IL MOSCONE
“Miao.”
“Buongiorno
tesoro, cosa c’è?”
“Miao. Per
favore, umano, apri la finestra. Voglio prendere un po’ di sole dopo tanto
freddo, stendermi bene...”
“Giusto, che la
luce del sole splenda! Facciamola entrare. Tu non lo sai ma oggi è pure domenica!”
“Non capisco di
cosa tu stia parlando. Cosa sono questi rumori che vengono dall’esterno? Sono
assordanti.”
“Campane. Ti
piacciono?”
“Oggi mi sono
svegliata al suono di queste campane.”
“Mi sa che ti
dovrai abituare.”
“Stranezze di
umani. Ma a te il silenzio non piace?”
“Non molto. A
volte mi mette tristezza. Va bene la finestra aperta così?”
“Bravo, hai
capito quello che mi piace. Come si sta bene sul davanzale. Che bella vista che
si gode da qui…”
“E’ solo un
cortile interno.”
“E’ un mondo
pieno di segni. Un giorno ti insegnerò a leggerli….Grande Gatto, cos’è? Cos’è
quello?”
“Fa vedere,
bella. Dove?”
“Quanta
pazienza. Lì, dove sto guardando.”
“Ma…ma è un
moscone! E si sta dirigendo proprio qui.”
“Un moscone.
Interessante.”
“E sta entrando
dalla finestra aperta! Che schifo. Mi han sempre fatto schifo i mosconi.”
“Lascialo
entrare. Non ti muovere.”
“Ah…More pensaci
tu.”
“Bzzzzzzzzzz”
“Lascia fare a
me, umano.”
“Senti l’odore
del sangue eh? Basta poco e subito viene fuori il felino predatore. Mi piace
questa cosa.”
“Non mi
distrarre. Si sta abbassando. Tra poco sarà alla mia portata.”
“E’ stata tua
mamma che ti ha insegnato a cacciare o ce l’hai nel sangue?”
“Zitto. Ho
bisogno di silenzio.”
“Così ti voglio,
selvatica!”
“Bzzzzz…bzzzzzzz?...bzzzzz…”
“Chiudi la finestra,
umano.”
”Non ti ho mai
visto così concentrata, More. Povero moscone, non lo invidio.”
“E gnagnagnà…”
“Tesoro, perché
fai questi rumori con la bocca?”
“Gnagnagnà…”
“Ah, fai finta
di essere innocua. Astuta. Senti, io intanto mi siedo sul divano.”
“No, alzati,
tira giù le tapparelle e spegni la luce. Ci vedo meglio al buio.”
“Lo vuoi in
trappola. Sei una vera gatta.”
“Esegui, umano.
E senza commentare.”
(le finestre vengono chiuse, le luci spente,
il buio è quasi totale. Nel silenzio si sente solo il moscone)
“Bzzzzzz?....bzzzzzzzzzz…”
“More, prendilo
dai. E’ tutto tuo e questo è il tuo territorio.”
“Bzzzzzzz…”
(rumori indistinti. Nel buio More è balzata
addosso al moscone. Sta succedendo una lotta antichissima)
“Grrrr!! Mao!”
(con uno scarto il moscone è sfuggito
all’agguato e adesso vola in alto. Le finestre vengono riaperte, prima o poi se
ne andrà)
“Bzzzzzzzzz!!!......bzzzzzzzzzzzzzz!!”
“Mi spiace
bella, ti è sfuggito.”
“Senti, per
tutto il resto puoi essere il padreterno ma su queste cose muto.”
“Dai, lascialo
andare. Non ci pensare. Ti do un po’ di crocchette.”
“Oh ma io non
sono preoccupata. So che non si può vincere sempre. E prima o poi ricapiterà da
queste parti”
“Che occhi che
hai.”
“Un giorno lo
prenderò.”
(Dalla finestra aperta il moscone esce con un
ultimo ronzio)
“Bzzzzzzz tiè!”
(More lo segue con lo sguardo)
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