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lunedì 27 maggio 2019


L’UBRIACO

A19 anni a luglio lavoravo come barista in una gelateria, giusto per guadagnarmi quei soldi che avrei speso nelle vacanze al mare. Preparavo 1000 caffè al giorno, ero diventato espertissimo a gestire la complicata macchina del caffè di un bar. All’epoca erano grandi come televisori e bisognava stare attenti a una marea di leve.

Una sera caldissima, poco prima della chiusura, entrò in gelateria un ubriaco. Sporco con la barba lunga e i vestiti laceri, faceva proprio pena. Un vagabondo che viveva di elemosina.
Ma non alle due ragazze che servivano ai tavoli, che iniziarono a prenderlo in giro.
“Guarda, è tornato l’ubriacone!”
“Che schifo, come è conciato. Gli esce la camicia dai pantaloni!”
“Cosa vorrà, un litro di Tavernello? hihihi”

In quel momento uscì il padrone dal retro, che con un’occhiata zittì le due ragazzine. Poi si avvicinò al bancone, ci mise un bicchierino sopra, prese una bottiglia di liquore e riempì il bicchiere fino all’orlo. Nel bar il silenzio era totale, l’ubriaco guardava speranzoso il liquore che scendeva nel bicchiere.

Appena il padrone, che era un omone coi baffi, finì di versare, il vagabondo prese il bicchierino, lo trangugiò in un fiato e lo ripose sul bancone. “Grazie” e poi uscì, sempre seguito dai velenosi commenti delle ragazzine.
“Vai via, schifoso!”
“Ubriacone!”

Mentre il padrone rimetteva la bottiglia a posto, io mi avvicinai e ingenuamente chiesi “Mi scusi, perché gli ha dato da bere?”. Non volevo accusarlo o cosa, ero solo curioso. Aveva dato da bere (e gratis, poi!) ad un disperato, perché lo aveva fatto?

Il padrone mi guardò e non disse nulla. Io però intravidi nei suoi occhi una infinita pietà e non chiesi altro.
Purtroppo morì pochi mesi dopo in un incidente di moto. Non saprò mai perché aveva dato da bere a quell’alcolizzato. Mi ero pure fatto la fantasia che una volta si conoscevano e poi uno era finito male.

Da allora però quel gesto di pietà mi accompagna. Lo so che si potrebbero dare tante spiegazioni e comportarsi altrimenti, ma da allora ogni volta che vedo un tossico o un’alcolista avverto una piccola parte di me che mi mette una mano sulla spalla.
Dice “lascialo stare, non provare a salvarlo. E’ fatto così e niente lo cambierà. Aiutalo semmai a non farsi troppo male nel suo inferno. Abbi pietà di lui.”



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