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venerdì 24 luglio 2015

VEDI, CARA ANNALISA...
Un mese fa, durante la doccia, mia cugina Annalisa sentì un nodulino sotto il seno sinistro. Dato che sua madre era morta di cancro al seno pochi anni prima, pur avendo solo 21 anni prese la cosa sul serio e si recò subito dalla dottoressa.

Da lì si è messo in moto un meccanismo inesorabile, che qualcuna conosce molto bene. la dottoressa la spinse a ricoverarsi immediatamente. In questi casi il tempo è prezioso, per cui la settimana scorsa Annalisa venne ricoverata all'Istituto dei Tumori di Milano per subire il giorno dopo un intervento. Si prevedevano tre ore sotto i ferri per farsi asportare il seno sinistro, ricostruirlo e uscire dall'anestesia. Pare che il tumore fosse proprio allo stadio iniziale, in situ come si dice (cioè non ramificato), per cui ne derivavano ottime speranze. Ma non sono cose da vivere a 21 anni.

Con altri sono andato a trovarla proprio il giorno prima dell’operazione. Annalisa era a letto, spaventata ma sorridente povera ragazza. Dal suo letto ascoltava i vari parenti e amici che scherzavano, la consolavano, le portavano i biscotti, cercavano insomma di tirarla su. Ad un certo punto si sono allontanati tutti e siamo rimasti soli.

Mi sono seduto vicino, le ho preso la mano e ho detto: "Vedi, cara Annalisa, quello che è successo è brutto, hai conosciuto il male che esiste al mondo, noi malati lo sappiamo bene che esiste. Tu però hai questo vantaggio ora rispetto ad altri, che lo sai, e per questo sei più forte. La salute è una corona sulla testa dei sani che solo i malati riescono a vedere, gli altri sono ciechi rispetto a noi. Tu riuscirai a vedere una bellezza dove magari la gente vede solo banalità. Quando uscirai il mondo sarà più bello per te, sarà circondato di bellezza, avrai occhi nuovi. Noi malati stiamo attenti a queste cose, la nostra sensibilità è diversa."
“No, non riesco a vedere il lato positivo.”
“Non lasciarti andare, Annalisa.”
"Ma le mie sorelle sono già sposate con figli e io no. Perché io?"
"Non lo so. Non lo sa nessuno perché. Forse dovevi conoscere il mondo, la vita, che l'amore ha una profondità che i sani non considerano mai. Che è un miracolo, un miracolo che succede tutti i giorni. Lascia alle tue sorelle la banalità di una vita normale, tu diventerai migliore di loro, una persona più profonda, attenta, che gode di più della bellezza del mondo."
Annalisa mi ha guardato e ha detto piano "Ho paura di non dormire stanotte."
"E' normale. Fatti dare un tranquillante, un sonnifero. Chiedilo senza problemi e ristorati questa notte. Domani devi essere pronta, forte."

Il quel momento sono rientrati tutti, era arrivato anche il suo quasi-fidanzato. Io e gli altri eravamo di troppo, per cui ce ne siamo andati. Uscendo dall'Oncologico mi han chiesto: "Ma cos'è che vi stavate dicendo? Cos'è che le dicevi?"
"Ma niente, robe nostre, robe di malati."

Il giorno dopo l’intervento andò molto bene. Già che c’era il chirurgo asportò un linfonodo ascellare (uno dei cosiddetti linfonodi “sentinella”), che risultò negativo, non inquinato. Nell’operazione Annalisa, che venne dimessa dall’Istituto dei Tumori due giorni dopo, riuscì pure a conservare areola e capezzolo. Meno male. Molto migliorata la medicina da una trentina di anni fa, quando toglievano tutto e alè. Al momento il problema estetico sembrava una cosa minima rispetto al resto ma era importante anche questo. “Prima per me quella era una parte che magari non esisteva, e ora purtroppo era diventata improvvisamente il centro dei pensieri e dell'attenzione”, mi disse una donna che aveva subito la stessa operazione.

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