IL TELEFONO CHE NON SQUILLA
“Cos’hai? Ti
vedo molto giù.”
“Hai
ragione, ma in questi ultimi tempi sto provando una delle sensazioni più
mortificanti e umilianti che un adulto moderno e disoccupato possa provare, un
telefono che non squilla.”
“In che senso?”
“Nessuno che
ti cerca. Gli ami li ho lanciati, la pubblicità è stata fatta, public relations
con tutti, professionalità aggiornata…eppure nessuno chiama. Provo una
inutilità profonda.”
“E’ un
momentaccio per tutti.”
“Lo so, per
questo lo dico solo a te che sei un amico, ma la mia sensazione non avendo un
lavoro impegnativo è proprio quella di essere un poverino, la dignità rischia
di scivolare sotto i tacchi e già non è che fosse ai massimi. Tanto studio,
tanto impegno, nottate spese in progetti che alla fine si sono rivelati
fallimentari…”
“Forse
dovresti abbassare le aspettative.”
“Già fatto,
già fatto. Mi sono proposto anche…lasciamo perdere. Sotto un certo livello
comunque non voglio andare, tanto varrebbe lavorare come volontario e farsi
sfruttare.”
“E non
essere pagato, che è un errore. Sai come dicono gli americani “se sai fare
qualcosa bene, non farla gratis”. E hanno proprio ragione secondo me.”
“Anche
secondo me, ma il telefono non squilla lo stesso. Sto scontando tutti i miei
peccati professionali del passato e il brutto è che non capisco nemmeno
l’errore vero dove sta veramente.”
“Forse ci
vuole solo tempo.”
“Ne sta
passando troppo, c’è qualcosa che non va.”
“Allora
occorre cambiare rotta.”
“In che
senso?”
“Se vuoi
qualcosa di nuovo, devi fare prima tu qualcosa di nuovo, mai fatto prima.”
“Per
esempio? Dimmelo, sinceramente. Sono in ascolto di qualsiasi proposta.”
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