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domenica 17 febbraio 2019


VISTO CON I MIEI OCCHI

“...E allora Gesù alzò il calice, lo benedisse e dis….”

Driin! Driin! Il cellulare del prete squilla nel taschino. Lui appoggia il calice, lo prende discretamente, guarda chi è e lo porta all’orecchio.

“Uè ciao...no no dimmi...sì, allora?...aspetta un attimo… (appoggia l’apparecchio sul petto, poi si rivolge al pretino di fianco e dice a bassa voce) vai avanti tu…. (riporta il telefonino all’orecchio)...tutto a posto dimmi...(il prete si allontana dall’altare della Messa e si dirige verso la sacrestia)...ah e poi?”
Entra e chiude la porta. I fedeli si guardano sbigottiti.

Non dovrebbe ma è accaduto veramente. Anche una funzione che dura da migliaia di anni può essere interrotta da questo apparecchietto. E anche gli incontri politici, a teatro, nei concerti, durante l’amore…. Lui c’è ed entra prepotente.

E pensare che per 40 anni ne ho fatto a meno. Essere interconnessi con il mondo, non essere più soli, non sentirsi più isolati, che bello. Ammettiamolo, il cellulare è utilissimo. Ha preso il posto di orologio, sveglia, registratore, videocamera, macchina fotografica, blocco appunti, tom tom etc.

Anch’io riconosco che sono diventato troppo dipendente da questo coso. Se lo perdo, lo dimentico, lo rubano (non sia mai) o è scarico vado nel panico. Intanto sta nascendo una nuova categoria di film, storie in cui un cellulare si rivela fondamentale. Gli sceneggiatori hanno capito bene la sua importanza nel mondo moderno.

Più del 50% delle istanze di divorzio degli Avvocati contiene la parola Whatsapp, i cameramen professionisti si lamentano che i video col cellulare stanno rubando il lavoro e gli insegnanti lottano contro la pappa pronta di Wikipedia.

Ma dove sta finendo l’esperienza, l’intimità, la partecipazione diretta, l’individualità? “Cerca su Google” dirà il solito spiritosone. La verità è che non c’è più intimità, viviamo tutti in una grande boccia di vetro. A poco a poco diventeremo un unico grande organismo.

“Beh, basta spegnerlo”. Fosse facile. Io mi accorgo che ormai per me ha solo due stati: acceso o in ricarica (ma comunque resta acceso, ora che ci penso).
Maledetti, mi hanno messo un guinzaglio e pure corto. E maledetto anch’io che non vedevo l’ora di mettermelo, come un cagnolino che cerca un padrone, l’ho pure comprato.

Ormai però non si torna più indietro. Chissà come finirò, forse nella boccia di vetro di cui parlavo. Sta cambiando tutto.
Non so perché, ma mi vengono i brividi a pensare a questo futuro.



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