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lunedì 30 giugno 2025

LA NUOVA TORRE DI BABELE

Milano si è dotata in questi ultimi anni di splendidi grattacieli, che hanno modificato l'aspetto della città (il cosiddetto skyline)

Milano città europea, sempre in trasformazione. E tra i grattacieli più belli c'è sicuramente il "grattacielo storto" inaugurato nel 2019

Sede della compagnia assicurativa Generali, il cui nome svettava orgoglioso in cima

Orbene, in questa caldissima notte dell'estate del 2025 qualcosa è andato storto. L'insegna è crollata e si teme il peggio. Allarme, pompieri, zona transennata, fermata metropolitana chiusa etc

Per favore, anche se la figu di mrd è stata epocale, non tiriamo in ballo impropri paragoni con la Torre di Babele di biblica memoria descritta nella Genesi

(la Torre di Babele come se la immaginava Bruegel nel 1563)

Per punire l'essere umano della sua arroganza e mancanza di umiltà, Dio fece scendere un vento che confuse gli operai che iniziarono a parlare lingue diverse per cui la costruzione venne interrotta (Babele deriva dall'ebraico balel che significa confondere).

E' colpa della Torre di Babele se oggi parliamo tante lingue e non ci capiamo tra noi. Pensate a lei quando andate all'estero e cercate di parlare con i local nel loro incomprensibile idioma. Umiltà.

(confusione delle lingue in una immagine di Dorè)

La storia si ripete, dunque… E invece no, non è una nuova Torre di Babele, qui non si ferma nulla. I più di 2000 dipendenti infatti oggi non possono entrare nel grattacielo a lavorare ma mica penseranno di essere in vacanza, lavoreranno da remoto (tiè). Anche se tutto crolla non è una buona scusa per girarsi i pollici. Al lavoro, schiavi! Tipicamente milanese.

Adesso gli mando un virus informatico pazzesco, vediamo se la capiscono che non è il caso di fare troppo i galletti…

Chi vincerà?

domenica 29 giugno 2025

COME LIBERARSI DI UN CANE

La domanda è evidentemente provocatoria, vuol generare sdegno e scommetto che chi ha posto la domanda con tutta probabilità ci gode a vedere reazioni scandalizzate (Spoiler: questo lo inciterà in futuro a porre altre domande simili).

Ma se la domanda è sciocchina e non degna di risposta, sottintende a mio parere un problema molto serio: la differenza tra l'amore umano e l'amore animale. Sembra quasi -anzi leviamo il sembra- che tra gli esseri umani, in teoria al top della scala evolutiva e della catena alimentare, qualcosa quando si affronta il tema dell'amore è andato storto. L'amore animale, lo sa bene chi è nato in campagna, è molto più forte Risposta di Luca Tartaro a Come fa il tuo gatto a dirti "ti amo"?

E' indubitabile, il legame amoroso tra gli esseri umani è molto meno intenso di quello che provano gli animali, sia tra loro che con noi. Non ho mai sentito di un cane che abbia tradito il suo umano, anzi qualcuno è morto per lui, mentre spesso ho sentito il contrario. In Argentina per esempio (ma il fenomeno esiste in ogni dove) esiste addirittura una festa apposita, El Dia Del Galgo. Risposta di Luca Tartaro a Che giorno è oggi?

Quando un animale ama, lo fa davvero e senza condizioni. E noi talvolta, troppo spesso, ce ne approfittiamo, che vergogna. Alcuni vitelli e maiali, e sono cose che strappano il cuore, sono consapevoli di morire per mano di chi amavano quando sono nei macelli e piangono. E forse è proprio questa umana tendenza al tradimento (molto simile alla "cattiveria" e "aggressività" che contraddistingue l'homo sapiens) ad aver decretato il nostro successo evolutivo. Indubbiamente in certi frangenti non sarà il massimo ma in fatto di cibo torna proprio utile.

Prendiamo tanto in giro le Gattare ma forse sono solo persone che vogliono un amore senza ombre. E continueremo a fare domande come quella in alto, tanto chi soffre non siamo noi.

(una mucca incinta piange e si inginocchia prima di andare al macello)

IMPORTANTE MA UMILE

Nota: post riservato a chi ama la musica new age di una volta.

Negli ultimi anni del millennio scorso una estate visitai Monaco di Baviera con tutta la famiglia. Bella città, molto ben tenuta e organizzata. Si notava che eravamo nel sud della Germania, tutto era puntuale e pulito e mentre stavamo girando per il centro notai due suonatori ambulanti appoggiati al muro, che suonavano per i passanti.

Sapete che a me piace la musica. I due non erano giovanissimi, avevano una certa età e suonavano brani sognanti e strumentali, senza parole. Il biondo arpeggiava a occhi chiusi la chitarra, mentre il suo compare si dedicava ai bonghi. La musica mi ricordava quella di un album prog che da ragazzino ho amato molto, Einsjager und siebenjager (il cacciatore e i sette cacciatori). Mi fermai ad ascoltarli e ad un certo punto esclamai: "Mi ricorda la musica dei Popol Vuh."

A queste parole il biondo si bloccò e mi fissò intensamente. Ci guardammo e io pensai "Oddio… ma si tratta di Florian Fricke?" Dopo qualche secondo riprese a suonare. Non parlammo. Dopo qualche minuto misi qualche spicciolo nel cappello e me ne andai.

Rimasi molto turbato. Possibile che un musicista così famoso e di talento chiedesse l'elemosina per strada? E' questo il destino della maggioranza degli artisti? Sui giornali noi sentiamo sempre parlare dei grandi, ma gli altri? Ho molto pudore a parlare di questo incontro, non vorrei offendere nessuno, per me poi ha sempre conservato un'aura di mistero e umiltà.

(Florian Fricke, che ho scoperto morto a Monaco di Baviera nel 2001)

mercoledì 25 giugno 2025

"SI VIS PACEM PARA BELLUM", SIAMO ANCORA QUI, A CHE SON SERVITI2000 ANNI

A capire che non è vero. In un mondo dominato dai rapporti di forza tra tribù magari poteva anche avere una sua valenza, ma più va avanti la società, più siamo tutti interconnessi, più l'uso della forza è pericoloso, è una arma a doppio taglio che porta a cascata dei guai. Piantare un seme con violenza non garantisce di per sé un buon raccolto.

Se vuoi la pace sviluppa invece la diplomazia, il commercio, la scienza, la vigilanza, il diritto, il buon vicinato etc non è che se ti metti a costruire armi a discapito di altro sei più al sicuro (anzi). Mi rendo comunque conto che la frase ha una sua primitiva efficacia e che soprattutto nelle menti più suggestionabili può attecchire facile, ma non è più in questo modo. Se volete combattere comunque fate pure.

Quando sentite questa frase provate piuttosto a ribattere così "Ama la guerra chi non l'ha provata" (Erasmo da Rotterdam)

martedì 24 giugno 2025

SE DURANTE L'ANESTESIA SI FANNO SOGNI

Circa un mese fa al San Raffaele di Milano venni ricoverato per una pancolonscopia. Da tre giorni non mangiavo nulla e avevo preso purghe a raffica. Ero secco come un grissino. Finalmente quella mattina si faceva questo benedetto maledetto esame.

Mi sdraiai sul lettino, mi misero la cuffietta, mi presero vari parametri e si avvicinò l'anestesista, una ragazza giovane con gli occhiali. Mi prese il braccio, infilò l'ago nella vena e intanto diceva "sentirai bruciare un po'". In effetti il liquido che mi iniettava era molto caldo.

Spalancai gli occhi qualche ora dopo. Ero ancora sul lettino ma l'operazione era finita. Feci una rapida carrellata ma non sentivo niente di strano, sia nel corpo che nella mente. Cosa era successo durante quelle ore? Non lo so. Non ricordo nemmeno di aver chiuso gli occhi, vuoto assoluto. Sono state 2/3 ore di nulla. Nel pomeriggio venni dimesso e rimandato a casa, ero un po' fuori fase ma niente di preoccupante. I giorni seguenti dormii molto e ritornai balengo come al solito.

Ora parlo da psicologo qual sono per rispondere alla domanda: in quelle ore ho sognato? No e neanche potevo. Quello non era un sonno normale, ma una sedazione profonda in cui le regole oniriche classiche non valevano, una "perdita di coscienza" molto diversa dal sonno.

Ci sono le prove scientifiche di questo: l'Elettroencefalogramma di chi è sedato è molto diverso da chi sta normalmente dormendo.

I segni della perdita di coscienza in anestesia totale - Le Scienze

L'anestesia sembra insomma ad una prima occhiata simile al sonno, ma non lo è affatto, ecco perché non si sogna ("il sogno è l'attività del pensiero mentre si dorme" Aristotele). Non esistono solo il sonno e la veglia. Ed è un processo molto delicato, da lasciar fare ai professionisti.



CHE OPINIONE HO DI MANTOVA

Devo a Mantova una delle esperienze più stupefacenti della mia vita.

Vi sono stato per la prima volta una sera di tanti anni fa, in circostanze quasi drammatiche. Avevo 26 anni e Beatrice, una ragazza della nostra compagnia, che stava soffrendo per amore, si ubriacò pesantemente. Era talmente ciucca che non si reggeva in piedi, figuriamoci guidare una macchina.

Decidemmo di portarla a casa noi, sapevamo solo che abitava a Mantova. Guidavo io e ricordo che Beatrice dormì tutto il viaggio. Ogni tanto però si svegliava e farneticava qualcosa. Vicino a lei sedeva Maria, che ascoltava paziente il suo delirio.

Nel giro di un paio d'ore arrivammo a Mantova (è lontanina da Milano). Non c'ero mai stato. Era sera, non c'era in giro nessuno e Beatrice ronfava dalla grossa. E adesso, dov'è che la portiamo? Dove sarà casa sua? Internet non c'era ancora, manco i cellulari c'erano. A Maria venne una idea: "fermiamo uno per strada e chiediamogli dove abita Beatrice!"

Io mi misi a ridere, figurati se uno sconosciuto sa dove abita Beatrice! Provate a fare questa stessa domanda a Milano o Roma, poi mi dite. Dato però che idee migliori non ci venivano, Maria fermò un passante e gli chiese: "Mi scusi, sa dove abita Beatrice?"

E quello glielo disse! Incredibile, rimasi a bocca aperta. Campassi cent'anni, non dimenticherò mai il mio stupore. "Ah sì -disse l'uomo, poi indicò una casa- in quella casa abita suo padre." Ma com'era possibile? Andai lì e suonai il campanello. Mi aprì un omone in pigiama.

"Chi è lei? Cosa vuole a quest'ora?"

"Mi scusi, lei è il padre di Beatrice?"

"Sì perché?"

"Si è ubriacata e l'abbiamo riportata qui in macchina, e' qui sotto che dorme."

"Oh Gesù!"

L'omone si infilò subito la vestaglia e corse a riprendersi la figlia ubriaca che farfugliò qualcosa. Il padre ci ringraziò e io e Maria tornammo a casa. Missione compiuta e praticamente della rinomata Mantova quella volta non vidi altro che strade buie e semafori. Ricordo che nel ritorno esternai il mio stupore a Maria.

"Incredibile che uno qualsiasi conoscesse Beatrice. Sono rimasto senza parole."

"Luca ma io ho capito il perché. lo sai perché è successo?"

"Non ne ho idea."

"Perché Mantova è un paese, non è una città. Sembra grande ma in realtà è piccolina e in un paese si conoscono tutti e nel caso ci si aiuta."

"Ah sì? Non immaginavo."

"Guarda Luca che la vera Italia è questa. Non guardare alle grandi città, Milano, Roma, Napoli... Quelle sono eccezioni. La vera Italia la trovi nei paesi piccoli e ancora belli, a misura d'uomo: Mantova Siena Matera Legnano Agrigento… Quelli che hanno meno di 60.000 abitanti insomma."

"Veramente?"

Ero giovane ma imparai una cosa quella sera, che importanza e bellezza sono due cose diverse.



domenica 22 giugno 2025

 UNA POESIA SOLO APPARENTEMENTE INNOCUA

Attenzione: post dedicato solo agli appassionati del cantautore Neil Young.

C'è una canzone di Neil Young che risponde a questa domanda, una canzone in apparenza innocua ma in realtà molto, molto pericolosa. La canzone è la famosissima "My my, hey hey", dedicata al leader punk Johnny Rotten. Canzone oggettivamente superba, poetica e ammetto che anch'io l'ho suonata tante volte intorno a un falò nelle spiagge greche.

https://www.youtube.com/watch?v=YYvEiyxRLnY

Ebbene, in questa canzone c'è un verso diventato celebre "it's better to burn out than to fade away" (meglio bruciare che svanire lentamente) ma per i motivi sbagliati, dato che molti giovani la usano come scusante quando devono giustificare gesti estremi e sopra le righe, spesso autodistruttivi.

Non era certo nelle intenzioni di Neil Young ma presto la frase ha acquistato una fama sinistra. Soprattutto quando il leader dei Nirvana Kurt Cobain si è suicidato con una lettera d'addio che terminava proprio con queste parole in maiuscolo: IT'S BETTER TO BURN OUT THAT TO FADE AWAY! E in tanti purtroppo lo emularono.

(il cadavere di Kurt Cobain)

Insomma quello che era un "semplice" verso nelle mani sbagliate diventò assai dannoso. E l'ormai 80enne Neil Young, in una recente intervista, spiegò che si riferiva al rock'n'roll, allo sforzo di raggiungere il massimo, l'apice, ma che nella vita normale uno poi costruisce amicizie, amori, la famiglia, il lavoro, non è che si autodistrugge. Parole di buon senso ma che giungevano tardi.

Io lo ascoltavo e dicevo "Sorry Neil, the damage is done". Visto come si diventa dei cattivi maestri senza volerlo? Purtroppo il nostro pubblico non ce lo possiamo scegliere al 100%, sarebbe bello ma non è così. Stare attenti insomma, se siamo dei professionisti bisogna sempre valutare le conseguenze.