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mercoledì 27 maggio 2020



IL BULLO A SCUOLA
“Aspetta, prima di andare avanti, vorrei dire due parole su quel bullo. Ne sento il bisogno. E’ sin troppo facile in questa scuola vederlo come il grande cattivo.”
“Come mai ti interessa così tanto?”
“Voglio capire, trovare l’origine del male.”
“Non c’è niente da capire e oramai è tardi. E’ stato cacciato e devi accettarlo, ci sono persone nate cattive. Per quel bulletto arrogante era solo questione di tempo.”
“Ti dò ragione al 100% guarda. Però dopo aver sentito tutto, lasciami dire anche il contrario di tutto. Quel ragazzo aveva un cattivo rapporto col padre che...”
“Alt, ancora lì siamo? Al poverino, chissà cosa ha passato. Ho capito cosa vuoi, tu vuoi trovargli delle attenuanti. No mi dispiace, ha sbagliato e paga. Una volta tanto che abbiamo un colpevole sicuro lo lasciamo impunito?"
“No, io questo lo accetto. Lo ripeto, sto solo cercando di capire. Facciamo una simulazione, dammi questa soddisfazione. Chiamiamola “come creare un ribelle”. Una sorta di videogame. Non partiamo da lui, ma dalla famiglia, dal padre. Avrà avuto una importanza formativa su di lui, no? Cosa sappiamo?”
“Va bene, giochiamo. In città il padre è un noto professionista. Al bullo non era mancato nulla nella vita. Viveva in mezzo agli agi, con le meglio opportunità e un futuro spianato.”
“E il ragazzo era d’accordo sul suo futuro?”
“Cosa fai, mi prendi in giro? Viviamo in una società dove se un figlio fa lo stesso lavoro del padre è considerato un pappamolla, uno zerbinotto. Ma il ragazzo poteva scegliere, era libero, suo padre non era così scemo.”
“Sempre però con la spada di Damocle sopra la testa, la pressione di dover essere il migliore.”
“Di questo dobbiamo fare una colpa alla famiglia? Se ragioniamo in questo modo nessuno è più responsabile. No, non ci sto.”
“Sta di fatto che il ragazzo si ribellò a questa pressione. Imparò presto che “andare male a scuola” era la cosa che più dispiaceva al padre e si applicava con puntiglio.”
“Deficiente. Ho visto il suo fascicolo, usava la sua intelligenza per escogitare nuovi guai. E’ stato un trattore nell’autodistruzione, ha accumulato 170 giorni di assenze ingiustificate su 200. Altro che bocciatura, un calcio in culo e sbatterlo fuori subito. Quelli sono pesi che rallentano tutti.”
“Dolorosa e vecchia storia questa, cosa fare con un figlio così. Lasciarlo libero? Insistere? Tenere duro? Provare delle alternative? Ogni padre si interroga nella notte e si chiede dove ha sbagliato. Eppure aveva cercato di fare del suo meglio e gli aveva dato tutto quello che era mancato a lui e che da giovane l’aveva umiliato.”
“Continuiamo in questa simulazione, visto che ti diverte. Dove è stato secondo te l’errore con quel bullo?”
“Con certezza non lo sa nessuno ma secondo me mettergli pressione addosso con il senno di poi è stato un grave errore. Gli adolescenti amano la libertà più della vita. Condizioni troppo favorevoli non sono favorevoli agli esseri umani.”
“Come è difficile educare.”


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