CONIGLIO BIANCO
Se
io fossi uno spacciatore internazionale... darei una pensione gratis
all’autore di questa canzone, per riconoscenza.
Questa
canzone è un inno alla droga. Quanti hanno iniziato ad assumerla
dopo averla ascoltata.
Tipico
prodotto degli anni ‘60, “White Rabbit” (coniglio bianco) è un
crescendo perfetto, un bolero rock che emoziona ancora adesso dopo 50
anni. La bellissima hippie Grace Slick, vestita nei concerti solo di
fiori e con una voce da dea, è da venerare (beato chi se l’è
fatta allora).
Perché
questa è una canzone stupenda, cazzo. Hai voglia ad avvisare i
giovani contro la droga, a mettere in guardia dai suoi rischi, a
spiegare che è la morte lenta. Poi arriva un brano così, guardi i
loro occhi e ti rendi conto che ci pensano mentre ti ascoltano.
Pensano
al coniglio bianco che nella favola di “Alice nel paese delle
Meraviglie” insegna alla ragazzina come distinguere i vari funghi,
quello che ti fa grande e quello che ti fa piccolo, e poi alla fine
canta “Feed your head!” (nutri la tua mente!).
In
tanti ci hanno creduto, come i soldati di Platoon. In tanti ci sono
rimasti.
All’epoca
doveva sembrare bellissimo, ma oggi ne è rimasto solo il lato
sgradevole. Non è un angelo che canta, è il demonio.
Basta
andare in qualunque parco per capirlo. Una volta vidi mio figlio
raccogliere curioso una siringa nell’erba, gli gridai “cazzo fai,
butta via!”.
Perché
non espande la realtà, ti solo dà l’illusione di fuggire per
qualche ora. Poi la realtà riprende ed è come prima, peggio di
prima. Oggi lo sappiamo bene.
“Ma
è proprio quello che voglio, scappare da questa realtà di merda”.
Ma
non così, non così. Perdi lucidità, l’unica cosa che può
cambiare veramente la tua vita. Ti rimane solo un sogno, dove hai
sprecato la tua vita ad inseguire un coniglio bianco.
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