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mercoledì 31 ottobre 2018


IL MIO ANGOLETTO DE PAURA

Il mio davanzale di Halloween con candela e zucca piena di dolciumi, raggiungibile stanotte da manine vogliose. 
C'è un dolcino anche per te 





UNA FESTA CATTOLICA
Nella migliore tradizione della religione cattolica, che sin dai primi secoli integrava in sè feste e vari costumi pagani, proviamo a immaginare allora come potrebbero essere gli addobbi.
Scoperta: sangue, morti e horror vari! C'è solo l'imbarazzo della scelta. A noi non ci batte nessuno. 

E se qualcuno storce il naso, ricordiamogli che dalle nostre parti erano già diffusi i dolcetti per le feste dei morti (il mio panettiere a novembre vendeva gli "ossi", dolci molto croccanti).
Forza bambini, venite! E questa notte passate di casa in casa cantando "Mors tua, vita mea"!


martedì 30 ottobre 2018


LA PRINCIPESSA TRISTE

Non conosciamo nemmeno il suo nome, Chatwin ci racconta come fosse una delle principesse che vivevano più di mille anni fa nel palazzo di Wu Ti, l’Imperatore della Cina. Sappiamo che doveva essere bellissima e che sapeva leggere e scrivere (cosa rara a quei tempi). Aveva ricevuto una educazione di corte, molto raffinata, e un giorno sarebbe stata destinata all’Imperatore.

Ma a 15 anni, per ragioni di stato, dovette sposare l’anziano re di una tribù selvaggia del nord. Tutto le era estraneo di quel popolo, dalla lingua ai costumi, nessuno di loro sapeva leggere e scrivere. Suo marito aveva un passato glorioso, ma per la sposa era solo un vecchio decrepito con cui poteva tutt’al più bere una coppa di vino.
Alla fine lei viveva confinata nella sua tenda. Insistette molto per avere almeno da scrivere e alla fine, per soddisfare la sua bizzarria, le consegnarono un foglio e una penna.

Cosa poteva scrivere la sua vita su un solo foglio? Compose una poesia per descrivere la sua condizione di donna, parole di dolore che hanno attraversato i secoli

Una tenda è la mia casa,
di feltro sono i miei muri;
carne cruda il mio cibo
e latte di giumenta la mia bevanda.
Pensando sempre alla mia terra,
il cuore mi si rattrista.
Oh, fossi una cicogna gialla
e potessi volare a casa mia!





lunedì 29 ottobre 2018


Z

I genitori educano
I nonni viziano 
Ma sono gli zii che insegnano a divertirsi (nel bene e nel male).



domenica 28 ottobre 2018


ARTE NATURALE

“Quando ero bambino e passavo dei pomeriggi da solo in campagna, facevo un gioco tutto mio. Mi sdraiavo sull’erba, chiudevo gli occhi e ascoltavo.”
“Cosa?”
“Tutto, non avevo preclusioni. Ero in un posto dove il silenzio era assoluto.”
“Beato te. In città non si potrebbe fare.”
“All’inizio sentivo solo le vocine stridule dei vari insetti, poi man mano ascoltavo lo zampettare delle formiche sul terreno e alla fine riuscivo a sentire il rumore dell’erba che cresceva.”
“Non ti credo, immaginavi tutto. Avevi già una bella fantasia.”
“Bisogna essere bambini per sentirlo, da grande non ci sono più riuscito.”
“E che rumore fa l’erba che cresce?”
“Molto simile ad un fuoco che crepita, unito ad un suono basso bmmmmm… era l’energia della terra che veniva fuori.”
“Detta così sembra che eri diventato tutt’uno con la natura che ti circondava.”
“Non credere, conservavo la mia individualità. Un giorno mi sembrò di sentire dei passi pesanti, come se elefanti si stessero avvicinando. Aprii gli occhi per vedere da dove arrivavano e mi alzai. Sembrava tutto così reale!”
“E li hai visti? Erano scappati dallo zoo?”
“No, non c’erano elefanti, ero solo nel prato. Mi resi improvvisamente conto che con le orecchie ero riuscito a udire il battito del cuore, lo avevo scambiato per un elefante che camminava!”
“Ti sarai spaventato. Quanti anni avevi?”
“Penso 10 o 11. Mi misi a ridere e mi ributtai sull’erba. All’epoca facevo un altro gioco, guardavo la forma delle nuvole e immaginavo cosa potevano essere.”
“Lo abbiamo fatto un poco tutti. Mi sembra fosse Leonardo da Vinci che lo consigliava ai giovani pittori, serviva a stimolare la fantasia. Tu che ci vedevi?”
“Oh un sacco di cose tipiche dell’età. Facce, il fumo di scappamento delle macchine, qualche animale. Una volta vidi nettamente un lupo, ma durò solo qualche istante. Era un teatro in continuo mutamento. Presto arrivava sera.”
“Dai, giovane sognatore, è ora di tornare a casa.”
“E proprio lì iniziava il bello. Tornando a casa notavo sempre dei sassi dalle forme o colori strani e li raccoglievo. Un giorno trovai un ramo che mi sembrò molto bello, non mi ricordo più perché ma so che lo conservai molto tempo insieme ai sassi.”
“Ho letto di uno scultore che in Francia realizzava cose simili. Raccoglieva ed esponeva dei rami trovati nel bosco come opere d’arte sue. Asseriva che erano proprio sue perché per primo ne aveva intuito la bellezza. So anche che vendendole ci faceva dei bei soldi.”
“Ah che bravo, io mi sono sempre chiesto a cosa potevano servire quei miei pomeriggi. Erano piacevoli ma in fondo inutili, come scoprire un volto sulla corteccia di un albero. Una foglia o un sasso mi suggerivano il concetto della bellezza, anche se all’epoca non ne sapevo niente.”
“Forse allora già da bambino eri alla ricerca del tuo Paradiso Perduto, lo ricercavi nelle nuvole, nell’arte naturale. Gli studiosi dicono che qualcosa di simile succedeva anche nella Preistoria. Forse quella che noi oggi chiamiamo Arte è nata proprio da lì.”
“Ah sì? Quante cose che si scoprono. Io mi sono sempre un po’ vergognato di queste mie fantasticherie.”
“Non dovresti: spesso si sono trovate nei siti preistorici, accanto a lance, ossa e armi, anche dei sassi dalle forme insolite, quasi giocattoli. L’essere umano anima con la fantasia bambole e giochi e all’epoca la Natura doveva offrirne parecchi di stimoli.”
“Chissà come si divertivano!”

(precisazione sull'immagine: un burlone inserì questa incisione vistosamente falsa nel settore "Arte Preistorica" del British Museum. Nessuno se ne accorse. Dopo circa un mese un visitatore impietosito avvertì i guardiani del museo che gli avevano tirato uno scherzo :) )

giovedì 25 ottobre 2018


COME CAZZO SI FA?

“Ciao Zajon, quanti anni hai?”
“Io ho 15 anni e sono venuto da Albania due anni fa. Il mio gommone aveva due motori, sulle onde correva come vento.”
“E ti sei messo nei guai se se qui al tribunale minorile. Ma perché sei venuto in Italia?”
“Per fare soldi.”
“Ah, sei venuto qui per lavorare.”
“No, per fare soldi.”
“...viva la sincerità. Non sorprenderà nessuno se nella tua smania di fare soldi hai rubato.”
“Signor Giudice, io vedo, io prendo.”
“Senti, nel tuo fascicolo c’è un episodio che non mi spiego. Dopo che i Carabinieri ti hanno preso e portato in una Comunità per ragazzi stranieri, tu sei riuscito lo stesso a fuggire...”
“Ho scavalcato il muro e me ne sono andato. Nessuno ferma Zajon.”
“Non ne dubito, qui però c’è anche scritto che ti sei recato di notte in una Stazione, sei salito su un treno, l’hai messo in moto e te ne stavi per andare via. Come caz...come si fa a rubare un treno?”
“Zajon ama treni.”
“Amare non vuol dire rubare, un giorno imparerai. E quando uscirai, cosa farai?”
“Zajon arrivato in gommone, ma torna in Mercedes!”


martedì 23 ottobre 2018


HANNO VINTO LORO

Quando negli anni ‘70 avevo 15 anni il mondo dei “ggiovani” in Italia era nettamente spaccato in due.

Da un lato c’erano quelli che pensavano a divertirsi, che si recavano in discoteca, si sballavano magari con l’alcool, stavano molto attenti al look, superficialotti e di destra, Febbre del Sabato Sera etc.
Dall’altra parte c’erano quelli impegnati, che partecipavano ad assemblee culturali e dibattiti politici, si sballavano con la droga, trasandati e che parlavano sempre, zecche di sinistra, cantautori etc.

L’ho fatta breve e ho semplificato ma chi era giovane negli anni ‘70 sa di cosa sto parlando. La divisione era netta: o stavi di qua o di là (io ero nel gruppo “zecche” per la cronaca). I due gruppi bene o male si equivalevano, con una leggera prevalenza per il secondo. Erano anni di piombo, prendere posizione era inevitabile.

Poi con gli anni ‘80 arrivò il “riflusso” e il disimpegno. Si pensava durasse qualche anno e invece non finiva mai. Superficialità e consumismo presero sempre più piede, la politica divenne una cosa sporca e la cultura pallosa, da evitare come la peste. Il divertimento e il piacere puro presero sempre più spazio, in tv le pubblicità si adeguarono, la musica cambiò. Presero piede personaggi stupefacenti se me l’avessero detto allora (penso solo a Berlusconi e compagnia bella).

Oggi certo alcune “isole felici” resistono, ma in generale anche su internet noto uno smignottame trash e una arroganza economica che non mi appartengono, esagerare e vantarsi alle feste pare un obbligo, socialmente puttane e gangster se non sono diventati i nuovi miti poco ci manca.
“Hanno vinto loro -penso amaramente quando vado in giro e mi guardo intorno-, in questa battaglia hanno vinto loro”



sabato 20 ottobre 2018


IL MIO PENSIERO SUL CASO DI STEFANO CUCCHI

Premetto che sul caso di Stefano Cucchi, morto in carcere in seguito al pestaggio delle guardie, so quello che sanno tutti. Non ho particolari rivelazioni ma solo considerazioni generali.

In questa vicenda ci sono degli elementi che mi stonano, fortemente mi stonano. La storia del PESTAGGIO per esempio non mi ha mai convinto.

L’accanimento delle guardie sul suo corpo, che hanno provocato nel ragazzo già debilitato quelle gravissime lesioni che lo porteranno alla morte, è stato a parere mio condotto con una tale ferocia (i resoconti fanno rabbrividire) che non si può parlare di un semplice pestaggio per “dargli una lezione”, come purtroppo avviene spesso in quei contesti.

No. Qui si è andato oltre agli “usuali” maltrattamenti, Cucchi doveva pagarla per qualche cosa. E più che di pestaggio io parlerei allora di “spedizione punitiva”. Un REGOLAMENTO DI CONTI Cucchi doveva subire una punizione esemplare grave, che facesse da monito.

Cosa mai aveva combinato? Non ne ho idea ma ad occhio niente di lecito, che forse coinvolgeva altre persone nella struttura. Per inciso ciò spiegherebbe anche l’OMERTA’ da sottobosco che circonda come una nebbia cattiva tutta questa storia: non solo le guardie ma anche il personale sanitario (vergogna) e lo stesso Cucchi hanno minimizzato e sviato l’episodio. C’è qualcosa di non-detto all’origine di tutta questa storia. Ripeto, sono opinioni personali.

Non mi stupirei insomma se un domani emergessero tra gli altri protagonisti della vicenda e Stefano Cucchi dei legami poco simpatici.



Tanto lo spread mica ce lo abbassa. Ritenta!

giovedì 18 ottobre 2018


TRA UN MILIONE DI ANNI

Gli esseri umani e il mondo come lo conosciamo non ci saranno più. Saremo dimenticati tutti. “Nemmeno un grido risuonerà”, come canta Guccini.
E un bel giorno, notando un pianeta vuoto, arriveranno degli alieni da una stella lontana. Incuriositi dal passato di questo pianeta non solo lo colonizzeranno, ma scaveranno scaveranno. E come noi oggi troviamo gli scheletri dei dinosauri, loro chissà cosa troveranno.

Gli archeologi del futuro esamineranno gli scheletri di cavalli e zebre, li troveranno quasi uguali e si chiederanno cosa mai avevano di tanto diverso tra di loro.
Anche un bambino oggi potrebbe rispondere a questa domanda, hanno la pelle diversa tra loro. Non potevano stare insieme!

Ma perché far pensare agli alieni che eravamo razzisti? Che al posto della stessa biologia guardavamo al colore della pelle? Meglio se manterranno i loro dilemmi, meglio se avranno di noi una idea romantica, di una età dell’oro senza conflitti e piena di pace.



mercoledì 17 ottobre 2018


BRUTTA STRONZA

Brutta stronza…non è possibile che a metà ottobre sei ancora in giro a rompermi i coglioni…. vieni qui di notte a volare vicino a me… se ti becco… ma cazzo, c’è tutta una casa da esplorare e tu stai proprio a ronzare appresso al mio orecchio… giuro che te la faccio pagare… (schiàf!)… l’ho presa?… no, porca zozza… dove sei adesso? Dove sei?… sei uno spirito maligno… ti beccherò prima o poi...(schiàf!) ...non è possibile, siam quasi a novembre… la sento ronzare vicina ...è colpa di questo caldo del cazzo...e se mi lasciassi succhiare il sangue una volta così mi lascia stare? ….brutta bastarda… Son tutte morte tranne te, a me doveva capitare la zanzara mutante… eccola, si sta avvicinando…. La sento, la sento stai fermo…. (schiàf!)… sei piccola ma cattiva… però son più bastardo io… domani prendo il DDT… dove sei maledetta? Vuoi il sangue da me?



domenica 14 ottobre 2018


IL LIVELLO DI DIGNITA’

“Gianni, ma cosa è successo?”
“Oh ciao Luca, grazie che sei venuto a trovarmi qui in ospedale. Ma niente, l’altra sera ho avuto un… un piccolo infartino.”
“Ma come, porcatroia, un infarto? Allora è vero quello che mi aveva detto al telefono tua moglie. Ma tu hai solo 55 anni!”
“E’ successo tutto giovedì sera. Avevo appena finito tennis, ero rientrato e stavo mangiando ma avevo sempre più la percezione di un dolore che non era il solito della digestione, quando qualcosa rimane sullo stomaco.”
“Avrai chiamato l’ospedale subito.”
“Sì e fortunatamente c’era un posto nel più vicino, dopo un quarto d’ora ero già sotto i ferri. I medici dicono che la tempestività dell’intervento ha evitato danni permanenti. Ora mi aspetta una settimana di osservazioni e analisi varie, poi tornerò a casa.”
“Meno male. Bravo Gianni, sei un grande. Saggiamente hai ascoltato il tuo corpo.”
“Avevo un forte dolore al petto e il mio unico pensiero era: mi passi in fretta questo dolore. Non dico fossi tranquillo, però non ho mai avuto il senso della morte imminente.”
“Bella signora, eh?”
“Non l’ho vista! Non ho mai percepito il pericolo della morte. Del resto non ho mai perso conoscenza e i medici hanno sempre passato messaggi positivi.”
“Meglio così, meglio così.”
“L’unico è che.:: non posso scendere dal letto. E sai una cosa? Ho ripensato più volte alle tue parole di questa estate sul “livello di dignità” che scende.”
“Ci si adatta a tutto, Gianni. Tu poi ti riprenderai alla svelta. Un brutto sogno.”
“Forse per un po’ la dignità è meglio se la metto da parte.”
”Sì, in certi casi è un ingombro, dipendere dagli altri più del solito è uno di questi. Comunque hai la fede che ti conforta e una moglie vicina che ti vuol bene, due cose importanti. Ti dico un mio pensiero?”
“Dimmi, Luca.”
“Quando ieri l’ho sentita mi sbaglierò, ma dalla sua voce al telefono non mi è sembrata così dispiaciuta di averti lì, una volta tanto fermo, al riposo e al sicuro. Anzi. Lascia che gli altri si prendano cura di te per una volta. Lei per prima.”
“Io ho un lavoro che mi porta ogni settimana per mezza Italia, lo sai.”
“Forse è un segno del destino. Per un po’ basta far lo zingaro. Forza, Gianni.”
“Grazie Luca. Ma anche tu ne hai bisogno.”



giovedì 11 ottobre 2018


NON CHIEDERE OLTRE

“Stanotte, mio fedele scudiero, ho fatto uno strano sogno.”
“Ben svegliato, generale Annibale, ma di che parli? Nulla può impensierirci, sei alla testa di un grande esercito e stiamo andando a conquistare la città di Roma. La giornata è splendida e siamo forti.”
“E’ veramente così grande e invincibile il nostro esercito?”
“Ma generale...sai che abbiamo anche 37 elefanti nelle nostre file. Nessuno potrà contrastarli. L’Italia è nostra.”
“La tua fiducia mi fa bene, Tikrit, mi fa molto bene. Sei come quel giovane dio che ho sognato stanotte.”
“Davvero? Sei un privilegiato, generale Annibale, ma tutti noi lo sappiamo già. Solo ai prediletti dagli dei è concesso di fare questi sogni. Sicuramente questo giovane dio ti era stato inviato da Giove. Che diceva?”
“Nulla. Senza parole nel sogno ha fatto cenno di seguirlo e io ho obbedito, non guardavo nemmeno dove mettevo i piedi. La mia fiducia era totale. Sentivo che quel giovane luminoso mi stava indicando un futuro straordinario. Solo che tu sai, io sono sempre sospettoso di tutto.”
“Non dire così, generale. Vuoi….vuoi solo mantenere il controllo ed evitare imprevisti.”
“Sarà, caro Tikrit. Ma nel sogno mi voltai indietro per guardare la strada e vidi un enorme serpente seguito da un fragoroso temporale. E quando il lampo illuminò tutta l’orrenda bestia ammetto che ho provato timore.”
“Come quel grande serpente che abbiamo ucciso una settimana fa sulla riva del fiume.”
“Però io ero dubbioso sulla sua natura e chiesi al giovane dio cosa fosse quella mostruosa creatura. Lui parlò per la prima e unica volta, dicendo che quel serpente era la devastazione dell’Italia che mi sarei lasciato dietro.”
“Che gioia, generale, che sogno meraviglioso! Anche gli dei ci indicano la vittoria su Roma e la sua distruzione!”
“Il giovane dio però aggiunse risoluto di non fare altre domande, lasciando che il mio destino non fosse svelato. Il futuro è allora un mistero conosciuto solo dagli dei? O ancora non è stato scritto perché dipende da ciò che faremo?”
“E chi lo sa, generale.”
“A volte, caro Tikrit, mi chiedo quanto mi costerà tutta questa guerra e a cosa porterà... ma forse alla fine ha ragione il sogno. Che il futuro sia scritto o no non ha importanza. Nella vita bisogna comunque continuare a battersi e lottare ogni giorno, senza perdere tempo in domande inutili. Forza, usciamo.”


lunedì 8 ottobre 2018


NE HAI BEN DONDE

“Io mi sento così una chiavica a volte.”
“Ne hai ben donde.”
“E’ sempre un piacere parlare con te, caro amico. Uno si sente rinfrancato.”
“No, intendevo dire che nelle tue condizioni anch’io mi sentirei così.”
“Faccio davvero tanta pena, eh?”
“Beh, un po’.”
“Ah.”
“Sai cosa fa più impressione?”
“Spara.”
“Fai paura. Si vede che come malato arranchi e fai fatica, una gran fatica e uno ha paura di vederti cadere e sfracellare da un momento all’altro.”
“Io in quei momenti penso solo a me stesso. Stamane quando son caduto nella doccia c’è stato un momento che mi son sentito quasi perso.”
“Io ammiro la tua determinazione, tu non ti arrendi alla sclerosi multipla e io lo so, ma onestamente fai paura.”
“Beh, tenete lontani i bambini.”
“Ma non devi buttarti giù! Pensa alle cose che hai, guarda il bicchiere mezzo pieno.”
“Sì, di aceto. Allontana da me questo calice.”
“Non sei messo male. Hai un tetto sopra la testa, un lavoro gratificante...”
“Che rende poco.”
“Una donna che ti vuol bene!”
“Ma lontana. A noi timidi internet ha dato il colpo di grazia.”
“E il caffè che adesso preparo. Non sei messo male ti assicuro, anche se tu in questo momento non riesci a vedere oltre la malattia. Però io sì e vedo nel futuro qualcosa di bello.”
“Sicuro? Per me sarà un futuro d’inferno.”
“Te lo ripeto: non fermarti alla malattia. Comunque ne riparliamo tra un po’. Quante zollette?”
“Una grazie. Grazie. Un po’ di dolcezza dopo tante amarezze.”


domenica 7 ottobre 2018

Puoi amare tante persone, ma puoi essere innamorato di una persona sola, quella a cui stai pensando adesso


giovedì 4 ottobre 2018


UNA STORIA GOTICA E TERRIFICANTE

“Raccontami una storia di paura dai, sono stufo delle solite favolette sdolcinate.”
“Forse ne ho una… la raccontava mio zio per mettermi paura, non penso di avertela mai detta.”
“Non pensare di spaventarmi. Di che parla?”
“Del fratello di un re, un ragazzo che si era stufato della vita di corte e aveva deciso di viaggiare nel mondo. Durante il suo ultimo viaggio capitò quasi per caso in un paesello sconosciuto e lì visse una esperienza favolosa.”
“Ma non era una storia di paura? Non mi sembra niente di particolare.”
“Aspetta. Appena gli abitanti del villaggio lo videro arrivare gli corsero incontro facendo una gran festa. Era il primo viandante che capitava da loro dopo tantissimo tempo e venne servito e riverito.”
“Doveva essere proprio isolato quel paesello.”
“Quasi sconosciuto. Le feste durarono tre giorni e tre notti di fila. Ci furono banchetti e brindisi, tutti volevano conoscerlo. Ma dopo tre giorni...”
“Ahia.”
“Niente di eclatante. Un po’ a malincuore il giovane viandante scelse di ripartire e continuare a viaggiare. Gli abitanti del paese vennero a salutarlo in lacrime, lui salutò tutti e si incamminò nella strada che usciva dal villaggio. Solo che successe una disgrazia: alla fine di un ponte un grosso lupo nero balzò fuori dal bosco, lo azzannò e lo sbranò. Il povero ragazzo purtroppo fece una brutta fine e morì sotto le fauci del lupo. Fine.”
“Tutto qui?”
“Le stesse parole che dissi a mio zio, che a quel punto mi raccontò il seguito. Vuoi sentirlo?”
“Certo.”
“Tempo dopo arrivò nel paesello con il suo seguito il re, che era alla ricerca del fratello scomparso. Questa volta però non ci fu nessuna festa e gli abitanti si comportarono normalmente. Il re fece delle domande, tante domande, ma nessuno sembrava ricordarsi di suo fratello. Nessuno.”
“Strano.”
“Il re però non si fidava. Così una sera accolse nella sua tenda lo scemo del villaggio e lo fece ubriacare. Questi gli raccontò una verità terrificante.”
“Il fratello era stato ucciso?”
“Forse sarebbe stato meglio. Il matto rivelò che gli abitanti anni prima avevano stretto un patto col demonio: doveva costruire un ponte su un fiume pericoloso. Il diavolo accettò ma ad una condizione: non voleva soldi, ma il dominio sulla prima anima che transitasse sul ponte.”
“Il prezzo del demonio.”
“Che fu di parola e costruì effettivamente un ponte con travi sataniche e robuste. Solo che… nessuno voleva ovviamente attraversarlo per primo e così il ponte rimaneva inutilizzato. Avevano paura tutti di finire nell’inferno per l’eternità. Ecco perché furono così contenti quando videro il viandante entrare nel villaggio. Avevano trovato la loro anima da sacrificare.”
“Povero ragazzo.”
“Il re andò su tutte le furie nello scoprire che il suo innocente fratello era stato dannato. La sua vendetta fu terribile: incolpò gli abitanti di stregoneria, vennero tutti bruciati sul rogo e il villaggio stesso fu raso al suolo. Sulle sue ceneri fece spargere del sale perché non crescesse più nulla. Il ponte venne distrutto e al suo posto venne messa una lapide di pietra con su inciso “terribilis est locus iste”.
“Che vuol dire?”
“E’ latino, significa “terribile è questo luogo”. Un monito a stare lontani.”
“Che brutta storia. Non ci si può fidare proprio di nessuno.”
“Quando mio zio me la raccontava poi aggiungeva appunto questo: stai attento, nella vita sii cortese ma non fidarti. E soprattutto stai attento alle trappole con il miele, sono quelle che ti faranno più soffrire.”

martedì 2 ottobre 2018


INFORMAZIONI CHE DA RAGAZZO NEANCHE IMMAGINAVO SULLE DONNE

Da giovanotto ero ingenuotto sul mondo femminile, anche perché conoscevo poco l’argomento. Poi diventando più grande e con l’esperienza ho scoperto con fatica alcune informazioni che neanche immaginavo sulle donne e che mi sento di condividere con le nuove generazioni.
Fatene ciò che volete. Per le donne mi rendo conto che saranno banali come l’acqua calda ma portate pazienza: 
lo scritto è per gli ometti che si affacciano alla vita.
Allora, ricorda o giovine uomo, Luca nella sua vita sulle donne ha imparato che
:

1.Ogni donna ha subito qualche forma di molestia sessuale. Magari con te ne parlano poco, ma conoscono bene l’argomento e qualcuna ne è rimasta assai ferita. Se per esempio di notte tu passeggi solo e vedi un uomo, lo guardi con indifferenza. Molte donne invece appena incrociano uno sconosciuto provano paura e temono qualche violenza.

2.Se una ragazza parla male di sua madre (e capita spesso), tu non lo puoi fare. Perché? Perché no. Se poi decidi di giocare la carta “mia madre è migliore della tua”, magari per ampliare il discorso, stai sbagliando. Dai retta al vecchio, significa litigio sicuro.

3.Ogni donna passa attraverso frequenti e incomprensibili momenti di bassissima autostima e vulnerabilità. Davanti allo specchio spesso si denigreranno malgrado tutto e tutti, siate comprensivi e affettuosi.

4.quando incontrerai la sua migliore amica, tu non lo sai ma lei conosce già tutto di te (misure, prestazioni, durata etc). Mi raccomando non fate gli offesi, siate disinvolti.

5.Sono le donne a scegliere, un’arte sottile. Le più abili riescono anzi a convincerti che è stata una tua idea. Ci cascherete anche voi, non temete. Ripensandoci… a volte bisogna amaramente abbassare la testa e ammettere la propria sudditanza. I maschi talvolta non si rendono nemmeno conto dell’abilità altrui

6.le donne si fanno dei castelli in aria da paura, che gli uomini manco arrivano al pianterreno. Francamente non ho ancora capito da dove proviene questa abilità architettonica ma l’ho riscontrata troppe volte. Non spaventatevi e non temete, non sono pericolosi anche se talvolta si assiste alla interessante variante “portare rancore per la vita”. Tutto però potrebbe cambiare in un attimo e sorgerà in pochi istanti un nuovo, magnifico castello.

7. Alle donne piace pulire e vivere e lavorare n un ambiente pulito. Ma se lo dici la risposta è sempre "No, siete voi che siete sporchi". Tutti i torti non li hanno. In ogni caso se volete avere più successo con le donne vi dò un utilissimo suggerimento: lavatevi. Guardate che se ne accorgono subito, sono tutte dotate di ultra—vista e ultra-naso.

8.”Was will das weib?” (Cosa vuole la donna?) Alla vecchia domanda che si poneva Freud io ho risposto così, o giovane. La donna in fondo vuole le stesse cose che desidera un uomo: stare bene, fare una vita piena, avere belle esperienze etc. Obiettivi che verranno forse raggiunti con strade diverse ma fondamentalmente questi restano.

9.Il più grande peccato che si può fare con una donna è annoiarla. Potete trovarlo riduttivo ma se lo fate prima o poi sono corna assicurate. “Non perderti lo spettacolo di arte varia di un uomo innamorato di te” (Paolo Conte)

Questo è quanto ho imparato in più di 50 anni. Critiche e suggerimenti sono apprezzati, è un lavoro che non finisce mai.