DIVENTARE MAGGIORENNE
Il mio Neurologo
è un brav’uomo. Serio e leale, cerca sinceramente di fare del suo meglio. Vado
volentieri a trovarlo. Non è uno di quei soliti professionisti a cui dire a
fine seduta “grazie Dottore, mi sento già meglio”, sperando non colga l’ironia.
Purtroppo per la
mia patologia, la Sclerosi Multipla, non esistono terapie certe, soprattutto
per la forma che ho, piuttosto aggressiva. Quando si nasce fortunelli non c’è
niente da fare. Per chi non lo sapesse, la Sclerosi Multipla, che nasce per
cause ancora ignote, colpisce il sistema nervoso e provoca nel giro di qualche
anno una leeeenta paralisi. Se sei fortunato ti lascerà stare e avrai solo
qualche crisi, altrimenti finirai sulla sedia a rotelle. Nessuno sa ancora
prevedere cosa succederà al singolo. Bisogna solo sperare che l’uccello padulo,
quello che vola all’altezza del, si tenga distante. Esistono le malattie
incurabili, esistono e resistono ancora oggi.
Vabbè, non sono
qui per parlare di questo, limitiamoci a sottolineare che la ricerca va avanti
(dai che, come dice Altan, con un po’ di culo qualcosa si trova) e magari tra
100 anni questo scritto sarà considerato Archeologia Medica. Purtroppo oggi
come oggi (2015) ci siamo ancora dentro.
Perlomeno il mio
neurologo non propina con toni roboanti l’ultimo ritrovato farmacologico dagli
USA, in genere un veleno che sarà sostituito l’anno dopo da un nuovo veleno. In
questo è sempre informato ma piuttosto onesto, resiste a indubbie pressioni
economiche e sa benissimo che noi malati dopo tanti anni di fregature siamo
come minimo smaliziati e andiamo con i piedi di piombo (ahahah) davanti a certi
proclami trionfalistici.
Tutto questo per
dire che oggi, entrando pianin pianino con la mia stampella nel suo studio per
la solita visita annuale, ci siamo sorrisi a vicenda. Ormai è tanti anni che ci
conosciamo e tra noi si è stabilito anche un legame umano che colora
l’inevitabile rapporto medico-paziente.
“Allora,
Tartaro, come va? La vedo stabile rispetto all’anno scorso.”
“Buongiorno,
Dottore. Ho fatto molta ginnastica a casa.”
“Ha fatto la
Fisioterapia Domiciliare, come le avevo detto?”
“Tutti i giorni
Dottore. E’ una ginnastica molto utile per la vita quotidiana. Per un paio di mesi
poi è venuto anche un ragazzo a casa che mi ha insegnato parecchi trucchi.
Anzi, mi sa che devo chiederle di rifare la domanda per un nuovo ciclo di
visite.”
“Nessun
problema. La burocrazia ci insegue ma noi siamo più veloci. Vive sempre da
solo?”
“Certo, con un
poco di fatica ma mi arrangio.”
“Mi tolga una
curiosità, ma per il mangiare come fa?”
“All’inizio di
ogni mese viene una cooperativa che mi porta 30 vaschette di cibo. Le metto nel
congelatore, ogni giorno ne tiro fuori una e la infilo nel microonde. Oddio,
dopo tanti anni a dir la verità ho un po’ la nausea del microonde.”
“Immagino, penso
che adesso sappia riconoscere la roba calda da quella riscaldata.”
“Esatto. Inoltre
il cibo bene o male è sempre quello. In cooperativa si sbattono ma alla fine posso
scegliere tra pollo-piselli-riso, oppure riso-piselli-pollo. Per fortuna ogni
tanto c’è il mio preferito, piselli-riso-pollo.”
“Sempre arguto. Cadute?”
“Ogni tanto. Ogni
tanto spesso. Cadere bene è un’arte che si impara. E poi l’importante è
rialzarsi.”
“Giusto. Socialmente
come va?”
“Sospetto che
Raperonzolo abbia una vita sociale più intensa della mia.”
“Eh, per i
nostri pazienti questo è un problema serio. Ma lei ha tanti interessi che le
riempiono la vita. Lavarsi e vestirsi?”
“Nessun
problema. Ho i miei ritmi e le mie modalità, i miei rituali insomma. Inoltre
pian piano ho attrezzato la casa e ogni settimana viene un peruano in casa per
aiutarmi nelle faccende che ormai non riesco più a svolgere da solo, come cambiare
il letto, pulire il pavimento, spolverare. Ormai siam diventati quasi amici.”
“Problemi
urologici, cistiti, infezioni? Sessualmente?”
“Faccio del mio
peggio. Sto molto attento con la pipì a seguire degli orari regolari.”
“Bravo. L’anno
scorso mi ha detto che lavorava. Continua a lavorare?”
“Certo, magari
vorrei lavorare e guadagnare di più ma mi tengo stretto quello che ho.”
“Sbaglio o mi ha
detto che guidava?”
“Sì, ho la
patente speciale e la mia fida macchinetta adattata. L’autonomia non ha prezzo.”
“Bravo, non ci
rinunci, si muova, si muova sempre. Mantenga la sua indipendenza. Venga, che le
faccio la visita sul lettino.”
E’ seguita la
usuale visita neurologica, con i soliti test che tanti anni fa trovavo curiosi
e semplicissimi (guardi qui, alzi il braccio, tocchi la gamba, stringa la mano,
sente il martelletto vibrare?, chiuda gli occhi, si tocchi il naso, prema con
forza etc) ma che poi man mano che passavano gli anni trovavo sempre più
impegnativi.
“Sì, bene o male
la trovo simile all’anno scorso, anche se in alcune funzioni c’è stato un
leggero declino.”
“Sì Dottore, me
ne ero accorto anch’io. Ma è normale, è ormai tanti anni che sono malato e mi
conosco. A proposito, mi faccia gli auguri, da pochi giorni sono diventato
maggiorenne! E’ 18 anni che sono ufficialmente malato. E’ vero che date una
medaglietta?”
Il neurologo
sorrise. “Conservi sempre questo spirito, Tartaro. Le farà meglio di cento
medicine. Lei è un ottimista.”
“Grazie Dottore,
sono un inguaribile ottimista.”
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