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sabato 23 aprile 2016

L’ULTIMO TABU’, QUELLO GRANDE


Ad un amico americano in visita da noi, tra le tante chiacchiere estive, ho rivolto la classica domanda “cosa ti ha stupito qui in Italia?”.  La prima risposta è stata “che qui mangiate i conigli”, da loro considerati teneri animali domestici, un po’ come da noi i gatti.
E dopo, oltre alle solite banalità (ma che fa sempre piacere sentire) su bellezze artistiche e clima mi ha riferito che noi italiani parliamo di tutto, ma proprio tutto, anche di argomenti che scandalizzerebbero in un salotto statunitense. Per esempio si era sentito chiedere la sua posizione sessuale preferita. E subito dopo ogni interlocutore -non io, il vostro gaffeur professionista- volava con noncuranza su spinose domande riguardanti sentimenti personali, o convinzioni politiche o religiose, argomenti per un americano delicatissimi.
Nel tentativo di sviare un discorso per lui sin troppo intimo, l’amico rivolgeva allora la classica domanda americana da party per rompere il ghiaccio: “how much money do you get every year?” (“quanto guadagna ogni anno?”), e sempre notava a sua volta l’imbarazzo calare, a mo’ di Pentecoste, sul volto dell’italiano. Aveva toccato il nostro tabù, il vile denaro.
“Mah, non so… non mi occupo di queste cose… devo chiedere al commercialista… ora non ricordo… perché mai questa domanda?” e via discorrendo e sviando, come si dice commercialista in inglese?

Per lui era diventato quasi un gioco. Ogni volta che si sentiva dagli italiani rivolgere antipatiche questioni che entravano a gamba tesa nella sua intimità (“ma dai, è tanto per parlare. Conosciamoci un po’, le nostre culture hanno così tanto da condividere…”), se fronteggiava un maschio adulto passava al contrattacco con la domandina di cui sopra. Se aveva davanti invece una bella ragazza le chiedeva con aria innocente come mai in italiano la luna è femminile (in inglese è di genere neutro). Tecniche di seduzione.

I soldi sono l’ultimo tabù in Italia. Un argomento di cui non si parla, che si fa ma non si dice. Altro che il sesso o la morte (che comunque si difende bene) o i sentimenti. Qui da noi potete chiedere e parlare di tutto. Veramente, postate su internet una qualsiasi domanda e inizia un dibattito. Ma provate a chiedere informazioni sul reddito dell’interlocutore e vedrete facce scandalizzate dalla vostra impertinenza e dopo tutti scapperanno come conigli (gnam!).
La diffidenza in questo settore da noi impera. In Italia se parli di soldi c’è qualcosa che non va. E’ ammesso solo se hai da lamentarti (bollette, multe, tasse, etc) altrimenti meglio non dire niente.

“Sembra quasi –rifletteva il mio amico americano- che per voi avere valore e guadagnare siano due cose distinte.”
“In effetti è così, amico mio. Siamo talmente abituati a vedere la gente sbagliata nei posti più alti che ormai quello che dici tu è quasi rovesciato.”
“In che senso?”
“Inevitabilmente se parli di soldi fai la figura dello sfigato o dell’impiccione, o peggio del lestofante che si arricchisce con manovre improprie, a scapito di qualcun’altro.”
“Anche per le donne è così?”
“E’ un po’ diverso. Se sei una donna e hai successo invece l’hai data via, chiaro. Non si può spiegare in altro modo il tuo successo, carina, hai fatto la puttana. Ti assicuro che questo pensiero in Italia attraversa come un lampo la mente di tutti, anche nei casi migliori. Ecco perché non si parla mai di soldi. Il merito non esiste, se si guadagna c’è qualcosa di losco. E se invece non guadagni vuol dire invece che non sei furbo, sei solo uno scemo.”
“It’s terrible.”
“In Italia abbiamo un proverbio, a pensar male si fa peccato ma si indovina.”
“Non posso pensare che siete tutti disonesti e senza valore.”
“Ovviamente no, ma in genere il nostro livello morale è più basso che altrove. In genere siamo molto corruttibili. Gli altri ovviamente, non i presenti. Ma non pensare male tu ora, è anche una difesa da uno stato che percepiamo in genere come ingiusto. Da noi si dice che siamo fieri di essere italiani solo quando vince la Nazionale.”
“Incredibile quello che mi dici. Eppure la vostra è una terra bellissima e santa, ci vive il Papa!”
“Su questo argomento nun me fa’ parlà che me comprometto.”
“Ma tu non sei fiero di essere italiano?”
“Passiamo alla seconda domanda.”
“Interessante… che tabù strano. Unite i soldi alla vergogna. Pensate di non meritarvi quello che guadagnate. Sembra quasi…posso dirti una mia impressione di esterno?”
“Dimmi.”
“C’è qualcosa di sbagliato secondo me nel vostro rapporto con i soldi. Sembra che l’argomento vi faccia paura.”
“Su questo ti do ragione. Io stesso mi accorgo che faccio fatica ad avere un buon rapporto, ma che dico? Un rapporto normale coi soldi. Passavo attraverso periodi di abbondanza sfrenata e altri di bolletta sparata. Sai cosa mi è servito molto per darmi una regolata?”
“Rimanere al verde?”
“No, andare in Israele.”
“Dagli ebrei?”
“Sì, loro. E’ gente attentissima al lato economico della vita e non se ne vergognano affatto. Noi li prendiamo in giro ma sotto sotto vorremmo imitarli. Non hanno quel pudore quasi morboso che c’è tra noi sull’argomento. Grazie a loro ho imparato a guardare in faccia questo aspetto della vita.”
“Non siete sinceri sull’argomento. La vostra società ha un problema insomma, se è vero che ogni tabù nasconde l’importante.”
“Penso di sì.”
“Ma tu quanto guadagni ogni anno?”







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