NE HAI BEN DONDE
“Io
mi sento così una chiavica a volte.”
“Ne
hai ben donde.”
“E’
sempre un piacere parlare con te, caro amico. Uno si sente
rinfrancato.”
“No,
intendevo dire che nelle tue condizioni anch’io mi sentirei così.”
“Faccio
davvero tanta pena, eh?”
“Beh,
un po’.”
“Ah.”
“Sai
cosa fa più impressione?”
“Spara.”
“Fai
paura. Si vede che come malato arranchi e fai fatica, una gran fatica
e uno ha paura di vederti cadere e sfracellare da un momento
all’altro.”
“Io
in quei momenti penso solo a me stesso. Stamane quando son caduto
nella doccia c’è stato un momento che mi son sentito quasi perso.”
“Io
ammiro la tua determinazione, tu non ti arrendi alla sclerosi
multipla e io lo so, ma onestamente fai paura.”
“Beh,
tenete lontani i bambini.”
“Ma
non devi buttarti giù! Pensa alle cose che hai, guarda il bicchiere
mezzo pieno.”
“Sì,
di aceto. Allontana da me questo calice.”
“Non
sei messo male. Hai un tetto sopra la testa, un lavoro
gratificante...”
“Che
rende poco.”
“Una
donna che ti vuol bene!”
“Ma
lontana. A noi timidi internet ha dato il colpo di grazia.”
“E
il caffè che adesso preparo. Non sei messo male ti assicuro, anche
se tu in questo momento non riesci a vedere oltre la malattia. Però
io sì e vedo nel futuro qualcosa di bello.”
“Sicuro?
Per me sarà un futuro d’inferno.”
“Te
lo ripeto: non fermarti alla malattia. Comunque ne riparliamo tra un
po’. Quante zollette?”
“Una
grazie. Grazie. Un po’ di dolcezza dopo tante amarezze.”
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