SARITA COLONIA
Sarita è un
vezzeggiativo affettuoso, in spagnolo significa “piccola Sara”. E Sarita
Colonia era una ragazza nata e vissuta a Lima, la capitale del Perù, morta
molto giovane di malaria nel 1940 a soli 26 anni. Nei quartieri poveri di Lima però
era famosissima, sempre con una buona azione e del pane per tutti, soprattutto i
bambini piccoli. Una ragazza di trincea, che non esitava a prodigarsi e sporcarsi
le mani. Come madre Teresa di Calcutta ma in versione giovane e sudamericana.
Molto venerata dal popolo, dopo pochi anni sulla sua fossa comune venne eretta
una chiesetta che è sempre piena di fiori e candele.
Avendo “fama
de santidad” tra i peruviani sarebbero in tanti a volerla santa anche se in
Italia è praticamente sconosciuta (nella Wikipedia italiana per esempio non c’è
una pagina dedicata a lei). Il culto è troppo recente. Per meandri poi che non mi sono esattamente chiari
i delinquenti le sono molto devoti e forse per questo non l’hanno ancora
proclamata santa. Se vedete un latino con il tatuaggio di Sarita Colonia
drizzate le antenne.
Ma ecco il
dato interessante. Di Sarita Colonia esistono anche rarissime foto in bianco e nero,
da cui non emerge certo una ragazza particolarmente avvenente. Molto diversa
dalle immagini purificate e quasi ascetiche che circolano e avete visto prima,
in cui gli occhi sono grandi, il volto affusolato, la pelle sbiancata e il
collo sottile, da “santa anoressica”.
Chissà come
sarebbero i volti dei santi che amiamo se li potessimo vedere realmente. Ma poi
penso, ha davvero così importanza? E’ questo quello che conta? Affannarsi a
cercare il potere e la gloria, ed ecco che una povera ragazza del popolo supera
tutti e lancia il suo messaggio. Non sarà il tuo aspetto o le opere eclatanti a
renderti oggetto di venerazione.
Ma allora come
si fa? In fondo è semplice: se vuoi essere ricordata come bella non sarà per il tuo aspetto o per quello che tieni dentro, ma per le cose che fai e l’amore che
doni ogni giorno.
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