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domenica 28 febbraio 2016


                                             I BAMBINI

Un amico medico l'estate scorsa lasciò la città per un tirocinio nel Centro Africa. Si era laureato da poco e aveva capito che in Italia doveva mettersi in fila e dare la precedenza ai figli di. Ma lui scalpitava, voleva farsi presto le ossa, sperimentare intensamente, eseguire tutti i giorni operazioni che in Italia avrebbe fatto (se gli andava bene) una volta l'anno.
E’ così che si diventa bravi. Rispettare sempre tutte le regole non va bene. Bisogna buttarsi.
Aveva chiesto di andare nella regione più sperduta e selvaggia. Venne accontentato. Da quelle parti non ci sono medici e aveva da lavorare sette giorni su sette, aiutato solo da due infermiere nere reclutate a Kinshasa.

La sera ci raccontò che non poteva uscire dalla capanna perché c'erano ghepardi in giro che cacciavano. Diventò in breve un chirurgo abilissimo. Dopo quattro mesi tornò in Italia, sostituito da un altro medico. Aveva degli occhi diversi appena sceso dall’aereo, ma dopo qualche tempo riacquistò l'umore abituale e gli venne voglia di raccontare quello che aveva visto. Certo, molta miseria, ma anche molta serenità e disponibilità. Non c'è rabbia negli africani sembra, hanno un atteggiamento molto serafico e fatalista, tutt'altro che ostinato.

Ma tra gli aneddoti e le notizie su quel paese c'era una cosa che lo aveva lasciato francamente stupefatto. Davanti all'Ambulatorio vedeva un campo coltivato a grano, e lui notava spesso delle bande di bambini fare delle scorribande nei campi. Aveva osservato che i bambini erano diversi tutti i giorni. Torme di bambini, bande di bambini che si autoregolamentavano da sole, chissà come.
"L'Africa è piena di bambini abbandonati". Era un dato talmente abituale che dopo un po' non ci faceva più caso, ogni giorno doveva affrontare malattie sconosciute (poche) e malattie divenute fatali che si sarebbero potute curare con una piccola prevenzione (la maggioranza). L’Aids sembrava un’epidemia. Una prostituta di 13 anni rovinata dalla sifilide venne nel suo Ambulatorio non per essere guarita, ma per morire in pace. Non volle nemmeno essere toccata da lui, che era un uomo, solo le infermiere potevano avvicinarla.
E c'erano i bambini, i bambini. Non si avvicinavano all'Ambulatorio, andavano chissà dove.









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