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mercoledì 8 marzo 2017

IL CALZINO PERDUTO (parte prima)

“Tienimi per mano, per favore. Ho paura.”
“Eccomi, son qui, sai che non ti lascio. E’ normale avere paura, tesoro, con tutte le storie che si sentono nel cassetto.”
“Normale?”
“Sì, però ti assicuro che non c’è da preoccuparsi.”
“E’ la prima volta che vengo qui.”
“Anche per me, lo sai. Qualcuno mi ha parlato molto bene della Purificazione, altri meno. Ma tutti alla fine dicono la stessa cosa, che è una esperienza da provare. Boh chissà dove sta la verità.”
“Si racconta di un grande buco nero che rotea rotea finché perdi la memoria.”
“Sì, l’ho sentita anch’io quella storia. Ma poi ti svegliavi con la luce del sole e un buon profumo. E se è così vedi che non c’è nulla da temere? Non stare ad ascoltarli certi discorsi, a volte chi li racconta si diverte a spaventare, ci fanno solo del male.”
“Ma un pericolo vero c’è, lo sai bene.”
“Di cosa parli?”
“Di perderci, di non trovarci più. A qualcuno è successo, è rimasto da solo. Non so se riuscirei a sopravvivere.”
“Non succederà nulla di tutto questo.”
“Non mi lasciare, ti prego. Non voglio diventare come uno degli spaiati che stanno nel cesto di plastica. Sai che per noi essere da soli è la morte.”
“Non può succedere. Non può perché io sento un amore profondo per te, le nostre anime sono intrecciate. Senza di te non c’è completezza in me, solo infelicità. Ti cercherei ovunque.”
“Anch’io non voglio perderti. Sta per arrivare una prova terribile, lo sento, fammi coraggio. Stringimi forte e non mi lasciare per nessun motivo, hai capito?”
“Va bene, guardami. Guardami adesso. Ed entriamo, io sarò con te. Io sarò con te.”

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IL CALZINO PERDUTO (parte seconda)

Profonda tristezza. Come è triste rimanere la metà di due, abituati come si era ad essere insieme alla metà che non c’è più.
Era accaduto proprio ciò che temevo, ci eravamo persi. Io il calzino sinistro e tu quello destro non più uniti. Ma adesso eravamo distanti, separati. Non capivo come poteva essere successo.
Oh certo, in questo cestino la compagnia è molto variegata e qualche volta buffa ma non c’è più la completezza e serenità che provavo prima. Non c‘è più, mi manca qualcosa e il pensiero che potrebbe essere per sempre è intollerabile. Non mi ritrovo più.
Il cassetto è pieno di calzini spaiati che hanno perso la loro metà, fanno finta di divertirsi ma non ingannano nessuno. Tutti cercano negli occhi dell’altro un tessuto che non esiste. Devo…Devo recuperare la mia metà!


IL CALZINO PERDUTO (terza parte, presto ultima parte)

“Gina, ti posso raccontare una cosa strana?”
“Teresa oh, icche è successo? Hai un muso che ‘un mi garba. Oggi ti vedo più strulla del solito.”
“Hai presente il reparto asciugatura? Hai presente quella stanza?”
“Eccerto.”
“E’ tutto il giorno che ci penso Gina, forse sto diventando matta.”
“Strulla lo eri di già, Teresa. Vuoi aumentare il ‘arico?”
“Dio benedica la Toscana. Comunque mentre ero lì mi è sembrato di vedere un calzino che si muoveva.”
“Eh? In chessenso?”
“Nel senso che ogni volta che ci posavo lo sguardo sopra era sempre in un posto diverso. Ho incominciato a guardarlo con la coda dell’occhio e ad un certo punto giuro che si è mosso. Mi era addirittura sembrato che cercasse di salire nel cesto dei calzini scompagnati.”
“Gesummaria, c’è un topo in reparto!”
“Ho pensato anch’io a qualche animaletto, infatti l’ho stuzzicato col bastone della scopa ma era proprio piatto, l’ho sollevato ed era floscio come un calzino vuoto. Sembrava normale, normalissimo. Solo che si spostava.”
“Nun ci casco Teresa, nun mi incicci. Tu c’hai le chiorbe che ti ruzzano in capo, o bella.”
“Eppure è così, ti giuro che è vero. Si muoveva!
“Adesso pure il ‘alzino posseduto. Teresa, tu se’ storta come la strada di Prata!”
“Mah sarà. A proposito, poi ho controllato nel cesto dei calzini spaiati e ne ho ritrovati due uguali. Mi sa che ti erano sfuggiti. Li ho riuniti a palla e messi nel loro cassetto.”
“Brava. ‘osì mi garbi, Teresa. Basta pensà a certe strullate.”
“Però sai che a quel calzino che si muoveva continuo a pensarci?”
“Ma che, hai pisciato mentre ti battezzavano?”
“Eh?”
“Si dice dalle parti nostre, vuol dire che tusse’ grulla perridere!”
“Eppure quel calzino si è mosso, Gina.”

“Eh sì, adesso i calzini fanno le scalate!”



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