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sabato 23 maggio 2020


LA PAURA PIU’ PROFONDA

I neonati ho notato che hanno paura di una cosa, rimanere fermi. Scriveva Chatwin che in fondo è logico, se nella savana sei fermo, indifeso e solo significa diventare presto il pasto di qualcuno. Solo questione di tempo. Presto, qualcuno mi venga a prendere.

E di solito gli adulti cosa fanno quando sentono un infante strillare? Senza pensarci lo tirano su, lo rassicurano e lo cullano. Cantano una ninnananna, portandoselo avanti e indietro nella stanza.
Perché il movimento è vita e questo lo sanno sia adulti che piccini. Vuol dire che non sei solo, che c’è qualcuno che pensa a te e ti difende.

Non siamo nati per stare fermi. Ogni tanto ci può stare ma in generale no, stare fermi immobili non è letteralmente nel nostro DNA. Una quarantena può essere imposta per un po’, poi dopo l’essere umano esplode.
I nostri antenati camminavano tantissimo e portavano con sé i loro piccoli. E il pianto dei neonati diventa una prova che agli inizi dei tempi l’essere umano era nomade, non stanziale.

Ma se un neonato rimane troppo solo allora che succede, continua a strillare? No, accade una cosa strana: si ammutolisce. Ed è comprensibile, così non segnala ai “cattivi” nelle vicinanze, che si aggirano affamati, di essere solo.
In certe nursery e negli orfanotrofi c’è un silenzio tombale, impressionante. Guai se un neonato sveglio e rimasto solo rimane anche zitto. Sta vivendo una paura profonda.

Tirate su i bambini se piangono, non lasciateli fermi, non lasciateli soli. Neanche quando sono adulti, mi verrebbe da dire.

C’è una malattia che conduce all’immobilità, la sclerosi multipla. Non è dolorosa o deformante o mortale, eppure la gente comune è terrorizzata da essa. Come mai, mi sono chiesto?
Per l’immobilità a cui conduce, mi sono risposto. Una immobilità che richiama la paura più profonda, quella a cui non si può resistere. Molti si lasciano andare e non dicono più niente. Aspettano… qualcuno che li venga a prendere. Come è difficile contrastare questo sentimento.



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