service che mi è apparso come un'oasi nel deserto. Dentro di me si è sentito un boato da stadio.
Deserto però è la parola giusta, non c'è un cane. Devo fare tutto da solo. Con le ultime gocce di carburante ho praticamente incollato la mia macchina al distributore. Manovre militari per inserire i 20euro e aprire il serbatoio.
Piano Luca piano. Se cadi adesso poi è un casino. Appoggiandomi alla macchina ho preso la pompa di benzina e l'ho infilata nel serbatoio. Un gesto che da ragazzo ho fatto un milione di volte senza pensarci. Oggi è di una delicatezza estrema, anche il semplice stare in piedi è un casino.
Però stasera ci sono riuscito. Tornando a casa considero che ho superato una limitazione che mi ero autimposto. Stasera sono uscito dalla mia comfort-zone e sono ancora qui a raccontarlo.
Ma che ne sanno i sani 
UN DIVERSO MODO DI AFFRONTARE LE COSE

“Cosa stai imparando dal gruppo di psicologi stranieri che avete messo su a Milano?”
“Io non ci pensavo ma sono rimasto stupefatto. Mi sono accorto per esempio che la psicoterapia nel resto del mondo non ha vita facile, anzi a volte non esiste proprio.”
“Gli psicologi non sono ben visti?”
“No no, facoltà di Psicologia bene o male sono diffuse in tutto il mondo. Intendo proprio la psicoterapia come la intendiamo noi da un secolo in Europa, la talkin’ cure che non ricorre a psicofarmaci o mezzi di coercizione.”
“Come mai questo ostracismo?”
“I motivi potrebbero essere tanti dato, il mondo è vasto. Ma quello di base secondo me è squisitamente politico: durante una psicoterapia tu lo sai c’è grande libertà nei contenuti, nelle forme, nelle modalità. Si può parlare di tutto, ma proprio tutto e come si preferisce, anzi si deve. Come sa bene ogni psicoterapeuta, l’ostacolo all’espressione può essere indice di una resistenza ed è da analizzare. L’ho fatta breve ma è per capirsi.”
“Se ho ben inteso allora vuoi dire che dove non c’è libertà politica non ci può essere psicoterapia, perlomeno come la intendiamo noi.”
“Secondo me siamo vicini al centro. Con tante eccezioni e varianti ma penso sia proprio questa grande libertà nell’espressione che inquieta. In genere nel mondo di libertà ce n’è veramente poca. Tutti si riempiono la bocca di prosperità, progresso, pace etc ma la libertà (quella vera) è un qualcosa da tenere a bada, guardata sempre con sospetto. Troppo spesso a noi esseri umani piace mettere delle catene agli altri. Per tanti motivi, un uomo ne schiavizza un altro, e le donne sono ovunque sottomesse, e i bambini devono obbedire, e degli animali facciamo ciò che vogliamo.“
 “Che tristezza.”
“Sì, molto triste.”
“Però portami degli esempi di questa relazione tra poca libertà e poca psicoterapia.”
“Mmmm, discorsi da prendere con le molle ma bisogna farsi coraggio. Magari si sbaglia ma sarebbe peggio restare zitti. Prendi la Cina. E ti faccio proprio questo esempio perché ormai si è capito che siamo entrati nel secolo cinese.”
“In Cina non esiste la Psicoterapia?”
“Non come la intendiamo noi. Del resto per 60 anni sotto Mao ogni forma di psicologia era vietata.”
“E perché?”
“Perché il glorioso popolo cinese, liberato dal viziato capitalismo, non poteva essere contaminato da questi residui borghesi.”
“Ah capito. Ma scusa, e per affrontare il problema della malattia mentale come fanno?”
“Tu conta che ci sono 20.000 psichiatri in un paese grande come l’Europa e con un miliardo e mezzo di abitanti. Niente. Per fare un paragone, solo a Milano ci sono 20.000 Avvocati.”
“Ma…scusa se mi ripeto, ma per curare le malattie mentali come fanno?”
“E proprio qui il problema, è un paradosso per noi ma non sembra ci siano.”
“Non ci credo, dai, non cascare anche tu nella propaganda.”
“Sono pronto ad essere smentito ma questa è stata la mia esperienza personale quando ho visitato la Cina. Ovviamente la guardavo non solo con gli occhi del turista, ma anche dello psicologo. Eppure malgrado la gran folla vedevo che nessuno dava segni di insofferenza, ansia, alzava la voce, andava controcorrente insomma.”
“Ma che, come nelle barzellette son tutti uguali?”
“No, ma si comportano in maniera compatta, fluida. Senza eccezioni, come un branco di pesci. Il traffico per esempio è intensissimo ma nessuno suona il clacson.”
“Veramente?”
“Veramente. A parte il fatto poi che c’è tutta una tradizione di pratiche alternative come agopuntura, tai-chi, massaggi etc bisogna ammettere che (perlomeno alla apparenza) la malattia mentale come la concepiamo noi non sembra esistere. Esiste invece, e questo è molto evidente, una fortissima pressione sociale che ti spinge ad uniformarti. Fortissima. In Italia essere un personaggio fuori dagli schemi è considerato figo, lì è il contrario. Il cowboy solo contro tutti è disprezzato, ma sul serio. ”
“Beh, penso che solo così riescono a vivere in pace pur essendo in tanti. Se ti comporti male ti guardano male.”
“No no, non ti guardano proprio. Sei escluso. Tanto che io, molto diverso da loro, in certi momenti mi sentivo invisibile.”
“Eppure mi hai detto che la Psicologia esiste ugualmente in Cina, ma allora in che senso? Psicologia sociale?”
“Da quel che ho capito la figura dello psicologo è assimilabile a quella dell’insegnante da noi. Lo Psicologo è il formatore che tiene corsi su come educare i bambini, come gestire lo stress lavorativo, come sviluppare i legami sociali etc.”
“Beh, sempre massimo rispetto. Ma lo psicologo clinico in Cina esiste?”
“Non ne ho idea ma mi sa di no. Però ti posso garantire che anche loro conoscono Freud, che chiamano Flodo.”
“Ahahah, allora conoscono la psicoanalisi!”
“Sì ma.. è considerata una curiosa teoria occidentale.”

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sabato 15 ottobre 2016

MI SONO EMOZIONATA (ANCORA)

Ho una gattina così piccola che ogni volta che torno dal lavoro e mi vede, si emoziona e si fa la cacca o la pipì addosso.
Dopo aver capito cosa succedeva, le prime volte aprivo la porta la prendevo la portavo subito sulla lettiera…. Illuso. Di solito Bea si trattiene il tempo sufficiente, ma ecco che quando mi rivede la sera… proprio non ci riesce. Alla fine ci ho rinunciato e lascio che accada quello che deve accadere. Ho i flaconi di Amuchina strategicamente distribuiti per casa.
Con lentezza poi noto che sta migliorando, prima o poi con i suoi tempi ci riuscirà e sarà tutto normale. “Stai tranquilla, torno sempre”, lo capirà.

Quando mi siedo esausto inizia a saltellarmi intorno. Vuole giocare, è così vispa che giocherebbe per delle mezzore. Tutto va bene per giocare, il mondo è una continua scoperta, è così che deve essere! La meravigliosa poesia dei micini che crescono.
Adesso dorme sulla mia gamba mentre sto scrivendo. Ogni tanto alza la testa, sbadiglia e mi guarda, miagola (cosa vuoi dirmi?), una grattatina e poi si rimette a dormire. Ho la gamba bloccata ma, come sa bene chi ha un gatto, non mi muovo per non disturbarla. Bloccato ma riscaldato da lei.


Ti voglio bene Bea, hai portato vitalità e calore tra queste mura grigie. Che importa di qualche macchia sul tappeto, al tuo amore non voglio più rinunciare.

venerdì 14 ottobre 2016

LA MANO ROSSA

Questa ve la devo raccontare.
Ieri sera ero bello tranquillo quando improvvisamente mi sono accorto di… di avere la mano sinistra tutta rossa. Rosso vivo! Terrore! Oddio che è successo?
All’inizio ho pensato “E’ sangue, è sangue…ma dovrebbe essere dentro…”. Non ricordavo di essermi fatto male ma ho cercato lo stesso eventuali tagli nella mano. Niente e non avevo nemmeno dolore. E allora perché la mano è diventata rossa? Da dove arriva questo colore? Come ho fatto a colorarmi? Mistero.

Alla fine ho scoperto l’arcano. Per qualche misterioso motivo il colorante del succo di frutta era stato messo FUORI la bottiglia e non dentro. Afferrandola mi ero sporcato senza accorgermi la mano. Che infatti non è proprio rossa, è più aranciata come il succo ACE.
Tintura molto ostinata, rimasta nonostante i ripetuti lavaggi. Oggi è tutto un “Oddio, cosa hai fatto alla mano?” e racconto come ieri mi sono ferito lottando contro un caimano delle Galapagos. Però un dubbio ancora mi arrovella: “ma che porcate ci fanno mangiare?

Uno cerca di avere una vita sana e di curare l’alimentazione con cibi il più possibile buoni e genuini. Poi succedono questi episodi e si rende conto come la chimica e le sofistificazioni lo circondano. E neanche se ne accorge. Connessioni, banche, internet, casini…siamo piccole pedine. Non c’è scampo?

Alla fine ho raccontato la storia ad un amico che ha commentato sconsolato: “Siamo fottuti, mio caro, più fottuti di Bin Laden”.

giovedì 13 ottobre 2016

IL PORCO MAIALE
Stasera ho fatto il porco maiale. Dopo il lavoro avevo una fame da lupo e non volevo nutrirmi con il solito microonde. Inoltre a Milano è calato il nebbione freddo, avevo bisogno di qualcosa di sostanzioso.
Così mi sono ordinato un pollo intero! Tutututto mio. Bello, caldo e con le patatine.
La gattina mi ha visto apparecchiare, poi ha deciso di mangiare con me. Tutti e due la testa nello stesso piatto. So che molti non capiranno.
Non è bello che ci amiamo? E' l'ultimo idillio della mia vita.

mercoledì 12 ottobre 2016

QUORE DI SBARBO
Quando avevo 12 anni e mi affacciavo alla vita. Non più un bambino ma non ancora un uomo. Tante speranze, illusioni in cui credevo veramente. Veramente pensavo, come altri ho scoperto, che con l'amore e la musica sarei riuscito a cambiare il mondo, manco sapevo che esistevano le malattie.
E in fondo non mi sono mai mosso da quell'età (tutti abbiamo una età preferita, qual è la tua?). Perché il vero dolore e il vero amore sono ancora lì, in fondo al mio quore di sbarbo.
QUORE DI SBARBO
Quando avevo 12 anni e mi affacciavo alla vita. Non più un bambino ma non ancora un uomo. Tante speranze, illusioni in cui credevo veramente. Veramente pensavo, come altri ho scoperto, che con l'amore e la musica sarei riuscito a cambiare il mondo, manco sapevo che esistevano le malattie.
E in fondo non mi sono mai mosso da quell'età (tutti abbiamo una età preferita, qual è la tua?). Perché il vero dolore e il vero amore sono ancora lì, in fondo al mio quore di sbarbo.

martedì 11 ottobre 2016

FUGGIRE DALL’INFERNO

“Sia lodato Gesù Cristo.”
”Sempre sia lodato.”
“Buongiorno Sorella, la sua presenza santifica le mura di questo Tribunale, ma posso chiederle perché è qui?”
“Ho accompagnato questa ragazza di 16 anni che viene dall’Honduras e che ha appena partorito un mese fa. A proposito, potrebbe allattare il bambino? Abbiamo aspettato tanto in corridoio.”
“Per carità, certamente. Dica pure alla ragazza che può farlo. Anzi, parliamo a bassa voce tra noi, così non disturbiamo il piccino.”
“Grazie, signor giudice. Maria, de le leche al bebè. Dio las gracias al segnor juez.”
“Muchas gracias, segnor.”
“Di niente. Ma…Sorella, mi dica, la ragazza è rimasta incinta mentre era nel vostro convento di religiose?”
“No no, l’abbiamo ospitata 6 mesi fa appena arrivata dal suo paese. Non aveva nessuno che la aspettasse in Italia, così all’aeroporto le han detto di venire da noi. L’abbiamo ospitata volentieri, Maria è una brava ragazza cattolica e di buon cuore, inoltre all’epoca aveva solo 15 anni. Però… solo che…”
“Che?”
“Due settimane dopo che era arrivata dall’Honduras ci ha rivelato che era incinta al 2° mese.”
“Non vi ha fatto molto contente, immagino.”
“La Madre Superiore si è arrabbiata tanto, ci siamo sentite ingannate. Ma poi l’abbiamo perdonata e accolta. Il bambino non ha colpe.”
“Brave per il vostro gesto cristiano, Dio ve ne renderà merito. E in fondo anche la Madonna si dice avesse solo 16 anni quando è rimasta incinta.”
“La stessa cosa che ha detto la Madre Superiore. Per questo ha posto solo una condizione a Maria, che se fosse nato un maschietto di chiamarlo Gesù.”
“Ed è nato un maschio?”
“Sì, un mese fa. L’abbiamo chiamato Jesus. María, muestra Jesús al juez.”
“Aqui esta Jesus, segnor.”
“Che bel bambino, come è piccino. Maria, mi capisci un poco?”
“Jaja.”
“Posso farti delle domande? Perché sei uscita dall’Honduras?”
“Queria escapar.”
“Scappare da cosa?”
Mi novio estaba en una banda de... de criminales... El era el lider de la banda.”
”Ah, le pandillas sudamericane. Qualcuna è arrivata anche qui in Italia. E’ sempre più un problema per noi.”
“Lo mataron brutalmente y luego…querian matarme. Tenia mucho mucho miedo. Asì que me escapè en la noche con el primer plano.”
“Non sei la prima che ci racconta queste storie. Il sudamerica è diventato un inferno. Ma perché sei venuta in Italia?”
“No sabía a dónde iba, sólo quería escapar. Yo estaba buscando la paz y la tranquilidad, basta de sangre, basta! ”
“Adesso chiamerai i tuoi amici?
“No segnor, nadie sabe que estoy aquì. Paz y tranquilidad, segnor. Mi hijo es lo único importante para mí.”

“E’ nato nel sangue ma questo bambino è innocente. Jesus, che occhi splendidi hai.”

sabato 8 ottobre 2016


IL SOGNO DELLE LETTERE

Vedevo davanti a me una pagina luminosa, completamente bianca.
Poi vedo qualcosa. Timidamente fa capolino in alto nel bordo una letterina semplice, una piccola a. Sembra una donnina con la pancina. Si affaccia esitante dal limite della pagina e poi corre in mezzo al foglio.

E’ stata solo la prima, poi arrivano altre lettere, tutte diverse ma dallo stesso colore nero. Scivolano dai bordi fino al centro del foglio, sobbalzano, si assestano, si mettono in fila, formano parole senza senso, è un piccolo esercito di letterine. Si assemblano e compaiono presto parole vere, con un loro significato. Una magia, un piccolo spettacolo davanti ai miei occhi.
Con sicurezza queste paroline riempiono tutta la pagina che prima era solo bianca. Sembrano tante formichine che si dispongono in ordine. Le guardo ammirato, i caratteri ricordano i sassolini sulla riva del fiume.

Ma poi iniziano a vibrare, non ce la fanno più a stare compatte, tremano sul foglio. Alcune lettere singole escono dalle parole, sembra che saltino dalla loro riga. Come se avessero una piccola molla dentro tutte le lettere iniziano a spostarsi, si disgregano, l'ordine generale sparisce.
Appaiono spazi bianchi e mucchietti sparsi, ma anche questo dura poco. Adesso le singole lettere cadono a cascata, le vocali per prime escono dal foglio bianco. Mio Dio, la pagina è sempre più vuota, la fine si sta avvicinando. Alcune resistono attaccate, poi se ne vanno in un soffio pure loro. Alla fine se ne sono andate tutte. Non c'è più nulla da leggere.



venerdì 7 ottobre 2016

ERA DESTINO

“Buongiorno, da dove venite?”
“Dalle Filippine, dottore. Io sono arrivato due anni fa.”
“Clandestino?”
“Col visto turistico, dottore, come tanti altri. Poi dopo tre mesi è scaduto e son rimasto. Adesso le autorità del mio paese non danno più il visto perché han capito che poi la gente non torna più indietro.”
“Ma tu come mai sei uscito dal tuo paese?”
“Ero l’ultimo di 9 fratelli, dottore, non avrei preso niente. C’era tanta povertà, dottore. A Zamboanga, il piccolo paese dove abitavo non c’era nessun futuro, così mio padre ha detto di partire per cercare una vita migliore.”
“E perché sei venuto proprio in Italia?”
“L’Asia non andava bene, noi filippini siamo cattolici e perseguitati ovunque, dottore. Gli amici mi parlavano bene dell’Italia, una terra santa dove c’era il Papa e il lavoro.”
“Così avete deciso di fare il grande salto e siete venuti insieme qui.”
“Oh no dottore, io sono venuto da solo. Lei l’ho incontrata per caso in Italia, ad una festa di compaesani.”
“Non ci credo. Anche la signora leggo nel passaporto che è nata a Zamboanga nelle Filippine. Di sicuro la conoscevi già.”
“No, non l’avevo mai vista prima, dottore. Lei era venuta qui da bambina per stare con la famiglia e l’ho incontrata in quella festa. Ci siamo innamorati subito, dottore, e adesso abbiamo anche un bambino.”
“Signora, lo conferma? Suo marito dice la verità?”
“Sì sì, ho scoperto solo dopo che anche lui era di Zamboanga come me.”
“Insomma, avete attraversato un oceano e mezzo mondo ma alla fine dovevate incontrarvi.”
“Era destino, dottore.”

C’è un destino già scritto per ognuno di noi oppure il futuro è una incognita, dove tutto può accadere?
Di solito propendo per la seconda ipotesi ma poi ascolto storie come questa e mi viene il dubbio.


mercoledì 5 ottobre 2016

LEI CHI E’?
“Lei chi è? Quando guardi la sua foto sospiri.”
“E’ la micia che c’era prima di te, Bea. Si chiamava More.”
“Perché tieni la sua foto?”
“Perché mi ero molto affezionato. Quando è andata via ho sofferto ma in fondo ero anche contento, volevo non avesse paura del mondo e così è stato. Magari…magari un giorno tornerà indietro.”
“Ma se lei torna tu mi mandi via?”
“No cara, questa è casa tua adesso. Al massimo vi farete compagnia come due sorelle. Sempre che torni, ma ormai dubito.”
”Allora resterò qui.”
“Starai sempre con me, la mia casa è diventata il tuo territorio.”
“Non voglio più tornare nel prato dove ero prima, avevo tanta paura. A volte venivano i cani e mi nascondevo.”
“Qui non entreranno pericoli, non finché ci sono io. Non temere, ti voglio tranquilla quando sei con me. Ti ho pure preso la cuccia imbottita, così dormi comoda.”
“Ma a me piace dormire nel lettone. Hai visto che ieri notte ci ho fatto la pipì dentro così prende il mio odore?”
“Certo cara, come facevo a non accorgermi che hai battezzato il letto.”
“Sei contento allora.”
“Hai solo 52 giorni di vita, Bea. Rimproverarti è inutile. E’ acqua santa.”
“Se vuoi lo faccio ancora.”
“No, ti ringrazio ma ho appena cambiato le lenzuola. Continua piuttosto a dormirmi sul collo e fare le fusotte.”
“Senti…ma lei era bella? Era più bella di me?”
“No tesoro, tu sei la più bella di tutte.”
“Maooo!”
“Come sei piccolina, quanto ti voglio bene. Se hai fame ti ho preso gli omogeneizzati.”
“Buoni!”

martedì 4 ottobre 2016

UE GIUA’
Ue Giuà, dove te v’è con la pistola in man?
Ue Giuà, dove te v’è con la pistola in man?
Sunt dree a sparà alla mia mieè, fasea la troia con un villàn 
Sunt dree a sparà alla mia mieè, fasea la troia con un villàn (un brut villan)
Ue Giuà, g’ho sentì un rebelott, l’hai borlada giò
Ue Giuà, g’ho sentì un rebelott, l’hai borlada giò
Amór e gelosia il si fan sempre la compagniia
Amór e gelosia il si fan sempre la compagniia
Ue Giuà, e mò dove te vè col passaport in man?
Ue Giuà, e mò dove te vè col passaport in man?
Vo giò dai terùn, a cercar la libertà
Vo giò dai terùn, a cercar la libertà

sabato 1 ottobre 2016

BEA

“Ciao Luca, sono il veterinario. Allora, è tornata la gatta?”
“Eh no. Ho paura che è proprio andata, ormai è passato più di un mese. Tanti falsi allarmi ma sembra svanita nel nulla. Non ci posso credere.”
“Non ti preoccupare vedrai che prima o poi tornerà, magari anche solo per un saluto. I gatti sono fatti così, il loro amore è imprevedibile.”
“Speriamo, io la aspetto.”
“Nel frattempo te ne porto io un’altra! Ne ho qui una proprio giusta per te, è bellissima!”
“Ah sì? E se tornasse More?”
“Al massimo ne avrai due, doppia felicità Vedrai questa, è un incrocio tra un europeo e una di razza norvegese. Te la porto stasera, tu ci sei in casa?”
“Sì ma… è già svezzata?”
“Tranquillo. Ha solo 50 giorni mesi di vita ma è già svezzata, sverminata e usa la lettiera. Ti mando la foto su Whatsapp, ti accorgerai quanto è bella! A stasera allora, te la porto io direttamente a casa. Tu aspetta.”

Come sei piccolina Bea. Non ti aspettavo ma come potevo non accoglierti? Appena arrivata subito dopo ti sei addormentata stravolta sul divano, senza nemmeno mangiare. Sei una trovatella abbandonata presto dalla mamma e che cercava un posto nel mondo.
Benvenuta nella tua nuova casa allora, stai con me.