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domenica 8 marzo 2020

PAURA! FUGA DA MILANO

Io sono di Milano. Ci sono nato e cresciuto e ho notato spesso che è una città con un basso livello di xenofobia (intendiamoci, sporadici episodi di intolleranza ci sono stati anche qui, ma niente se paragonati ad altrove) e una coesione sociale più alta di quello che ti aspetti, “siamo tutti sulla stessa barca”. Il foresto, se ha voglia di lavorare e mantiene un atteggiamento decoroso ( = borghese) si integra piuttosto rapidamente. Più che in altre città italiane ho notato, dove anche dopo 30anni sei guardato con diffidenza.

Orbene, il fugone generale di ieri sera in Stazione Centrale di chi temeva di rimanere in Lombardia in caso di blocco ammetto che mi ha divertito, stupito, amareggiato. Mi sembravano inizialmente simili ai topi che abbandonano la nave che sta affondando. Frotte di persone partite senza biglietto e disposte a pagare la multa pur di andarsene.
Non me la sentivo comunque di biasimarli, avevano paura e stavano pensando di salvaguardare se stessi e le loro famiglie (l’intenzione era quella, se poi abbiano amplificato il pasticcio non starà a me dirlo, non è il mio campo).

Però mentre li vedevo scappare ho anche pensato: NON E’ VERO CHE SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA, che siamo tutti uguali, che in caso di bisogno ci aiuteremo l’un l’altro. Questo virus ha avuto almeno il merito di scardinare falsi equilibri.
Quelle che pensavo superabili differenze sono emerse imperiose alle prime difficoltà. Ammetto che ho anche pensato “ingrati, scappano e ci lasciano soli” ma è stato solo un rapido pensiero. Quelli che restano sono più di quelli che scappano.
Cosa volete che vi dica d’altro? Non è il caso di parlarne ancora. Lezione imparata. Spero solo che, quando torneranno indietro, ci si ricordi di loro e di cosa han fatto quando avevano paura.


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