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mercoledì 5 agosto 2015

DIVENTARE MAGGIORENNE

Il mio Neurologo è un brav’uomo. Serio e leale, cerca sinceramente di fare del suo meglio. Vado volentieri a trovarlo. Non è uno di quei soliti professionisti a cui dire a fine seduta “grazie Dottore, mi sento già meglio”, sperando non colga l’ironia.
Purtroppo per la mia patologia, la Sclerosi Multipla, non esistono terapie certe, soprattutto per la forma che ho, piuttosto aggressiva. Quando si nasce fortunelli non c’è niente da fare. Per chi non lo sapesse, la Sclerosi Multipla, che nasce per cause ancora ignote, colpisce il sistema nervoso e provoca nel giro di qualche anno una leeeenta paralisi. Se sei fortunato ti lascerà stare e avrai solo qualche crisi, altrimenti finirai sulla sedia a rotelle. Nessuno sa ancora prevedere cosa succederà al singolo. Bisogna solo sperare che l’uccello padulo, quello che vola all’altezza del, si tenga distante. Esistono le malattie incurabili, esistono e resistono ancora oggi.

Vabbè, non sono qui per parlare di questo, limitiamoci a sottolineare che la ricerca va avanti (dai che, come dice Altan, con un po’ di culo qualcosa si trova) e magari tra 100 anni questo scritto sarà considerato Archeologia Medica. Purtroppo oggi come oggi (2015) ci siamo ancora dentro.
Perlomeno il mio neurologo non propina con toni roboanti l’ultimo ritrovato farmacologico dagli USA, in genere un veleno che sarà sostituito l’anno dopo da un nuovo veleno. In questo è sempre informato ma piuttosto onesto, resiste a indubbie pressioni economiche e sa benissimo che noi malati dopo tanti anni di fregature siamo come minimo smaliziati e andiamo con i piedi di piombo (ahahah) davanti a certi proclami trionfalistici.

Tutto questo per dire che oggi, entrando pianin pianino con la mia stampella nel suo studio per la solita visita annuale, ci siamo sorrisi a vicenda. Ormai è tanti anni che ci conosciamo e tra noi si è stabilito anche un legame umano che colora l’inevitabile rapporto medico-paziente.
“Allora, Tartaro, come va? La vedo stabile rispetto all’anno scorso.”
“Buongiorno, Dottore. Ho fatto molta ginnastica a casa.”
“Ha fatto la Fisioterapia Domiciliare, come le avevo detto?”
“Tutti i giorni Dottore. E’ una ginnastica molto utile per la vita quotidiana. Per un paio di mesi poi è venuto anche un ragazzo a casa che mi ha insegnato parecchi trucchi. Anzi, mi sa che devo chiederle di rifare la domanda per un nuovo ciclo di visite.”
“Nessun problema. La burocrazia ci insegue ma noi siamo più veloci. Vive sempre da solo?”
“Certo, con un poco di fatica ma mi arrangio.”
“Mi tolga una curiosità, ma per il mangiare come fa?”
“All’inizio di ogni mese viene una cooperativa che mi porta 30 vaschette di cibo. Le metto nel congelatore, ogni giorno ne tiro fuori una e la infilo nel microonde. Oddio, dopo tanti anni a dir la verità ho un po’ la nausea del microonde.”
“Immagino, penso che adesso sappia riconoscere la roba calda da quella riscaldata.”
“Esatto. Inoltre il cibo bene o male è sempre quello. In cooperativa si sbattono ma alla fine posso scegliere tra pollo-piselli-riso, oppure riso-piselli-pollo. Per fortuna ogni tanto c’è il mio preferito, piselli-riso-pollo.”
“Sempre arguto. Cadute?”
“Ogni tanto. Ogni tanto spesso. Cadere bene è un’arte che si impara. E poi l’importante è rialzarsi.”
“Giusto. Socialmente come va?”
“Sospetto che Raperonzolo abbia una vita sociale più intensa della mia.”
“Eh, per i nostri pazienti questo è un problema serio. Ma lei ha tanti interessi che le riempiono la vita. Lavarsi e vestirsi?”
“Nessun problema. Ho i miei ritmi e le mie modalità, i miei rituali insomma. Inoltre pian piano ho attrezzato la casa e ogni settimana viene un peruano in casa per aiutarmi nelle faccende che ormai non riesco più a svolgere da solo, come cambiare il letto, pulire il pavimento, spolverare. Ormai siam diventati quasi amici.”
“Problemi urologici, cistiti, infezioni? Sessualmente?”
“Faccio del mio peggio. Sto molto attento con la pipì a seguire degli orari regolari.”
“Bravo. L’anno scorso mi ha detto che lavorava. Continua a lavorare?”
“Certo, magari vorrei lavorare e guadagnare di più ma mi tengo stretto quello che ho.”
“Sbaglio o mi ha detto che guidava?”
“Sì, ho la patente speciale e la mia fida macchinetta adattata. L’autonomia non ha prezzo.”
“Bravo, non ci rinunci, si muova, si muova sempre. Mantenga la sua indipendenza. Venga, che le faccio la visita sul lettino.”

E’ seguita la usuale visita neurologica, con i soliti test che tanti anni fa trovavo curiosi e semplicissimi (guardi qui, alzi il braccio, tocchi la gamba, stringa la mano, sente il martelletto vibrare?, chiuda gli occhi, si tocchi il naso, prema con forza etc) ma che poi man mano che passavano gli anni trovavo sempre più impegnativi.
“Sì, bene o male la trovo simile all’anno scorso, anche se in alcune funzioni c’è stato un leggero declino.”
“Sì Dottore, me ne ero accorto anch’io. Ma è normale, è ormai tanti anni che sono malato e mi conosco. A proposito, mi faccia gli auguri, da pochi giorni sono diventato maggiorenne! E’ 18 anni che sono ufficialmente malato. E’ vero che date una medaglietta?”
Il neurologo sorrise. “Conservi sempre questo spirito, Tartaro. Le farà meglio di cento medicine. Lei è un ottimista.”

“Grazie Dottore, sono un inguaribile ottimista.”

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