L’AMORE CHE RICEVI E’ UGUALE ALL’AMORE CHE FAI
“Luca,
dove lo appendo questo quadretto?”
“Proprio
lì in alto. Io non ce la faccio più a salire sulla scala.”
“Sulla
parete davanti al letto?”
“Giusto
lì, grazie Pasquale. Così me lo guardo quando mi sveglio, quando mi
alzo traballando, quando mi fan male le gambe come oggi.”
“Va
bene, prendo la scala alta. Questi sono i Beatles, no?”
“Sono
loro, è la copertina del loro ultimo album del 1969, Abbey Road.”
“Me
li ricordo, me li ricordo, c’erano quando ero giovane. Ma, Luca,
cosa vuol dire la scritta? Io l’inglese non lo so.”
“E’
l’ultimo verso dell’ultima canzone. Hanno finito col botto, con
una frase mistica.”
“Cioé?“
“Alla
fine l’amore che ricevi è uguale all’amore che dai. Anzi, più
esatto, all’amore che fai. E’ un inno all’amore insomma.”
“Ah
sì, l’amore libero. Mio padre li odiava i Beatles, diceva che
erano capelloni degenerati!”
“Quanto
tempo che non sentivo la parola capelloni! Pasquale, oramai a me e a
te di capelli ne son rimasti pochi ma di amore ne possiamo ancora
dare. E solo se diamo riceveremo.”
“E
chi me l’assicura?”
“Nessuno.
Ho dato e fatto abbastanza l’amore nella mia vita? E chi lo sa. Non
esiste sicurezza in questo campo, io intanto continuo meglio che
posso. La speranza sopravvive.”
“Un
messaggio positivo insomma, mi sa che ne ho bisogno anch’io.
Intanto prendo il martello e il chiodino.”
“Grazie,
Pasquà! E’ bellissimo!”
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