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sabato 20 febbraio 2016

SONO PENTITO

“Signor Giudice, sono pentito.”
“Va bene, ma a quella bambina hai fatto una cosa orribile.”
“Non me lo perdonerò mai, non mi sono controllato. In quei momenti ho perso la testa, ho capito solo dopo quello che avevo fatto. Quando mi sono svegliato dal sogno avrei voluto ammazzarmi, è la verità. Le ho scritto una letterina per chiederle perdono.”
“Dubito che la leggerà, visto che ha 6 anni e all’epoca dei fatti ne aveva compiuti appena 4.”
“Mi spiace, mi spiace… (piange)”
“Avvocato, lei cosa dice?”
“Signor Giudice, questo ragazzo aveva 15 anni quando ha commesso il fatto per cui è stato imprigionato. Oggi non è nemmeno maggiorenne e ha già passato più di due anni della sua vita in carcere. Lo psichiatra che lo segue da allora ha scritto una relazione in cui afferma che ha compiuto grandi miglioramenti.”
“Si spieghi meglio.”
“Dopo la perizia, secondo le indicazioni degli specialisti ha iniziato a seguire una terapia farmacologica e una psicoterapia due volte la settimana ed è sempre più consapevole del disvalore del suo reato. All’epoca era troppo giovane.”
“A 15 anni, Avvocato, si è già abbastanza grandi per capire la differenza tra il bene e il male e questo ragazzo non fa eccezione. Anche la perizia lo ha riconosciuto.”
“E’ vero signor Giudice, ma bisogna anche considerare la famiglia dove è cresciuto il ragazzo, un padre violento, una madre che ha presto abbandonato i suoi figli, un ambiente degradato. Non possiamo fargliene una colpa.”
“Il Tribunale ha letto bene la perizia. Conosciamo tutti le svantaggiose condizioni di partenza. Quel ragazzo è partito dal basso.”
“E purtroppo non ha avuto la forza per uscirne.”
“Avvocato, sa bene che questi elementi possono essere forse delle attenuanti ma la gravità del fatto, particolarmente odioso, odiosissimo, comunque permane.”
“Il mio giovane cliente lo ha ben presente. In carcere ha subito delle… delle ritorsioni.”
“Non esiste solo il Tribunale degli Onesti in questo mondo. Non siamo ancora riusciti ad eliminare un certo tipo di giustizia selvaggia, molto arcaica ma rapida. Quelli sono tribunali che non fanno appello.”
“Signor Giudice, il ragazzo vuole uscirne, ha compiuto tutti i passi che gli sono stati ordinati. Anzi nel desiderio di riscattarsi è andato oltre, scrivendo una lettera in cui chiede scusa.”
“Vediamola allora questa lettera….(il Giudice legge un foglio, poi lo passa ai suoi collaboratori)… Qui hai scritto che le chiedi scusa,  che hai ammesso le tue responsabilità e che proverai a risarcire il male che le hai fatto.”
“Sì, è così.”
“No, non va bene. Un risarcimento vero in questi casi è impossibile, ma qualcosa va comunque tentato. E non esiste provare, esiste fare o non-fare. Risarcirai?”
“Sì, anzi lo sto già facendo ogni mese.”
“E scrivi anche che non solo chiedi scusa a lei, ma anche a tutta la sua famiglia.”
“Il padre ha detto che se mi vede mi ammazza.”
“Forse allora è un bene se resti ancora dentro per qualche tempo, e nel dire questo il Tribunale non è ironico. Hai iniziato un percorso impegnativo, quello della tua rieducazione, molto impegnativo. Ma sei ancora all’inizio e ci vorrà tempo. Hai bisogno di rinforzare il tuo controllo agli impulsi.”
“Sì, io ho ancora bisogno di qualcuno che mi protegga.”
“Non è quello che ha detto il Tribunale.”
“Ho paura, il mondo mi fa paura. Io mi faccio paura. Ho paura di diventare pazzo. Ogni volta che vedo una bambina tremo.”
“Per molto tempo sospetto sarà ancora così.”
“E’ giusto, ho sbagliato. Ma voglio pagare tutto e uscirne.”
“Non succederà presto. Passerai dei momenti difficili in carcere. In bocca al lupo.”

“Grazie.”

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