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sabato 20 dicembre 2025

UNA FOTO INCREDIBILE

Questa foto di oggi mi ha sconvolto. Non ci posso credere.

Questo è David Gilmour, il chitarrista dei Pink Floyd, che sta festeggiando in un pub inglese. La foto oggi, 20.12.2025, mi ha lasciato ad occhi aperti. "Perché? Saran cavoli suoi, no? E' periodo natalizio ed è normale festeggiare." Mi ha lasciato allibito però il cosa ha festeggiato. Non ci potevo credere, pensavo ad uno scherzo. E invece è vero.

David sta brindando al fatto che l'album "Wish you were here" è attualmente al numero 1 nelle classifiche britanniche degli album più venduti grazie alla riedizione celebrativa per il 50° anniversario dell'album.

Quando uscì per la prima volta, nel millennio scorso, ero un brufoloso adolescente. Me lo portai a casa, lo misi sul giurassico stereo Europhonics, indossai le cuffie al buio ed entrai in un trip di 45 minuti. Non so neanch'io quante volte in vita mia ho ascoltato Shine on you crazy diamond o la title track. Le sapevo anche suonare. Per me è più che un capolavoro, è un pezzo della mia vita.

E se guardando questo video in certe parti ti commuovi, allora mi puoi capire

https://www.youtube.com/watch?v=K6qj09OHvjw

"You bought a guitar, to punish your ma'"

venerdì 19 dicembre 2025

UN SOGNO ASSURDO 

Alla periferia di Milano, in via Castelbarco, una volta c'era la grande Centrale del Latte di Milano, dove veniva confezionato tutto il latte che praticamente si vendeva a Milano. Buonissimo, quanto ne ho bevuto nei tetrapack. Da grande poi ho abitato lì vicino e neanche a cento metri c'era anche la più famosa Università Bocconi, frequentata dai futuri manager fighetti. Ma io preferivo dire che stavo vicino alla Centrale del Latte, i bambini mi capivano di più.

Mio figlio anzi da piccolo era convinto che lì dentro ci fossero le mucche, i prati ecc. Io, che ne sapevo di più, intuivo che lì dentro invece c'erano macchinari, operai, grandi macchinari. O erano meglio le mucche?

E una notte sognai di entrarci con mio figlio, nella Centrale del Latte. Lo porto dentro a vederla per rendersi conto. Un inserviente ci chiede se siamo proprio sicuri di voler vedere. Certo. Allora apre una porta, entriamo e guardiamo dentro il capannone.

Non dimenticherò mai ciò che vidi nel sogno. Come in un film di Woody Allen, dentro scopriamo che abbiamo avuto torto entrambi. Al centro del capannone c'è una enorme tetta, e intorno cento operai che la strizzano. Ohh issa! Ohh issa! L'enorme tetta spruzza latte a fiumi, che poi vien messo nei contenitori. Ecco la vera centrale del latte, pensai, allora è questa!

Lì mi sveglio di botto e nella notte grido: “Wow, che supersogno assurdo!! Mammamia!

Dopo ottanta anni di onorato servizio, oggi la Centrale del Latte di Milano non esiste più, è stata acquistata e delocalizzata dal gruppo Granarolo 😥 Maledetti. Kz, non potevano comprare l'Università Bocconi?

(il Tetrapak, contenitore a forma di tetraedro che insieme alla nuova tecnologia del latte UHT, nel 1962 aprì la strada ad un mercato completamente nuovo, con il lancio del latte a lunga conservazione)

giovedì 18 dicembre 2025

IL PRIMO AEROPLANO

Il 23 giugno del 1908 ci fu a Milano una spettacolare manifestazione. Per la prima volta veniva presentata una nuova macchina appena inventata (1904) in America dai tenaci fratelli Wright, l'AEROPLANO! Nel giro di pochissimi anni questa invenzione si impose ovunque a riprova della sua validità e stiamo parlando di un'era pre internet.

In quella indimenticabile giornata del 1908, il francese Leon Delagrange effettuò alcuni voli dimostrativi con il suo aereo Voisin tra il Castello Sforzesco e Piazza d'Armi (oggi piazza VI Febbraio), atterrando tra il tripudio della folla vicino all'Arena di Milano. Era la prima volta che si vedeva un essere umano volare sicuro nell'aria. Immagino lo stupore.

(Delagrange atterra a Milano)

Io lo so perché ce lo raccontava mio nonno Angelo, che all'epoca era un bambino di 9 anni che faceva parte della folla e guardava con il naso all'insù l'essere umano volare tra le nuvole. E penso che la sua meraviglia fosse simile alla mia quando da piccolo nel 1969 vidi gli astronauti sbarcare sulla luna. Ma allora… tutto è possibile!

Nonno, caro nonno. A 16 anni (era nato nel 1899) venne chiamato di leva alla mattanza di giovani della Prima Guerra Mondiale. Non parlava volentieri di quel periodo, in cui gli areoplani mostrarono il loro lato cattivo, Ogni tanto però qualcosa gli scappava.

Ricordo una sua storia che mi impressionò molto: era in trincea e stava scambiando una sigaretta accesa con un commilitone quando un cecchino seguendo il puntino rosso della brace sparò e uccise l’amico, che si accasciò e gli morì davanti agli occhi. Per pochi secondi il cecchino non aveva scelto mio nonno, siamo appesi ad un filo di fumo. La scia di un areoplano.

mercoledì 17 dicembre 2025

DODO

(AVVERTENZA: temi dolorosi, astenersi cuori sensibili)

A ottobre Ludovico, chiamato da tutti Dodo, si alzò dal letto la mattina con un dolore sordo e fastidioso alla pancia. Decise di non preoccuparsi troppo e dopo averlo riferito distrattamente alla moglie andò a lavorare in Banca come tutti i giorni. La sera però tornò a casa che era uno straccio, il dolore durante il giorno era aumentato. Che fosse qualcosa di serio? Si mise subito a letto senza giocare con le sue due bambine come faceva ogni sera. Durante la notte si sentì troppo male. Dopo aver portato in fretta e furia le bambine dalla nonna, la moglie lo accompagnò in ospedale. I dolori si facevano sempre più forti, mai avuto dei dolori così, in tutto il corpo.

Venne ricoverato subito e Dodo entrò in coma verso le 4.00 di notte. I medici si affannavano intorno a lui, senza riuscire a fare nulla di decisivo. Non si capiva cosa avesse e il tempo passava troppo in fretta. Era un uomo robusto, pieno di gioia di vivere e buono. Mai l'ho visto litigare con sua moglie ed era affettuosissimo con le sue bambine piccole.

Restò in coma per una settimana. Le cure si limitavano a combattere i sintomi. Finalmente dopo una settimana Dodo diede segni di ripresa. Si svegliò dal coma nel reparto di Rianimazione, pian piano riacquistò le sue funzioni. Forse ce l'avrebbe fatta per Natale. Il fratello gli diceva "Sorridi dai, devi essere ottimista", al che lui replicava "Sì, sono un inguaribile ottimista."

Quando andavamo a trovarlo potevamo vederlo solo dietro un vetro. All'inizio poteva muovere solo gli occhi e le dita. Dormiva su un materasso ad acqua, nudo. Si vedeva che soffriva. Lui voltava la testa quando si accorgeva che eravamo andati a trovarlo e si commoveva. Poteva entrare solo una persona alla volta, dopo aver indossato camice e mascherina, suo fratello gli portò la schedina per farla con lui, tanto per sentire il mondo esterno, che in ospedale si vede proprio poco.

Dodo non rivide più le sue bambine. Morì dopo due settimane, una notte ebbe un collasso respiratorio, il suo male ebbe un picco e in poche ore tutti gli organi del suo corpo si infiammarono. Alla fine si era scoperto cosa aveva, una malattia rara che si chiama Pannicolite. Il pannicolo è lo strato grasso della pelle. Già da piccolo a 5 anni aveva sofferto di questa malattia, ma poi così come era venuta gli era passata. Gli era ritornata a 38 anni, un male che rovina la pelle. Solo che da bambino si era sfogata all'esterno, oggi (e nessuno sa perché) all'interno.

Quando è morto aveva tutti gli organi interni rovinati, i parenti avrebbero voluto donare gli organi, ma non fu possibile, solo le cornee degli occhi erano rimaste sane. Tutto si era malandato in lui, sangue cuore polmoni pancia fegato, tutto. E Dodo era un omone, un ragazzo sano che faceva sport, che riusciva a pedalare 50 km al giorno. Gli ultimi giorni deve avere sofferto come una bestia, povero Dodo.

Esistono le malattie rare e incurabili. Cazzo, se esistono. Sembra che ci siano stati nel mondo solo sette casi come il suo, tanto per dire come era rara la sua malattia. Ricerche su Internet, visite di Professori, consulti telefonici internazionali, tanto casino, tanta accademia. Niente, nessuna terapia.

Lascia una moglie e due bambine piccole. E' quasi cinico dirlo, ma meno male che la moglie è giovane. Trentacinque anni, si potrà rifare una vita. Troverà un nuovo uomo che la amerà. Sano. Il funerale è stato tristissimo. Erano presenti molti giovani. I genitori di Dodo erano disperati, cosa si prova quando muore un figlio? Suo padre accarezzava i due figli rimasti, mentre il suo primogenito calava nella tomba.

La moglie di Dodo andò a dargli l'ultimo saluto prima che chiudessero la bara. Lo baciò in fronte e poi se ne andò via. Io la guardai di sfuggita un attimo, stava indurendosi. Il cadavere di Dodo era giallo come un limone vecchio -il fegato si era proprio rovinato-, con la faccia gonfia e le palpebre degli occhi tenute chiuse da due pezzi di scotch. Non un bello spettacolo. La bara venne chiusa.

A Natale dell'anno prima ero andato a trovarli a casa loro. Una bella casa, piena di giocattoli e colori, in cui vivono due bambine piccole. Come dire adesso alle bambine che il papà è morto? La più piccola aveva un anno, l'età la difendeva, ma l'altra, di tre anni? Cosa dirle? Le solite cose, che il papà era volato in cielo, era diventato un angelo, che l'avrebbe curata e protetta da lassù. Che qui in terra c'erano i nonni che comunque avrebbero badato a lei. La più grandicella di tre anni ascoltò questo discorso, stette zitta un momento, e poi chiese pensierosa: "ma in cielo dove?"

La nonna, madre di Dodo era apparentemente calma e tranquilla, ma doveva avere dentro un dolore ignobile. Il dolore toglie dignità o ne fornisce? Non lo so, nessuno ha il coraggio di essere quella donna, e io certo non glielo chiedo.

Alla Messa Funebre tutti frenavano il dolore. Qualcuno ci riusciva, altri no. Che orribile frase, la vita continua.

martedì 16 dicembre 2025

COME SOPRAVVIVERE A UNA CATASTROFE

I bambini dell'Istituto dove lavoravo come psicologo presentavano tutti una peculiarità che non riscontravo nei bambini "normali".

Era difficile interessarli a qualcosa, nulla li appassionava. Quando affrontavo i più svariati argomenti coglievo la noia negli occhi: non solo politica (zero assoluto), la società o la cultura (prevedibile), ma anche amore, sesso (strano ma vero), sport (per la maggioranza), storia, psicologia, arte, il mito. Tutto li annoiava alla grande e scivolava su di loro senza lasciare traccia. Anzi, erano visibilmente seccati.

In compenso… bastava solo accennare a sangue, violenza, guerre eccetera che subito vedevo gli occhi aprirsi e le spalle drizzarsi. Non solo nei grandicelli, notare bene, ma anche nei più piccoli o nelle ragazze. Quando raccontavo fatti di cronaca nera era il massimo, la loro attenzione era assicurata. E non si stancavano, erano avidi di storie di questo tipo. Avevano una “intelligenza” stupefacente per questo tipo di vicende, non bisognava spiegare nulla. E più era efferata la storia, più erano attenti. Qualcosa risuonava dentro di loro.

Mi sorprendeva all’inizio come fosse un fenomeno generale, che coinvolgeva ogni bambino. Colgono subito nella cronaca quotidiana dei giornali questo aspetto: “Luca, hai sentito di quella rapina? E hai letto di quell’inseguimento, la sparatoria, quel carabiniere morto, quell’incidente mortale? E quella mamma che ha ucciso suo figlio? E quel cinese pugnalato a morte nella mia via? Per terra c’era una pozza di sangue scuro.”

Una sera ho compiuto un esperimento, di cui un poco adesso mi pento: ho raccontato a mio figlio di 10 anni (poverino) una di quelle storie che nel pomeriggio sentivo che destavano tanto entusiasmo. Vuoi vedere che è un fenomeno generalizzato? Non l’ho nemmeno finita, la sua reazione facciale di terrore era più che eloquente, e presto sono scivolato in una più rassicurante fiaba. Avrai tempo per imparare queste cose, tesoro mio.

Che cosa risuonava allora in quei bambini dell'Istituto? Sono bambini che nel passato hanno vissuto TUTTI una esperienza catastrofica. Un disastro reale è comparso nella loro vita molto presto. Già conoscono l’esistenza del male nel mondo. Sono passati attraverso traumi profondi, che li hanno segnati a mo’ di imprinting. E come Freud spiegava in Aldilà del Principio di Piacere per le nevrosi di guerra, con la cronaca nera loro ripetono l’esperienza traumatica per tentare di assorbirla mentalmente.

Ci piace pensare a noi come esseri razionali, animali ragionevoli che nella loro vita giocano con intelligenza a scacchi, civilizzati. Ma se ci accorgessimo che sulla scacchiera si muovono pezzi invisibili e pericolosi, al di fuori del nostro controllo?

COSA FARE: il bambino che è stato traumatizzato ricerca nella narrazione di storie a volte apparentemente feroci (la cronaca nera, certe fiabe terribili) il motivo, il perché a tali impulsi che avverte nell’animo di chi gli ha fatto male e che sente incombenti. Il bimbo vuole ritrovare in storie che gli sono necessarie, la spiegazione e il senso per reagire a tali catastrofi. "Luca, perché succedono queste cose?"

CONCLUDENDO: QUANDO UN BAMBINO/A E'SPAVENTATO, QUANDO E' SUCCESSA UNA BRUTTA COSA CHE L'HA TRAUMATIZZATO, SI E' VISTO CHE SERVE A POCO NEGARE O SPIEGARE RAZIONALMENTE L'ACCADUTO (QUELLO VA BENE PER GLI ADULTI), MOLTO MEGLIO RACCONTARGLI CON VOCE TRANQUILLA -A VOLTE BASTA QUELLO-. UNA STORIA, UNA FIABA SU UN BAMBINO CHE HA ATTRAVERSATO PROVE TERRIBILI. E in quel caso più truculenti e feroci sono le storie meglio è, gli fanno trovare una spiegazione e una speranza. Il mondo è cattivo ma io ce la posso fare.

In pratica cosa succedeva: ogni settimana radunavo i ragazzi e raccontavo loro una storia terribile. Indimenticabili (per me) sono state le volte in cui ho parlato del drago che infestava la Brianza e che poi venne sconfitto, o la disastrosa eruzione del Vesuvio che ha preservato la bellezza invisibile di Pompei (catastrofe che conserva e non solo distrugge), oppure quando ho raccontato di Adamo, che camminando il primo giorno nel paradiso terrestre dava il nome a tutti gli animali, o degli antichissimi dipinti dei cacciatori paleolitici, primo segno del vitale dono della fantasia, o dell'infanzia tribolata di John Lennon.

A volte i ragazzi erano scalmanati, altre volte ascoltavano con attenzione. Vedere una decina di facce di giovani problematici che seguono con attenzione ogni tua parola è una sensazione che all’inizio lascia sgomenti. Mi ascoltavano tutti. Poi mi abituai, ma non fu così immediato.

Sì è vero, questi ragazzi sono affamati di storie, ne hanno bisogno. Le vogliono, ne hanno bisogno per crescere. E questa abitudine ad essere sincero mi è rimasta, per esempio qui su Quora noto che mi piace raccontare storie. Così, sognate.

lunedì 15 dicembre 2025

PERCHE' QUANDO VEDIAMO QUALCOSA DI ORRIBILE CI METTTIAMO LA MANO SULLA BOCCA

Secondo gli studi di Etologia per vari motivi che servono a proteggerci.

Premessa: quando si scopre qualcosa di brutto si emette in automatico un grido, che ha la funzione arcaica di intimorire l'avversario. Grido che però può essere dannoso per la persona che lo emette. Le possibilità allora possono essere:

A. Il grido è controproducente perché "avvisa" il pericolo che sei presente anche tu. E tu capisci in un attimo che non deve saperlo, potrebbe rivoltarsi contro di te o altro. Meglio tacere mettendosi una mano davanti alla bocca e coprire il grido.

B. La visione è così orribile che abbiamo capito qualcosa di spaventoso ma per cento motivi non possiamo esprimere il nostro dolore (per educazione, perché spaventeremmo dei bambini, per proteggere noi dalla nostra emotività etc).

C. La paura è tale che non solo ci copriamo la bocca ma spesso anche gli occhi. Non vogliamo vedere, non vogliamo parlare, vogliamo per magia sparisca tutto. Come talvolta accade nei bambini, se una cosa non la vedo e non ne parlo allora non esisterà più.

D. Anche se il grido rimanesse soffocato in gola, una bocca aperta sappiamo che è vulnerabile, si espone una parte delicata di sé. I pugili per esempio tengono alta la guardia con la bocca chiusa anche per questo, al massimo sibilano qualcosa. Noi che pugili non siamo, è meglio che ci tappiamo la bocca con una mano. Come diceva Don Chisciotte, "un dente vale più di un diamante".

Concludendo, un risvolto interessante: tale comportamento è tipicamente umano. Gli animali non lo fanno, di solito scappano o si congelano. Non è affatto "istintivo" (anche se talvolta è così veloce che lo sembra) ma è legato molto alla socialità, all'educazione, al contesto, alla comprensione. Noi abbiamo guardato e capito, anche se ha fatto male. Ma capire è meglio che fuggire. La prossima volta che ti accade ricorda: reagisci così perché sei umano.


sabato 13 dicembre 2025

BORRACHO

Luis, il mio domestico peruviano, si metteva a ridere quando vedeva la birra aperta in frigo

"Segnor Luca! Ma la lata de cerveza esta aqui! Es abierta!"

"Ehm sì Luis, l'ho aperta ieri. Sai che io bevo poco. Ogni tanto quando ho sete e fa caldo ne bevo un sorso."

"Ahahah la lata de cerveza se toma toda in un golpe!"

Prende la lattina con la mano, la beve tutta in un sorso. Poi Luis accartoccia la lattina con maschia allegria e un rutto da Guinness.

"Bruuuup! Asì se fa, segnor Luca! Toda en un golpe! Que fresco!"

"Sai che io sono un raffinato intellettuale, Luis. A me essere ubriaco, o come dite voi in Perù un borracho, non mi piace."

"Yo sooooy un borracheero! Cantineeero, dame la cervezaaaa!"

"Ah Luis come si vede che veniamo da posti diversi, qui in Italia essere ubriachi è da sfigati, in America Latina è un segno di machismo!"

"Ser borracho es mi destinoooo! Que culpa tengo yo porque me gusta el viinooo!"

https://www.youtube.com/watch?v=yMgBCfrxuEo