MICIOTERAPIA
“Dao.”
“Ciao umano,
come stai?”
“Non moldo bene.
Benso di avere un bo’ di bebbe.”
“E perché parli
così?”
“Zono
raffreddado. Gradie ghe sei venuta qui sul leddo.”
“E’ da
stamattina che non ti muovi, ero preoccupata. Non hai acceso nemmeno la luce.”
“Non
preogguparti, non è niende di grave. Butrobbo per noi ghe siamo già malati
anghe solo un bo’ di bebbe è devasdande ma domani sdarò meglio. Oggi gomungue
mi riboso. Ghe sghifo di vida.”
“Non dirlo. Ho notato
che in ogni caso stamane presto ti eri alzato.”
“Zì, ho faddo
bibì e ti ho riembito la ciotola di grogghedde.”
“Ah, ecco. Non
dimentichi le cose fondamentali. In effetti la ciotola era vuota.”
“Veramende
g’erano angora grogghedde. Solo ghe non era colma come al solito.”
“Appunto. Era
vuota.”
“Non mi far bolemizzare
ghe non ho le forse. Non ti voglio far mancare nulla, lo zai. Du sei imbordande ber
me.”
“Anche tu.”
“Ci benzavo ieri... che forse ci zono gatti più belli in guesdo mondo ma tu sei mia, e per me tu sei
la biù bella.”
“Qui ti devo dar
ragione. Posso stare qui con te?”
“Cerdo. Mi piage
guando parli con me. Tu usi gli occhi guando mi parli. Con te ho cabito che la
telebadia esiste.”
“Per me è
naturale, non devo fare sforzi. Mi adagio qui sul tuo petto intanto. Tu chiudi gli
occhi.”
“Bello guando
vibri.”
“Te l’ho detto,
per me è naturale. Ed è anche molto facile. Non l’avevi capito? Vedrai che ti
farà bene e starai meglio.”
“Solo tu mi
cabisci.”
“Come le
chiamate voi, medicine? Seeeenti, però c’è qualcosa qui dentro che non va…”
“Gosa?”
“Le vibrazioni
che mi ritornano indietro sono distorte. Cosa c‘è qui?”
“Il guore.”
“Non è bello
rotondo. Sembra ci sia una ferita. Non deve essere nemmeno recente.”
“Ghe brava
dottoressa ghe sei. Zì, è dell’anno scorso.”
“Bisogna
ripararla. Qui mi devo impegnare. Adesso dormi.”
“Va bene, ora boglio
dormire un po’. Poi guando mi sveglio ribrendiamo. Speriamo di sdare meglio.”
“Lascia fare a
me.”
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