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venerdì 15 maggio 2020

“SIGNORINA!”
Bei tempi allora quando ero giovane e avevo tutti i capelli, mica la coccia pelata che ho adesso.
Li portavo belli lunghi e lasciavo sventolare libera la mia bandiera. Erano gli anni ‘70, l’era dei “capelloni”, dei barboni da Che Guevara, il pelo incolto e ribelle.
Adesso non ci son più? Finché li ho avuti me li son goduti.
C’era un unico problema e accadeva la sera, quando salivo sulla affollatissima 45, la tuella che mi riportava a casa e mi districavo tra porc e putt pur di potere scendere alla fermata giusta, usando il mio zaino come un trattore apripista.
Ero io, il feroce capellone che tra Permesso, Scusi, Devo scendere mi facevo largo in quella bolgia. Altro che Distanziamento Sociale, ahahahah, allora eravamo tutti all’ammasso e il Forlanini era scuola di vita.
Oppure capitava che mi lasciassi cullare come una ameba in quella grande medusa fluttuante di corpi. E spesso capitava alle mie spalle che qualcuno, ingannato dai miei lunghi capelli, mi dicesse “Signorina, mi fa passare?”. Mi voltavo con sguardo truce e quello, portandosi la mano alla bocca, sussurrava “oh, scusi!”.
Non ho mai capito se dicevano la verità o mi prendevano per il culo.
(nell'immagine, la foto della mia prima carta di identità, il Tartaro a 16 anni)


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