UN PICCOLO
GESTO DALLE GRANDI CONSEGUENZE
(scena: una panchina immersa in un giardino. Entra
lentamente una bella donna vestita bene con indosso degli occhiali scuri,
canticchiando sovrappensiero. Tiene con delicatezza una mela in mano. Si siede
sulla panchina e guarda la mela, accavallando le gambe. Se la rimira, la
strofina per renderla lucente, la osserva
pensierosa. Si nota che per lei è una mela speciale. Alla fine esclama)
D: Massì, dai, cosa può succedermi?
(dà un
morsettino alla mela e si gusta il bocconcino, attenta al sapore)
D: beh, è buona, veramente… non avevo mai mangiato una
mela così. Che sapore.
(quasi
distrattamente dà un altro morsetto. Improvvisamente è come sorpresa, spalanca
lo sguardo, ha un brivido leggero lungo il corpo)
D: ma… cosa mi sta succedendo? Che è questa
sensazione? Che fastidio mi danno questi occhiali… me li devo levà… oh!
(si toglie gli
occhiali neri e guarda il pubblico stupita, non si capacita)
D: ma dove sono finita? …non mi ero accorta prima… e’
tutto nuovo qui dentro!
(si alza dalla
panchina e mentre lo fa tocca il legno della panchina. Si volta verso di lei.)
D: che bello!
(ritocca la
panchina e poi inizia a girare tastando tutto, il pavimento, il tessuti del
palco, degli oggetti; luci intorno a lei si muovono)
D: che meraviglia… è tutto stupendo, mi sento come se
stessi per svenire… (si guarda la mano
perplessa)… non capisco… (si tocca il
tessuto dell’abito)… senti che bellezza, quando le luci si muovono
quest’abito fa dei disegni meravigliosi… E’ incredibile, come se lo vedessi per
la prima volta… Ma come è potuto accadere? Che colori… Sento che le mie forze
sono al massimo. Che gioia sentirle così! Tutti i miei sensi sono migliorati,
ma cos…
(l’occhio le
cade sulla mela che aveva lasciato sulla panchina)
D: ma allora è vero! E io che non ci volevo credere,
questa mela non è solo squisita, ha pure dei poteri… dei poteri magici!
Aspetta, aspetta che glielo dico! A…
(il grido le
muore in gola. Si risiede sulla panchina perplessa, accarezzando pensosa la
mela)
D: e se la tenessi per me? Se veramente questo frutto
ha questi poteri e gli altri che dicono potrei vedere cose che nessuno
immagina, avrei il potere, comanderei senza problemi e sarei la regina
incontrastata… diventerei la persona più potente di questo posto, tutti
obbedirebbero a me sola… sarei l’unica, sarei sola…
(per qualche
secondo guarda la mela pensosa)
D: sarei sola… no, non può essere così. Io sono parte
di lui, e lui di me. Stiamo insieme. Lo amo, e anche lui deve provare quanto è
bello. Amore! Amore!
(la donna chiama
qualcuno, una voce maschile risponde; entra un uomo in scena, anche lui ben
vestito)
U: eccomi amore, cosa c’è? Cosa mai può accadere in
questo posto, è tutto così perfetto. Non ho mai visto un giardino così ben
curato, lo stavo esplorando e devo dire che abbiamo fatto un’ottima scelta a
venire ad abitare qui.
D: (porgendogli
la mela) guarda cosa ho trovato amore. Devi assaggiarla, è straordinaria ti
garantisco, veramente buona. E’ talmente speciale che dopo tutto il mondo ti
sembrerà diverso credi a me.
U: addirittura!
D: provala!
U: (prendendo la
mela) oh grazie, avevo un certo appetito, sentivo crescere un languorino e
la tua offerta arriva a proposito. Grazie. Sentiamo un po’… (sta per addentare la mela quando si ferma).
Ma… ma questa è… (guarda la donna).
Mi sembra una de…
D: sì, è lei. Prima l’ho presa per curiosità, me ne
parlavano sempre così bene…
U: (adirato ma
controllato) Ma non possiamo, lo sai. Cosa diavolo ti è venuto in mente? E
se ti hanno vista? E se fosse avvelenata? Con questi chiari di luna non si sa
mai. Magari ci hanno spruzzato sopra qualcosa di tossico.
D: no, te l’assicuro. Io l’ho assaggiata amore, e ti
assicuro che è buonissima, bella croccante e saporita. E poi sono stata
attenta, nessuno mi ha vista.
U: vabbeh, io certo non la mangio. Anzi, neanche la
tocco guarda. Riprenditela.
D: ma dai, non fare lo scemo, mangiane un pochettino,
è diversa dalle altre, ti assicuro. Solamente un morsetto, poi mi darai
ragione. E se non ti piace la rimettiamo a posto.
U: sì, con le impronte dei nostri denti sopra. E’
inutile che mi stuzzichi.
D: (affranta)
Ma… mi lasci sola? Io avevo pensato a te, amore. E poi non posso averla
mangiata solo io, se la prenderebbero solo con me. Per favore, ti supplico (lo accarezza). Non lasciarmi sola.
U: (brontolando)
ma non è possibile. Cosa mi fai fare… lo sai che non possiamo.
D: mi ami? Stai con me.
U: (guardandola)
Lo sai che ti amo. Ma tu mi chiedi una cosa…
D: Voglio condividere questa esperienza con te, è
buonissima, assaggiala.
U: (la guarda
negli occhi) Non è solo questo. Tu vuoi sapere se sei la cosa che amo di
più al mondo, ma sai che è così. Andrei ovunque per te. Dai, dammi la mela (la prende). Un morsetto piccolo però eh?
D: grazie amore. Hai capito.
U: (addenta la
mela e la mastica bene) però, buona. Buona veramente, molto saporita e
soda, come piacciono a me. (La guarda)
Tesoro, lo sai che oggi sei vestita benissimo?
D: (fa una
giravolta maliziosa) Ti piace?
U: sì, molto. E sai un’altra cosa? (si guarda intorno) E’ buffo, ma l’erba
mi sembra più verde di prima. Che bello (ride
piano), mi sembra di essere ritornato bambino. Guarda il cielo, che belle
nuvole. Guarda quella… sembra uscita da un fumetto! Ma… cosa c’è in questa
polpa? (guarda sospettoso la mela)
Una polvere magica? Una droga?
D: Anche a me è successo così prima, mi sono accorta
di ciò che mi circondava come se avessi appena aperto gli occhi.
U: (la prende
per mano). Vieni, andiamo. Che poesia.
D: (lei appoggia
la testa sulla sua spalla) Ti amo tanto.
U: sì, non si può essere puniti per una cosa così
bella. (abbracciati, girano per il palco,
toccando e commentando felici ogni cosa che incontrano) Che fiore è questo?
E questo?
D: non lo so, ma sono così belli. Quanta grazia.
U: bisogna dare un nome a queste meraviglie. Li
chiamerò… li chiamerò… (in quel momento
una lettera scende lenta dal cielo e finisce davanti all’uomo) Che cos’è
questa colombina di carta? (apre la
lettera e la legge, intanto si siede sulla panchina)
D: (si siede
accanto a lui) cosa c‘è scritto?
U: …è del padrone di casa. Brutte notizie, dice che
dobbiamo andarcene. Abbiamo trasgredito le regole e non ci vuole più. Ci sono
anche delle immagini del posto dove andremo ad abitare, (fa una faccia eloquente) è molto meno bello di questo (l’uomo è sconsolato)
D: (accarezzandolo)
mi spiace, e se gli dicessi che ti ho ingannato? Che è colpa mia?
U: la lettera è indirizzata ad entrambi, riguarda
tutti e due. Sa benissimo come sono andate le cose, deve averci visto. Lo sai
che controlla ovunque. E ci tocca anche uscire alla svelta. Andiamo, dobbiamo
preparare i bagagli, abbiamo poco tempo. Per fortuna eravamo arrivati da poco.
D: (rammaricata)
oddio, non pensavo… Non meritavi questo.
U: (alzandosi e
guardandola) Non ti preoccupare. Ho capito una cosa oggi: prima mi sono
dato dello stupido, ma non è vero, non sono stato stupido. Perlomeno non più di
altre volte. E’ che ti amo sopra ogni cosa, e non mi dispiace andarmene da
questo posto se sono con te. (la prende
per mano) Andremo via insieme.
D: abbiamo perso i nostri privilegi.
U: ma ne è valsa la pena. Ho scoperto una cosa
importante del mondo oggi. Dovevo scegliere tra questo paradiso e te, e ho
scelto te, perché sei più grande. L’amore mi ha spinto a fare questa scelta.
Amore, tienimi per mano.
D: sì, usciamo da questo posto.
Quando da ragazzo
ascoltavo la storia di Adamo ed Eva nel Paradiso, a volte non potevo fare a
meno di chiedermi: ma quel coglione di Adamo lo sapeva che quella era una mela
proibita o no? Evidentemente lo sapeva bene, visto che poi Dio ha punito pure
lui. Doveva essere proprio scemo. Allora perché l’ha mangiata? Un prete una
volta mi rispose che Adamo era accecato dalla voglia di conoscere, era
diventato superbo, voleva essere simile a Dio, questo era il Peccato Originale.
Ma tra me e
me già allora io la pensavo diversamente: Adamo scelse di assaggiare la mela,
anche se era ben consapevole dei rischi che correva, perché amava Eva, non
voleva lasciarla sola. Per amor suo corse un rischio grandissimo, e alla fine
perse tutto.
Ma non aveva
importanza, aveva dimostrato a Eva quanto ci teneva a lei. E anche se non gli
rimase nulla, in realtà una cosa era rimasta: l’amore di Eva con cui
condividere la vita nel mondo. Non è romantico, terribilmente, biblicamente
romantico?
In fondo
anche questo può essere considerato un peccato originale, quello grande, quello
imperdonabile: preferire all’amore di Dio l’amore di un altro essere umano, scegliere
una persona con cui uscire dal Paradiso e affrontare insieme la vita. Ogni
volta che vedo una coppietta allacciata, sento che stanno sfidando il mondo.
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