QUEL GIORNO CHE IGGY POP MI PARLO’
Era
una belva che saltellava urlando, un animale da palcoscenico, un punk
quando ancora di punk non si parlava, un drogato ribelle a torso
nudo. Insomma, per essere chiari a 17 anni era il mio dio.
Quella
sera però, al concerto nel Palalido di Milano, Iggy Pop era
palesemente stanco, e chi lo sa perché, forse era a fine tournèe.
L’avevo visto due anni prima in una serata di fuoco e ai tempi
aveva più energia di una bomba. Ma quella volta no, ripeteva le sue
canzoni un po’ svaccato, senza più l’antico guizzo. Vabbè, una
serata storta capita a tutti.
Ma
dentro anche se stanco era rimasto il solito, che se fregava di
tutto. A fine concerto si avvicinò al microfono e iniziò a parlarci
dentro. In americano stretto. Non si capiva una mazza. E noi 8000
giovani italioti stavamo ad ascoltarlo deferenti, cercando di capire
qualcosa.
Dopo
un minuto un brusìo iniziò a diffondersi nel pubblico come un’onda.
I più acuti avevano capito cosa stava dicendo. Parolacce. Ci stava
insultando! Pesantemente anche. Da solo contro tutto uno stadio,
tranquillo come se stesse leggendo un articolo ma inesorabile. “You…
fuckin’ bastards… assholes… bitches...” etc.
A
poco a poco tutti i ragazzotti iniziarono a rispondergli a tono. Nel
giro di pochi secondi tutto il palazzetto era in fiamme. Tutti
urlavano la loro rabbia con insulti irriferibili. Io stesso mi
lasciai trascinare e gridai parole che ehm non ricordo, ma che di
solito non dico :) .
Gli 8000 facevano a gara a chi urlava di più,
il tetto del Palalido non venne giù per miracolo. Era un delirio,
per un minuto ho provato la vera follia sciamanica, la tempesta
collettiva. Era bellissimo. Quando oggi mi capita di vedere i concerti molto
preparati degli idoli dei giovani, li trovo sempre molto
diversi.
Imparai
allora che non bisogna mai sottovalutare un artista, Iggy aveva
raggiunto il suo massimo risultato con il minimo sforzo. Quel figlio
di androcchia ci aveva in pugno.
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