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domenica 6 settembre 2015

UN ANGELO ACCANTO AL LETTO


"Quando mi sono svegliato non mi ricordavo più nulla. Non sapevo nemmeno il mio nome o dove abitavo. Un dottorino mi ha detto che ero in un ospedale di Milano e mi chiamavo Antonio e poi...accanto a lui vedevo una donna che piangeva."
"Che donna Antonio?" Antonio, un sessantenne coi baffi bianchi ricoverato dopo un aneurisma cerebrale, era il mio nuovo compagno di camera. Per due giorni dopo il suo ingresso era rimasto silenzioso, si guardava in giro e rispondeva a bassa voce ai saluti. Si stava ambientando. Quel pomeriggio però dopo il pisolino si era svegliato sorridente e con la voglia di parlare. 
"Ah non avevo assolutamente idea di chi fosse quella donna, mi chiamava per nome e insisteva, ma per me era una perfetta sconosciuta. Le dissi sereno "mi spiace signora ma io non la conosco", e lei piangeva ancora di più. Diceva che eravamo sposati da 35 anni ma evidentemente si confondeva con qualcun altro."
"Ma proprio non ti diceva niente?"
"Niente di niente. Mi dispiaceva vederla piangere ma non sapevo cosa fare. Mi fece vedere anche qualche foto di bambini e ragazzi, perfetti sconosciuti. In una di queste foto si vedeva questa donna e un signore che ballavano insieme. La signora affermava che ero io ma non poteva essere, quell'uomo era troppo vecchio. Quanto piangeva, povera donna."
"Ma tu quanti anni hai Antonio?"
"Sono nato a Mantova 37 anni fa e lavoro alla fabbrica della Pirelli, operaio tornitore! Mi piace ballare il liscio e il risotto con la salsiccia! Ma perché mi hai chiesto l'età?"

Per un momento, solo per un momento, fui tentato di prendere uno specchio e fargli vedere il suo vero volto. Scacciai subito quel pensiero sadico, Antonio aveva bisogno di serenità adesso, non certo della "verità". Bah, la realtà. Quanti guai in nome della verita. 
Se in fondo al suo cervello sospettava qualcosa non toccava certo a me rivelarla. C'è sempre tempo per le cattive notizie. Lui aveva trovato un suo fragile equilibrio e chi ero io per spezzarlo? Nessuno, diciamoci la verità, quella onesta, quella vera.  
Insomma, non agii per nulla e non mi sono pentito. E poi parlare con Antonio mi faceva bene, ero affascinato dal suo sforzo di recuperare la dignità e il pensiero dopo il colpo durissimo che aveva ricevuto.  
"Eh.…oh niente, è che non riuscivo a capire bene la tua età."

"Ah va bene. Comunque per non essere più imbarazzato da quella donna che piangeva mi girai dall'altra parte del letto e sai chi ho visto?"
"No. C'era qualcun altro in stanza?"
"Sì, ma lo vedevo solo io. Ho visto Gesù che mi ha detto "vai con quella donna. Fidati di lei." E io gli ho obbedito. Che bel volto sereno aveva Gesù. Mi sono girato e ho detto alla donna "va bene signora, mi fido di lei. Dove andiamo?" Scoppiò a piangere ma di gioia e disse che mi avrebbe portato subito a casa."
"Allora ce l'hai una casa!"
"Certo, tutti hanno una casa. Ma il dottorino si è opposto, dovevo stare qua per degli esami, non ho capito bene. La donna protestava ma il dottore non voleva sentir ragioni. Io non sapevo che cosa fare. Allora voltai la testa e lo vidi ancora."
"Gesù?"
"Si, il suo volto santo. Che mi disse "non temere. Resta pure lí. Con te ci sarà sempre qualcuno a proteggerti." In quel momento è sceso un angelo dal cielo che da quel giorno è  qui con me."
"In che senso? Che angelo?"
"È lì. Non lo vedi? -Antonio indicò l'angolo più buio della camera dove c'era una sedia-. È bello, con le sue ali bianche e gli occhi azzurri. Che bello il mio angioletto."
Come vorrei aver avuto i tuoi occhi Antonio, e non vedere solo una sedia  vuota. Un uomo semplice mi mostrava la bellezza e io non avevo gli occhi per vederla. 

Da quel giorno Antonio divento una celebrità in reparto.  Ogni mattina si svegliava con gli occhi incantati e restava per qualche minuto con lo sguardo estatico. Perchè ogni notte andava in paradiso a trovare i suoi cari e poi ci raccontava cosa gli avevano detto gli angeli. Ogni volta una storia diversa e per fortuna non venne imbottito di psicofarmaci, in fondo il suo era un delirio innocuo con tratti anzi positivi. 
Era sempre un piacere stare ad ascoltarlo e pochi lo prendevano in giro. Accompagnato dagli angeli, il suo spirito volava libero. Non ho mai conosciuto una persona come lui. 
Ogni tanto veniva a trovarlo sua moglie, che  si abituò presto alle sue stranezze. La chiamava sempre signora, lei ìo prendeva per mano e lui la seguiva docilmente come un'ombra dal cuore contento.
 
Una mattina, dopo essersi svegliato beato, gli portai il caffè, una delle nostre piccole abitudini. 
"Allora Antonio, come è andata stanotte? Hai viaggiato?"
"È stato bellissimo. Erano tutti intorno a me, in cerchio. Non posso raccontarti quanto era bello. C'erano luci bianche, azzurre e arancioni. Mi parlavano e rispondevano alle mie domande con tanta pace."
"Sei fortunato ad avere questi sogni, Antonio."
"Grazie! Luca, poi lo sai chi ho visto? Il tuo angelo!"
"Scusa?"
"Si, mi ha detto che era il tuo angelo e mi ha rivelato delle cose per te."
"Ah si? Quali notizie, cosa ti avrebbe detto?"
   
Fine prima parte 

 -seconda parte-

"Questa notte il tuo angelo è venuto accanto a me."
"Aspetta aspetta Antonio, come fai a sapere che era il mio angelo custode? Come potevi essere sicuro che era lui?"
Intendiamoci, non è che non credessi alla sua buona fede, Antonio, ex operaio della Pirelli in pensione, era una delle persone dal cuore più puro che abbia mai conosciuto. Dopo l'aneurisma che lo aveva colpito diceva di vedere gli angeli e in reparto ormai lo sapevano tutti, ma io volevo capire di più. 
 
Notai però che dopo la mia domanda un filo scettica mi osservava dispiaciuto, con le labbra tristi sotto i baffi bianchi. Poi il suo sguardo come per magia cambiò, divenne sorridente, come se avesse intuito di avere davanti un bambino che non sa niente e a cui bisogna spiegare tutto (vi avevo detto del suo gran cuore). 
"Luca, non ci sono segreti in cielo. Le cose si sanno. Lì c'è tanta purezza e pace, non so come spiegarlo... Forse pensi che in paradiso si possono dire bugie o mezze verità?"
Capii che mi ero spinto troppo avanti. "Scusa, hai ragione. Era una domanda sciocca. Scusami ancora, non sono mai stato in paradiso."
Ma ci sono andato vicino, pensai dopo la mia goffa battuta. Mi sentivo in paradiso mentre stavo con lei. Che nostalgia. E che inferno il periodo successivo, che ancora durava. Non mi rassegnavo a farne a meno. Mio Dio, che sofferenza. 

Antonio riprese a parlare con il suo sorriso, che avrebbe sciolto il Polo Nord. "Il tuo angelo custode era proprio bellissimo, sai? Devi essere orgoglioso di lui. Aveva gli occhi azzurri come il manto della Madonna. E quando ha saputo che nel mondo potevo parlare con te mi ha dato dei messaggi."
"Quali messaggi?"
"La prima cosa che mi ha detto è stata questa, non pensarci più. Adesso hai il cuore chiuso, vivi nel passato, soffri. Ma il futuro ha in serbo cose bellissime per te, devi solo lasciare la porta aperta."
Ascoltai le parole di Antonio esterrefatto. Non avevo parlato con nessuno dei miei tormenti e certo non con lui, da pochi giorni in camera con me. Antonio non si accorse del mio turbamento e continuò. 
"Io non capivo niente ma per l'angelo non aveva importanza, dovevo solo riferirtelo e basta. "Digli che ha già sofferto troppo e non deve pensarci più." Per te hanno un senso queste parole?"
Abbassai gli occhi. Antonio mi aveva colpito nell'anima. Non ci dovevo pensare più. Ci proverò, mi dissi silenziosamente. Ci proverò. Ci riuscirò. 
Come tanti sono incuriosito dall'aldilà ma dopo tante fregature divento subito diffidente quando qualcuno me lo propina. Eppure Antonio mi aveva spiazzato. In reparto c'era chi lo prendeva in giro e visto che frequentava il paradiso gli chiedeva i numeri del lotto. A volte la gente è stronza. Non volevo fare come loro. 
"Me..me io ricorderò Antonio. Forse ho capito di cosa parli."
"Il merito non è mio, sono loro che sanno tutto. E poi il tuo angelo mi ha chiesto di dirti un'altra cosa, di abbracciare le persone a cui vuoi bene il più forte possibile. Non rimandare, non perdere altro tempo. Fallo subito."
"Certo che le abbraccio, perché dovrei farlo subito?"
"Perché ti mancheranno."
Iniziai a capire. 
"Cosa sta per accadere, Antonio. Cosa mi succederà?"
"Non lo so Luca. Solo Dio lo sa, non io. Abbraccia oggi le persone a cui vuoi bene. E aspetta… ho anche qualcosa per te. Stanotte mentre ero lì ho raccolto...aspetta..."
Antonio si mise le mani in tasca e ne tirò fuori qualcosa. 
"Che roba è?"
"Sono semi no? Non li riconosci? L'angelo mi ha pregato di darteli."
"Semi del paradiso? Antonio mi stai prendendo in giro?"
Antonio mi guardò con una espressione tra il perplesso e l'offeso. 
"In cielo ci sono degli enormi gigli sotto i quali riposare, pensavo ti avrebbe fatto piacere averne qualcuno"
Lo ringraziai e li presi senza più dire nulla. A casa li pianterò veramente, pensai, e li innaffierò con cura. Chissà che cosa uscirà. Qualcosa nascerà ma cosa?

In ogni caso grazie Antonio. Un uomo come te  nella sua semplicità era riuscito a conoscermi meglio di fanti altri. Non solo, mi avevi regalato una speranza, un futuro. 
Forse è vero che Dio ama i semplici. 

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