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mercoledì 29 aprile 2015

IL MALE ASSOLUTO
A novembre le mattine possono essere parecchio fredde, e in più ero in mezzo alla campagna lombarda, proprio davanti al carcere di Opera. Aspettavo dei magistrati per entrare, c'era una udienza particolare oggi. Bisognava trattare il caso di una persona nota come il capo indiscusso della Mafia siciliana. Ho dormito male stanotte, ma ho dormito.
Per la delicatezza del caso e in via eccezionale, era stato il Tribunale ad essere andato da lui e non il contrario. Puntuali sono arrivati tutti, magistrati togati, un esperto in criminologia, il procuratore, la cancelliera etc. Il direttore di Opera ci ha ringraziato di cuore, avrebbe dovuto impegnare tanti uomini solo per lui.
Subito ci siamo diretti verso la palestra femminile del carcere, dove era stata approntata una scrivania e delle sedie. L'incontro si sarebbe tenuto lì.
Il carcere di Opera è imponente, pieno di porte gigantesche e metalliche. Ci saranno 1200 detenuti e quasi il triplo di agenti. Mentre la macchina percorreva i lunghi viali interni si sentiva un silenzio non normale. I grandi prati erano curati e gli alberi potati, ma in giro non si vedeva assolutamente nessuno. Arrivati nella palestra femminile (in pratica una stanza con soffitti bassi e sbarre alla finestra) ci siamo seduti tutti, abbiamo parlottato e dopo pochi minuti, accompagnato dal suo elegantissimo avvocato fiorentino, è arrivato lui, il male assoluto.
Plurimi ergastoli e svariati omicidi alle spalle, di cui qualcuno eseguito personalmente tramite strangolamento (il brutale metodo preferito) (guardami mentre ti ammazzo), padrino della mafia corleonese, efferato, disumano. Sulla sua coscienza gravano anche bambini. Una fedina penale lunga 22 pagine fitte, che partiva dagli anni '50. Mandante delle stragi che insanguinarono la Sicilia, uccidendo tra l’altro i giudici Falcone e Borsellino.
Catturato nel 1993, da allora vive in completo isolamento, controllato 24 ore su 24 da telecamere, anche quando va in bagno. Non può ascoltare radio, leggere giornali, incontrare o parlare con chicchessia, tranne familiari o avvocati per due ore al mese dietro un vetro.
Come sareste voi se aveste vissuto gli ultimi 22 anni in questo modo? Senza nulla che conforta, senza un bacio, una carezza, vedendo solo mura intrise di disprezzo. E' il trattamento detto 41 bis, una delle poche leggi veramente restrittive in Italia (e a lui applicato con particolare rigore), forse perché emanata con emozione, a ceneri ancora fumanti per così dire.
La prima impressione è però deludente. Un omino dimesso, un pensionato come se ne incontrano tanti in giro, di certo ad incontrarlo per strada non mi volterei. Ma, appena il presidente di udienza gli ha dato parola e ha incominciato a parlare, il vecchietto come in un incubo si è trasformato nel capo dei capi. Determinato, prevaricatore, intelligente. Di quella intelligenza agricola e concreta, espressa in un siciliano stretto ma comprensibile. Le mani erano callose, spesse, da uomo cresciuto con la zappa tra le mani.
La lucidità era impressionante, il discorso un filo di ferro. Ho incontrato poche volte in vita mia una persona che emanasse una tale forza soggiogante. Più di vent'anni di isolamento durissimo non l’avevano spezzato. Ascoltandolo si capiva benissimo come avesse potuto reggere da latitante una organizzazione ramificata in tutto il mondo. Non gli sfuggiva nulla. Un capo, un contadino fatto di ghiaccio. Terribile che una persona così acuta sia aldilà di ogni redenzione, disprezzi così tanto il valore della vita umana.
Durante il suo discorso mi ha guardato per un attimo. Un lampo, ma la sensazione di essere considerato inutile come un insetto è stata nettissima. Non mi ha più guardato per tutto il resto dell'udienza. Il procedimento è andato avanti come al solito, tutti cercavano di esporre con compostezza ma senza aggiungere una parola di più; ed era meglio trattenersi per quanto possibile, dovevamo evitare gesti anche involontari (sono messaggi). Il suo avvocato ha comunque sfoggiato una roboante arringa, in cui ha coinvolto tutti, dal Sisde alla Massoneria etc. Alla fine di tutto sono venuti tre agenti a riprenderselo, e se ne è andato a passetti piccoli, dicendo "buongiorno".
L’ultima immagine che ho di lui, mentre parlava al suo avvocato, è una scena che non dimenticherò mai. Il suo difensore è uno stangone alto più di 1.80, mentre lui supera di poco gli 1.50, eppure da come gli parlava sembrava lui il più alto. Lo "comandava" e intanto l'avvocato si piegava in quattro. Non è possibile, mi dicevo, ci vedo male. Ho guardato meglio, ma il più alto pareva sempre lui. Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei.
Per la tensione appena tornato a casa mi sono buttato sul letto e ho dormito. Sono abituato ad incrociare debolezze ma questa esperienza, incontrare un carattere così forte, mi aveva stremato. Qualcosa di profondamente cattivo, che non capivo, non posso capire. Un mistero biblico, che si può solo guardare per poco. “Perché il loro sorriso viva per sempre” è scritto in un grande poster sotto i volti di Falcone e Borsellino, e bisogna rappresentare la parte migliore dello Stato, quella che esegue e rimedia. Non sempre è facile.

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