VEDI, CARA ANNALISA...
Un
mese fa, durante la doccia, mia cugina Annalisa sentì un nodulino sotto il seno
sinistro. Dato che sua madre era morta di cancro al seno pochi anni prima, pur
avendo solo 21 anni prese la cosa sul serio e si recò subito dalla dottoressa.
Da lì
si è messo in moto un meccanismo inesorabile, che qualcuna conosce molto bene. la
dottoressa la spinse a ricoverarsi immediatamente. In questi casi il tempo è
prezioso, per cui la settimana scorsa Annalisa venne ricoverata all'Istituto
dei Tumori di Milano per subire il giorno dopo un intervento. Si prevedevano tre
ore sotto i ferri per farsi asportare il seno sinistro, ricostruirlo e uscire
dall'anestesia. Pare che il tumore fosse proprio allo stadio iniziale, in
situ come si dice (cioè non ramificato), per cui ne derivavano ottime
speranze. Ma non sono cose da vivere a 21 anni.
Con
altri sono andato a trovarla proprio il giorno prima dell’operazione. Annalisa
era a letto, spaventata ma sorridente povera ragazza. Dal suo letto ascoltava i
vari parenti e amici che scherzavano, la consolavano, le portavano i biscotti,
cercavano insomma di tirarla su. Ad un certo punto si sono allontanati tutti e
siamo rimasti soli.
Mi sono
seduto vicino, le ho preso la mano e ho detto: "Vedi, cara Annalisa,
quello che è successo è brutto, hai conosciuto il male che esiste al mondo, noi
malati lo sappiamo bene che esiste. Tu però hai questo vantaggio ora rispetto
ad altri, che lo sai, e per questo sei più forte. La salute è una corona sulla
testa dei sani che solo i malati riescono a vedere, gli altri sono ciechi
rispetto a noi. Tu riuscirai a vedere una bellezza dove magari la gente vede
solo banalità. Quando uscirai il mondo sarà più bello per te, sarà circondato
di bellezza, avrai occhi nuovi. Noi malati stiamo attenti a queste cose, la
nostra sensibilità è diversa."
“No,
non riesco a vedere il lato positivo.”
“Non
lasciarti andare, Annalisa.”
"Ma
le mie sorelle sono già sposate con figli e io no. Perché io?"
"Non
lo so. Non lo sa nessuno perché. Forse dovevi conoscere il mondo, la vita, che l'amore
ha una profondità che i sani non considerano mai. Che è un miracolo, un
miracolo che succede tutti i giorni. Lascia alle tue sorelle la banalità di una
vita normale, tu diventerai migliore di loro, una persona più profonda,
attenta, che gode di più della bellezza del mondo."
Annalisa
mi ha guardato e ha detto piano "Ho paura di non dormire stanotte."
"E'
normale. Fatti dare un tranquillante, un sonnifero. Chiedilo senza problemi e
ristorati questa notte. Domani devi essere pronta, forte."
Il quel
momento sono rientrati tutti, era arrivato anche il suo quasi-fidanzato. Io e
gli altri eravamo di troppo, per cui ce ne siamo andati. Uscendo
dall'Oncologico mi han chiesto: "Ma cos'è che vi stavate dicendo? Cos'è
che le dicevi?"
"Ma
niente, robe nostre, robe di malati."
Il
giorno dopo l’intervento andò molto bene. Già che c’era il chirurgo asportò un
linfonodo ascellare (uno dei cosiddetti linfonodi “sentinella”), che risultò
negativo, non inquinato. Nell’operazione Annalisa, che venne dimessa dall’Istituto
dei Tumori due giorni dopo, riuscì pure a conservare areola e capezzolo. Meno
male. Molto migliorata la medicina da una trentina di anni fa, quando
toglievano tutto e alè.
Al momento il problema estetico sembrava una cosa minima rispetto al resto
ma era importante anche questo. “Prima per me quella era una parte che magari
non esisteva, e ora purtroppo era diventata improvvisamente il centro dei
pensieri e dell'attenzione”, mi disse una donna che aveva subito la stessa
operazione.
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