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giovedì 30 marzo 2017

IL SEGRETO DELLA FELICITA’

Forse hai presente gli ultimi capitoli dell’Odissea, quando Ulisse torna a Itaca dopo vent’anni di assenza. Gira per la città vestito di stracci, nessuno lo nota e una volta era il Re dell'isola. Oggi non è "nessuno": i suoi genitori sono morti, suo figlio Telemaco neanche si ricorda (sfido, aveva un anno quando se ne è andato) e, incredibile, nemmeno sua moglie Penelope, che tanto lo aveva aspettato, lo riconosce.

Mentre vaga per le strade di Itaca si imbatte nel suo vecchio cane Argo, ormai morente, che lo riconosce e sbatte la coda. Il primo a capire che era lui. Ulisse, senza parlare, commosso lo accarezza e Argo muore felice tra le braccia del suo padrone. Solo altri due lo riconoscono, una anziana balia ormai cieca per via di una cicatrice sulla gamba e un porcaro di nome Eumeo.

Omero ci stava lanciando un messaggio: sono personaggi tra i più semplici del suo lungo poema, ma riescono a capire qualcosa che uomini e donne più intelligenti di loro non arrivano nemmeno a concepire, che quel vagabondo lacero è in realtà il loro re Ulisse. Quasi come se l’intelligenza, la più nobile delle qualità umane, in certi momenti diventasse non una via, ma un ostacolo alla conoscenza e ai rapporti profondi, che sono il segreto della felicità.

Per essere felice, per riuscire a capire veramente, per andare a fondo, non usare l'intelligenza o perlomeno non limitarti a quella. Piuttosto ricordati di Argo, della vecchia balia, di Eumeo.

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