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lunedì 13 marzo 2017

SARITA COLONIA

Sarita è un vezzeggiativo affettuoso, in spagnolo significa “piccola Sara”. E Sarita Colonia era una ragazza nata e vissuta a Lima, la capitale del Perù, morta molto giovane di malaria nel 1940 a soli 26 anni. Nei quartieri poveri di Lima però era famosissima, sempre con una buona azione e del pane per tutti, soprattutto i bambini piccoli. Una ragazza di trincea, che non esitava a prodigarsi e sporcarsi le mani. Come madre Teresa di Calcutta ma in versione giovane e sudamericana. Molto venerata dal popolo, dopo pochi anni sulla sua fossa comune venne eretta una chiesetta che è sempre piena di fiori e candele.

Avendo “fama de santidad” tra i peruviani sarebbero in tanti a volerla santa anche se in Italia è praticamente sconosciuta (nella Wikipedia italiana per esempio non c’è una pagina dedicata a lei). Il culto è troppo recente. Per meandri poi che non mi sono esattamente chiari i delinquenti le sono molto devoti e forse per questo non l’hanno ancora proclamata santa. Se vedete un latino con il tatuaggio di Sarita Colonia drizzate le antenne.


Ma ecco il dato interessante. Di Sarita Colonia esistono anche rarissime foto in bianco e nero, da cui non emerge certo una ragazza particolarmente avvenente. Molto diversa dalle immagini purificate e quasi ascetiche che circolano e avete visto prima, in cui gli occhi sono grandi, il volto affusolato, la pelle sbiancata e il collo sottile, da “santa anoressica”.


Chissà come sarebbero i volti dei santi che amiamo se li potessimo vedere realmente. Ma poi penso, ha davvero così importanza? E’ questo quello che conta? Affannarsi a cercare il potere e la gloria, ed ecco che una povera ragazza del popolo supera tutti e lancia il suo messaggio. Non sarà il tuo aspetto o le opere eclatanti a renderti oggetto di venerazione.
Ma allora come si fa? In fondo è semplice: se vuoi essere ricordata come bella non sarà per il tuo aspetto o per quello che tieni dentro, ma per le cose che fai e l’amore che doni ogni giorno.



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