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sabato 7 maggio 2016

IL SALTO DELLA FEDE

“Ciao Luca, guarda cosa ti ho portato!”
“Ciao mamma, come va? Bello questo lavoro a maglia, cos’è?”
“E’ una piccola coperta! L’ha sferruzzata la signora Terradini quando ha saputo che avevi una gatta. Ti piace?”
“Il colore rosa intenso non è male, lo rende unico, di sicuro niente in questa casa ha quel colore. Ma perché mai avrebbe realizzato una copertina?”
“Luca, non capisci? E’ da mettere sul letto dove dorme la micia, così sta bella comoda. Anzi, fammela sistemare subito. Dove è che dorme More?”
“Lì sopra.”
E con il dito indicai come una guida indiana un punto vicino al soffitto, il monte Everest della mia casa, l’armadio più alto e irraggiungibile.
“Ah. E come facciamo ad arrivare lì?”
“Non si può, la scala non ci arriva. Quello è il suo nido privato e inaccessibile, non so nemmeno io cosa può averci portato. Vedo solo che lei è sempre lì sopra che dorme o guarda e vigila sulla casa.”
“In che senso vigila?”
“Quella è una postazione strategica, il suo istinto felino ha visto giusto. Non solo domina la valle di tutta la stanza, ma riesce pure a tenere d’occhio la porta di casa. Ho scoperto il posto ideale dove posizionare una telecamera.”
“E la copertina della signora Terradini?”
“Boh, non lo so, mamma. Intanto mettila sul cuscino di fianco al mio, magari un giorno More la scoprirà.”
“Toglimi una curiosità però. D’accordo che come postazione è l’ideale ma come fa More a raggiungerla? Anche se i gatti sono buoni saltatori, dubito che riesca a saltare tre metri. Come fa?”
“Per molto tempo è stato un mistero anche per me. Poi l’ho scoperto un pomeriggio, mentre facevo finta di dormire e intanto la osservavo. Si era costruito tutto un cammino, passava con varie manovre da una libreria all’altra sempre più in alto. E tutto in assoluto silenzio.”
“E’ brava.”
“Alla fine è arrivata dove voleva, il più vicino possibile al tetto dell’armadio. Solo che c’era un problema…”
“Doveva fare un salto?”
“E anche bello grande. Tra l’ultima libreria e l’armadio c’è quasi un metro di distanza. E sotto il vuoto. Un salto molto pericoloso. In cui doveva fare appello a tutta il suo coraggio e la sua fiducia.”
“Il salto della fede, come dice Don Oreste!”
“Scusa?”
“Il salto della fede, quando arrivi al punto più alto ma vuoi andare avanti. In quel caso devi trovare in te la forza e la fede in qualcosa di più grande.”
“Sì, forse Don Oreste ha ragione, perché anche More fa così. Si ferma, guarda, valuta. Sembra esitare, il rischio di cadere e farsi male è molto alto. Ma poi prende la sua decisione, vuole qualcosa di più. Raccoglie le sue forze, si concentra…e balza sull’armadio, in un luogo per tutti noi irraggiungibile.”
“Coraggiosa la tua gatta. La prima volta che ci è riuscita dev’essere stato un momento epico.”
“Sì. Adesso lo fa tutti i giorni, ma prima volta ha compiuto proprio un atto di fede. Di grande fede.”

La morale della storia la faccio breve: per me è stata una delle lezioni più importanti che mi ha dato More. Anch’io nella vita mi sono trovato in situazioni simili, in cui tra me e il mio obiettivo dovevo azzardare qualcosa di rischioso, dall’esito assai incerto. Una proposta lavorativa, approcciare una ragazza, fare una telefonata azzardata, alzare la mano in pubblico e dire la mia, entrare in un posto sconosciuto etc.

Il mondo non ha molta pietà di noi timidi. Ma bisogna aver fede in qualcosa di più grande e se la mia gatta chiude gli occhietti, trova il coraggio e salta perché non posso farlo io?

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