STONEHENGE
La vita a volte è bizzarra. Ero lì nello studio del commercialista,
tra bollette e fatture, quando mi balenò un flash: “l’anno prossimo vado a
Stonehenge”.
Fu un lampo che sgominò il buio insensato del mondo. Volevo
festeggiare in maniera diversa del solito i miei 50 anni ma non avevo idea di che
fare. A torto o a ragione era una data importante nella mia vita, una sorta di
spartiacque. Però mettere in piedi una festa pacchiana non è da me, penso
l’abbiate capito, la troverei di cattivo gusto. Anzi di più, non mi divertirei.
Ma allora cosa?
Attraverso oscuri meandri, sepolta da qualche parte nel mio
cervellino, dal commercialista emerse una notizia letta anni fa: il sito
preistorico di Stonehenge, di solito inaccessibile al pubblico, ogni 21 di
giugno -il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno- è aperto e gli inglesi
vi accorrono a frotte.
Per i seguaci dell’antica religione che ancora sopravvivono e i loro
sacerdoti, i Druidi, il solstizio è un giorno di festa, da celebrare con riti
antichissimi e misteriosi, melodie oscure, invocazioni proibite dalle nuove chiese.
Il Cristianesimo non è riuscito a spazzare via proprio tutto. Li disprezza come
“riti pagani” ma qualcosa ha continuato a sopravvivere.
In quell’alba il sole, come scriveva San Francesco nel suo cantico
delle creature, illumina il mondo “bellu
et radiante cum grande splendore”, più forte che mai. Ed è una data anche
vicina al mio compleanno.
Bene allora, trovata la connessione, quel giorno voglio esserci pure
io a Stonehenge. Inghilterra, aspettami.
Stonehenge è forse il tempio più famoso della preistoria, in cui
pietroni di svariate tonnellate formano un grande cerchio. Imponente e
spettacolare ancora oggi, figuriamoci allora. Costruirlo, 4000 anni fa, deve
essere stata una impresa eroica, che ha impiegato varie generazioni.
Le pesantissime pietre sono infatti state portate da lontano e
collocate -si discute ancora come- una sopra l’altra. Gli antichi sono riusciti
a costruire a mani nude quello che ancora oggi non capiamo. Perché lì? Perché
in quel modo? E’ solo una sorta di osservatorio astronomico? Una chiesa
all’aperto? Un luogo sociale?
Solo una potente motivazione mistica poteva smuovere per così tanto
tempo tante persone, ieri come oggi. In queste grandi pietre, oggi verdastre
perché ricoperte di licheni, ci deve essere un potere, una magia, una forza
immensa.
Pietre, aiutatemi, vedete come son conciato. Datemi un aiuto, qualcosa
della vostra forza.
Quella mattina ci siamo svegliati alle 3 e mentre ci avviciniamo a
Stonehenge incontriamo lungo la strada molti druidi, riconoscibili perché
vestiti di bianco, con la barba lunga e il bastone, simili al Panoramix delle
avventure di Asterix. Ma anche Druidesse con i fiori nei capelli e grandi forme
di pane bianco tra le mani, baldanzosi uomini preistorici e altri personaggi vestiti
in maniera bizzarra.
Io ho molto timore. Da ragazzino uno zio mi regalò un bellissimo libro
illustrato, L’Alba della Civiltà e da allora la preistoria mi affascina. Ma
anche se non lo dico sono assai preoccupato. Nella preistoria manco esisteva il
concetto di “barriera architettonica”, ce la farò ad arrivare alle pietre? E
invece…sorpresa! E’ tutto molto ben organizzato, c’è addirittura un pulmino per
i disabili che porta a ridosso delle pietre. Noto infatti che non sono l’unico disabile
ad avere avuto quella idea. Ho trovato
più organizzazione e rispetto a Stonehenge che in certi blasonati musei
italiani.
La polizia si tiene a rispettosa distanza ma consegna a chi entra un
foglio in cui sono elencati orari e “Conditions of Entry”: rispetto per il
luogo sacro, niente camping, niente falò, niente cani (God save the Queen, ti
ringrazio), niente vetri, alcol permesso in bottiglie di plastica ma droghe no
(sorry amici sconvolti, comunque ogni tanto arrivavano inequivocabili zanfate
di fumo passivo), minorenni accompagnati, etc.
Norme di buon senso insomma. Del resto Stonehenge è tra i Patrimoni
dell’Umanità e va tutelata. In passato addirittura qualcuno si portava via con
lo scalpello un pezzetto dei pietroni. Ogni tanto, se qualche ubriaco alzava
troppo la cresta, arrivavano due enormi poliziotti inglesi, i famosi Bobby. che
con gentilezza ma uhm… decisione lo portavano via. Ma tutto nella norma e senza
alzare la voce, non si voleva guastare la festosa atmosfera generale. “We would like to wish you a happy and enjoyable Solstice”.
E felice lo è stato per molti. L’atmosfera era a metà tra un raduno
hippy alla Woodstock e una cerimonia sacra. Molti giovani di tutte le razze
–eravamo sulle 18.000 persone-, i bonghi che suonavano ininterrotti, persone
vestite in modo eccentrico, bambini e druidi, giocolieri, fuochi che volavano,
alcool a fiumi, druidesse in bianco che distribuivano pane sacro ai presenti,
uomini con la faccia colorata di verde o blu, asce e tridenti, torce illuminate,
una coppietta seminuda adagiata in mezzo alle pietre e desiderosa di impossibile
intimità (ma gli inglesi ho notato li lasciavano stare), riti magici, preghiere
in cerchio, donne in ginocchio che invocavano il sole. Ho visto e sentito molte
cose. “Mancavano i sacrifici umani”, ha detto con humour britannico un amico di
Londra.
Ogni tanto qualcuno, contagiato dalla atmosfera ed evidentemente
brillo, vedendomi con la stampella e in difficoltà si avvicinava e chiedeva
biascicando “Do you need some heeeelp?”
(gli inglesi sotto l’alcool diventano sentimentali). Io pensavo a Lou Reed e rispondevo “Thank you sir, I’m just waiting for my
friend”. Loro mi abbracciavano e se ne andavano.
E sullo sfondo sempre
loro, le pietre.
Tutta quella gente in fondo perché era lì? Per assistere ad un nuovo
giorno, per vedere il sole alzarsi. Riuscite ad immaginare qualcosa di più
naturale, un motivo più semplice per fare festa?
E dato che era molto nuvoloso (anche se fortunatamente non ha mai
piovuto) il sole non ha fatto capolino ma… agli hippy non importava. La
felicità collettiva continuava.
Tornai contento in Italia. Era stato tutto come volevo. E il neurologo
alla visita annuale dopo avermi ascoltato ha commentato: “mmm meglio dell’anno
scorso, meglio non scriverlo però, sennò le tolgono l’esenzione…”
Lo so Dottore, è solo placebo, nessuno crede al potere delle pietre.
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