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domenica 23 agosto 2015

LETTERA D'AMORE
Amore,
dove sono finiti i nostri sogni? Passare una sera davanti al camino, come due sposini, a bere vino bianco e farci le coccole. E il mattino dopo uscire insieme e andare al mercato, per comprare qualcosa di bello per la nostra casa. Scoprire con te angoli nuovi, vederti muovere nelle stanze ancora vuote, ma piene della tua presenza. Perché sei tu che rendi bellissimo tutto solo sfiorandolo, che colori la mia vita, che la trasformi in qualcosa degna di essere vissuta. Come avrei voluto durante una vacanza portarti in cima ad un vulcano, e lì fare l’amore con te dopo la salita. Comprarti una gatta bianca che la notte dorme serena tra le tue gambe. Toglierti con mani tremanti un vestito nuovo. Come vorrei, come vorrei. I miei sogni sono più forti delle mie gambe, ma questo dà solo slancio alla mia fantasia.
E ora tu hai portato una sensazione nuova nella mia vita, che prima di te era maledetta e senza fiori. Grazie a tuoi occhi mi accorgo di tante cose prima date per scontate, solo ora vedo le nuvole, il cielo, gli alberi, la gente, e penso che tutto, anche le cose brutte, ha un senso. Il tuo amore, l’amore che provo mi segue come un’ombra gentile, una vibrazione, un diapason interno che risuona ogni volta che penso al tuo nome. Amore e timore per la tua bellezza. L’ombra di perderti mi rende intollerabile anche solo scriverlo. Guardami. Nessuno sa chi sono io, tranne io e te. Aiutami nella mia superbia, sorridimi e prendimi in giro, ma dimmi che mi vuoi bene.
Sono troppo timido per dirti queste parole a voce, posso solo scriverle. Oh amore, ho solo parole nella mia giostra per te. Come posso difendere i miei sentimenti se non ho nemmeno la forza per aiutare me stesso? Di camminare di notte sino a casa tua? Di salire le tue scale? Ma solo arrancare, arrancare… ma non rinuncio. No, non rinuncio. La voglia e il desiderio di vederti e stare con te è più forte di tutto, perché sono felice con te.
Voglio chiamarti, sentire la tua voce, guardare la notte insieme, scoprirci primitivi.
Sinceramente tuo

(Parte seconda)

Il mio obiettivo era chiarissimo. Aspettare l'ora pomeridiana in cui zia Rosa schiacciava un pisolino e poi in silenzio esplorare l'anta superiore dell'armadio in camera da letto, il bersaglio finale. Se zia Rosa nascondeva dei segreti, sentivo che era lì che li avrei trovati.
Il giorno seguente tutto andò secondo i miei acerbi piani di 12enne. Dopo pranzo zia Rosa si appisoló sul divano del soggiorno, dove c'era sempre un bel fresco. Io mi sdraiai sul lettino in camera e aspettai dieci minuti, che mi parvero lunghissimi.
Quando finalmente sentii che il respiro di zia in sala si era fatto regolare decisi di far scattare l'operazione, che io avevo denominato La Scalata del Monte Bianco.
Con cautela e assoluto silenzio, come avevo visto fare dai Marines in un film, mi alzai dal lettino e presi una sedia, mettendola sotto l'armadio. Salii sulla sedia e notai che arrivavo facilmente alla chiave dell'anta, per fortuna ero piuttosto alto per la mia età. Girai silenzioso la chiave e la aprii. Mi congratulai con me stesso. Stava procedendo tutto secondo i piani.
Nell'anta di sinistra non trovai nulla di particolare, era piena di vecchie coperte, ma in quella di destra…la scatola era a portata di mano, neanche tanto nascosta, più o meno grande come una scatola da scarpe. 
Dentro, come molti già avranno intuito, c'erano dentro tanti oggetti segreti di mia zia, quelli che oggi vengono comunemente chiamati sex toys. Ditoni di ogni forma e misura, palline di ferro, due boccette di olio di rosa, anelli strani, corde di cui ignoravo l'uso, un frustino (un frustino? Forse mia zia aveva avuto un cavallo, pensavo). E poi strani aggeggi che ancora oggi non riesco ad identificare nella memoria, contate però che son passati tanti anni. In fondo alla scatola YEAHH trovai dei giornalini porno. Ero giovane, ma non così giovane da non sapere cos'erano quelle riviste.
Le sfogliai con gusto ma non era certo finita. Era un vero antro di Ali Babá quell'anta.
Accanto alla scatola c'erano tanti vestitini di intimo come quelli che sbirciavo nelle vetrine delle mercerie, solo che questi erano pieni di fiocchetti, nastrini, pizzi, veli. Uh quanti ce n'erano! Uno sembrava addirittura fosforescente.
Mentre ero lì che esaminavo tutte quelle belle cose, sentii una voce severa alle mie spalle.
"Cosa stai facendo?" Mia zia si era svegliata ed era venuta a vedere cosa stavo facendo. Beccato con le mani nel sacco!
Lí per poco non successe una tragedia. Mi voltai di scatto, persi l'equilibrio e agitando le braccia cascai dalla sedia. 
Sotto c'era il comodino del letto con la lampada con uno spunzone di metallo. Per un attimo pensai che mi sarei infilzato e per fortuna zia Rosa mi prese al volo.
"Stupido ragazzino!"
"Scu...scusa zia." 
Con uno sguardo mia zia si accorse dell'anta aperta, mi lasció andare e si affrettò a chiudere l'armadio. 
"Non sono cose da bambini queste!"
Io ero tutto vergognoso. Non capivo bene cos'era quello che avevo trovato (tranne i giornaletti) ma intuivo che doveva essere un segreto. Molto segreto. 
"E pensare che proprio stamattina tua madre mi ha telefonato…ah! Non dirle niente di quello che hai visto. Hai capito? Niente!"
"Sí sí zia. Scusa, non volevo."
"Dimentica quello che hai visto."
Che detto per inciso è la frase migliore per far ricordare tutto ad un bambino. Non ha importanza se ha capito o meno, se lo ricorderà per sempre. 
"Zia -dissi tutto tremante- io neanche so quello che ho visto. Mica l'ho capito." Evitai di accennare alle riviste ma in fondo era la verità. Io non avevo compreso il senso di molti aggeggi, per non dire di tutti. 
"Niente, sono cose che fanno parte del passato di tua zia. Le tengo come ricordo."
"Anche il frustino? Hai avuto un cavallo?"
Qui zia Rosa si mise a ridere. "Ah ah sí un bel cavallino."
"Veramente?"
"No scherzavo. Erano cose che usavo per…giocare."
"Che giochi?"
"I giochi degli adulti, che sono diversi da quelli dei bambini, imparerai."
"Cosa devo imparare?"
Io ero seduto sulla sedia dopo lo spavento di prima, mentre mia zia si sdraiava sul letto per stare più comoda. La stanza era piccolina e non c'era tanto spazio. 
Sdraiata sul letto con il suo vestito leggero e i capelli corti, zia Rosa mi sembrava bellissima. Non ho mai amato tanto una donna in vita mia come zia Rosa. 
Fece per accendersi una sigaretta ma poi rinunciò, non voleva che la cenere finisse sulle lenzuola. Mi guardò in silenzio. . 
"Oddio, come faccio a spiegarlo ad un ragazzino…"
"Ho quasi 13 anni zia, non sono più un bambino!"
"Luchino bello, non sarai più un bambino ma ancora non sai come rendere felice una donna, ti assicuro. È un qualcosa che si impara da grandi."
"E come si fa a rendere felice una donna?”
Zia Rosa sorrise. "Ci vuole fantasia, impegno, amore e non tutti ce l'hanno. Ricorda Luchino, ascolta tua zia -tirò un lungo sospiro-. Non dare mai nulla per scontato con una donna. Devi farla sentire speciale in ogni momento, devi farla sentire unica! Te lo ricorderai?"
"Si certo, farla sentire unica."
"I miei momenti migliori li ho passati con uomini che mi facevano sentire unica. Una regina."
"Ah, ma hai avuto molti uomini, zia?"
Qui mia zia si accorse che era andata troppo avanti. Si alzò dal letto e si lisciò il vestito.
"Dai, andiamo in cucina, è l'ora del gelato. E mi raccomando non dire niente ai tuoi."
Zia Rosa mi conosceva bene, sapeva che a quell'età non sapevo resistere al gelato.
"Si sí il gelato. C'è quello alla frutta?"
"Andiamo a vedere."
Mentre stava per uscire dalla porta improvvisamente mia zia si fermò, si voltò e mi lanciô uno dei suoi famosi sguardi. 
"Ah, un'ultima cosa. Non so quanto capirai ma te lo voglio dire lo stesso. Sei attento?"
"Dimmi, zia Rosa."
"Nella vita… e nell'amore bisogna avere moderazione in tutto -zia Rosa sorrise-. Anche nella moderazione."


IL PASSATO DI ZIA ROSA

È ora di raccontare forse la storia più segreta di me e della zia Rosa.
Premessa. Le ore estive del pomeriggio per un bambino sono le più noiose della giornata, soprattutto in estate. 
La zia Rosa dopo il pranzo si concedeva infatti una salutare pennichella in cui bisognava osservare un silenzio stampa assoluto. 
In teoria anche io dovevo riposare, ma chi li ferma i bambini, specie se come all'epoca il sottoscritto aveva 12 anni, con la molla dentro bella caricata e una energia vitale incontenibile.
Ricordo che a letto resistevo pochissimo, poi mi alzavo e iniziavo a vagare per la casa, in cui mia zia teneva le tapparelle basse contro la luce e il caldo del pomeriggio. 
In uno di quei pomeriggi silenziosi e annoiati cominciai ad aprire dei cassetti di mia zia. Lo so che era proibito ma così tanto per fare qualcosa e sempre in assoluto silenzio per non svegliarla.
Trovai vecchie posate, tanti asciugamani, libri di ricette, strani aggeggi per la cucina, medicinali, camicie, cappellini. Era tutto bene in ordine, quell'ordine femminile che poi avrei molto apprezzato andando avanti nella vita. E poi trovai una roba strana.
Era in fondo ad un cassetto, quasi nascosto, proprio in fondo sotto una pigna di vestiti, un piccolo aggeggio di colore rosa. Sembrava più un pennarellone, simile a quelli che usavo a scuola. Ma non c'era la punta per scrivere, era tutto compatto con tanti puntini neri per tutta la superficie. Sembrava un ditone con tanti puntini neri. Boh. 
Lo rimisi con cura e in silenzio al suo posto, chiedendomi come mai mia zia si era presa la briga di nasconderlo. Forse aveva qualche significato speciale. Oggi so benissimo che a trattava di un vibratore ma all'epoca me ne dimenticai subito. Cercavo dolciumi. I cassetti di mia zia Rosa erano pieni di sorprese e tantissime foto di quando era giovane. Che bella ragazza in costume da bagno!
Quella sera mia madre a tavola mi chiese al solito come era andata da zia Rosa, se avevo fatto i compiti, mi ero comportato bene etc. In estate mi mandava da sua sorella immagino per non avermi sempre tra i piedi che ciondolavo e anche forse per farle compagnia, era una donna buona ma sempre così sola. 
Raccontai tranquillo di avere fatto i compiti e poi dissi anche del ditone trovato nel fondo dell'armadio. 
Mentre raccontavo l'episodio successe qualcosa di logico ma che non mi aspettavo. Mio padre smise di colpo di mangiare e guardò in silenzio mia madre, che ricambiò lo sguardo.
Cosa avevo detto di sbagliato? Non capivo. Quanti misteri. Finimmo di cenare presto e andai a letto quasi subito. Dal mio letto sentivo i miei genitori in cucina che discutevano
"...non mi ha mai convinto tua sorella, lo sai. Non si è mai sposata eppure di pretendenti ne aveva …"
"Saran fatti suoi o no? Almeno lei è una donna libera"
"Libera? Sola direi!"'
"Non parlare male di Rosa. Lo sai quanto ha fatto per noi in passato. Te lo devo ricordare?"
"Si ma una cosa così…"
"La colpa è di tuo figlio che va a frugare nelle cose altrui."
"NOSTRO figlio va per studiare da Rosa, tu pensi che vada bene?"
"Ma certo. Domani le parlo e vedrai che certe scoperte Luca non le farà più."
Quali scoperta? Mi arrovellai sulla questione sino a quando mi addormentai. Avevo toccato uno dei segreti degli adulti questo lo capivo. Ma cosa?
Ancora non sapevo che il giorno dopo avrei avuto tutte le risposte, e da zia Rosa in persona. Ma prima doveva succedere qualcosa, e per poco non ci lasciai le penne.


(Fine parte prima)

T'AMO!

La zia Rosa, di cui ho già parlato, fu una vera maestra di vita per me.
Imparai presto che, per gli argomenti più delicati era a lei che dovevo rivolgermi . E gli argomenti delicati erano quelli ehm si.... Mi capite quelli li. Del resto le zie servono a questo no, son fatte apposta. Sono adulti che però non ti vogliono educare a tutti i costi (per quello ci sono i genitori e i maestri) e sono abbastanza giovani per capire.
Ci fu un periodo da ragazzo in cui andavo spesso da zia Rosa, dovevo preparare delle interrogazioni e in casa sua c'era calma e si studiava bene. 
La scusa ufficiale era quella, in realtà era proprio bello andarla a trovare, mi piaceva, mi accoglieva in casa sempre con grandi sorrisi e teneva sempre il mio gelato preferito in freezer.
E poi con lei come ho detto si poteva parlare. E un pomeriggio d'estate, col gelato davanti a me, c'era una domanda che mi premeva sul cuore.
"Zia posso chiederti una cosa?"
"Certo Luchino, dimmi." 
"Ma esattamente…ti amo che cosa vuol dire?"
"Ah. Ci siamo." Zia Rosa smise di mettere a posto le pentole e si sedette davanti a me. La maturità fissô la giovinezza. 
"Perché lo vuoi sapere?"
"A scuola il mio compagno di banco mi ha detto che è la cosa più importante che si può dire. E' vero?"
Zia Rosa rispose seria "Si, è molto importante. Può cambiarti la vita."
"Ma se ha tutta questa importanza, zia, cosa c'entrano i pescatori?"
"Scusa?"
"Ma sì, i pescatori! L'amo, la lenza, i pesci…cos'hanno di così importante?"
Qui mia zia ebbe una reazione cui, ripensandoci ora, son molto grato. Non si mise a ridere, non mi prese in giro. Semplicemente mi spiego a modo suo la faccenda. 
"Beh, è vero, una volta ho conosciuto un pescatore che lo diceva"
"Come mai?"
"Prima di buttare la lenza in acqua infilava un verme all'amo esclamando T'amo!"
"Davvero? Ah allora l'amo è quello."
"Solo in quel caso. Più spesso si riferisce al sentimento dell'amore e penso che il tuo compagno intendesse quello. Però -zia Rosa divenne pensierosa-, però in fondo il significato resta uguale, qualcuno viene preso da qualcun'altro. O qualcun'altra."
"Forse allora è per questo che dicono che è così importante, perché finisci con l'appartenere a qualcuno."
"Bravo Luchino, hai capito bene. Ho incontrato tante donne o uomini buoni in vita mia, ma anche tanti che si comportavano come il pescatore, e chi finiva abbindolato nelle loro mani veniva infilzato come un vermetto."
"Davvero succede questo? Ma allora è brutto dire ti amo!"
"No, solo qualche volta succede così. In teoria l'amore è bellissimo ma non sempre funziona. Esistono persone che lo dicono con leggerezza (zia Rosa si fece seria)… e c'è un girone dell'inferno apposta per gente simile. Stai molto attento, bambino mio, prima di dirlo domani a una ragazza. Non illuderla. Ricorda tua zia, la dignità e l'integrità non si perdono mai per nessuno. Mai. Molti purtroppo se ne dimenticano."
Speriamo di non fare mai la fine del verme pensai mentre mangiavo una cucchiaiata di gelato al pistacchio (il mio preferito). Ma avevo ancora una curiosità. 
"E poi? Sai che cosa succede? Che fine ha fatto il vermetto?"
"Succede che é tutto triste in fondo al mare ma poi è arrivata una pesciolina che invece di mangiarlo tenne la bocca chiusa. I due si guardano, si innamorano. Poi la pesciolina libera il vermetto e se ne vanno entrambi felici e contenti."
"E il pescatore?"
"Si cercherà un altro verme. Sai cosa si può imparare alla fine di questa storia?
"Che cosa Zia Rosa?"
Mia zia si accese una sigaretta e mi rivolse uno dei suoi famosi sorrisi "Impara. Qualche volta per essere felice bisogna tenere la bocca chiusa. E in quei momenti i gesti valgono molto ma molto di più delle parole."



Ah, la zia Rosa. Quanto è stata importante per me quando ero ragazzo. Non potevo non ricordarla…


UN UOMO INNAMORATO

"Zia Rosa, zia Rosa. La mamma mi ha detto che tu sai la risposta! Chi é il più forte? Hulk o la Cosa?"
"Luchino, scusa ma non ho capito. Puoi ripetere?"
Io avevo 12 anni e facevo ancora tantissime domande, e la zia Rosa in famiglia aveva fama di sapere tutto. Mia madre, incapace di risolvere i miei dilemmi, mi aveva indirizzato a lei, la grande sorella maggiore. 
La zia Rosa all'epoca era una donna sulla cinquantina, con l'occhio di oggi la definirei decisamente una bella donna. Aveva ancora tutti i capelli neri e fumava sempre ma io ero ancora troppo giovane e non pensavo a certe cose. I miei pensieri erano occupati piuttosto da una bizzarra classifica, chi è l'uomo più forte del mondo? Per me era il verde supereroe Hulk. Ma la opinione finale me l'avrebbe data lei, il vero oracolo della famiglia.
"Ah, ho capito adesso. Tu vuoi sapere chi è il più forte del mondo."
"Si si! Mamma ha detto che lo sai."
"Sento, ascolta 'a zia. Io ho visto tanta gente, ma ti posso assicurare questo. Niente al mondo è più forte di un uomo innamorato. Non sottovalutarlo mai."
Non era la risposta che aspettavo. Anzi, non era nemmeno una risposta. Chi cavolo sarebbe questo uomo innamorato?
"Ma di chi stai parlando zia?"
La zia Rosa si mise a fissarmi, uno sguardo che poi ho ritrovato in molte donne. Guardò per un attimo la luce della finestra poi riprese a guardarmi. Parlava per esperienza, si intuiva bene. 
"Come sei giovane. Sto parlando di un uomo guidato dalla passione, dall'amore."
"Un fidanzato? Uno che pensa sempre alle femmine?"
Il mio pensiero andava si bigliettini che ci scambiavamo in classe con le ragazze, del tipo "vuoi fidanzarti con me? Si no. Metti una crocetta". Non proprio una roba da incredibile Hulk. Dov'era la forza in tutto questo?
"Oh, non riguarda soltanto i fidanzati innamorati. Si possono amare tante cose, Luchino. Un uomo può essere innamorato di una donna. O di un'idea. O della libertà. Qualche volta dei soldi -Rosa sorrise-, e se il suo amore è forte allora agirà. Sfonderà le porte, spianerà le montagne. Cose così."
Sfondare le porte come Tex Willer? Spianare le montagne? Questo mi piaceva. Poi pensai a mio nonno sempre sulla sedia a dondolo e diventai triste. 
"Allora quando diventa un uomo vecchio e debole vuol dire che non serve più?"
"Ti ho detto prima di non sottovalutarlo. Molto spesso invecchiando gli uomini iniziano ad amare il potere, il comando. Tu sei ancora troppo giovane per capirlo, indossi ancora i pantaloncini ma lo vedrai. Guarda, zia Rosa ti dá un consiglio: se vuoi capire un uomo chiediti di che cosa è innamorato. Se riesci a capirlo allora non ti stupirà più." 
A quelle parole mi misi a pensare agli uomini più grandi che conoscevo, allo zio Fabio dalla grande pancia (evidentemente amava il cibo), a Gennaro con i suoi occhietti piccoli che stava sempre a contare i soldi, a… improvviso mi venne un pensiero. 
"Zia Rosa ma…ma anche per le donne è così?"
Rosa scoppiò a ridere "no caro, per le donne la cosa è più sfumata, non c'è una risposta semplice. Ti devi rassegnare, è sempre stato un mistero."
"Ma... Le donne si innamorano? Tu sei innamorata? Si riesce a capire se sono innamorate o no?"
"Oh le donne lo sanno ben chi amano. Ma di solito preferiscono far agire gli uomini. Ci sono donne molto brave in questo, lo sai? Manipolano l'uomo in modo che faccia le cose al posto loro. E le più abili -Rosa guardava lontano, stava pensando a qualcosa- fanno credere all'uomo che è stata un'idea sua."
"Sono stupidi gli uomini allora."
"No sono uomini. E comunque ciò che fa agire le donne e le rende così forti ancora gli uomini non l'hanno scoperto." 
"Io lo scoprirò! E quando lo scoprirò diventerò l'uomo più forte del mondo."
Zia Rosa sorrise. "Buona fortuna, mio caro giovane!"




martedì 11 agosto 2015

C'ERA UNA RAGAZZA
C’era una ragazza con la striscia bianca nei capelli
Per tutti era una pazza anche per sua madre e i suoi fratelli
Cosa studi? Dove stai? Dopo questo che farai?
E il telefono mi chiama, c’è una voce che mi ama
Che mi chiede come va, il mio bello come sta
Non vedevo l’ora di sentirti per uscire insieme e divertirci
Dopo il primo anno di ragionevole felicità
L’amore è un gran malanno che alle donne porta danno
L’amore passa ma il figlio resta
Per ricordarti che c’era un tempo
In cui amavi desideravi quella persona che oggi odi
Non puoi vedere non puoi toccare
E soprattutto non puoi amare
E che vorresti dimenticare per potere ancora ricominciare
Dopo un altro anno in cui tutto andava storto
Davvero ho fatto tutto per salvare il mio rapporto?
L’amore passa ma il figlio resta
Per ricordarti che c’era un tempo
In cui amavi desideravi quella persona che oggi odi
Non puoi vedere non puoi toccare
E soprattutto non puoi amare
E che vorresti dimenticare per potere infine ricominciare
HEY ZARRO!

(Queste parole sono dedicate a tutti i giovani che mi stanno leggendo e pensano che sono un rincoglionito…volevo dire che avete ragione!)

Io 20 anni fa ero come lui 
coi capelli lunghi e i pantaloni unti
Camminavo fiero, con lo sguardo nero
Se c'era da menare ero quello battagliero
Schiavo di nessuno e bevevo forte
Avevo tanti amici che sfidavano la sorte
Mi facevo figo per il sabato sera
e non ascoltavo mai mio nonno che diceva
"Hey zarro! E levati 'sta giacca da tamarro!
Hey zarro, agita e poi scalpita la coda da ramarro!"

"Io 20 anni fa ero come lei
Sparlavo tutto il giorno con gli amici gay
Passavo le mezzore in bagno a pettinar la riga
Sempre con le amiche in giro a far la bella figa
Non mi girare intorno e poi non mi scocciare
una Principessa non si abbassa a cucinare
E mi facevo diva per il sabato sera
ma non ascoltavo mai la nonna che diceva:
"Hey zarra! E levati 'sto trucco da tamarra!
Hey zarra, agita e poi scalpita la coda da ramarra!"
Hey zarri! Va che bella coppia di tamarri!
Hey zarri! Forza che stasera mi farete un tamarrino!

lunedì 10 agosto 2015

GRAZIE PER LA MUSICA

Grazie per esserci stata quando non c’era nessun altro
Grazie per la tua bellezza che mi ha salvato
Per avermi donato gioie profonde con leggerezza
E avere accompagnato i miei amori
Mi piaci talmente tanto, che per vivere ogni tanto ti devo escludere
Ma tu non ti offendi, sai bene che ti amo

Grazie per le parole nelle canzoni, recepito il messaggio
A te non interessa se sono povero o ricco
Mi hai dato un sogno quando ero ragazzo e un conforto adesso
Mi hai fatto ridere, ballare, stare in compagnia
E’ vero, dove c’è musica non ci può essere cattiveria

Nella nostra vita stiamo per molto tempo soli
E spesso penso ai miei balli abbracciato con te
Il ricordo arriverà dal profondo del cuore
Sarà bello ricordare che sono stato amato
E’ così poca la felicità che ho provato nella mia vita

Che ogni minuto abbracciato con te è vivo in me

sabato 8 agosto 2015

AMA TE STESSA
Ragazza, spara sul tuo psichiatra
perché sei meglio di chiunque altra
Ma tu continui a sentirti confusa
Sempre la prima a chiedere scusa
Ama te stessa, rispetta te stessa
E' inutile tutto se resti sottomessa
"Sono tanto sola, mi sento troppo timida
dentro me io sento correre aria gelida
e poi continuo a sentirmi delusa
son sempre l'unica a chiedere scusa"
Ama te stessa, rispetta te stessa
Io ti perdono tutto quando sei te stessa

venerdì 7 agosto 2015

QUAL E’ IL TUO RICORDO PIU’ BELLO?

Ecco il mio. Ne ho qualcun altro come tutti, ma non so bene perché questo lo ritengo uno dei più profondi.
In autunno avrei iniziato la prima elementare, finalmente imparavo a leggere e scrivere bene. Il futuro si prospettava meraviglioso e verso maggio andammo a trovare degli zii in centro Italia, che nella loro fattoria tenevano un grande ciliegio.
Mio padre mise me bambino a cavalcioni su un ramo alto e ricordo che la mia vista poteva spaziare per tutta la valle. Avevo 5 anni ed era forse la prima volta che mi rendevo conto che il mondo era un posto grande.
Allungando le mani potevo raccogliere le ciliegie mature direttamente dai rami e mangiarmele tranquillo a volontà, sputando i nocciolini mentre mi gustavo il panorama. Passai dei bellissimi minuti così, mentre i grandi chiacchieravano poco distanti, guardando seduto su un ramo la valle piena di sole e mangiando ciliegie che prendevo direttamente dall'albero. Il mondo era un posto così bello. E buono. Trovai anche dei rametti di ciliegie da appendere alle mie orecchine.
Poco dopo mi fecero scendere dal ciliegio e andai a giocare a pallone. E’ stato uno dei momenti più belli e intensi della mia vita. Ah la felicità, come passa in fretta.



mercoledì 5 agosto 2015

DIVENTARE MAGGIORENNE

Il mio Neurologo è un brav’uomo. Serio e leale, cerca sinceramente di fare del suo meglio. Vado volentieri a trovarlo. Non è uno di quei soliti professionisti a cui dire a fine seduta “grazie Dottore, mi sento già meglio”, sperando non colga l’ironia.
Purtroppo per la mia patologia, la Sclerosi Multipla, non esistono terapie certe, soprattutto per la forma che ho, piuttosto aggressiva. Quando si nasce fortunelli non c’è niente da fare. Per chi non lo sapesse, la Sclerosi Multipla, che nasce per cause ancora ignote, colpisce il sistema nervoso e provoca nel giro di qualche anno una leeeenta paralisi. Se sei fortunato ti lascerà stare e avrai solo qualche crisi, altrimenti finirai sulla sedia a rotelle. Nessuno sa ancora prevedere cosa succederà al singolo. Bisogna solo sperare che l’uccello padulo, quello che vola all’altezza del, si tenga distante. Esistono le malattie incurabili, esistono e resistono ancora oggi.

Vabbè, non sono qui per parlare di questo, limitiamoci a sottolineare che la ricerca va avanti (dai che, come dice Altan, con un po’ di culo qualcosa si trova) e magari tra 100 anni questo scritto sarà considerato Archeologia Medica. Purtroppo oggi come oggi (2015) ci siamo ancora dentro.
Perlomeno il mio neurologo non propina con toni roboanti l’ultimo ritrovato farmacologico dagli USA, in genere un veleno che sarà sostituito l’anno dopo da un nuovo veleno. In questo è sempre informato ma piuttosto onesto, resiste a indubbie pressioni economiche e sa benissimo che noi malati dopo tanti anni di fregature siamo come minimo smaliziati e andiamo con i piedi di piombo (ahahah) davanti a certi proclami trionfalistici.

Tutto questo per dire che oggi, entrando pianin pianino con la mia stampella nel suo studio per la solita visita annuale, ci siamo sorrisi a vicenda. Ormai è tanti anni che ci conosciamo e tra noi si è stabilito anche un legame umano che colora l’inevitabile rapporto medico-paziente.
“Allora, Tartaro, come va? La vedo stabile rispetto all’anno scorso.”
“Buongiorno, Dottore. Ho fatto molta ginnastica a casa.”
“Ha fatto la Fisioterapia Domiciliare, come le avevo detto?”
“Tutti i giorni Dottore. E’ una ginnastica molto utile per la vita quotidiana. Per un paio di mesi poi è venuto anche un ragazzo a casa che mi ha insegnato parecchi trucchi. Anzi, mi sa che devo chiederle di rifare la domanda per un nuovo ciclo di visite.”
“Nessun problema. La burocrazia ci insegue ma noi siamo più veloci. Vive sempre da solo?”
“Certo, con un poco di fatica ma mi arrangio.”
“Mi tolga una curiosità, ma per il mangiare come fa?”
“All’inizio di ogni mese viene una cooperativa che mi porta 30 vaschette di cibo. Le metto nel congelatore, ogni giorno ne tiro fuori una e la infilo nel microonde. Oddio, dopo tanti anni a dir la verità ho un po’ la nausea del microonde.”
“Immagino, penso che adesso sappia riconoscere la roba calda da quella riscaldata.”
“Esatto. Inoltre il cibo bene o male è sempre quello. In cooperativa si sbattono ma alla fine posso scegliere tra pollo-piselli-riso, oppure riso-piselli-pollo. Per fortuna ogni tanto c’è il mio preferito, piselli-riso-pollo.”
“Sempre arguto. Cadute?”
“Ogni tanto. Ogni tanto spesso. Cadere bene è un’arte che si impara. E poi l’importante è rialzarsi.”
“Giusto. Socialmente come va?”
“Sospetto che Raperonzolo abbia una vita sociale più intensa della mia.”
“Eh, per i nostri pazienti questo è un problema serio. Ma lei ha tanti interessi che le riempiono la vita. Lavarsi e vestirsi?”
“Nessun problema. Ho i miei ritmi e le mie modalità, i miei rituali insomma. Inoltre pian piano ho attrezzato la casa e ogni settimana viene un peruano in casa per aiutarmi nelle faccende che ormai non riesco più a svolgere da solo, come cambiare il letto, pulire il pavimento, spolverare. Ormai siam diventati quasi amici.”
“Problemi urologici, cistiti, infezioni? Sessualmente?”
“Faccio del mio peggio. Sto molto attento con la pipì a seguire degli orari regolari.”
“Bravo. L’anno scorso mi ha detto che lavorava. Continua a lavorare?”
“Certo, magari vorrei lavorare e guadagnare di più ma mi tengo stretto quello che ho.”
“Sbaglio o mi ha detto che guidava?”
“Sì, ho la patente speciale e la mia fida macchinetta adattata. L’autonomia non ha prezzo.”
“Bravo, non ci rinunci, si muova, si muova sempre. Mantenga la sua indipendenza. Venga, che le faccio la visita sul lettino.”

E’ seguita la usuale visita neurologica, con i soliti test che tanti anni fa trovavo curiosi e semplicissimi (guardi qui, alzi il braccio, tocchi la gamba, stringa la mano, sente il martelletto vibrare?, chiuda gli occhi, si tocchi il naso, prema con forza etc) ma che poi man mano che passavano gli anni trovavo sempre più impegnativi.
“Sì, bene o male la trovo simile all’anno scorso, anche se in alcune funzioni c’è stato un leggero declino.”
“Sì Dottore, me ne ero accorto anch’io. Ma è normale, è ormai tanti anni che sono malato e mi conosco. A proposito, mi faccia gli auguri, da pochi giorni sono diventato maggiorenne! E’ 18 anni che sono ufficialmente malato. E’ vero che date una medaglietta?”
Il neurologo sorrise. “Conservi sempre questo spirito, Tartaro. Le farà meglio di cento medicine. Lei è un ottimista.”

“Grazie Dottore, sono un inguaribile ottimista.”