Visualizzazioni totali

61796

sabato 28 dicembre 2024

JAZZ ARABO

Per molti non sarà una novità, ma ho scoperto che esiste il jazz arabo! Che la musica jazz non fosse confinata ai soli USA e avesse invaso da molti anni l'Europa (Italia inclusa) lo si sapeva già, ma non immaginavo proprio fosse volata attraverso il Mediterraneo per espandersi nel mondo arabo.

E invece si possono ascoltare interessantissime commistioni musicali tra i due mondi. La conosco poco, ma a primo acchito uno dei migliori in questo senso mi pare Rabih Abou-Khalil. Sto ascoltando a ripetizione il suo album Blue Camel, veramente bello e suggestivo. Finalmente qualcosa di nuovo.

https://www.youtube.com/watch?v=Eyy0sX9HSBE&list=PL9VVIjatiSNY81WMepq5oL9DnvTnXRDRX

Niente affatto male è anche Anouar Brahem e certo ce ne saranno tanti altri, ma è un mondo che ho scoperto da poco. Qui siamo oltre la world music, siamo proprio nel tentativo di unire generi musicali diversi. Per esempio in questo brano Brahem suona con il norvegese Jon Garbarek, noto agli appassionati. Un brano molto etereo, come è nello stile del sassofonista.

https://www.youtube.com/watch?v=TkfI81QhgXc&list=RDEMFBYLOWQfl2TVWT_FNRbg6Q&index=13

Vuoi vedere che la musica è proprio un linguaggio universale, che unisce ciò che politica e religione invece divide? Speriamo

venerdì 27 dicembre 2024

COME NASCE L'AMORE

A Milano, come penso in tante altre città, esiste via del Conservatorio. E' nei pressi del centro ma un poco defilata, è l'istituto dove si allevano e allenano i giovani musicisti e da ragazzo la percorrevo per andare a scuola quando facevo il giro largo.

Ricordo che d'estate, quando c'erano le finestre aperte, si sentivano tutti gli strumenti che suonavano insieme ma ognuno per conto suo. Zum zum… firulì firulà… pereppepè… doremifasollasido dosilasolfamiredo… L'effetto se volete era simile a quello che si ascolta oggi quando le orchestre si accordano.

https://www.youtube.com/watch?v=KfSH1ezevjM

Io ero solo un bambino con lo zaino e non ne capivo niente ma ne ero affascinato. Il rumore del traffico in quella via spariva e mi sembrava di camminare in una foresta incantata. Attraversare quei cento metri di via del Conservatorio penso che abbia fatto nascere in me l'amore per la musica, amore che mi ha accompagnato tutta la vita.

E quando finite le medie mi chiesero dove volevo andare, risposi al Conservatorio. Lì volevo studiare, mica al liceo classico dai preti. Maledetti. Prossima vita.

(l'entrata del conservatorio Giuseppe Verdi a Milano)

mercoledì 25 dicembre 2024

PROBLEMI LEGATI AL NATALE

Natale è una bella e antichissima festa: la si passa con i familiari intimi, si riscopre il volersi bene, si scambiano baci e regali, i legami di amicizia risplendono etc. Potete fare (giustamente) i cinici ed evidenziarne ipocrisia, consumismo, superficialità, ingiustizie e via disprezzando, ma da bambini forse non la pensavate così e aspettavate questo giorno tutto l'anno.

Anche nei miei Natali più tristi e solitari (e vi assicuro che ne ho passati) io appartenevo alla prima parte, quella che considera bene il Natale. Tutto ok, senonché ci sono due aspetti che mi disturbano sempre del Natale, anche quello meglio riuscito Mi disturbano molto, sono evidenti e non vedo all'orizzonte rapide soluzioni.

1 Se per noi maschi il Natale significa relax, magnare come un dugongo per poi stravaccarsi sul divano, per le donne no. Per le donne ogni festa significa lavorare come forsennate. E loro lo sanno bene e qualcuna lo dice pure: "basta, non ce la faccio più. L'anno prossimo in trattoria!" La notte delle feste vanno a letto sempre stravolte. Se per caso le vuoi aiutare o fare te è peggio, il casino aumenta e il nervosismo pure.

2 E un altro aspetto mi sconcerta del Natale. Si producono tonnellate di rifiuti. Ma proprio tanti: imballaggi, cartoni, nastri, umido, plastica, lampadine rotte, cinesate, fogli... In un giorno solo si sono strariempiti i vari bidoni della differenziata sotto casa e la Nettezza Urbana lavora assaissimo nelle feste comandate. In me il sospetto che ci sia tanto spreco e sciupìo inutile è forte, troppi rifiuti in un giorno solo.

Ma, a parte questi e anche altri aspetti, Natale rimane comunque una festa meravigliosa, che a volte in passato mi ha commosso e di cui non vorrei fare a meno.

"Credici, credici pure"

"Buon Natale a te."

martedì 24 dicembre 2024

COSA RISPONDERE A "COME STAI?" SE STAI MALE

 Dipende dal rapporto che ho con questa persona. Premessa: ho evidenti problemi di salute e se è un brutto periodo e conosco poco la persona, avendo il saluto una formalità sociale, mi limito a dire un più o meno stancamente "Si tira avanti. L'importante è stringere i denti" oppure il rischioso "eh, ho avuto periodi migliori" (che poi ti tocca spiegare la rava e la fava a gente disinteressata). Forse è meglio il vecchio "Bene grazie, e tu come stai?" Potete anche fare gli spiritosi e dire "Bene, ho appena preso l'antidolorifico e sto alla grande!" Guardate però che molta gente non capisce l'ironia.

Se invece è una di quelle (poche) persone con cui non c'è bisogno di formalità posso anche essere sincero e dire realmente le cose come stanno, cercando ovvio di non appesantire troppo il discorso, altrimenti si finisce per far la figura di Geremia del Gruppo TNT, il vecchietto che si lamentava sempre.

Si potrebbe fare allora come nei paesi anglosassoni, in cui non solo fanno la domanda ma ti danno pure la risposta: "How are you? Well, isn'it?" E tu rimani lì come un cucù.

Vi dò un suggerimento da un malato, prendetelo come volete. La domanda "Come stai?" meglio riservarla ad occasioni formali. In casi dubbi -che voi con i vostri superpoteri avete già intuito-, meglio evitare o cercare formule alternative. Rischiereste di mettere in imbarazzo l'interlocutore. A volte è meglio stare zitti, o solo salutare e stringere la mano, a bisogna dire qualcosa di conforto. Insomma valutate voi. Nella vita si fanno anche queste esperienze.

lunedì 23 dicembre 2024

NATALE

Di mio bisnonno materno, NATALE PERINCIOLI, ho solo un ricordo legato proprio al giorno di Natale.

Quando ero piccino io (anni '60), Natale era una festa amatissima e intoccabile. Aldilà del significato religioso, quel giorno si riuniva tutta la famiglia, si aprivano i regali, si mangiavano cose speciali, c'era una atmosfera calda casalinga, magica, l'albero, le luci, il presepe, le canzoni. Veramente era un giorno in cui era facile sentirsi più buoni. C'erano tutti e anche se eri lontano, dall'altra parte del mondo, venivi raggiunto con lunghe e commoventi telefonate di auguri. Natale.

Poi a poco a poco questa immagine ha iniziato a sgretolarsi e oggi nel 2024 è distrutta, tanto che se qualcuno anche qui su Quora salta su e dice "odio il Natale", in tanti ma tanti rispondono "anch'io". I motivi possono essere tanti: c'è tanta solitudine, le grandi famiglie non esistono più, siamo troppo dispersi, è una festa ipocrita, molto ipocrita che va bene solo per i bambini, c'è troppo consumismo, è piena di simboli inutili e risate forzate etc etc.

Dò la mia spiegazione: alla base di tutto c'è la moderna sparizione della famiglia. Natale è la festa della famiglia, lo scambio dei regali rinsalda i legami, gli auguri di chi ti vuol bene ti fa sentire parte di. Il cuore si salda ma.. ma se non c'è una famiglia alle spalle, si è dissolta, cosa ti fai gli auguri da solo? Gli altri si divertono e tu no? Non è una festa ingiusta? L'odio cresce.

In questi tempi fluidi, dinamici, poliamorosi, il Natale è solo una seccatura da poveri di spirito, che ti obbliga a star fermo. E anzi in molti dicono apertamente quello che moltissimi pensano.

Non credo sia un fenomeno reversibile, ormai il mondo sta andando in questa direzione. Bye bye famiglia, addio Natale. Non investite molto sul Natale nel futuro. Siamo nel mezzo di un cambiamento.

Ed ecco il ricordo del mio bisnonno Natale (che non ho conosciuto). Mia nonna in tanti anni mi raccontò solo una cosa su di lui: che per tutto l'anno la porta di casa era aperta, ma con una eccezione. Il giorno di Natale, quando la chiudeva a doppia mandata. Il significato era chiaro: oggi nessuno entra in casa mia, che è riservata solo alla mia famiglia. E forse era anche il giorno del suo compleanno, il che rafforzava l'idea di esclusività. Altri tempi.

Se però non c'è più la famiglia, o è finta, il Natale diventa un giorno triste. Eri più felice di me, Natale?

(la tomba al cimitero maggiore di Milano del mio bisnonno e bisnonna materni)

sabato 21 dicembre 2024

FRANCESCO

Questa sera (21.12.24) ho appena parlato con Francesco Baldessari dal Giappone. Da una settimana non avevamo sue notizie ed eravamo preoccupati. Purtroppo il suo Parkinson in questi giorni è molto peggiorato ed ora è quasi paralizzato. Durante la videochiamata per esempio non riusciva a girare la testa per guardarmi.

Fortunatamente sua moglie Junko gli è vicina ed è circondato da persone che gli vogliono bene, ma dentro è come potete immaginare disperato. Non riesce nemmeno più a scrivere nulla anche se avrebbe tante idee, per questo su Quora latita. Ha chiesto di scusarsi (!!) con tutti ma proprio non ce la fa a partecipare.

Praticamente non esce più di casa. Oggi lo avevano per esempio invitato ad una festa di Natale ma non potrà andarci (sì, anche in Giappone festeggiano il Natale ma in senso laico, è la rinascita di un anno nuovo, come per i Romani la festa del Sole Invitto, invincibile).

Perché vi dico tutto questo? Se volete e potete, vi prego mandategli un messaggio privato, fategli sentire la vicinanza, dite qualcosa anche e soprattutto se siamo lontani, si commuove e in questo momento difficile ne ha bisogno.

(nella foto il monte Fujiama, il monte sacro del Giappone, che lui vedeva ogni giorno da una spiaggetta vicino casa)

REY

Io lo scrivo anche se ai più non dirà nulla. Ma voi non eravate bambini attaccati al televisore in bianco e nero ad ammirare le prodezze di un piccoletto mascherato che dava mazzate a tutti, REY MISTERIO.

Con questo messicano era facile identificarsi quando combatteva contro i cattivissimi omoni del wrestler. Sul ring riusciva a battere tutti, era agilissimo e acrobatico.

E non potete capire, il bambino che è in me piange, è in lutto perché morto oggi, 21.12.24. Ma come era brutto! Come era violento!

https://www.youtube.com/watch?v=aRXH3wsZTjk


EDIT: SCUSATE MI ERO SBAGLIATO. Meno male, non è morto >Rey Misterio ma suo zio. Fiuuuu, lo stellone mi ha salvato l'infanzia!

venerdì 20 dicembre 2024

SEMBRA FACILE

L'ultimo brano dell'opera Cenerentola di Gioacchino Rossini, "dramma giocoso" uscito nel 1817, è stupefacente. Nel finale Cenerentola, dopo tante traversie si sta per sposare con il suo Principe Azzurro, è felice e canta più volte:

"Non più mesta accanto al fuoco starò sola a gorgheggiar.

Ah fu un lampo, un sogno, un gioco Il mio lungo palpitar."

Questo brano inizia in maniera molto semplice, quasi lineare ma ben presto si rivela di una difficoltà mostruosa. Ogni volta che il soprano canta queste semplici note, ad ognuna aggiunge una terzina e dopo 4 o 5 ripetizioni la complessità diventa incredibile. Non so come fanno.

Tra le varie esecutrici, tutte strabrave, ho scelto una delle più recenti, Cecilia Bartoli. Un mezzosoprano nata nel 1966 che tutto il mondo ci invidia, degnissima erede della Callas.

Ecco Cecilia in azione, fa sembrare facile e "giocoso" ciò che non lo è. Alla fine giustamente viene giù il teatro.

https://www.youtube.com/watch?v=X-kRgs3H7so

(il mese scorso l'ho visto interpretato in uno spettacolo di drag queen. Chevvedevodì? Ho lodato la scelta, un poco meno l'esecuzione. Complimenti comunque per il coraggio)

giovedì 19 dicembre 2024

CHE COS'E' IL LUSSO

Ogni tanto un ripasso dei fondamentali non fa male

Naturalmente c'è anche altro ma questo è un buon inizio.

RIDERE DEI COGNOMI ALTRUI 

A me è successo un sacco di volte. Ma il contrario, che la gente rideva quando sentiva il mio cognome. "Ahahah ma tu non sei crudele!… ahahah il tartaro dei denti!…. ahahah discendi dai mongoli a cavallo!… ahahah ma tu non sei chiacchierone!" (quest'ultimo era arabo, dato che tar-tar nella loro lingua è uno che parla sempre).

Che effetto mi facevano? Né caldo né freddo, è una vita che porto il mio cognome e ci sono abituato anzi mi faceva strano che facesse ridere dopo tanto tempo. Mi rendo oggettivamente conto che non ha un bellissimo suono e magari da giovane l'avrei anche cambiato, ma ormai son conosciuto così e me lo tengo caro.

Anche perché mi sono accorto di una sua caratteristica preziosa: è indimenticabile, niente affatto anonimo come tanti altri. Ridete ridete pure, avanti, prendetemi in giro. Vedremo chi sarà ricordato.

A volte mi sento tanto come Salieri con Mozart (dal minuto 2.09 al 2.22).

https://www.youtube.com/watch?v=7NwPASDkizg

LA MIA ULTIMA FOTO

Allora, i casi sono tre, posso scegliere

1.mi ha ucciso il ristorante. Che ne so, un conto eccessivo con relativo infarto o il cibo andato a male o lo chef impazzito. Fate vobis. Invito a cena con delitto.

2.mi ha ucciso il caffé. Questa è più probabile, il medico infatti mi ha proibito non solo il caffè ma pure il caffè decaffeinato! L'unica sarebbe il caffé d'orzo ma non mi piace. Rifiuto l'offerta e vado avanti (senza caffeina)

3.mi ha ucciso Milano. Amo la mia città ma come sempre è un rapporto d'amore e odio e presto presenterà il conto. Ma no, ma cosa vado a pensare.

Dite la vostra, così sto attento. Mi sembra ci fosse già un film di Dario Argento ( Quattro mosche di velluto grigio, grazie Julia) in cui l'ultima immagine sulla retina degli occhi del morto era l'immagine dell'assassino. Siamo lì, insomma

mercoledì 18 dicembre 2024

GUALBERTA ALAIDE BECCARI

 Gualberta Alaide è un nome francamente ridicolo, eppure Gualberta Alaide Beccari, a dispetto del nome, è stata una ragazza a modo suo rivoluzionaria nell'Italia dell'800. Oggi però è praticamente dimenticata dalle stesse italiane.

Fondò con coraggio a 26 anni una rivista intitolata LA DONNA, che per i tempi era eccezionale: era infatti un quindicinale non solo diretto da una donna, ma in cui tutte le collaboratrici erano donne. Pubblicavano scritti di argomento vario, che spaziavano un po’ in tutti gli ambiti e generi: dal lavoro femminile alla famiglia, dalla pedagogia alle lettere di viaggio.

Riprendeva e sviluppava per esempio gli scritti dell'inglese Josephine Butler che lottava contro la prostituzione minorile e femminile. Una rivista che portava avanti una visione laica e completa della vita.

(Josephine Butler nel 1851)

Alaide Beccari era il simbolo di quanto una donna possa essere uguale all’uomo in quello che fa, pensa e dice quando dotata di preparazione culturale e forza di volontà.

"Certo, una rivista notevole per il 1968". No, si parla del secolo prima, del 1868. E quando nella rivista si accenna alle ragazze degli anni ‘60, è del 1860 che si parla!

Volevamo tutte liberarci dai ruoli che tanti definivano ‘naturali’: maritarsi, procreare, badare alla famiglia, al massimo dedicarsi ad attività caritatevoli. Un nuovo tipo di donna stava emergendo, che lavorava per raggiungere l’autonomia." Impensabile allora che una donna si potesse occupare di questioni serie. E lei come giornalista fece il possibile per cambiare questo pregiudizio.

Morì a Bologna, malata e sola nel 1906 ed è sepolta nella Certosa. La sua rivista le sopravvisse ma successe qualcosa di poco bello. Entrarono dei giornalisti e capi redattori uomini, che lentamente virarono la rivista su temi di moda e mondanità. La Beccari si stava rivoltando nella tomba. Non durò a lungo, il periodico chiuse i battenti nel 1933.

La memoria di Gualberta fioca ma ha resistito, se l'emancipazione femminile -sempre osteggiata- esiste in Italia a lei deve molto.

Gualberta Alaide Beccari - Wikipedia

La Donna (rivista 1868) - Wikipedia

Josephine Butler - Wikipedia

venerdì 13 dicembre 2024

IERI A PRANZO

(Ieri durante il pranzo, papà cerca il salino)

Papà: "ma dov'è il salino? Dov'è quell'affarino? Era qui prima…"

Figlio: "papà, è qui dietro la bottiglia!"

Papà: "eccoti qui, ah ti nascondevi eh?"

Salino (con voce tremante): "Sìììì…"

Papà: "forza, bello, è ora di lavorare, ho bisogno di sale!"

Salino: "eh che robe, sempre lavorare io."

Papà: "Forza che ho bisogno!"

Figlio: "papà ma il salino parla?"

Papà: "certo, senti qua."

(il papà accosta il salino all'orecchio del figlio e intanto lo agita)

Figlio: "è vero! Fa cik cik!"

Papà: "ha la vocina dentro. Dai che ora bisogna farli lavorare questi granelli, bisogna muoversi."

Figlio: "Forza salino!"

Salino: "Va bene."

Figlio: "Mi sa che alla fine avevi ragione, papà. è sempre meglio muoversi."

Papà: "muoversi, muoversi sempre!"