COME INTERROGARE UN MINORENNE IN TRIBUNALE
Lavorando come
Psicologo al Tribunale Minorenni, spesso mi è capitato in questi anni di
sentire per i più disparati motivi dei ragazzi, a volte giovani (6-7 anni), a
volte ragazzotti ribelli o adolescenti spauriti. Quanti bulletti che ho visto,
quante ragazze in difficoltà o giovani che venivano da famiglie disastrate.
Tra colleghi
capita che ci si confronti poi davanti alla macchinetta del caffè o addirittura
in convegni ufficiali, pomposamente dedicati all’Ascolto del Minore.
A mio personale
parere l’espressione “ascolto del minore” però è falsa, se non un filo
ipocrita. Come ho detto, di formazione sono uno psicologo e so per esperienza
quanta delicatezza occorre nell’ascolto.
In ambito
giudiziario il minore però non viene ascoltato, il minore viene INTERROGATO.
C'è grande differenza tra quello che accade in uno studio terapeutico e una udienza
in tribunale. Il primo caso presuppone libertà nell'espressione, nei tempi e
nei modi, per fini terapeutici, il secondo si riferisce ad una testimonianza
per fini decisionali. Provare per credere. Le "realtà" che si
vogliono indagare sono molto ma molto diverse.
Nel mio lavoro
al TM ho elaborato in questi anni una particolare tecnica per interrogare un
minorenne magari in pochi minuti (il tempo in Tribunale è veramente tiranno),
aiutato anche dalla mia personale esperienza come psicologo infantile. E' una
griglia MOLTO elastica, può e deve essere cambiata a seconda delle circostanze,
tutto dipende da sensibilità ed esperienza. Fortunatamente la seconda è sempre in
aumento.
1.RASSICURAZIONE:
inizio sempre io. Spiego rapidamente al ragazzo chi sono, dove siamo, perché
siamo qui. Dico chiaramente che "oggi non si decide nulla, oggi facciamo una sorta di intervista, scriverò
quello che vuoi dirmi, poi passerò l'intervista ad altri giudici che
prenderanno una decisione su questo caso. La prima domanda del resto è molto
semplice “ti va di rispondere a qualche domanda?” (mai nessuno ha detto no). Forse vuoi farmi tu qualche domanda?”. Una
volta un bambino mi chiese: questo è un tribunale? E dove sono i dinosauri? Un
altro era perplesso, mi guardò e disse: perché non hai la parrucca come nei
film?. Nessun minore grazie a Dio è tenuto a sapere come funziona un Tribunale,
per lui è tutto nuovo e un minimo bisogna spiegargli.
2.EMPATIA: poi
parte la fase dell'empatia tra noi due, preliminare a qualsiasi discorso
"serio". Per instaurare una climatique
di fiducia tutto serve. Un sorriso, qualche domanda banale sulla scuola, qualche
commento leggero sull'abbigliamento tatuaggi o piercing etc. Se vedo che il
ragazzo è ancora teso parto con qualche banale inchiesta sulla sua casa, sui
giochi, sugli amici, a ciò che lo fa stare bene (o che ingenuamente presumo).
Se vedo che è molto teso, non è il caso di insistere, sarebbe meglio rimandare
o meglio chiamare l’adulto che lo ha accompagnato e aspetta in salotto.
3.DISPONIBILITA':
quando sento che il rapporto è abbastanza saldo, gli chiedo se è disposto a
parlarmi del fatto o della situazione per cui è stato chiamato. Sondo insomma
la sua disponibilità. Questo è un punto cardine, che con gli adulti per esempio
si salta ma che con un minore è fondamentale. A parte che di solito non è lui
che ha chiesto di andare dal Giudice ma poi potrebbe anche non volere parlare.
E’ un suo diritto, anche se ha solo 8 anni.
4.INTERROGATORIO:
poi passo al motivo della sua presenza qui. Vabbè, raccomandare cautela sembra
banale, ma l'elasticità è comunque basilare. Personalmente sto molto attento al
suo linguaggio del corpo: se è in contraddizione con quanto sta dicendo vuol
dire che c'è un problema da investigare.
5.GRAZIE: alla
fine lo ringrazio della sua testimonianza. Anche questo passaggio con gli
adulti di solito si evita, ma mi rendo conto che per lui è stato un grande
sforzo. Insomma, un "grazie" se lo merita proprio.
(6.RICOMPOSIZIONE: a volte -mi rendo però
conto che è una deformazione professionale- e per fortuna mi capita raramente, attuo anche un intervento per così
dire metagiuridico, più di stampo terapeutico. Quando durante l'audizione il
ragazzo ha infatti espresso opinioni trancianti e definitive, che in futuro so
che porteranno sofferenza e lacerazioni, lo esorto con pacatezza e bonariamente
a riconsiderare, magari tra qualche anno, i suoi giudizi draconiani e valutare
tutti gli aspetti del problema con equità, anche quelli che magari ora gli
sfuggono. Solo alla fine, e solo ogni tanto.)
Grazie bambini,
mi avete insegnato molto. E non è una frase di circostanza. Questo è un mondo
difficile in cui bisogna essere duri ma, come diceva Che Guevara, “senza
perdere la tenerezza” e voi me lo ricordate ogni giorno.
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