Visualizzazioni totali

mercoledì 22 maggio 2019


LA FATICA PERMANENTE 
(una storia che riguarda per fortuna pochi)

La portinaia alla guardiola, che in questi mesi mi aveva visto passare solo in sedia a rotelle, ha esclamato: “Ellapèppa, quanti progressi! Ringraziamo Iddio!”.
Le ho dato ansante una carezza e ho proseguito.

Per la prima, prima volta dopo la polmonite dell’anno scorso (e due mesi immobilizzato a letto in ospedale) sono riuscito a camminare dalla porta di casa mia sino al portone del palazzo.
Camminavo appoggiato alla stampella, un passettino dopo l’altro, stando sempre attento a non cadere ma ho compiuto quei maledetti 50 metri sulle mie gambe.
Che bella giornata, che bel sole. Maggio, il mondo diventa ogni giorno più bello.

“Dunque sei uscito dagli arresti domiciliari, bene, buon per te.”
Grazie, ma lunga è la strada verso una vera autonomia. Rinunciare alla comoda sedia a rotelle poi non è stato facile, ogni tanto l’immagine mi balzava in mente. La scacciavo ma come una mosca tornava. Non ci pensare.

Guardandomi dentro poi noto che non sono trionfante come mi aspettavo, è una vittoria amara.
Ho fatto troppa fatica in questi mesi. Non me l’aspettavo così intensa. Una fatica permanente, una ginnastica a volte dolorosa, un risparmio energetico continuo in cui tutto doveva essere a portata di mano, pronto. Ogni inconveniente va previsto e risolto in anticipo e se l’uva è alta ormai si rinuncia a priori.

Oggi sono giunto a questa conclusione: che soffrendo di “fatica permanente” dovrò contrastarla ogni giorno della mia vita con la “ginnastica permanente”. Sarà vietato lasciarsi andare.
Penso che comunque ora dormirò un poco, sono stanco.




Nessun commento:

Posta un commento