Visualizzazioni totali

venerdì 23 settembre 2016

SOFIA, LA BAMBOLA

“Da dove venite?”
“Ecuador. Estamos aquí para obtener el permiso para permanecer en Italia.”
“Va bene, prima però devo farvi delle domande. Tranquilli, non c’è nulla da temere. Quando siete arrivati in Italia?”
“….En mayo?…. Disculpe, pero nosotros todavía no sabemos bien italiano.”
“Ah, questo può essere un problema. Siete i genitori della bambina? Come si chiama?”
“Paula. Paula, saluda al segnor.”
 “…Ciao…”
 “Signora posso intanto fare delle domande alla bimba? I bambini imparano subito, forse lei mi capisce.”
“Jajaja, Paula, respuesta al segnor, recomiendo.”
“Ciao Paula, io sono Luca. Paula, posso farti delle domande?”
“…”
“Hai 8 anni, penso che capisci quello che dico. Vero?”
“….”
“Paula, respuesta!!”.”
“Con calma signora, a volte i bambini sono timidi. Paula però mi sembra dagli occhi una bambina intelligente e intende tutto. Paula, noto che tieni stretta una bambola. Come si chiama?”
“Lei si chiama Sofia.”
”Bel nome. E’ la tua bambola?”
”Sì. Mia.”
“Secondo te lei capisce l’italiano?”
“Sì, un pochino.”
“Era la tua bambola già in Ecuador?”
“Sì, ce l’ho da quando avevo due anni. E’ sempre stata con me.”
“Chi è che le ha messo la gonna rosa?”
“L’ho vestita io stamattina. A casa ho tre vestiti di Sofia.”
“Senti, facciamo così. Posso fare a Sofia delle domande? Poi parli tu per lei, mi devi solo dire cosa risponde Sofia.”
“Va bene.”
“Allora, sentiamo cosa dice. Siete venuti qui in aereo?”
“…Mi ha detto che il viaggio è durato tanto, un giorno intero. Però le signorine ci hanno dato tanti biscotti e il succo d’arancia.”
“C’era qualcuno qui in Italia che vi aspettava?”
“Sì, c’era mia zia e mio cugino Henrique con il suo bambolotto. Lui va già a scuola.”
“Sofia dove dorme adesso? In casa della zia?”
“Sì, Sofia dorme con me e papà e mamma in un lettone. Abbiamo la nostra stanzetta.”
“Benissimo. Chiedi a Sofia se va a scuola.”
“Sì, andiamo a scuola insieme, facciamo la 2° C. Solo che lei tiene verguenza e allora la metto nello zaino.”
“Stai tranquilla, prima o poi le passerà.”
“…Sofia mi ha detto di dirti che sei molto simpatico.”

“Dille in un orecchio che anche lei mi è simpatica. Ma piano mi raccomando, è un segreto!”
Tucc el Domm l'è faa de sass
sass in alt, sass in bass
sass in foeura, sass in dentr
anca sott el paviment!

(Tutto il Duomo è fatto di sassi
sassi in alto, sassi in basso
sassi in fuori, sassi in dentro
anche sotto il pavimento!)

Filastrocca milanese, cittadini siate tosti come il vostro simbolo!

mercoledì 21 settembre 2016

LA FORZA INTERIORE

 Cari compagni di sventura, c’è una curiosità che mi ronza per la testa, magari potete aiutarmi. Solo chi vuole ovviamente può rispondere, la domanda è delicata e molto personale.

E’ noto, la faccio breve, che per superare momenti difficili (non mi dilungo, avete capito) l’unica è fare ricorso alla propria forza interiore, che ti dà quello scatto di energia che manca. Magari è successo anche a voi. Siete lì che arrancate/siete caduti/non riuscite etc, non c’è nessuno e dovete farcela da soli. Il corpo non aiuta, che fare?
Allora succede che l’unica è pensare a… qualcosa… che vi dà la carica per superare le difficoltà. Se fossi rimasto normale non l’avrei considerato ma costantemente “in riserva” come sono tutto serve.

Io per esempio (mi vergogno un po’ a dirlo) in quei momenti faccio partire una canzone particolare dei Led Zeppelin, mi dà energia. Tutti abbiamo una canzone che fa stare bene, fa andare più veloci.
O no? Il problema per me è questo, non so se sono solo io o capita anche ad altri. Succede anche a voi? Cosa usate per aumentare la forza interiore e di conseguenza quella esteriore? …una canzone, una preghiera, un affetto, un mantra, un bel ricordo, una frase…  Non so se mi sono spiegato, la domanda può sembrare astrusa.


martedì 20 settembre 2016

Non c'è tempo per la bellezza, noi siamo impegnati ad amare! Aspetta cherì, non è un Manet quello?

lunedì 19 settembre 2016

LE FRAGOLE SONO MATURE

“Pronto, pronto?...Spazzy Uno a Spazzy Due….Spazzy Uno a Spazzy Due, mi senti? Mi senti?”
“Forte e chiaro, Spazzy Uno! Ti sento a meraviglia…che sta succedendo, ci sono news?”
“Le fragole sono mature! Ripeto, le fragole sono mature! …Proprio ora Luca sta uscendo di casa, ha appena chiuso il portone alle spalle.”
“Sta andando verso la sua macchina? Dai, Spazzy Uno, non tenerci sulle spine. Luca sta andando verso la macchina?”
“Affermativo, Due! Ha tirato fuori le chiavi di tasca…ha aperto l’automobile, si è seduto e la sta mettendo in moto proprio ora! Fai partire l’operazione Camion Sghembo!”
“Va bene, Spazzy Uno. Avviso subito il camion della spazzatura di mettersi di traverso sulla strada, così blocca il traffico.”
“Mi raccomando Spazzy Due, fate un buon lavoro. Non deve passare più niente. Il camion è grosso?”
“Ributtante. Tranquillo, anche questa volta Luca arriverà in ritardo.”
“Ehehehe secondo me quell’uomo sta impazzendo. Lui ci prova ad uscire a orari diversi la mattina per evitare il camion ma non sa che noi lo controlliamo!”
“Spazzy Uno, adesso cosa sta facendo?”
“E’ un peccato che tu non lo veda, Due, ma Luca nell’abitacolo sta gesticolando come un matto. Scommetto che sta imprecando verso il camion. Eheheheh.”
“Eheheheh. E anche oggi lo abbiamo fatto incazzare. Missione compiuta.”
“Siamo troppo forti. Senti, Spazzy due, ma tu hai capito perché ci comportiamo così?”
“Ordini superiori.”
“Questo l’avevo intuito ma perché?”
“Boh. Sembra, ma non ci posso giurare, che Luca abbia chiesto non una vita facile ma la forza per superare gli ostacoli. Si è fregato da solo perché lo abbiamo inserito nel programma Difficult.”
“Vuoi una vita impegnativa? E noi ti accontentiamo ogni giorno, tiè!”





sabato 17 settembre 2016

TIZIANA ALLE PORTE DEL PARADISO

“Ragazza, tocca a te. Avvicinati.”
“Eccomi.”
“Fatti vedere. Sei molto giovane, non ti ho mai vista prima.”
“Ti ringrazio.”
“Hai dei segni sul collo, come mai?”
“Mi…mi sono tolta la vita in cantina.”
“Allora non potresti essere qui.”
“Speravo in una vita migliore, volevo fuggire, cercare la pace.”
“Come mai quel gesto?”
“Ero disperata. Mi avevano tolto la dignità, insultata con parole terribili. Avevo anche cercato di cambiare città e nome ma prima o poi la mia fama mi raggiungeva. Non riuscivo a scappare da nessuna parte. Allora ieri pomeriggio…”
“Cosa potevi aver fatto di così imperdonabile?”
“…mi vergogno a dirlo. Cose non belle per una ragazza…mi ero fatta anche riprendere e…e…” (piange)
“Aspetta, fammi leggere nel mio libro…ho capito.”
“Io…chiedo perdono. Non pensavo alle conseguenze. Quell’uomo mi era entrato nella testa. Facevo quello che mi diceva, anche…anche…”
“Lascia perdere. Con il tuo gesto però hai fatto soffrire i tuoi familiari, lo sai.”
“Mio padre non l’ho mai conosciuto. Mia mamma, mi spiace per mia mamma…mamma perdonami…”
“Tua madre ti ha già perdonato, sappilo. Ha pianto molto per te e ti porterà sempre nel cuore.”
“Io volevo solo trovare la pace, per questo sono qui.”
“Purtroppo non sei la prima. E’ un problema serio. Cosa possiamo fare per le ragazze come te?”
“Dovete parlare agli uomini.”
“Per dire cosa?”
“Non togliete la dignità alle ragazze, è terribile. Non la togliete. Neanche se loro te lo chiedono, non lo fate. Per favore, dopo ci soffriranno e piangeranno.”
“Entra, Tiziana. Vieni con noi.”



martedì 13 settembre 2016

PIS PIS!

“Ma che bel bambino, signora! Quanti mesi ha?”
“Ha quindici mesi, sta crescendo proprio bene.”
“E’ semplicemente stupendo, che amore. Cammina? Dice qualche parolina?”
“Sì, ha già iniziato a fare qualche passettino per casa. E per le paroline è strano, ne ripete sempre una sola…”
“Ah sì? Cosa dice?”
“Trotterella e dice sempre e solo pis pis!”
“Pis pis? E che vuol dire?”
“Non lo sappiamo, non è il suo nome e all’inizio pensavamo gli scappasse la pipì. Però anche dopo averla fatta continua a camminare in casa a gambe aperte come fanno i bambini e dire pis pis.”
“Che stranezza. Forse vuole qualcosa.”
“Lo sospettavo anch’io ma non sono riuscita a capire cosa. Gli ho dato i biscotti, il latte, i giocattoli ma non vanno mai bene.”
“Pis pis!”
“Bel bambino cosa vuoi?”
“Pis pis!”
“Signora, ho una idea. Ha provato a dargli una matita? Forse per pis pis  intende lapis lapis, vuole qualcosa per scrivere.”
“Proviamo. Tieni caro, ecco una matita.”
“Guarda! Ha incominciato a disegnare sul muro! Incredibile non si ferma più!”
“Vedo. Sembra divertirsi molto. Mi sa che diventerà un pittore come suo padre.”
“Buon sangue non mente. Suo marito ne sarà orgoglioso, signora Picasso!”




lunedì 5 settembre 2016

UNA MOGLIE COME VUOI TU


“Signor Abdel, perché è venuto in Tribunale oggi?”
“Perché rivoglio indietro mia moglie e mia figlia!”
“Cosa è successo?”
“Due mesi fa lei è andata via portandosi via mia figlia. Ha abbandonato la casa coniugale! Una sera sono tornato dal mio lavoro di muratore e loro non c’erano più. Così, senza spiegazione, mi hanno lasciato solo.”
“Vedo che è presente anche la signora accompagnata dai servizi sociali. Signora, è vero quello che dice suo marito?”
“Sì, ci siamo sposati sei anni fa nel nostro paese e abbiamo avuto una bambina. Io a lui voglio ancora bene ma…ma non ce la facevo più…”
“Per quale motivo?”
“Mi diceva le parolacce, mi trattava male tutti i giorni davanti alla bambina…era sempre peggio. Mi faceva mangiare seduta per terra. Adesso per la crisi lavorava meno ed era sempre nervoso.”
“La picchiava?”
“….No. No. I miei genitori al telefono mi dicevano di sopportare, di stare zitta, che una brava moglie sta sempre con suo marito…”
“Questo deve essere!”
“Signor Abdel, stia zitto, lasci parlare sua moglie. Avvocato, contenga il suo cliente. Signora vada avanti, cosa stava dicendo?”
“Qui mi sentivo sola, i miei fratelli sono lontani in Francia, ci ho provato a vivere in pace con lui ma non ci riuscivo. Allora un giorno invece di portare la bimba all’asilo siamo andate dai Carabinieri del paese che mi hanno ascoltato e poi ci hanno portato in comunità.”
“Non so nemmeno dove stanno! E’ due mesi che non vedo mia figlia!”
“Abdel, tu lo sai cosa è successo, lo sai perché me ne sono andata.”
“Non dovevi farlo! Tu devi rimanere in casa ad aspettarmi!”
“Io ti voglio bene ma tu non devi fare certe cose davanti alla bambina.”
“Stai dicendo un sacco di bugie! Sei una bugiarda come al solito. E la bambina sta crescendo come te!”
“Sai che io ho sopportato tanto. Non capisco perché sei così arrabbiato con me.”
“Perché tu, tu sei una puttana!”
“No, io non ti ho mai tradito!”
“No, tu sei una puttana perché quando facevi l’amore con me godevi!”
(la moglie umiliata scoppia a piangere ed esce dall’aula)
“Signor Abdel…”
“Dica, signor giudice.”
“Le auguro di trovare una moglie come vuole.”
“Cioé?”
“Che non gode mentre fa l’amore con lei.”
“E’ così che deve essere!”

“Basta così. Avvocato, porti via il suo cliente.”

domenica 4 settembre 2016

RIFLESSIONI NOTTURNE

Meglio nessun lavoro o un lavoro pagato male?
Se non puoi sederti al ristorante va bene andare da McDonald?
Meglio per un bambino non avere nessuna famiglia o stare dove tutti litigano?
Mettersi in una relazione un po' così o aspettare l'amore?



sabato 3 settembre 2016

TRATTO DA UNA STORIA VERA

“Signor Giudice, voglio giustizia!”
“Siamo qui per questo ma cosa è successo? La sua istanza era un po’ confusa. Ammetto di non aver capito tanto bene.”
“Sono stato vittima di un’ingiustizia!”
“Questo l’abbiamo capito ma quale?”
“Sono stato derubato!”
“Da chi e come? Si spieghi. Noto che purtroppo lei è senza Avvocato, questo non ci facilita le cose.”
“Quella è un’altra mafia, signor Giudice! Appena hanno sentito il mio caso nessuno ha voluto accettarlo. Hanno tutti paura!”
“E cosa ci sarebbe di così terribile?”
“L’anno scorso ero in una banda che ha fatto una rapina in una banca, siamo riusciti a prendere due milioni di euro. Solo che non mi han voluto dare la mia parte!”
“Mi scusi?”
“Avevamo studiato tutto nei dettagli, io guidavo la macchina, un BMW velocissimo. E’ andato tutto liscio. Quando però la sera ci siamo trovati in albergo a dividere i soldi mi hanno legato e sono scappati con tutti i soldi!”
“Ah allora avevo letto bene. Sarebbe questo il danno?”
“Quei soldi sono miei! Mi spettano! Mi hanno pure dato tante bastonate per farmi stare zitto! Anche in testa! Ah ma io zitto non sto!”
“Quindi li incolpa di lesioni e sequestro di persona?”
“Quello è il meno, signor Giudice. Io ho la testa dura e dopo un po’ mi sono liberato. No no, io penso solo ai soldi che mi hanno preso.”
“Insomma, non si sono comportati lealmente con lei.”
“No, niente affatto bene! Voglio giustizia!”
“E perché si è rivolto al Tribunale?”
“Perché so che voi potete scovarli facilmente se volete, quella è gente che si nasconde però una scia di merda…oh mi scusi….insomma, una traccia la lascia sempre. Poi quando li avete trovati ci penso io.”
“No, impari a non farsi giustizia da solo. Dia intanto i nomi dei suoi complici alla cancelliera…. signora cancelliera, poi mandi tutto alla Procura…”
“Non si preoccupi, signor Giudice. Ho capito.”
“Grazie signora. Torniamo a lei, mi spiace che è stato derubato e truffato. Forse ha altre avventure da raccontarci.”
“Tante guardi. Io con quei soldi mi sistemavo! Mi compravo casa!”
“Mi sa che allora ci rivedremo. Senta, lei conosce Platone?”
“Chi? Il figlio del Patata? Quello che a 18 anni va ancora a scuola? Ma quello è un intellettuale!”
“Sì, un tipo come lui. Solo che è vissuto tanto tempo fa. Platone diceva che la lealtà è una qualità apprezzata da tutti, anche da una banda di delinquenti altrimenti non potrebbe sopravvivere neanche un giorno. Eppure lei che è così leale è stato tradito.”
“Sono degli infami! Degli infamoni!. Ma quando li beccheremo dovranno darmeli, fino all’ultimo centesimo.”
“Mio caro signore, lei ha un concetto molto alto della giustizia.”
“Io ho fiducia nella giustizia e so che voi mi potete aiutare.”
“Consolante tutto questo, in un certo senso. Vedete (il Giudice sui rivolge ai suoi collaboratori) c’è ancora qualcuno che ha fiducia in noi. E lei stia tranquillo, caro signore, con il suo aiuto li prenderemo. Tutti.”
“Maledetti!”


venerdì 2 settembre 2016

UNA RAGAZZA DETERMINATA

“Buongiuorno.”
“Buongiorno signora, come si chiama?”
“Mio nome è Valentyna e vengo da piccolo villaggio vicino Mosca.”
“Ti do del tu per semplicità allora, vedo che non capisci molto la lingua e sei senza Avvocato.”
“Sì, io faccio da sola.”
“Nella tua scheda leggo che sei molto giovane, hai 21 anni. Perché sei uscita dal tuo paese?”
“Io stavo bene, avevo lavoro come operaia. E fidanzata con raguazzo che mi voleva sposare. Ma quando ha scoperto che ero incinta è scappato via, ci ha abbandonate, me e piccola Olga.”
“Mi spiace.”
“(Valentina dice con rabbia una parola in russo)!!”
“Ehm… di solito in Tribunale si parla in italiano ma non so se è il caso di tradurre. E come mai sei venuta in Italia?”
“Tutti mi parlavano bene di Italia, nel mio paese venivano tutti qui a lavorare. Qui c’è futuro. Allora ho venduto tutto quello che avevo per comprare due biglietti di pullman.”
“Quanti giorni avete viaggiato?”
“Tre giorni di pullman. Non sapevo italiano, era avventura. E’ stata dura, piccola Olga piangeva sempre, povera bambina.”
“Perché sei venuta proprio a Milano”
“Perché qui ho mia amica. Ma non potevo vivere con lei, sua stanza piiiccuola. Allora primo sabato sera che ero in Italia le ho lasciato bimba, mi sono messa vestito bello e sono andata in discoteca.”
“Perché?”
“Per trovare uomo italiano.”
“E ci sei riuscita?”
“Sì. Dopo un mese siamo andate a vivere con lui.”
“Cioè, tu vuoi dirmi che quella sera ci sei riuscita senza sapere una parola di italiano, senza conoscere nulla del posto?”
“Quella sera io carica. E occhi parlano. Adesso lui vuole sposare me.”
“Sei una ragazza molto determinata.”
“…Tu ha fatto complimento?”
“Certo.”

“Spasiba.”

giovedì 1 settembre 2016

AMA IL TUO SOGNO

“Senti, ma io ti vedo sempre così compassato e compito. Sai che sembri uno palloso?”
“In effetti il sospetto a guardare il mio strabiliante successo sociale mi era venuto. Dici che son troppo serio?”
“Fai tu. Ma tu non ti incazzi mai? Qualcosa oltre le righe?”
“Ad essere sincero raramente.”
“Mmmm che goduria.”
 “Senti a me. Io ho poche energie e incazzarsi è  mio avviso uno spreco. Si possono raggiungere i medesimi risultati in maniera più elegante, con meno fatica.”
“Dio che palle!”
 “E hai ragione anche tu. A volte è bello fare una sfuriata, dopo ci si sente meglio. Essere troppo educati non va bene. Però è raro che mi succeda.”
“Signor precisetto, ma tu hai mai fatto delle pazzie per amore?”
“Certo, ti posso raccontare una delle ultime, fresca fresca. Sai che dopo che la gatta è scappata ho stampato 1000 volantini.”
“Sì li ho visti, hai tappezzato il quartiere.”
“Beh, l’altro ieri ho ricevuto l’ennesima segnalazione. Avevano visto un gatto che somigliava al mio sotto una macchina, sono accorso  e PER UN’ORA sono rimasto accanto alla macchina a sussurrare “More… More…” e ad agitare i croccantini. Secondo me chi è passato vedeva solo uno che parlava ad un automobile. Scena un filo surreale.”
“Hihihi, che spettacolino. Un’ora così mi hai detto? Mi sa che ti han messo sui YouTube. Ma poi come è finita?”
“E’ finita che dopo un’ora attirato dai croccantini il gatto è uscito da sotto la macchina e mi ha mostrato il musino. Mi è bastata una occhiata per capire che non era lei, grande delusione. Gli ho dato i croccantini e me ne sono andato. Solo un altro falso allarme. Ma un giorno l’altro la troverò.”
“Aspetta però, mi hai detto che era una delle ultime, non l’ultima. L’ultima qual è stata?”
“Ehm mi vergogno un po’ a dirla…come faccio?”.
“Su dai, non ti preoccupare, siamo tra amici…”
“Va bene dai, te la dico. Tu però non dirla a nessuno.”
“Tranquillo, rimane tra noi.”
“Ieri mi ha telefonato il mio domestico peruviano.”
“Ah sì, Fernando. E allora?”
“Lui sa quanto ci tengo alla gatta e mi ha aiutato per come può.  I volantini per tutto il quartiere per esempio li ha attaccati lui. Beh, ieri mi telefona anche se non era il suo giorno perché….perché…”
“Perché….?”
“Segnor Luca, mi dice, ho sognato More! L’ho sognata che era sulle scale e mi diceva Socorro! Aiutami! Aiutami!”
“Sarà sensitivo?”
“In Perù faceva anche il curandero. Non ci crederai ma sono uscito di casa come un pazzo e ho controllato per tutte le scale, chiamandola e richiamandola…che matto che sono.”
“Quelli che sembrano meno matti sono i più matti di tutti. Carina, ma io ti avevo chiesto se avevi fatto delle pazzie per amore.”

“Ah, ma io avevo capito “per More”!”