TIZIANA ALLE PORTE DEL PARADISO
“Ragazza, tocca a te. Avvicinati.”
“Eccomi.”
“Fatti vedere. Sei molto giovane, non ti ho
mai vista prima.”
“Ti ringrazio.”
“Hai dei segni sul collo, come mai?”
“Mi…mi sono tolta la vita in cantina.”
“Allora non potresti essere qui.”
“Speravo in una vita migliore, volevo fuggire,
cercare la pace.”
“Come mai quel gesto?”
“Ero disperata. Mi avevano tolto la dignità,
insultata con parole terribili. Avevo anche cercato di cambiare città e nome ma
prima o poi la mia fama mi raggiungeva. Non riuscivo a scappare da nessuna
parte. Allora ieri pomeriggio…”
“Cosa potevi aver fatto di così
imperdonabile?”
“…mi vergogno a dirlo. Cose non belle per una
ragazza…mi ero fatta anche riprendere e…e…” (piange)
“Aspetta, fammi leggere nel mio libro…ho
capito.”
“Io…chiedo perdono. Non pensavo alle
conseguenze. Quell’uomo mi era entrato nella testa. Facevo quello che mi
diceva, anche…anche…”
“Lascia perdere. Con il tuo gesto però hai
fatto soffrire i tuoi familiari, lo sai.”
“Mio padre non l’ho mai conosciuto. Mia mamma,
mi spiace per mia mamma…mamma perdonami…”
“Tua madre ti ha già perdonato, sappilo. Ha
pianto molto per te e ti porterà sempre nel cuore.”
“Io volevo solo trovare la pace, per questo
sono qui.”
“Purtroppo non sei la prima. E’ un problema
serio. Cosa possiamo fare per le ragazze come te?”
“Dovete parlare agli uomini.”
“Per dire cosa?”
“Non togliete la dignità alle ragazze, è
terribile. Non la togliete. Neanche se loro te lo chiedono, non lo fate. Per
favore, dopo ci soffriranno e piangeranno.”
“Entra, Tiziana. Vieni con noi.”
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