UN UOMO FINITO
A 45 anni Fjiodor Dostoevsky era un uomo finito. Era un romanziere che certo aveva scritto qualcosa di buono e promettente (Povera gente, Le notti bianche, Memorie di una casa di morti etc), ma tutto sommato niente di eccezionale, che lo elevasse sopra la media dei tanti scrittori russi dell'epoca a cui era equiparato.
La vita non l'aveva trattato bene. Dopo una infanzia difficile con un padre violento, aveva scontato da giovane una lunga condanna in Siberia per le sue idee eversive, periodo orribile in cui aveva subito pure una finta fucilazione, esperienza di morte che aveva peggiorato la sua già grave epilessia. Un uomo tormentato, che aveva pure il maledetto vizio del gioco. Alla roulette perdeva sempre tutti i soldi che aveva guadagnato scrivendo e si riempiva di debiti.
Povero, malato, vedovo e solo, accettò per disperazione un contratto capestro con un editore per cui doveva scrivere e pubblicare tantissimo e dato che non ce la faceva da solo cercò una stenografa. Gli rispose Anna Grigorevna, una sua giovane fan di quasi 25 anni più giovane. Era il 4 ottobre 1866.
"Bussai alla sua porta e lui mi aprì."
Anna fu la sua fortuna. Non solo era una bravissima stenografa ma, malgrado la differenza di età, si innamorarono e si sposarono solo 4 mesi dopo. E la produzione di Dostoevsky con lei fece un salto qualitativo impressionante. Esortato dalla giovane moglie, che gli fece perdere anche il vizio del gioco, in pochi anni Dostoevsky produsse tra i massimi capolavori della letteratura mondiale: Il Giocatore, L'Idiota, Delitto e castigo, I fratelli Karamazov, I Demoni…. Libri che si leggono e si venerano ancora oggi, dopo 150 anni.
(la tomba di Dostoevsky a San Pietroburgo)
Dopo la morte del marito, 15 anni dopo il primo incontro, Anna non si risposò mai, curando il carteggio e le edizioni delle sue opere, Pubblicò anche un libretto ("Dostoevsky mio marito") molto rivelatore sulla vita quotidiana e il lavoro dello scrittore russo.
Quell'uomo insomma, che sembrava finito, doveva ancora scrivere le sue opere più grandi e grande fu il merito di Anna. Si può pensarla anche così: per sprigionare il nostro potenziale, meglio circondarsi delle persone giuste.
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