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mercoledì 22 marzo 2017

L’IMPASSIBILE PROFESSIONISTA

Piero non era stato trattato bene dalla vita. I primi anni da bambino erano stati una serie di violenze, abusi e maltrattamenti impressionanti. Quel pover’uomo era partito proprio dal basso. La sua famiglia era anche uscita un paio di volte sui giornali e per i motivi sbagliati.
Diventato a fatica un adulto, Piero era rimasto in ogni caso un uomo tormentatissimo, che più volte aveva tentato il suicidio. Trattate bene i bambini per favore, non li farete soffrire da grandi.

Durante i nostri incontri al CPS (centro psicosociale) dove lavoravo come psicologo mi mostrava disegni e scritti sempre di una cupezza impressionante. Quando arrivava la sera si metteva al tavolino e buttava sui fogli il mare di dolore che aveva dentro. Piangeva e ascoltava sempre quella canzone dei Queen “Who wants to live forever?”. Povero Piero, avrei voluto aiutarlo di più ma non sapevo bene come. Comunque lo ascoltavo con riguardo, aveva bisogno di sfogarsi.

Anche perché uno spiraglio c’era stato. Nella sua vita buia anni prima era avvenuto un vero miracolo, che lo riempiva di speranza e luce e sa Dio quanto ne avesse bisogno: aveva trovato una moglie che lo amava profondamente e che lui ricambiava con una devozione assoluta. Quando parlava di lei gli occhi si aprivano e la magnificava senza ritegno, senza di lei era veramente perduto.
A sentirlo così infervorato mi ritrovavo spesso ad immaginare un incrocio tra Sharon Stone e la Madonna e talvolta vagheggiavo anch’io. Uno splendido esempio di resilienza!, come diciamo noi psicologi. “L’amore ti ha salvato, Piero”, pensavo con una punta di invidia.

Comunque la storia che volevo raccontare è questa. Un pomeriggio arrivai al CPS e mi sento chiamare da Piero in sala d’aspetto. “Dottore, dottore! Le voglio presentare mia moglie, voleva ringraziarla per quello che sta facendo per me.”
“Oh finalmente la conosco –dissi-, ho sentito tanto parlare di lei.”
Mi avvicinai per salutarla e spero che tanti anni di impassibilità professionale mi siano serviti.

Dicesi Impassibilità Professionale quella capacità che prima o poi un professionista acquisisce, per cui riesce a rimanere calmo e freddo anche in situazioni di lavoro critiche. Se siete anziani del mestiere sapete benissimo di cosa parlo.

La donna che mi salutava con calore….era lievemente diversa da Sharon Stone o dalle immagini iconiche della Madonna a cui siamo abituati. Anzi. Non vado oltre ma avete capito. Le strinsi la mano e feci entrare Piero nello studiolo per il nostro solito colloquio settimanale.
Però presto notai un cambiamento spiacevole in me. Adesso quando Piero mi parlava di sua moglie…non vagheggiavo più. Ed era brutto. Prima la vedevo con i suoi occhi innamorati e la pensavo bellissima, ora però la realtà oggettiva imponeva la sua brutalità, un tributo che non mi piaceva affatto ma con cui bisognava fare i conti. E non seguivo più veramente Piero nelle sue fantasie.
Mi accorgo che ho già fatto questo discorso a proposito di Sarita Colonia, la ragazza che molti peruviani vorrebbero santa e che nelle sue rare foto appare molto diversa dai dipinti sacri che circolano. Questa volta però è stata una mia esperienza personale, in cui per così dire ho perso qualcosa del mondo interiore e il sacro era diventato profano.
E non è stata una perdita da poco: Piero grazie a questa donna era riuscito a costruirsi una casa, una famiglia, un futuro. Per lui era veramente stata una salvatrice. Il mondo è così villano.

Ecco perché io da allora evito, a meno che non sia necessario, di incontrare parenti o amici o altro dei pazienti. Io desidero entrare e comunicare con il loro mondo interiore, la “realtà” per favore teniamola fuori dalla porta.

Non voglio vedere il mondo con i miei occhi, ma con i tuoi.

https://www.youtube.com/watch?v=_Jtpf8N5IDE

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