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domenica 19 luglio 2015

COME INTERROGARE UN MINORENNE IN TRIBUNALE

Lavorando come Psicologo al Tribunale Minorenni, spesso mi è capitato in questi anni di sentire per i più disparati motivi dei ragazzi, a volte giovani (6-7 anni), a volte ragazzotti ribelli o adolescenti spauriti. Quanti bulletti che ho visto, quante ragazze in difficoltà o giovani che venivano da famiglie disastrate.
Tra colleghi capita che ci si confronti poi davanti alla macchinetta del caffè o addirittura in convegni ufficiali, pomposamente dedicati all’Ascolto del Minore.

A mio personale parere l’espressione “ascolto del minore” però è falsa, se non un filo ipocrita. Come ho detto, di formazione sono uno psicologo e so per esperienza quanta delicatezza occorre nell’ascolto.
In ambito giudiziario il minore però non viene ascoltato, il minore viene INTERROGATO. C'è grande differenza tra quello che accade in uno studio terapeutico e una udienza in tribunale. Il primo caso presuppone libertà nell'espressione, nei tempi e nei modi, per fini terapeutici, il secondo si riferisce ad una testimonianza per fini decisionali. Provare per credere. Le "realtà" che si vogliono indagare sono molto ma molto diverse.

Nel mio lavoro al TM ho elaborato in questi anni una particolare tecnica per interrogare un minorenne magari in pochi minuti (il tempo in Tribunale è veramente tiranno), aiutato anche dalla mia personale esperienza come psicologo infantile. E' una griglia MOLTO elastica, può e deve essere cambiata a seconda delle circostanze, tutto dipende da sensibilità ed esperienza. Fortunatamente la seconda è sempre in aumento.

1.RASSICURAZIONE: inizio sempre io. Spiego rapidamente al ragazzo chi sono, dove siamo, perché siamo qui. Dico chiaramente che "oggi non si decide nulla, oggi facciamo una sorta di intervista, scriverò quello che vuoi dirmi, poi passerò l'intervista ad altri giudici che prenderanno una decisione su questo caso. La prima domanda del resto è molto semplice “ti va di rispondere a qualche domanda?” (mai nessuno ha detto no). Forse vuoi farmi tu qualche domanda?”. Una volta un bambino mi chiese: questo è un tribunale? E dove sono i dinosauri? Un altro era perplesso, mi guardò e disse: perché non hai la parrucca come nei film?. Nessun minore grazie a Dio è tenuto a sapere come funziona un Tribunale, per lui è tutto nuovo e un minimo bisogna spiegargli.
2.EMPATIA: poi parte la fase dell'empatia tra noi due, preliminare a qualsiasi discorso "serio". Per instaurare una climatique di fiducia tutto serve. Un sorriso, qualche domanda banale sulla scuola, qualche commento leggero sull'abbigliamento tatuaggi o piercing etc. Se vedo che il ragazzo è ancora teso parto con qualche banale inchiesta sulla sua casa, sui giochi, sugli amici, a ciò che lo fa stare bene (o che ingenuamente presumo). Se vedo che è molto teso, non è il caso di insistere, sarebbe meglio rimandare o meglio chiamare l’adulto che lo ha accompagnato e aspetta in salotto.
3.DISPONIBILITA': quando sento che il rapporto è abbastanza saldo, gli chiedo se è disposto a parlarmi del fatto o della situazione per cui è stato chiamato. Sondo insomma la sua disponibilità. Questo è un punto cardine, che con gli adulti per esempio si salta ma che con un minore è fondamentale. A parte che di solito non è lui che ha chiesto di andare dal Giudice ma poi potrebbe anche non volere parlare. E’ un suo diritto, anche se ha solo 8 anni.
4.INTERROGATORIO: poi passo al motivo della sua presenza qui. Vabbè, raccomandare cautela sembra banale, ma l'elasticità è comunque basilare. Personalmente sto molto attento al suo linguaggio del corpo: se è in contraddizione con quanto sta dicendo vuol dire che c'è un problema da investigare.
5.GRAZIE: alla fine lo ringrazio della sua testimonianza. Anche questo passaggio con gli adulti di solito si evita, ma mi rendo conto che per lui è stato un grande sforzo. Insomma, un "grazie" se lo merita proprio.

(6.RICOMPOSIZIONE: a volte -mi rendo però conto che è una deformazione professionale- e per fortuna mi capita  raramente, attuo anche un intervento per così dire metagiuridico, più di stampo terapeutico. Quando durante l'audizione il ragazzo ha infatti espresso opinioni trancianti e definitive, che in futuro so che porteranno sofferenza e lacerazioni, lo esorto con pacatezza e bonariamente a riconsiderare, magari tra qualche anno, i suoi giudizi draconiani e valutare tutti gli aspetti del problema con equità, anche quelli che magari ora gli sfuggono. Solo alla fine, e solo ogni tanto.)


Grazie bambini, mi avete insegnato molto. E non è una frase di circostanza. Questo è un mondo difficile in cui bisogna essere duri ma, come diceva Che Guevara, “senza perdere la tenerezza” e voi me lo ricordate ogni giorno.

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