L’UBRIACO
A19 anni a luglio
lavoravo come barista in una gelateria, giusto per guadagnarmi quei
soldi che avrei speso nelle vacanze al mare. Preparavo 1000 caffè al
giorno, ero diventato espertissimo a gestire la complicata macchina
del caffè di un bar. All’epoca erano grandi come televisori e
bisognava stare attenti a una marea di leve.
Una sera caldissima,
poco prima della chiusura, entrò in gelateria un ubriaco. Sporco con
la barba lunga e i vestiti laceri, faceva proprio pena. Un vagabondo
che viveva di elemosina.
Ma non alle due
ragazze che servivano ai tavoli, che iniziarono a prenderlo in giro.
“Guarda, è
tornato l’ubriacone!”
“Che schifo, come
è conciato. Gli esce la camicia dai pantaloni!”
“Cosa vorrà, un
litro di Tavernello? hihihi”
In quel momento uscì
il padrone dal retro, che con un’occhiata zittì le due ragazzine.
Poi si avvicinò al bancone, ci mise un bicchierino sopra, prese una
bottiglia di liquore e riempì il bicchiere fino all’orlo. Nel bar
il silenzio era totale, l’ubriaco guardava speranzoso il liquore
che scendeva nel bicchiere.
Appena il padrone,
che era un omone coi baffi, finì di versare, il vagabondo prese il
bicchierino, lo trangugiò in un fiato e lo ripose sul bancone.
“Grazie” e poi uscì, sempre seguito dai velenosi commenti delle
ragazzine.
“Vai via,
schifoso!”
“Ubriacone!”
Mentre il padrone
rimetteva la bottiglia a posto, io mi avvicinai e ingenuamente chiesi
“Mi scusi, perché gli ha dato da bere?”. Non volevo accusarlo o
cosa, ero solo curioso. Aveva dato da bere (e gratis, poi!) ad un
disperato, perché lo aveva fatto?
Il padrone mi guardò
e non disse nulla. Io però intravidi nei suoi occhi una infinita
pietà e non chiesi altro.
Purtroppo morì
pochi mesi dopo in un incidente di moto. Non saprò mai perché aveva
dato da bere a quell’alcolizzato. Mi ero pure fatto la fantasia che
una volta si conoscevano e poi uno era finito male.
Da allora però quel
gesto di pietà mi accompagna. Lo so che si potrebbero dare tante
spiegazioni e comportarsi altrimenti, ma da allora ogni volta che
vedo un tossico o un’alcolista avverto una piccola parte di me che
mi mette una mano sulla spalla.
Dice “lascialo
stare, non provare a salvarlo. E’ fatto così e niente lo cambierà.
Aiutalo semmai a non farsi troppo male nel suo inferno. Abbi pietà
di lui.”
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