IL CALZINO PERDUTO (parte prima)
“Tienimi per
mano, per favore. Ho paura.”
“Eccomi, son
qui, sai che non ti lascio. E’ normale avere paura, tesoro, con tutte le storie
che si sentono nel cassetto.”
“Normale?”
“Sì, però ti
assicuro che non c’è da preoccuparsi.”
“E’ la prima
volta che vengo qui.”
“Anche per
me, lo sai. Qualcuno mi ha parlato molto bene della Purificazione, altri meno.
Ma tutti alla fine dicono la stessa cosa, che è una esperienza da provare. Boh
chissà dove sta la verità.”
“Si racconta
di un grande buco nero che rotea rotea finché perdi la memoria.”
“Sì, l’ho sentita
anch’io quella storia. Ma poi ti svegliavi con la luce del sole e un buon
profumo. E se è così vedi che non c’è nulla da temere? Non stare ad ascoltarli certi
discorsi, a volte chi li racconta si diverte a spaventare, ci fanno solo del
male.”
“Ma un
pericolo vero c’è, lo sai bene.”
“Di cosa
parli?”
“Di
perderci, di non trovarci più. A qualcuno è successo, è rimasto da solo. Non so
se riuscirei a sopravvivere.”
“Non
succederà nulla di tutto questo.”
“Non mi
lasciare, ti prego. Non voglio diventare come uno degli spaiati che stanno nel
cesto di plastica. Sai che per noi essere da soli è la morte.”
“Non può
succedere. Non può perché io sento un amore profondo per te, le nostre anime
sono intrecciate. Senza di te non c’è completezza in me, solo infelicità. Ti
cercherei ovunque.”
“Anch’io non
voglio perderti. Sta per arrivare una prova terribile, lo sento, fammi
coraggio. Stringimi forte e non mi lasciare per nessun motivo, hai capito?”
“Va bene,
guardami. Guardami adesso. Ed entriamo, io sarò con te. Io sarò con te.”
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IL CALZINO
PERDUTO (parte seconda)
Profonda
tristezza. Come è triste rimanere la metà di due, abituati come si era ad
essere insieme alla metà che non c’è più.
Era accaduto
proprio ciò che temevo, ci eravamo persi. Io il calzino sinistro e tu quello
destro non più uniti. Ma adesso eravamo distanti, separati. Non capivo come
poteva essere successo.
Oh certo, in
questo cestino la compagnia è molto variegata e qualche volta buffa ma non c’è
più la completezza e serenità che provavo prima. Non c‘è più, mi manca qualcosa
e il pensiero che potrebbe essere per sempre è intollerabile. Non mi ritrovo
più.
Il cassetto
è pieno di calzini spaiati che hanno perso la loro metà, fanno finta di divertirsi
ma non ingannano nessuno. Tutti cercano negli occhi dell’altro un tessuto che
non esiste. Devo…Devo recuperare la mia metà!
IL CALZINO
PERDUTO (terza parte, presto ultima parte)
“Gina, ti
posso raccontare una cosa strana?”
“Teresa oh, icche
è successo? Hai un muso che ‘un mi garba. Oggi ti vedo più strulla del solito.”
“Hai
presente il reparto asciugatura? Hai presente quella stanza?”
“Eccerto.”
“E’ tutto il
giorno che ci penso Gina, forse sto diventando matta.”
“Strulla lo
eri di già, Teresa. Vuoi aumentare il ‘arico?”
“Dio
benedica la Toscana. Comunque mentre ero lì mi è sembrato di vedere un calzino
che si muoveva.”
“Eh? In
chessenso?”
“Nel senso
che ogni volta che ci posavo lo sguardo sopra era sempre in un posto diverso.
Ho incominciato a guardarlo con la coda dell’occhio e ad un certo punto giuro
che si è mosso. Mi era addirittura sembrato che cercasse di salire nel cesto dei
calzini scompagnati.”
“Gesummaria,
c’è un topo in reparto!”
“Ho pensato
anch’io a qualche animaletto, infatti l’ho stuzzicato col bastone della scopa
ma era proprio piatto, l’ho sollevato ed era floscio come un calzino vuoto.
Sembrava normale, normalissimo. Solo che si spostava.”
“Nun ci
casco Teresa, nun mi incicci. Tu c’hai le chiorbe che ti ruzzano in capo, o
bella.”
“Eppure è
così, ti giuro che è vero. Si muoveva!
“Adesso pure
il ‘alzino posseduto. Teresa, tu se’ storta come la strada di Prata!”
“Mah sarà. A
proposito, poi ho controllato nel cesto dei calzini spaiati e ne ho ritrovati
due uguali. Mi sa che ti erano sfuggiti. Li ho riuniti a palla e messi nel loro
cassetto.”
“Brava. ‘osì
mi garbi, Teresa. Basta pensà a certe strullate.”
“Però sai
che a quel calzino che si muoveva continuo a pensarci?”
“Ma che, hai
pisciato mentre ti battezzavano?”
“Eh?”
“Si dice
dalle parti nostre, vuol dire che tusse’ grulla perridere!”
“Eppure quel
calzino si è mosso, Gina.”
“Eh sì,
adesso i calzini fanno le scalate!”
