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lunedì 27 maggio 2019


L’UBRIACO

A19 anni a luglio lavoravo come barista in una gelateria, giusto per guadagnarmi quei soldi che avrei speso nelle vacanze al mare. Preparavo 1000 caffè al giorno, ero diventato espertissimo a gestire la complicata macchina del caffè di un bar. All’epoca erano grandi come televisori e bisognava stare attenti a una marea di leve.

Una sera caldissima, poco prima della chiusura, entrò in gelateria un ubriaco. Sporco con la barba lunga e i vestiti laceri, faceva proprio pena. Un vagabondo che viveva di elemosina.
Ma non alle due ragazze che servivano ai tavoli, che iniziarono a prenderlo in giro.
“Guarda, è tornato l’ubriacone!”
“Che schifo, come è conciato. Gli esce la camicia dai pantaloni!”
“Cosa vorrà, un litro di Tavernello? hihihi”

In quel momento uscì il padrone dal retro, che con un’occhiata zittì le due ragazzine. Poi si avvicinò al bancone, ci mise un bicchierino sopra, prese una bottiglia di liquore e riempì il bicchiere fino all’orlo. Nel bar il silenzio era totale, l’ubriaco guardava speranzoso il liquore che scendeva nel bicchiere.

Appena il padrone, che era un omone coi baffi, finì di versare, il vagabondo prese il bicchierino, lo trangugiò in un fiato e lo ripose sul bancone. “Grazie” e poi uscì, sempre seguito dai velenosi commenti delle ragazzine.
“Vai via, schifoso!”
“Ubriacone!”

Mentre il padrone rimetteva la bottiglia a posto, io mi avvicinai e ingenuamente chiesi “Mi scusi, perché gli ha dato da bere?”. Non volevo accusarlo o cosa, ero solo curioso. Aveva dato da bere (e gratis, poi!) ad un disperato, perché lo aveva fatto?

Il padrone mi guardò e non disse nulla. Io però intravidi nei suoi occhi una infinita pietà e non chiesi altro.
Purtroppo morì pochi mesi dopo in un incidente di moto. Non saprò mai perché aveva dato da bere a quell’alcolizzato. Mi ero pure fatto la fantasia che una volta si conoscevano e poi uno era finito male.

Da allora però quel gesto di pietà mi accompagna. Lo so che si potrebbero dare tante spiegazioni e comportarsi altrimenti, ma da allora ogni volta che vedo un tossico o un’alcolista avverto una piccola parte di me che mi mette una mano sulla spalla.
Dice “lascialo stare, non provare a salvarlo. E’ fatto così e niente lo cambierà. Aiutalo semmai a non farsi troppo male nel suo inferno. Abbi pietà di lui.”





UNA ITALIA DI DESTRA

"Massì, tanto le Europee non contano un cazzo, sono solo messaggi profondi dal popolo."
Ma quali messaggi? Un mio rapido commento a caldo sulle elezioni.
Vittoria netta della Lega, un italiano su tre l'ha votata. Anzi, diciamola tutta, un trionfo. Un partito apertamente di destra, nei valori nelle opere e nelle intenzioni. Tra Salvini, la Meloni e Berlusconi (che hanno tenuto) sfiorano un pericolosissimo 50%, maggioranza assoluta.
Il distacco tra Salvini e gli altri è abissale. Dalì'alto ride vedendo che si scannano per delle briciole.
E a questo punto il messaggio è chiaro, bisogna prenderne atto: questo risultato indica che l'Italia non va a destra, l'Italia E' nel profondo un paese di destra, conservatore e reazionario.
Togliamoci dalla mente che l'Italia sia un paese progressista e aperto alle novità. Basta che ci sia uno che si pone a petto in fuori che la maggioranza lo segue.
Come diceva Montanelli, quando è in difficoltà l'italiano torna sempre allo stesso pensiero "ci vuole un uomo...". Con la tentazione di accantonare la democrazia.
E a questo punto, come diceva il mio vecchio Professore, l'ultimo partigiano, l'alternativa è una sola: resistere resistere resistere


domenica 26 maggio 2019

CHI VINCERA’ LE ELEZIONI?

Chi vincerà le elezioni di oggi? Naturalmente tutti stasera diranno di avere vinto (parla l’esperienza) e gongoleranno dopo le 23 davanti alle tv ma stiamo attenti, coi numeri si può giocare quanto si vuole.
Ma hanno raggiunto veramente i loro obiettivi o è solo la solita propaganda? Ecco perché non è male avere in testa “prima” di che cosa stiamo parlando.
In questo bell’articolo del Post sono descritti sinteticamente cosa bisogna aspettarsi e “loro” cosa si aspettano, tanto per non farsi travolgere dal solito blabla del dopo urne.
Per esempio, si è già capito che la Lega avanzerà di molto ed è probabile diventi il primo partito, ma dopo quale percentuale si passerà dal buon risultato al trionfo? Nell’articolo viene detto nero su bianco.
Lontanissime le scorse Europee quando Renzi prese il 41%. Si è sgretolato tutto. Ma che succederà?
A proposito, dove ho messo la scheda elettorale? Presentarsi al seggio con quella e il documento di identità.

sabato 25 maggio 2019


L’ALBERO DEI 100 OCCHI

Finalmente stanno arrivando le belle giornate. Usciamo allora, andiamo al parco.

E vagando per il Parco Nord di Milano, tra prati e uccellini, abbiamo trovato questo albero. Una betulla mi sembra, ma potrei anche sbagliarmi.
Subito è stata ribattezzata l’albero dei 100 occhi. Incredibile, al centro di ogni occhio si vede anche la pupilla!

Qualcuno di voi ha idea di come possono essersi formate? Servono a qualcosa o sono casuali?
La Natura scruta silenziosa cosa fanno gli esseri umani intorno a lei.



giovedì 23 maggio 2019

CHE LAVORO E' CHE FAI?

Ho perso il conto delle persone che, conoscendo la mia professione, mi hanno chiesto a bruciapelo “Allora cosa ne dici della mia personalità?”. Ogni volta trattengo un “Ma io che kz ne so” che mi sale dalla gola, mi rendo conto che mi guardano troppo speranzosi. Bofonchio qualcosa che li accontenta e poi via.

C’è gente invece che è terrorizzata: “Sei psicologo? Non mi analizzare eh? Ti vieto di dirmi qualcosa...perché mi guardi così?”. Li rassicuro, sono fuori servizio. Ah beh, meno male.

Molto curiosi sono quelli che si avvicinano titubanti per poi dire: “Ho sentito che sei psicologo.... Ascoltami, ho fatto questo sogno...(accurata descrizione)….che vuol dire?” Rimangono delusissimi quando gli dico che non lo so, che l’analisi di un sogno è roba lunga etc. Molti pensano che ci sia una sorta di arcano librone dei sogni con il significato di tutti.
Come nella Smorfia napoletana. Massì, in fondo andiamo ancora in giro con i tamburelli e le pelli di leopardo.


mercoledì 22 maggio 2019


LA FATICA PERMANENTE 
(una storia che riguarda per fortuna pochi)

La portinaia alla guardiola, che in questi mesi mi aveva visto passare solo in sedia a rotelle, ha esclamato: “Ellapèppa, quanti progressi! Ringraziamo Iddio!”.
Le ho dato ansante una carezza e ho proseguito.

Per la prima, prima volta dopo la polmonite dell’anno scorso (e due mesi immobilizzato a letto in ospedale) sono riuscito a camminare dalla porta di casa mia sino al portone del palazzo.
Camminavo appoggiato alla stampella, un passettino dopo l’altro, stando sempre attento a non cadere ma ho compiuto quei maledetti 50 metri sulle mie gambe.
Che bella giornata, che bel sole. Maggio, il mondo diventa ogni giorno più bello.

“Dunque sei uscito dagli arresti domiciliari, bene, buon per te.”
Grazie, ma lunga è la strada verso una vera autonomia. Rinunciare alla comoda sedia a rotelle poi non è stato facile, ogni tanto l’immagine mi balzava in mente. La scacciavo ma come una mosca tornava. Non ci pensare.

Guardandomi dentro poi noto che non sono trionfante come mi aspettavo, è una vittoria amara.
Ho fatto troppa fatica in questi mesi. Non me l’aspettavo così intensa. Una fatica permanente, una ginnastica a volte dolorosa, un risparmio energetico continuo in cui tutto doveva essere a portata di mano, pronto. Ogni inconveniente va previsto e risolto in anticipo e se l’uva è alta ormai si rinuncia a priori.

Oggi sono giunto a questa conclusione: che soffrendo di “fatica permanente” dovrò contrastarla ogni giorno della mia vita con la “ginnastica permanente”. Sarà vietato lasciarsi andare.
Penso che comunque ora dormirò un poco, sono stanco.




martedì 21 maggio 2019

JOYSTICK

“Ma io quello lo conosco.”
Il telegiornale mostrava il volto giovane di un assassino che a malapena era sfuggito al linciaggio della folla.
“...già noto alle forze dell’ordine, è ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario e si prevede una pena severissima -oddio magari mi sono sbagliato-. Dopo aver aspettato in un vicolo una ragazza che tornava dal lavoro, le è saltato addosso di spalle impugnando un coltello e intimandole di avere un rapporto. La ragazza ha tentato di divincolarsi ma il ragazzo, di nome…. -Santo Dio. Era proprio lui, Joystick, ma come è possibile?- appena 19 anni e già con piccoli precedenti, l’ha accoltellata alla gola. La ragazza è morta dissanguata, il suo assassino è scappato ma è stato subito…”
In paese lo chiamavano tutti Joystick, perché era magro, alto e spendeva tutto ai videogiochi. A 12 anni vagabondava invece di andare a scuola, commetteva piccoli furtarelli, insultava i poliziotti, si accompagnava a personaggi sempre meno raccomandabili, rubava nelle chiese. Insomma, per guai più seri era solo questione di tempo.
Dopo l’ennesima sbruffonata, la Polizia lo segnalò al Servizio Sociale che inserì il ragazzo come “ospite” in una comunità dove ai tempi lavoravo come Psicologo. Il posto è simpatico e immerso nel verde, ma si tratta pur sempre di uno di quegli edifici che una volta venivano chiamati Collegio.
La prima volta che Joystick entrò nel mio studio rimasi impressionato: di anni ne dimostrava molti più di 12, era alto e già con un’ombra di barba sulle guance, se mi avessero detto che incontravo un maggiorenne mi sarei stupito meno. La faccia con quegli occhietti piccoli era inquietante.
Conoscerlo non mi dava l’impressione che evocavano altri bambini o ragazzi sfortunati. No, quando è apparso sulla soglia dello studio mi ero messo subito in guardia, era entrata la tensione. Mi ricordava certi ragazzotti intravisti nelle periferie e per fortuna solo di giorno.
(Stai attento. Devo perquisirlo? Avrà armi con sé? Ma no, di cosa hai paura, ha solo 12 anni, tu ne hai trenta di più. Di cosa hai paura?)
Iniziò a vantarsi spavaldo dei suoi guai con la Polizia, iniziati quando giocava ai videogames e si metteva in mezzo alla strada per insultarli. Perché lo faceva? Così, boh. E poi tirava i sassi alle macchine, fumava, beveva etc.
Mentre parlava Joystick si era messo a disegnare su un foglio e con la coda dell’occhio guardavo. Non era un albero o le solite casette dei bambini.
“Mi son rotto le balle, io vado.” Quando andò via guardai il disegno. Era un diavoletto che occupava gran parte del foglio, rosso con la bocca aperta e le manine alzate. Colorato bene. Sorridente o ghignante?
Il messaggio era innegabile: che sia ben chiaro, io sono un diavoletto poco raccomandabile. Così voglio presentarmi al mondo. Dovete accettarmi così e allora posso anche risultare simpatico. Ma all’inizio voglio far paura, non sono un bambino.
Continuai a vedere Joystick in maniera molto occasionale, veniva solo se aveva voglia (praticamente mai). Dato che aveva lavorato come assistente di un ceramista, una volta gli chiesi un parere sulle piastrelle dello studio. Dopo uno sguardo disse che erano molto costose ma posate male.
Come le avrebbe messe lui? Prese alcuni biscotti e formò un piccolo pavimento piastrellato. Si inizia sempre dai bordi. Ideò alternative, mi mostrò disposizioni geometriche nuove. Si appassionò al problema. (Sorprendente. Ma quanto sei intelligente Joystick?).
Si mise a guardarmi intensamente. Passò qualcosa tra noi due (cosa vuoi da me? posso fidarmi? mi capirai se te lo dico?). L’attimo di silenzio, che prima o poi arriva sempre. Cruciale, delicato. Magico, per cui potrebbe anche non funzionare. Accade a tutte le età.
Masticò rumorosamente un biscotto. “Ti faccio vedere una cosa, guarda qua”, tirò giù il maglione e mi fece vedere un buco sulla spalla. (Cicatrici. Si sta spogliando davanti a me). Le sue ferite, i segni delle cinghiate prese dai poliziotti. Improvvisamente mi guardò e si rese conto che era andato troppo avanti per le sue intenzioni, si rivestì, salutò e uscì in fretta.
Non lo rividi mai più, continuava a comportarsi come un teppistello con tutti e a scappare. Presto venne dimesso. “Tanto valeva per noi non tenere questo ragazzo” mi disse sconsolato un educatore. Un fallimento, insomma.
Sino a quando, sette anni dopo rividi il suo volto in tv per un omicidio.
Non mi ero accorto di quanto il suo cuore fosse buio. Pensavo che a 12 anni avesse uno spazio vasto e vuoto, ancora da colmare e misterioso. Se all’epoca, quando si è spogliato, avessi seguito il serpente che si srotolava... sarei arrivato in fondo, all’origine del male. Non dovevo farlo uscire dallo studio.
E invece mi ero lasciato incantare dai suoi occhietti piccoli, come farebbe un serpente con uno stupido uccellino. Il serpente mi aveva incantato.
(Non puoi salvare il mondo.
Ah, sei tu? Intanto quella ragazza è morta.
Sei sempre lo stesso, pronto a darti le colpe.
Ma allora di chi è la responsabilità? Stiamo diventando tutti Ponzio Pilato.
Come sei noiosamente salvifico. Ti è stato strappato dalle mani, che altro potevi fare?
Nulla… che altro potevo fare? Che altro posso fare?
Ad essere franchi c’è qualcosa che si potrebbe fare. E’ forse l’unica, chissà se è utile…
Cosa? Dimmi.
Raccontare. Raccontare come è andata).

sabato 18 maggio 2019


TU A CHE CATEGORIA APPARTIENI?

“Buongiorno amici, oggi per la serie “Psicologi da Strada” siamo qui a intervistare persone comuni a caso della nostra città, per vedere quanto ne sanno di psicologia e come la usano. Ecco che arriva un signore dall’aria interessante...signore! Signore!…. Siamo del programma “Psicologi da Strada”, conosce?”
“Uh no, anche per lavoro non guardo molto la tv, faccio orari strani. Siete della Rai?”
“No, siamo una piccola televisione locale, TeleMadonnina. E’ disposto a farsi intervistare? Lei a proposito che lavoro fa?”
“Sono un cameriere, lavoro al ristorante Belvedere qui vicino.”
“Lo conosco! E’ sempre affollatissimo. Poi questa la tagliamo, Gino, vengo in sede con te, è pubblicità occulta. Però è vero che in quel posto si mangia bene.”
“Non tocca certo a me dirlo ma siamo uno dei migliori ristoranti della regione. Sono orgoglioso di lavorare lì.”
“Senta, posso allora farle una domanda professionale?”
“Relativa al mio lavoro? Dica, se posso rispondere volentieri.”
“Lei nella sua professione sarà entrato in contatto con molte persone…”
“Migliaia le assicuro. E ogni giorno vedo gente nuova.”
“E cosa ha imparato sulla gente? Lo dica a noi di “Psicologia da Strada”.”
“Beh guardi, nel mio lavoro io ho imparato a dividere la gente subito innanzitutto in due categorie.”
“Sarebbe?”
“Le persone positive, che hanno un buon cuore e con cui è bello relazionarsi, e quelle negative, con cui invece è meglio non avere niente a che fare e avere solo rapporti formali. Le riconosco subito.”
“E come fa a saperlo?”
“Oh, io ho un metodo molto semplice ma infallibile. Le persone positive dopo aver finito ti porgono il piatto e ti aiutano, quelle negative stanno ferme e non ti dicono nemmeno grazie quando sparecchi.”
“Così, semplicemente?”
“Così, e le assicuro funziona. Io dopo tanti di lavoro posso assicurarlo. Una persona che non è gentile col cameriere non è una persona gentile, anche se con lei sarà tutta sorrisi. Ci pensi e mi darà ragione.”
“Ah. E secondo lei per esempio io che tipo di persona sono, a che categoria appartengo?”
“Lei secondo me appartiene alla categoria di quelli che dopo aver finito preparano le pile di piatti di fianco al tavolo per facilitare il lavoro. Me ne sono accorto prima, quando ha detto al suo collega che l’avrebbe aiutato.”
“Ah è vero, che occhio! Beh meno male, almeno ho scoperto a che categoria appartengo. Anche se nella vita di ogni giorno forse non sarà molto utile...”
“Oh non direi. E’ stato per questo che prima ho risposto volentieri alle sue domande.”



venerdì 17 maggio 2019

giovedì 16 maggio 2019

UNA CANZONE NON UMANA

Non so cosa sia più bello in questo breve video, se il gioco di ombre cinesi con le mani o il canto di 25 specie di uccelli, sua unica colonna sonora.

"Let the nature sing" (lascia che la natura canti) è un recente video della BBC che raccoglie i canti di allodole, usignoli, tortore etc, alcuni in via d'estinzione (sono diminuiti del 90% negli ultimi 50 anni).

Vogliamo veramente rinunciare a questa bellezza? Impossibile ascoltarli e restare nervosi.

Esempi ce ne sono tanti: il grande filosofo tedesco Immanuel Kant passò i suoi ultimi mesi in un bosco a sentire gli uccellini cantare, unica cosa che riusciva a dargli serenità.
Bob Marley guardava tre uccellini pigolare nel suo giardino e si chiedeva "perché non riusciamo a vivere in pace come loro?" (Three little birds).
Paul McCartney ha ammesso che molte sue canzoni sono nate così, imitando il suono degli uccellini.

E' il linguaggio della Natura, mi risuona dentro anche se non capisco cosa si dicono. Non ha importanza, mi lascio andare.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=Ge-cYtK8QwI

mercoledì 15 maggio 2019

IL DISPETTO

“Signora, lei a 15 anni non ha mai fatto una cazzata?”
“Sì, ma non così!”
“Lavorando qui al Tribunale Minorenni eppure ne ho sentite tante di queste storie. Ho imparato che bisogna perdonare, siamo tutti pazzi in questo mondo.”
“Tu sei troppo buono. Fosse stato per me quando me la trovavo davanti la riempivo di schiaffi!”
“Esagerata, non è morto nessuno.”
“Ah sì? E rimanere incinta a 15 anni cos’è, una passeggiata?”
“Capita.”
“Capita un corno! Quella ragazzina si rovinata la vita. E ha pure portato a termine la gravidanza, santodio. Ma dove aveva la testa?”
“Ogni bambino è una benedizione dal cielo.”
“D’accordo, ma quando c’è una famiglia ad accoglierlo. E invece lei con chi lo ha fatto? Con lo scemo del villaggio! Un tonto che non sa scrivere e vive di elemosina. L’ho incrociato nei corridoi, era vestito da miserabile col cappellino. Uno che l’hanno dovuto accompagnare i Carabinieri in aula sennò si perdeva!”
“In effetti poteva sceglierselo meglio. Eppure mi è sembrata una ragazza sveglia quando l’ho vista.“
“Ma almeno si è capito come è successo, perché lo ha fatto?”
“Guarda, un indizio forte l’ho avuto quando ho visto in una udienza anche sua madre. La ragazza stava allattando suo figlio, eppure le due donne hanno iniziato a litigare ferocemente dopo due minuti. Sono dovuti intervenire gli Avvocati sennò passavano agli sputi.”
“Stronze!”
“A quanto pare una sera avevano litigato in questo modo, lei è uscita sbattendo la porta e poi…”
“E poi?”
“Questo lo abbiamo ricostruito dopo. Ha vagato per il paese alla ricerca del tonto, finché non lo ha trovato nel suo sottoscala.”
“Oddio oddio…”
“Lo ha sedotto e figuriamoci, quello non credeva ai suoi occhi. E’ rimasta incinta ma per mesi non ha voluto rivelare chi era il padre. Lo ha detto solo dopo la nascita del bimbo. Siamo andati a prenderlo ma l’hai visto anche tu, quello non è neanche in grado di badare a se stesso.”
“E adesso cosa succederà?”
“Ragazza e neonato li abbiamo messi in una comunità di ragazze madri. E’ meglio che madre e nonna non si vedano per ora. Poi tra qualche mese ne riparleremo, quando le acque si saranno calmate.”
“Ma almeno si è capito perché le due donne litigavano?”
“Francamente no. Mentre battibeccavano facevano riferimento a eventi per noi ignoti. Ma erano inferocite l’una con l’altra, neanche gli ubriachi al bar ho visto litigare così.”
“Bisogna proteggere il bambino.”
“E noi infatti proteggeremo il bimbo il più possibile, sperando facciano la pace. Non li lasciamo in mezzo ad una strada. Ma è una situazione difficile, tra qualche mese ti aggiorno. Hai qualche idea?”



SCUSATE

Scusate, non ho saputo resistere. Lo so che qui non dovrei fare politica ma questa non è politica, non è satira. E' letteratura in vendita, è tutto vero.

Dopo aver letto questa pagina, mi si è scatenato l'estro creativo: come reazione ho subito comperato su Amazon la statuetta di Zorro e del Tenente Garcia per comporre audaci scenette alla Pirandello.

Anzi no: alla sua prossima uscita gli ridò Zorro su un cuscino di raso rosso, così riparo un trauma infantile e salvo il paese (e magari riottengo i 49 milioni).


martedì 14 maggio 2019

LA LAVAGNA SPAZIALE

“...bzzz...bz...pronto? Qui è Major Tom...bzzz... Base mi sentite? Base mi sentite?”
“Qui è la Stazione Base, ti sentiamo forte e chiaro Major Tom. Come va la passeggiata spaziale? Ti senti bene?”
“Alla grande, è bellissima la sensazione di essere senza peso. Tra 10 minuti però ritorno sulla navicella.”
“Ok, parlaci Tom, qui tutti vogliono sapere cosa stai vedendo.”
“Qui è Major Tom, sto fluttuando sul pianeta Luca. Sembra tutto tranquillo.”
“Siamo contenti, Tom. Cosa stai vedendo? Dove sei esattamente ora?”
“Sono sopra il satellite Cameradaletto, più esattamente… sto sorvolando la scrivania col computer…. whooosh…. Base, vedo una cosa strana...”
“Dicci Tom, cosa vedi?”
“C’è una sorta di quadrato enorme nero con tante cose.”
“Un quadrato? Aspetta nelle nostre mappe non c’era niente del genere.”
“E’ più un rettangolone....bzzz... Ma cos’è?”
“Non ne abbiamo idea Tom. Si vede che è nuovo, forse è stato messo oggi. Non puoi avvicinarti? Con cautela, il Comandante si è raccomandato.”
“Tranquilla Base. Adesso vado più vicino...strano...”
“Cosa c’è di strano, Tom?”
“Assomiglia più a una lavagna...bzzz… una di quelle lavagne magnetiche in cui attaccare le calamite...bzzz...”
“Che calamite? Cosa raffigurano?”
“Quelle che si appiccicano al frigo. Ma questa superficie è nera. Vedo nomi di pianeti sconosciuti….mari… posti lontanissimi….”
“Tom, riesci a leggere qualche nome?”
“Sono...sembrano tante immagini meravigliose...come quelle che per tanti anni mi hanno regalato...ogni calamita una storia...oddio qui è anche pieno di stelle!”
“Tom, tutto bene? Tom?”
“Sento freddo adesso nella tuta. Chissà chi le ha messe. Sono tanto evocative.,,bzzz bzzz...”
“Eh? Tom, abbiamo capito che ti piace guardarle, ma adesso è ora di tornare indietro alla base… Tom? Major Tom? Che succede, cosa stai guardando?”




lunedì 13 maggio 2019


FRASE DA DIRE AL FIGLIO/A ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO
(scegliete voi quale nell'elenco)

1.questa è una buona idea
2.mi rendi orgoglioso
3.non c’è bisogno di essere perfetti
4.sei importante per me
5.sei importante
6.è interessante vedere le cose dal tuo punto di vista
7.sono contento di essere il tuo papà/mamma
8.la mia vita sarebbe diversa senza te
9.questa famiglia non sarebbe la stessa senza di te
10.ti voglio bene
11.ti amiamo
12.ti credo
13.ho fiducia
14.ho imparato da te
15.hai ragione
16.sei una persona valida
17.che bello!
18.mi fai sentire bene
19.so che fai del tuo meglio
20.mi piace come racconti
21.non vedo l’ora di stare con te
22.passiamo del tempo insieme? Ti propongo che...
23.che bello vederti crescere
24.sei un bravo ragazzo/a
25.ti ascolto
26.ti ammiro
27.grazie
28.vederti felice mi piace molto
29.ti amo
30.sei un grande aiuto per me
31.ti vorrò sempre bene
32.ti sosterrò nelle tue scelte
33.parliamone
34.mi piace quello che fai
35.ho sbagliato
36.bello quello che hai detto/fatto
37.sei stato coraggioso/forte/intelligente
38.no, se vuoi ti spiego
39.ti perdono
40.mi piace quello che prima hai detto ai nonni/zii/parenti
41.sono felice di stare qui con te
42.sei stato bravo/a
43.anch’io
44.scusami
45.cosa hai imparato di divertente oggi?
46.Certo che ce la puoi fare
47.vieni qui che ti abbraccio
48.non preoccuparti, ci penso, io
49.buonanotte, amore


(si ringrazia Waves of Wellness per l’ispirazione e gli amici per le correzioni)
)