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domenica 13 marzo 2016

IL VECCHIO INNAMORATO

L’ultimo ricordo che ho di zia Rosa, di cui vi ho parlato altrove, non risale alla sua scomparsa e nemmeno al suo funerale. Ero troppo bambino, non ricordo praticamente nulla. Rammento solo che la causa fu un incidente stradale e che mia madre addolorata pianse molto la morte della sorella.
Io la guardavo di nascosto: non avevo mai visto un adulto piangere, anzi non credevo si potesse piangere così tanto. Confesso che è l’unico ricordo vero della morte della zia Rosa che tengo. Strano, perché le volevo bene però è vero che non saprei nemmeno indicare dov’è la sua tomba. Non pensate a me troppo severamente, contate che avevo solo dodici anni.
Aspetta però, il vero ultimo ricordo che ho su zia Rosa risale a qualche anno dopo, e fu molto curioso. Sempre mia madre un pomeriggio mi mandò a prendere il pane (quasi come Gianni Morandi ma senza ancora la fidanzatina). Io, baldanzoso e spavaldo diciannovenne sdraiato sul divano a guardar annoiato la tv, tentai di tirare in lungo ma alla fine cedetti. In fondo andare dal panettiere del quartiere era una piacevole incombenza. Era gradevole, quasi eccitante il profumo di farina che sentivo sempre entrando in bottega. Ero ancora adolescente, avevo sempre fame e sicuro ci scappava un bel pezzo di focaccia.

Dopo aver fatto la fila al bancone ordinai presi la busta pagai salutai, tutto come al solito.
Mentre uscivo dalla panetteria però avevo notato che un signore anziano vicino a me mi aveva seguito ed era uscito anche lui dal negozio. Con la coda dell’occhio l’avevo spiato, adesso sarebbe stato il suo turno.
Mi chiamò con un cenno e si rivolse a me: “Tu ti chiami Luca?”
“Sì signore.” Mai visto né conosciuto.
“Ti ricordi di me?”
“No…no, mi spiace. Forse mi confonde con qualcun’altro.”
“Tu sei figlio di (e qui fece il nome dei miei genitori) e avevi una zia che si chiamava Rosa?”
“Ah sì, la zia Rosa!” Era tanto che non pensavo a lei.
“E proprio non ti ricordi di me?”
Vuoto assoluto, con un filo di panico per l’interrogazione. Cosa voleva da me quest’uomo? Continuò.
“Beh, in fondo c’era da aspettarselo, eri troppo piccolo. Tu non ti ricordi, ma abbiamo giocato insieme tante volte quando andavo a trovare tua zia. Ti tenevo sulle ginocchia, ti cantavo pin pin cavallin e tu ridevi.”
Ad essere sincero odiavo profondamente quelle situazioni, in cui qualcuno mi ricordava episodi della mia infanzia a me ignoti. E magari ci ride sopra. Mi sembrava di avere l’aria di un perfetto idiota, smemorato e pure irriconoscente. Balbettai qualcosa in mia difesa.
“Sì…no… forse! Ecco sì, forse. Ha saputo quello che le era successo, vero?”
“Certo che sì, sono pure venuto al suo funerale. Ero quasi in incognito, con gli occhiali scuri, ma avevo la morte dentro. Che giornata triste. Non potevo non salutarla un’ultima volta.”
“Perché? Cioè, perché è venuto in incognito al funerale?”
Qui il vecchio ebbe un attimo di esitazione.

“Ma sì, oramai posso dirlo. E’ passato tanto tempo e queste sono vecchie storie. Io e tua zia abbiamo avuto una relazione, ma all’epoca lei ufficialmente stava con un altro.”
“Veramente? Zia Rosa faceva la doppiogiochista? Che storia!”
“Non giudicare, ragazzo. Tu sei giovane, imparerai che nella vita le cose non sono così semplici.”
“E l’altro sapeva della sua esistenza?”
“Penso di sì, quando Rosa rimase incin…”
“Incinta? Ma la zia Rosa non ha avuto figli!”
Il vecchio sospirò. “Hai ragione. Quando il suo compagno seppe del figlio impazzì, la pregò in ginocchio di abortire, non voleva allevare un figlio bastardo. Lei alla fine si convinse ma c’era un problema.”
“Quale?” Quel vecchio mi stava aprendo un mondo.
“All’epoca l’aborto era ancora illegale, così le pagai l’intervento in una clinica in Svizzera. Rosa alla fine aveva deciso di restare con lui.”
“Cavoli…non ne sapevo niente… -a parte le rivelazioni su zia Rosa, il mondo dei grandi per un momento mi sembrò più complicato di quel che mi era sempre apparso. Contate poi che come tutti gli adolescenti pensavo di essere il primo ad aver provato certe emozioni-. E poi come è finita?”
“Andò in Svizzera e quando tornò mi lasciò. Lo fece con una telefonata brusca, non volle nemmeno vedermi un’ultima volta. Dopo tutto quello che c’era stato. Ci ho sofferto ma lei fu irremovibile.”
“Non l’ha più rivista?”
“No, mai più, anche se l’ho supplicata molte volte. Tua zia Rosa era una gran donna ma spesso…faceva soffrire chi la amava.”
“Ma lei signore, le voleva ancora bene?”
Qui il vecchio non rispose.
“Signore, si sente bene?”
Il vecchio con una mano si coprì gli occhi. Abbassò la testa e iniziò a piangere: “Rosa… Rosa…”






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