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giovedì 23 febbraio 2017

COME ENTRARE NEI SOGNI

All’inizio c’era un teatro vuoto. Sul palco non c’era nessuno, silenzio, le assi di legno del pavimento aspettavano qualcuno che ci camminasse sopra.
E anche in platea eravamo in pochi, sparsi qua e là. Non siamo in tanti, non possiamo essere in tanti. Ma siamo tutto ciò di cui ho bisogno, questo teatro è nato per loro.
Poi sono arrivati gli attori coi loro costumi, che dopo essersi inchinati hanno messo in scena la mia vita. Come era strano rivedersi, sapere amaramente quello che sarebbe successo dopo. Rivivere gli sbagli, i successi, le lontane origini di tutto. Fumavo nervoso una sigaretta nel ritrovarmi (nel mio teatro si può) e a volte pensavo “No no, non così! Perché nessuno mi ha avvisato?” ma tutto proseguiva inesorabile. Un fiume d’oro attraversava il teatro e le sue ombre. Si riversava sulla platea, mi bagnava i piedi.
E poi sei arrivata tu, che ti sei sdraiata languida sul letto dell’amore. Un pomeriggio estivo, un vento tiepido, un fiore. Le donne non si rendono conto della loro forza in quei momenti. Mi guardavi con le braccia alzate e la testa sul cuscino, aspettando una parola da me. “Dimmi Ti Amo per favore, ne ho bisogno”.
Ecco, come un’ape sei entrata nei miei sogni. E non andrai più via.



martedì 21 febbraio 2017

STO DIVENTANDO VECCHIO

“Io non li sopporto più!”
“Calma, Eliana.”
“Non è vita la mia!”
“Eliana, li devi solo ringraziare i tuoi zii. Se dopo la scomparsa di tua madre non c’erano loro ad accoglierti chissà dove saresti adesso.”
“A casa loro non posso fare niente!”
“Hai solo 15 anni, Eliana, è normale che cerchino di darti delle regole. Non vogliono che ti possa mettere nei guai.”
“Ma quali guai? Quali guai? Mi controllano, non mi lasciano uscire la sera, pretendono che alle 10.30 devo già essere a casa!”
“Guarda che con tua madre tu avevi sin troppa libertà. Purtroppo non riusciva a darti delle regole precise, povera donna, era sin troppo malata. Essendo sierop…”
“Lo sai che ieri mia zia mi voleva controllare il cellulare? Dice che ho troppi amici strani! Ma che ne sa lei? Che ne sa? E non mi posso nemmeno vestire come voglio!”
“Eliana, in una famiglia è così, ci sono delle regole.”
“Io voglio andare in Comunità.”
“E pensi che in una Comunità non ci siano regole? Lo sai che per prima cosa ti sequestrano il cellulare? E non pensare che ti lascino uscire e tornare quando vuoi.”
“Non è vero, dipende! Un mio compagno di classe è stato in Comunità e me ne ha parlato bene.”
“Ma tu hai una famiglia che ti accoglie, perché vuoi andare in Comunità? Magari non sarà la famiglia migliore del mondo ma si stanno impegnando. E poi non sappiamo nemmeno dove finiresti.”
“Voglio un posto vicino a dove sto adesso, per mantenere tutti i miei amici.”
“Te lo dico sinceramente, Eliana. Sarà molto difficile.”
“Se non mi fate andare, io… io… io mi suicido, ecco!”

Sto diventando vecchio. Se anni fa un adolescente mi avesse risposto in questo modo avrei reagito con forza, magari mi sarei alzato e gli avrei tirato un ceffone. Certo avrei fatto qualcosa, non come oggi che mi sono fermato e poi ho detto piano: “Stai giocando con il fuoco, ragazza.”






domenica 19 febbraio 2017

GLI OCCHIALI DELLA NONNA

“Nonna, mi presti i tuoi occhiali?”
“Cosa vuoi farne, amore mio?”
“Voglio leggere il libro delle fiabe come fai tu! Ho visto che ogni sera te li metti sempre sopra prima di raccontarmi le favole.”
“Ma non…vuoi imparare a leggere con gli occhiali? Non è così che funziona, ascolta tua nonna. L’anno prossimo andrai a scuola e imparerai a leggere.”
“Tu però me le racconti troppo bene. Secondo me sono i tuoi occhiali.”
“Che nipotino sensibile che ho. Certo, amore mio, sai che non posso negarti nulla. Eccoteli qua.”
“Grazie nonna. Come si mettono?”
“Sulle orecchie…così.”
“Così? Il libro dov’è?”
“Eccolo.”
“Aprilo alla favola del Gatto con gli Stivali, sai che… che mi piace tanto! Io vedo tante cose quando me la dici.”
“Lo so lo so, te la racconto ogni sera.”
“Ma…ma…ci sono solo tanti segnetti neri!”
“Certo, sono le parole scritte. Io te le leggo.”
“Ma…io vedevo gli stessi puntini e le righe anche senza i tuoi occhiali, nonna!”
“Sono le parole, amore.”
“Pensavo fossero i tuoi occhiali, nonna, a rendere le fiabe così belle.”
“No caro, non sono gli occhiali. E’ una magia.”
“Ma da dove arriva la magia? Quella che…quella che sento qui dentro.”
“Non lo so, amore mio. Ma nei libri c’è tanta magia.”
“Oh nonna per favore, leggimi ancora una storia.”


(grazie Ilse)






giovedì 9 febbraio 2017

GUADAGNARE UN PUNTO EDSS IN POCHE ORE

Come molti di voi sapranno, il mio Edss (il punteggio globale della disabilità nella sm) si attesta ormai sui 7.0. Sono in pratica sull’orlo della sedia a rotelle ed essendo in fase progressiva ormai da lì non mi schiodo e posso solo avanzare, a meno di un pesante intervento di Padre Pio.
Durante il giorno arranco arranco con la mia stampella e faccio una fatica boia…vabbè ma che ve lo dico a fare, lo sapete benissimo. Ne ho provate tante in questi quasi 20 anni di malattia ma i miglioramenti (se e quando ci sono stati) sono sempre stati effimeri o parziali.

Eppure c’è una cosa che OGNI volta che la provo mi fa stare tanto bene e ritorno in poche ore ad un Edss intorno al 6.0. Me ne accorgo subito di questo miracolo: mi muovo meglio, cammino spedito, ho la testa leggera e mi accorgo di quanto la sm condizionasse la vita.
No, nessun farmaco o pozione miracolosa, ciò che mi dà questo effetto sanante è la musica. Ma attenzione, non la musica ascoltata o anche suonata da solo ma la musica suonata in gruppo con altri.

Dovete infatti sapere che io faccio parte di un complessino senza pretese, da un po’ di tempo ci troviamo ogni due settimane e suoniamo roba nostra. Niente de che, ci divertiamo. Per la cronaca: suonando il basso elettrico ma avendo la mano destra ormai inutilizzabile, mi sono adattato e suono le note basse del pianoforte. Insomma mi arrangio.
E succede sempre così: arrivo STRISCIANDO in sala prove, mi siedo affranto davanti al piano e inizio con qualche notina. Poi nel giro di 2 – 3 ore pian piano mi risollevo, suono concentrato insieme agli altri e alla fine esco dalla sala prove quasi zampettando col mio bastone, andando figo e potente in giro per il mondo.

E questo ho notato mi succede SEMPRE anche se non ho capito esattamente il perché: perché mi diverto? Perché faccio parte di un gruppo? Perché lascio il mio corpo fuori dalla porta? Perché attingo ad un serbatoio misterioso? C’è qualcosa proprio nella musica? Dovrei suonare tutti i giorni così, come ieri sera. L’ipotesi con più credito è quella di far parte di un gruppo, per cui ne assorbo le energie, ma tutto può essere.

Volevo appunto chiedervi questo, ognuno potrebbe dire la sua: c’è qualcosa che vi fa stare insolitamente bene e che non sia una medicina? Nella vostra esperienza avete mai provato qualcosa del genere? Siete mai stati veramente bene dopo una esperienza particolare? Dai che scopriamo qualcosa di forte.








"Presi la multa, la piegai accuratamente e la strappai in due, quattro, otto pezzi"
(Vladimir Nabokov)

giovedì 2 febbraio 2017

ADDIO, VECCHIO BANCOMAT!

“Buongiorno, sono Luca. Mi scusi se son venuto in ritardo qui in banca ma oggi c’era un traffico pazzesco. In più pioveva…”
“Eh sì, lo sappiamo bene. Con due gocce d’acqua questa città è peggio del Burundi. Lei aveva preso appuntamento?”
“Sì, avevo telefonato ad un vostro funzionario.”
“Lei è un correntista qui da noi?”
“Cero, ho conto corrente e bancomat. Eccolo.”
“Uh, come è consumato!”
“E’ con me da molti anni questo tesserino. L’ho usato sempre, anche quando sono andato in Cina!”
“Si accomodi, il funzionario arriverà tra pochi minuti. Intanto vuole che le dia un bancomat nuovo? Questo è proprio al limite.”
“Si può fare? Quanto tempo ci vuole?”
“Pochi minuti e qualche firma. Abbiamo sempre qualche bancomat in sede per queste evenienze.”
“Va bene allora.”
“…Eeeccolo qui il bancomat nuovo.”
“Come è lucido!”
“Adesso metta qualche firma qui e qui. Tra pochi minuti le arriverà sul cellulare con un sms il pin del nuovo bancomat così siamo sicuri che lo sa solo lei. Mi raccomando lo memorizzi.”
“E se qualcuno mi ruba il cellulare?”
“Tranquillo. Entro 24 ore cancelleremo dal cellulare il messaggino col pin.”
“Eheheh speriamo non si autodistrugga il telefonino come nei film di James Bond.”
“Ma no, intanto mi passa il bancomat vecchio così lo invalido?”
“Eccolo.”

Il solerte bancario allo sportello l’ha preso, ha afferrato la forbice e zac! l’ha tagliato in due. Ho provato una piccola fitta al cuore. Addio, vecchio bancomat!

A parte quella volta che ti sei smagnetizzato perché troppo vicino al cellulare, hai sempre fatto il tuo dovere e in questi anni un paio di volte mi hai salvato la vita. Uno non dovrebbe affezionarsi alle cose, ma quando ti hanno servito bene e così a lungo, come si fa?