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giovedì 15 agosto 2019

LA MUSICA DI SOTTOFONDO

"Letto 307, come mai il suo compagno di stanza, il 308, dorme sempre?"
"Non lo so Dottore, è vero che dorme spesso ma poi si sveglia e fa le cose."
"E in genere il 308 da sveglio come si comporta?"
"Normale, non dà molta confidenza."
"Noto che è molto magro, quasi scheletrico. Ma che lei sappia mangia? Mmm... Ne parlerò con i colleghi. 307, ci avvisi quando si sveglia."

Non l'avevo detto al medico ma qualcosa di strano in effetti c'era. 
Sembrava dormisse, stava sempre con gli occhi chiusi, ma in realtà il 308 era sveglissimo!

Me ne ero accorto un giorno che da sbadato mi ero versato del succo addosso.
"Oh cavoli mi sono macchiato", dissi sovrappensiero.
"Metti sale sulla macchia, così la assorbe", rispose lasciandomi di stucco.
Ah ma non stava dormendo? 

Venne fuori una storia stranissima. Faceva finta di dormire per non essere disturbato, in realtà lui stava ascoltando della musica. 
Quale musica? Non vedevo fili o apparecchi.
No no, lui ascoltava i rumori di sottofondo, quelli che si percepivano appena. Per lui era come una musica.

"Non la senti?"
"No. Cosa devo ascoltare?"
"Lo senti il fruscio lontano di quella ventola? È quello che sto ascoltando adesso. Se stai attento la sentirai anche tu. Molto ritmico. Tum Tum wooosh! Tum Tum wooosh! È inconfondibile."

Io mi sforzavo ma non ho mai sentito niente, lo ammetto. Compagni di stanza ne ho avuti di tutti i tipi, ma il magrissimo 308 li batteva tutti. Voleva starsene nel suo mondo pieno di suoni senza essere disturbato insomma.

Alla fine trovammo un equilibrio: lui continuava la recita del dormire e io in un certo senso "proteggevo" il sonno di Scheletrino, come lo chiamavo tra me e me.

Due giorni fa lo beccai a "dormire" su una panchina del parco dell'ospedale. Mi sedetti vicino a lui e chiesi piano "cosa stai ascoltando?"
Riconobbe la mia voce e rispose senza aprire gli occhi: "li vedi quegli alberi davanti a noi? Il vento passando tra le foglie le fa parlare. Solo che parlano tutte insieme e bisogna fare molta attenzione".
"Ok ho capito, ti lascio stare. Dopo ricordati di venire in mensa, 308. Stasera ci sono i tortellini".
"Sai che io mangio poco".

Non ho mai capito se Scheletrino avesse una sensibilita particolare, se mi stesse prendendo in giro o fosse solo fuori di zucca.

Una volta era la vibrazione dell'acqua che scorreva nei muri, una volta il rumore dei baci che si stavano scambiando due infermieri dietro la porta (come faceva a sentirlo?), il colmo lo raggiunse stamane quando a letto ascoltava concentratissimo il rumore delle fogne, "è come un respiro" diceva.

Basta, era troppo, c'era qualcosa che non andava. Decisi di accennarne ai medici. Scheletrino pareva innocuo ma talvolta era inquietante. Le sue idee balzane potevano diventare pericolose.

Ero già sulla soglia della porta della stanza quando mi sono bloccato. 
E se lo avessero imbottito di psicofarmaci? Povero Scheletrino. Questa volta ero io a dar retta a una vocina: 307, fatti i cazzi tuoi.

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