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domenica 23 agosto 2015

(Parte seconda)

Il mio obiettivo era chiarissimo. Aspettare l'ora pomeridiana in cui zia Rosa schiacciava un pisolino e poi in silenzio esplorare l'anta superiore dell'armadio in camera da letto, il bersaglio finale. Se zia Rosa nascondeva dei segreti, sentivo che era lì che li avrei trovati.
Il giorno seguente tutto andò secondo i miei acerbi piani di 12enne. Dopo pranzo zia Rosa si appisoló sul divano del soggiorno, dove c'era sempre un bel fresco. Io mi sdraiai sul lettino in camera e aspettai dieci minuti, che mi parvero lunghissimi.
Quando finalmente sentii che il respiro di zia in sala si era fatto regolare decisi di far scattare l'operazione, che io avevo denominato La Scalata del Monte Bianco.
Con cautela e assoluto silenzio, come avevo visto fare dai Marines in un film, mi alzai dal lettino e presi una sedia, mettendola sotto l'armadio. Salii sulla sedia e notai che arrivavo facilmente alla chiave dell'anta, per fortuna ero piuttosto alto per la mia età. Girai silenzioso la chiave e la aprii. Mi congratulai con me stesso. Stava procedendo tutto secondo i piani.
Nell'anta di sinistra non trovai nulla di particolare, era piena di vecchie coperte, ma in quella di destra…la scatola era a portata di mano, neanche tanto nascosta, più o meno grande come una scatola da scarpe. 
Dentro, come molti già avranno intuito, c'erano dentro tanti oggetti segreti di mia zia, quelli che oggi vengono comunemente chiamati sex toys. Ditoni di ogni forma e misura, palline di ferro, due boccette di olio di rosa, anelli strani, corde di cui ignoravo l'uso, un frustino (un frustino? Forse mia zia aveva avuto un cavallo, pensavo). E poi strani aggeggi che ancora oggi non riesco ad identificare nella memoria, contate però che son passati tanti anni. In fondo alla scatola YEAHH trovai dei giornalini porno. Ero giovane, ma non così giovane da non sapere cos'erano quelle riviste.
Le sfogliai con gusto ma non era certo finita. Era un vero antro di Ali Babá quell'anta.
Accanto alla scatola c'erano tanti vestitini di intimo come quelli che sbirciavo nelle vetrine delle mercerie, solo che questi erano pieni di fiocchetti, nastrini, pizzi, veli. Uh quanti ce n'erano! Uno sembrava addirittura fosforescente.
Mentre ero lì che esaminavo tutte quelle belle cose, sentii una voce severa alle mie spalle.
"Cosa stai facendo?" Mia zia si era svegliata ed era venuta a vedere cosa stavo facendo. Beccato con le mani nel sacco!
Lí per poco non successe una tragedia. Mi voltai di scatto, persi l'equilibrio e agitando le braccia cascai dalla sedia. 
Sotto c'era il comodino del letto con la lampada con uno spunzone di metallo. Per un attimo pensai che mi sarei infilzato e per fortuna zia Rosa mi prese al volo.
"Stupido ragazzino!"
"Scu...scusa zia." 
Con uno sguardo mia zia si accorse dell'anta aperta, mi lasció andare e si affrettò a chiudere l'armadio. 
"Non sono cose da bambini queste!"
Io ero tutto vergognoso. Non capivo bene cos'era quello che avevo trovato (tranne i giornaletti) ma intuivo che doveva essere un segreto. Molto segreto. 
"E pensare che proprio stamattina tua madre mi ha telefonato…ah! Non dirle niente di quello che hai visto. Hai capito? Niente!"
"Sí sí zia. Scusa, non volevo."
"Dimentica quello che hai visto."
Che detto per inciso è la frase migliore per far ricordare tutto ad un bambino. Non ha importanza se ha capito o meno, se lo ricorderà per sempre. 
"Zia -dissi tutto tremante- io neanche so quello che ho visto. Mica l'ho capito." Evitai di accennare alle riviste ma in fondo era la verità. Io non avevo compreso il senso di molti aggeggi, per non dire di tutti. 
"Niente, sono cose che fanno parte del passato di tua zia. Le tengo come ricordo."
"Anche il frustino? Hai avuto un cavallo?"
Qui zia Rosa si mise a ridere. "Ah ah sí un bel cavallino."
"Veramente?"
"No scherzavo. Erano cose che usavo per…giocare."
"Che giochi?"
"I giochi degli adulti, che sono diversi da quelli dei bambini, imparerai."
"Cosa devo imparare?"
Io ero seduto sulla sedia dopo lo spavento di prima, mentre mia zia si sdraiava sul letto per stare più comoda. La stanza era piccolina e non c'era tanto spazio. 
Sdraiata sul letto con il suo vestito leggero e i capelli corti, zia Rosa mi sembrava bellissima. Non ho mai amato tanto una donna in vita mia come zia Rosa. 
Fece per accendersi una sigaretta ma poi rinunciò, non voleva che la cenere finisse sulle lenzuola. Mi guardò in silenzio. . 
"Oddio, come faccio a spiegarlo ad un ragazzino…"
"Ho quasi 13 anni zia, non sono più un bambino!"
"Luchino bello, non sarai più un bambino ma ancora non sai come rendere felice una donna, ti assicuro. È un qualcosa che si impara da grandi."
"E come si fa a rendere felice una donna?”
Zia Rosa sorrise. "Ci vuole fantasia, impegno, amore e non tutti ce l'hanno. Ricorda Luchino, ascolta tua zia -tirò un lungo sospiro-. Non dare mai nulla per scontato con una donna. Devi farla sentire speciale in ogni momento, devi farla sentire unica! Te lo ricorderai?"
"Si certo, farla sentire unica."
"I miei momenti migliori li ho passati con uomini che mi facevano sentire unica. Una regina."
"Ah, ma hai avuto molti uomini, zia?"
Qui mia zia si accorse che era andata troppo avanti. Si alzò dal letto e si lisciò il vestito.
"Dai, andiamo in cucina, è l'ora del gelato. E mi raccomando non dire niente ai tuoi."
Zia Rosa mi conosceva bene, sapeva che a quell'età non sapevo resistere al gelato.
"Si sí il gelato. C'è quello alla frutta?"
"Andiamo a vedere."
Mentre stava per uscire dalla porta improvvisamente mia zia si fermò, si voltò e mi lanciô uno dei suoi famosi sguardi. 
"Ah, un'ultima cosa. Non so quanto capirai ma te lo voglio dire lo stesso. Sei attento?"
"Dimmi, zia Rosa."
"Nella vita… e nell'amore bisogna avere moderazione in tutto -zia Rosa sorrise-. Anche nella moderazione."


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