L’ULTIMO TABU’, QUELLO GRANDE
Ad un amico
americano in visita da noi, tra le tante chiacchiere estive, ho rivolto la
classica domanda “cosa ti ha stupito qui in Italia?”. La prima risposta è stata “che qui mangiate i
conigli”, da loro considerati teneri animali domestici, un po’ come da noi i
gatti.
E dopo, oltre
alle solite banalità (ma che fa sempre piacere sentire) su bellezze artistiche
e clima mi ha riferito che noi italiani parliamo di tutto, ma proprio tutto,
anche di argomenti che scandalizzerebbero in un salotto statunitense. Per
esempio si era sentito chiedere la sua posizione sessuale preferita. E subito
dopo ogni interlocutore -non io, il vostro gaffeur professionista- volava con
noncuranza su spinose domande riguardanti sentimenti personali, o convinzioni politiche
o religiose, argomenti per un americano delicatissimi.
Nel tentativo di
sviare un discorso per lui sin troppo intimo, l’amico rivolgeva allora la
classica domanda americana da party per rompere il ghiaccio: “how much money do you get every year?”
(“quanto guadagna ogni anno?”), e sempre notava a sua volta l’imbarazzo calare,
a mo’ di Pentecoste, sul volto dell’italiano. Aveva toccato il nostro tabù, il
vile denaro.
“Mah, non so…
non mi occupo di queste cose… devo chiedere al commercialista… ora non ricordo…
perché mai questa domanda?” e via discorrendo e sviando, come si dice
commercialista in inglese?
Per lui era
diventato quasi un gioco. Ogni volta che si sentiva dagli italiani rivolgere
antipatiche questioni che entravano a gamba tesa nella sua intimità (“ma dai, è tanto per parlare. Conosciamoci un
po’, le nostre culture hanno così tanto da condividere…”), se fronteggiava
un maschio adulto passava al contrattacco con la domandina di cui sopra. Se
aveva davanti invece una bella ragazza le chiedeva con aria innocente come mai
in italiano la luna è femminile (in inglese è di genere neutro). Tecniche di
seduzione.
I soldi sono
l’ultimo tabù in Italia. Un argomento di cui non si parla, che si fa ma non si
dice. Altro che il sesso o la morte (che comunque si difende bene) o i
sentimenti. Qui da noi potete chiedere e parlare di tutto. Veramente, postate
su internet una qualsiasi domanda e inizia un dibattito. Ma provate a chiedere
informazioni sul reddito dell’interlocutore e vedrete facce scandalizzate dalla
vostra impertinenza e dopo tutti scapperanno come conigli (gnam!).
La diffidenza in
questo settore da noi impera. In Italia se parli di soldi c’è qualcosa che non
va. E’ ammesso solo se hai da lamentarti (bollette, multe, tasse, etc)
altrimenti meglio non dire niente.
“Sembra quasi –rifletteva
il mio amico americano- che per voi avere valore e guadagnare siano due cose
distinte.”
“In effetti è
così, amico mio. Siamo talmente abituati a vedere la gente sbagliata nei posti
più alti che ormai quello che dici tu è quasi rovesciato.”
“In che senso?”
“Inevitabilmente
se parli di soldi fai la figura dello sfigato o dell’impiccione, o peggio del
lestofante che si arricchisce con manovre improprie, a scapito di qualcun’altro.”
“Anche per le
donne è così?”
“E’ un po’
diverso. Se sei una donna e hai successo invece l’hai data via, chiaro. Non si
può spiegare in altro modo il tuo successo, carina, hai fatto la puttana. Ti
assicuro che questo pensiero in Italia attraversa come un lampo la mente di
tutti, anche nei casi migliori. Ecco perché non si parla mai di soldi. Il
merito non esiste, se si guadagna c’è qualcosa di losco. E se invece non
guadagni vuol dire invece che non sei furbo, sei solo uno scemo.”
“It’s terrible.”
“In Italia
abbiamo un proverbio, a pensar male si fa peccato ma si indovina.”
“Non posso
pensare che siete tutti disonesti e senza valore.”
“Ovviamente no,
ma in genere il nostro livello morale è più basso che altrove. In genere siamo
molto corruttibili. Gli altri ovviamente, non i presenti. Ma non pensare male
tu ora, è anche una difesa da uno stato che percepiamo in genere come ingiusto.
Da noi si dice che siamo fieri di essere italiani solo quando vince la
Nazionale.”
“Incredibile
quello che mi dici. Eppure la vostra è una terra bellissima e santa, ci vive il
Papa!”
“Su questo
argomento nun me fa’ parlà che me comprometto.”
“Ma tu non sei
fiero di essere italiano?”
“Passiamo alla
seconda domanda.”
“Interessante… che
tabù strano. Unite i soldi alla vergogna. Pensate di non meritarvi quello che
guadagnate. Sembra quasi…posso dirti una mia impressione di esterno?”
“Dimmi.”
“C’è qualcosa di
sbagliato secondo me nel vostro rapporto con i soldi. Sembra che l’argomento vi
faccia paura.”
“Su questo ti do
ragione. Io stesso mi accorgo che faccio fatica ad avere un buon rapporto, ma
che dico? Un rapporto normale coi soldi. Passavo attraverso periodi di
abbondanza sfrenata e altri di bolletta sparata. Sai cosa mi è servito molto
per darmi una regolata?”
“Rimanere al
verde?”
“No, andare in
Israele.”
“Dagli ebrei?”
“Sì, loro. E’
gente attentissima al lato economico della vita e non se ne vergognano affatto.
Noi li prendiamo in giro ma sotto sotto vorremmo imitarli. Non hanno quel
pudore quasi morboso che c’è tra noi sull’argomento. Grazie a loro ho imparato
a guardare in faccia questo aspetto della vita.”
“Non siete
sinceri sull’argomento. La vostra società ha un problema insomma, se è vero che
ogni tabù nasconde l’importante.”
“Penso di sì.”
“Ma tu quanto
guadagni ogni anno?”
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