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domenica 15 maggio 2016

IL MOSCONE


“Miao.”
“Buongiorno tesoro, cosa c’è?”
“Miao. Per favore, umano, apri la finestra. Voglio prendere un po’ di sole dopo tanto freddo, stendermi bene...”
“Giusto, che la luce del sole splenda! Facciamola entrare. Tu non lo sai ma oggi è pure domenica!”
“Non capisco di cosa tu stia parlando. Cosa sono questi rumori che vengono dall’esterno? Sono assordanti.”
“Campane. Ti piacciono?”
“Oggi mi sono svegliata al suono di queste campane.”
“Mi sa che ti dovrai abituare.”
“Stranezze di umani. Ma a te il silenzio non piace?”
“Non molto. A volte mi mette tristezza. Va bene la finestra aperta così?”
“Bravo, hai capito quello che mi piace. Come si sta bene sul davanzale. Che bella vista che si gode da qui…”
“E’ solo un cortile interno.”
“E’ un mondo pieno di segni. Un giorno ti insegnerò a leggerli….Grande Gatto, cos’è? Cos’è quello?”
“Fa vedere, bella. Dove?”
“Quanta pazienza. Lì, dove sto guardando.”
“Ma…ma è un moscone! E si sta dirigendo proprio qui.”
“Un moscone. Interessante.”
“E sta entrando dalla finestra aperta! Che schifo. Mi han sempre fatto schifo i mosconi.”
“Lascialo entrare. Non ti muovere.”
“Ah…More pensaci tu.”
“Bzzzzzzzzzz”
“Lascia fare a me, umano.”
“Senti l’odore del sangue eh? Basta poco e subito viene fuori il felino predatore. Mi piace questa cosa.”
“Non mi distrarre. Si sta abbassando. Tra poco sarà alla mia portata.”
“E’ stata tua mamma che ti ha insegnato a cacciare o ce l’hai nel sangue?”
“Zitto. Ho bisogno di silenzio.”
“Così ti voglio, selvatica!”
“Bzzzzz…bzzzzzzz?...bzzzzz…”
“Chiudi la finestra, umano.”
”Non ti ho mai visto così concentrata, More. Povero moscone, non lo invidio.”
“E gnagnagnà…”
“Tesoro, perché fai questi rumori con la bocca?”
“Gnagnagnà…”
“Ah, fai finta di essere innocua. Astuta. Senti, io intanto mi siedo sul divano.”
“No, alzati, tira giù le tapparelle e spegni la luce. Ci vedo meglio al buio.”
“Lo vuoi in trappola. Sei una vera gatta.”
“Esegui, umano. E senza commentare.”
(le finestre vengono chiuse, le luci spente, il buio è quasi totale. Nel silenzio si sente solo il moscone)
“Bzzzzzz?....bzzzzzzzzzz…”
“More, prendilo dai. E’ tutto tuo e questo è il tuo territorio.”
“Bzzzzzzz…”
(rumori indistinti. Nel buio More è balzata addosso al moscone. Sta succedendo una lotta antichissima)
“Grrrr!! Mao!”           
(con uno scarto il moscone è sfuggito all’agguato e adesso vola in alto. Le finestre vengono riaperte, prima o poi se ne andrà)
“Bzzzzzzzzz!!!......bzzzzzzzzzzzzzz!!”
“Mi spiace bella, ti è sfuggito.”
“Senti, per tutto il resto puoi essere il padreterno ma su queste cose muto.”
“Dai, lascialo andare. Non ci pensare. Ti do un po’ di crocchette.”
“Oh ma io non sono preoccupata. So che non si può vincere sempre. E prima o poi ricapiterà da queste parti”
“Che occhi che hai.”
“Un giorno lo prenderò.”
(Dalla finestra aperta il moscone esce con un ultimo ronzio)
“Bzzzzzzz tiè!”

(More lo segue con lo sguardo)

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