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venerdì 8 maggio 2020

L'UOMO MOSE'

L’ultimo libro di Sigmund Freud, “L’uomo Mosè e la religione monoteista”, fu pubblicato nel 1939 pochi mesi prima della sua morte ed è una analisi storica effettuata con gli strumenti della Psicoanalisi sulla figura di Mose. Allo stesso modo Freud si era cimentato in passato con l’analisi di personaggi storici quali Leonardo da Vinci e Johann Wolfgang von Goethe. Freud del resto è noto come fosse affascinato dalla figura di Mosè a cui aveva dedicato altri scritti ritenendolo, non a torto, uno dei fondatori della civiltà occidentale (non solo dell’Ebraismo) e una delle persone più importanti mai esistite. Nel saggio, Freud espone l’ipotesi che Mosè fosse un egiziano seguace del culto monoteistico di Akhenaton. In seguito alla persecuzione del culto dopo la morte del faraone, avrebbe radunato i fedeli superstiti conducendoli verso una terra promessa dove professare liberamente il proprio credo, usando le sue indubbie doti per rafforzare il culto monoteistico e fondando così l’Ebraismo.

L'ipotesi, priva di trascendenza, è stata duramente contestata dagli ebrei stessi (e te pareva, guai a toccarli, anche se è un ebreo stesso). 
Mi ha però sempre commosso vedere come una persona di indubbio valore come Freud si identificasse in una delle 10 persone più importanti della cultura occidentale.
Freud volava alto.


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